La religione era entrata in crisi in Occidente già nel secolo scorso e il numero dei fedeli è sceso drammaticamente, è indubbio. Il fenomeno della secolarizzazione è globale nei paesi occidentali, che si ritengono più evoluti, e avrà certamente contribuito al declino della monogamia e del concetto di fedeltà.
Ma il cambiamento dei costumi è stato trainato dal progresso tecnologico, direi la contraccezione farmacologica è stato il fattore principale (anni '60 del secolo scorso). Da allora è decollata l' emancipazione femminile, suggerisce la storia.
Convengo che la "pressione sociale" è mutata grandemente e adesso la violazione della regola della fedeltà viene percepita come meno grave, fa quasi parte della crescita individuale. Basta guardarsi in giro.
Quello che trovo incoerente, a livello macro, è insistere nel volersi sposare, scegliere un legame formale, antico ed impegnativo, che si basa sulla esclusività della relazione. Con i promessi sposi attuali che sono intimamente consapevoli di non credere in quel valore. Diciamo che è divenuta una manifestazione sistematica di ipocrisia sociale.
Eppure l' aspirazione al matrimonio è un atteggiamento che permane, dal versante femminile soprattutto (mia percezione), anche nei paesi occidentali più avanzati. La soluzione generalmente data, a livello di ordinamento giuridico, è rendere progressivamente più semplice e veloce lo scioglimento del matrimonio (con la scomparsa tendenziale della separazione e il ricorso immediato al divorzio).
Il risultato è che si è svuotato, a livello sociale, il significato profondo del fidanzamento e del matrimonio, ne è rimasta quasi esclusivamente la ritualità esteriore. Usa e getta, dal punto di vista etico.
Alla lunga, però, l'autocoscienza rischia di giocare brutti scherzi, temo, per chi ha scelto la "vita va spericolata" ...