Il futuro è una categoria dei vecchi.
E' chi percepisce vicina la morte che percepisce l'esistenza di un tempo chiamato futuro.
Quando sei giovane, ti senti potente. Immortale.
La tua categoria è il presente.
Tu sei, nella tua percezione di te, il protagonista e l'artefice della tua storia. Ad ogni costo.
I giovani, biologicamente, sono esseri prepotenti, desiderosi del proprio potere, impetuosi, incoscienti.
Hanno una valutazione del rischio correlata a questa percezione del mondo.
Onestamente ne vedo gran pochi di giovani

quelli che incontro sono prudentissimi, attenti, stanno in fila, ubbidiscono.
Ogni tanto mi vien da dirgli "ma disubbidisci, per la miseria. Incazzati porca puttana. Manda tutto a fare in culo. Ribalta il tavolo. Fai quello che vuoi tu. Giusto sbagliato che sia. Prova. Osa. Rischia. Vivi. Fottitene dell'eredità e soprattutto di esserne contenitore".
Qui, nel nostro paese, i giovani sui 20 anni sono una minoranza.
E si muovono in dinamiche di minoranza.
Una delle dinamiche di minoranza è che per sopravvivere deve necessariamente adattarsi alla maggioranza.
Vivono in un paese di vecchi, governato da vecchi in una prospettiva da vecchi.
Siamo uno dei paesi più vecchi a livello mondiale.
Vivono in un paese che li considera come coloro i quali raccoglieranno l'eredità.
Che è una prospettiva completamente diversa dal vivere in paesi dove i giovani rappresentano l'incognita su cui investire.
Onestamente, io penso che
noi vecchi dovremmo interrogarci su quanto e come gli stiamo tarpando le ali, piuttosto che volergli insegnare qualcosa.