Progetto happiness

danny

Utente di lunga data
Questo è il punto, che siamo programmati per tendere a infinito (non a viver come bruti..), dunque nulla può realmente bastare. E la "felicità" si configura quindi non come uno stato immobile di valore assoluto, ma come una differenza di potenziale fra 2 stati, da uno peggiore a uno migliore. Per cui paradossalmente è più facile che una persona con meno risorse materiali provi felicità o gratitudine per piccoli piaceri, rispetto a chi è cresciuto nell’agio costante. Questo non significa che la povertà renda felici, ma che l’adattamento biochimico e la soglia di gratificazione cambiano profondamente in base all’ambiente e alle abitudini.
Sicuramente se guardiamo la vita dal punto di visto filosofico.
Nella pratica nel mondo attuale la povertà induce infelicità ovunque.
E' sbagliato?
Probabile.
Ma non saprei proprio come porvi rimedio.
 

Nicky

Utente di lunga data
Esattamente.
Ma nel nostro sistema politico ed economico è impossibile, per cui è utopistico pensare che si possa essere felici riducendo le proprie necessità, soprattutto se si tratta di un ridimensionamento delle aspettative.
Ma anche al di là del sistema economico, facciamo proprio fatica a elaborare una personale strada per la felicità, scegliendo noi le nostre priorità.
Non è sbagliato avere dei bisogni, nel senso che se non ci fosse la tensione verso qualcosa, non faremmo nulla, ma esserne dominati; perché ciò non accada, ci vuole un'elaborazione interna importante.
 

Gaia

Utente di lunga data
Perché non lo fai?
Perché mi da da campare.
Perché i clienti mi cercano e perché tutto ormai viaggia sul filo del telefono.
Ora almeno ho due telefoni.
Il mio personale è quello di studio che spengo alla sera e al fine settimana.
Ma quello che più mi dà fastidio è che siano costantemente raggiungibili e non va bene. Prima ti potevano chiamare solo se stavi fermo in un posto.
Ora tra telefonate e messaggi e’ un continuo.
Un attimo che non guardi il telefono e ci trovi 10 chiamate e 70 messaggi.
 

danny

Utente di lunga data
Ma anche al di là del sistema economico, facciamo proprio fatica a elaborare una personale strada per la felicità, scegliendo noi le nostre priorità.
Non è sbagliato avere dei bisogni, nel senso che se non ci fosse la tensione verso qualcosa, non faremmo nulla, ma esserne dominati; perché ciò non accada, ci vuole un'elaborazione interna importante.
Credo che la felicità sia una questione totalmente slegata dai bisogni materiali, è proprio questo il punto.
E' una condizione di benessere psicofisico.
Il modo per arrivarci? Dipende.
A volte basta una coppia sbagliata, un lavoro frustrante, la mancanza di affettività, una serie di dolori a provocare un malessere che impedisce di raggiungere lo stato di benessere.
Altre dipende da noi, dai nostri equilibri interni.
Come al solito, non esiste una regola universale, ma un percorso necessariamente individuale.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Questo è il punto, che siamo programmati per tendere a infinito (non a viver come bruti..), dunque nulla può realmente bastare. E la "felicità" si configura quindi non come uno stato immobile di valore assoluto, ma come una differenza di potenziale fra 2 stati, da uno peggiore a uno migliore. Per cui paradossalmente è più facile che una persona con meno risorse materiali provi felicità o gratitudine per piccoli piaceri, rispetto a chi è cresciuto nell’agio costante. Questo non significa che la povertà renda felici, ma che l’adattamento biochimico e la soglia di gratificazione cambiano profondamente in base all’ambiente e alle abitudini.
Ma è prevalentemente individuale (in base al carattere e alla famiglia e alla storia personale) essere felici e beati con la semplice serenità senza aspirazioni di realizzazione economica o di riconoscimento sociale.
Non si può estendere a tutti i nostri desideri. Magari poi essendo infastiditi se lo fanno.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Ma è prevalentemente individuale (in base al carattere e alla famiglia e alla storia personale) essere felici e beati con la semplice serenità senza aspirazioni di realizzazione economica o di riconoscimento sociale.
Non si può estendere a tutti i nostri desideri. Magari poi essendo infastiditi se lo fanno.
Si, io facevo un discorso più generale, non necessariamente legato a realizzazione economica o sociale. Però mi hai fatto tornare in terza liceo quando il prof di filosofia ci spiegava il mitico daimon di Aristotele, lo spirito interiore, che per chi ne è beneficato porta una felicità ben più duratura del modello edonico fondato sul puro piacere, e basata su tutt'altri pilastri, tipo prendersi cura di qualcuno, portare avanti progetti significativi (anche faticosi), superare sfide con perseveranza, vivere secondo i propri ideali, accettare sé stessi e coltivare relazioni autentiche
 

Brunetta

Utente di lunga data
Si, io facevo un discorso più generale, non necessariamente legato a realizzazione economica o sociale. Però mi hai fatto tornare in terza liceo quando il prof di filosofia ci spiegava il mitico daimon di Aristotele, lo spirito interiore, che per chi ne è beneficato porta una felicità ben più duratura del modello edonico fondato sul puro piacere, e basata su tutt'altri pilastri, tipo prendersi cura di qualcuno, portare avanti progetti significativi (anche faticosi), superare sfide con perseveranza, vivere secondo i propri ideali, accettare sé stessi e coltivare relazioni autentiche
Ma è ciò di cui si parlava a proposito delle madri.
Ogni persona nel corso della vita interpreta un ruolo, più o meno liberamente e coerente con le aspirazioni profonde, è difficile che in età avanzata si possa avere aspirazioni diverse.
Se io in età adolescenziale evitavo le compagnie, è altamente improbabile che in età avanzata (più di adesso) possa trovare piacevole stare in compagnia dei coetanei che ho evitato a quattordici anni.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Ma è ciò di cui si parlava a proposito delle madri.
Ogni persona nel corso della vita interpreta un ruolo, più o meno liberamente e coerente con le aspirazioni profonde, è difficile che in età avanzata si possa avere aspirazioni diverse.
Se io in età adolescenziale evitavo le compagnie, è altamente improbabile che in età avanzata (più di adesso) possa trovare piacevole stare in compagnia dei coetanei che ho evitato a quattordici anni.
Infatti dei vecchi spesso si dice che sono sclerotici, come a dire che proprio i tratti peggiori si irrigidiscono
 

Brunetta

Utente di lunga data
Infatti dei vecchi spesso si dice che sono sclerotici, come a dire che proprio i tratti peggiori si irrigidiscono
Se da adolescente trovavo sceme le mie coetanee, figurati ora.
Ho colleghe che parlano solo di cosa cucinano e di come hanno gli armadi in ordine con le lenzuola in sfumatura di colore.
E pure in classe tormentano i bambini con i quaderni in sfumatura…
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Se da adolescente trovavo sceme le mie coetanee, figurati ora.
Ho colleghe che parlano solo di cosa cucinano e di come hanno gli armadi in ordine con le lenzuola in sfumatura di colore.
E pure in classe tormentano i bambini con i quaderni in sfumatura…
E in parte questo risponde alla domanda che mi avevi fatto circa cosa mi affascinasse della mia prima morosina, benchè fosse noto il suo curriculum che non smentì. E la risposta è che se tanto doveva finire con un paio di corna, tanto valeva divertirsi prima con qualcuno che condivide i tuoi interessi a livello di film, concerti, viaggi, divertimenti vari, a differenza di quasi tutte quelle che conoscevo che se dicevi "Iron Maiden" ti consideravano un satanista
 

Kitsune

Utente di lunga data
Un po’ è vero del tavernello, anche se non sono certa della interpretazione.
Ho discusso molto con una amica sui bisogni di base e lei diceva convintamente che essere amati è un bisogno di base.
Io non sono convinta.
È fondamentale per ottenere accudimento e protezione da piccoli, ma da adulti non lo vedo fondamentale. Lei dice che la faccio facile perché ho i figli.
Io penso che non sia una piramide che si regge come una costruzione, ma che si possano coltivare bisogni superiori con dei vuoti.
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1) Bisogna capire cosa si intenda per "essere amati".
Su una cosa sono assolutamente sicura: chi non è stato amato da piccolo dai propri genitori, cercherà disperatamente l'amore.
 

Brunetta

Utente di lunga data
1) Bisogna capire cosa si intenda per "essere amati".
Su una cosa sono assolutamente sicura: chi non è stato amato da piccolo dai propri genitori, cercherà disperatamente l'amore.
Infatti il punto è cercare una compensazione che non potrà mai essere sufficiente.
Non si riempie un secchio bucato.
 

Kitsune

Utente di lunga data
Infatti il punto è cercare una compensazione che non potrà mai essere sufficiente.
Non si riempie un secchio bucato.
Hai centrato in pieno.
Proprio ieri sera ho riguardato le foto di oltre vent'anni fa: circondata da amici che poi non si sono rivelati tali.
Ero convinta di essere felice, uscivo ogni sera ed il mio cellulare non smetteva mai di suonare.
Tornerei indietro solo per il fisico e per la spensieratezza, sia economica che di responsabilità.
 

perplesso

Administrator
Staff Forum
Che è il motivo perché in paesi molto poveri poi li vedi felice.
Maggiore è l’opulenza di una società e maggiori sono i bisogni che nascono.
I nostri vecchi non avevano il televisore. E avevano due solo compiti.
Lavorare e andare a messa la domenica.
E così avevano solo vestiti da lavoro e un vestito della domenica.
Ora abbaimo i telefonini e all’interno di quelli anche la pubblicità .
Non ti puoi permettere tutto e allora soffri.
Oppure fai il criceto sulla ruota.
C’è qualcosa che non va nel nostro modo di vivere
idiocracy
 

Kitsune

Utente di lunga data
O forse non si è mai felici perché appena soddisfatto un bisogno c'è quello dopo?
Io sono, in ogni caso, più dell'idea che, a parte le esigenze vitali, la felicità non è il soddisfacimento dei bisogni, ma essere liberi dal bisogno, cosa non facile.
Sei felice?
 
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