danny
Utente di lunga data
Le corna?Io non ho ancora capito una cosa, cosa ci avesse in testa tuo marito quando vi siete lasciati.
Non lo sto dicendo per scherzare eh.![]()
Servita su un piatto d'argento, Spleen, dai!
Le corna?Io non ho ancora capito una cosa, cosa ci avesse in testa tuo marito quando vi siete lasciati.
Non lo sto dicendo per scherzare eh.![]()
Non conosco/ricordo la sua storia.Le corna?
Servita su un piatto d'argento, Spleen, dai!
Qui o siamo traditi o traditori.Non conosco/ricordo la sua storia.
Alla fine si tratta sempre di mancanza di amore in qualunque modo lo volessimo definire.Cosa vuoi dire esattamente "amare"?
E' un concetto astratto che qui nessuno è mai riuscito a definire in maniera univoca, tanto che per me o per te vuol dire cose diverse.
Mia moglie potrebbe aver smesso di "amarmi", ovvero provare tutte quelle sensazione di STARE BENE con me anni prima.
Qualcuno qualche giorno fa scrisse che proprio le persone perennemente scontente della propria vita tendono a tradire, o qualcosa del genere.
Le persone scontente vivono un constante malessere del quotidiano.
Quando vengono stimolate positivamente, e provano la sensazione di benessere, ovviamente si rendono conto di quanto sia una situazione decisamente più vantaggiosa.
Hai presente nel film Amelie, quando i due chiamiamoli depressi per comodità lessicale vengono fatti incontrare al bar e trombano in bagno?
Lì è perfettamente mostrato ciò che sto spiegando: difatti la loro sensazione di benessere scade dopo poco riportandoli alla condizione patologica iniziale.
Oppure semplicemente un errore. Un errore di percezione di se stessi.L'amore è un insieme complicato, in cui il sesso e l'intimità hanno certamente un ruolo importante.
Tuttavia, sono solo uno degli ingredienti, la cui dose può variare nel tempo a seconda delle circostanze della vita.
Come sottolinea @Gaia, altri elementi fondamentali sono la serenità, il desiderio di costruire ancora insieme e le affinità condivise.
Il tradimento, in questo contesto, è spesso solo una delle manifestazioni della fine di una relazione intesa come un legame basato su un amore reciproco.
In parole povere, togliendo la neurochimica, è questo.Alla fine si tratta sempre di mancanza di amore in qualunque modo lo volessimo definire.
Sono esperienze che ho vissuto anni fa, prima di incontrare mia moglie.
Quando smetti di amare una persona, e te ne rendi conto davvero, nasce dentro un malessere difficile da spiegare.
Ti senti intrappolato in una vita che semplicemente non ti appartiene più.
E allora cerchi una via d’uscita. A volte, quasi sempre, quella via è un'altra donna.
Non è solo una questione di sesso o novità. È il bisogno di tornare a sentirsi vivi, anche solo per un attimo.
E' verissimo che le persone scontente tradiscono non perché sono cattive, ma perché stanno male.
E quando qualcuno ti fa stare bene, anche per poco, tutto il resto e la vita che conducevi prima ti sembra insopportabile.
È anche per questo che ho sempre considerato impossibile portare avanti una relazione dopo un tradimento.
Beh, anche qualche turista.Qui o siamo traditi o traditori.
I secondi sono più numerosi.
Mai.Beh, anche qualche turista.
Più che i neurotrasmettitori comunque se dovessi fare una domanda a tutti chiederei:
-Quando vi siete persi di vista e perchè secondo voi vi siete persi di vista-.
Ma siamo animali. E’ inutile non ammettere che il nostro corpo e la nostra biologia giocano un ruolo fondamentale.Mi sembra banale, l’amore ridotto a una questione di chimica.
Anzi, di neurochimica. Ti innamori? È la dopamina. Vuoi stare con qualcuno? Ossitocina. Poi ti passa? È solo che il tuo cervello è tornato “alla normalità”. Crisi di coppia? Colpa della serotonina che scende sotto la soglia di sicurezza. Tradisci? Eh beh, stai cercando stimolazioni neurochimiche alternative. Roba da laboratorio, più che da romanzo.
Ora, va bene tutto, ma forse stiamo un po’ esagerando con questo riduzionismo biologico. Nessuno nega che i neurotrasmettitori giochino un ruolo nell’innamoramento. Ma ridurre l’amore, le relazioni, le crisi, i tradimenti e perfino il “restare insieme per stabilità” a una sequenza di reazioni chimiche… è come spiegare una sinfonia dicendo che è solo una vibrazione dell’aria.
Le relazioni umane sono un casino affascinante di emozioni, esperienze, comunicazione, proiezioni, aspettative, ferite personali, ruoli sociali e memoria affettiva. Se bastasse alzare la serotonina per risolvere una crisi, saremmo tutti felici con un blister di antidepressivi in tasca. Ma guarda caso non funziona così.
E poi questa storia che il tradimento è una reazione chimica alla noia neurotrasmettitoriale… suona un po’ come una scusa elegante per dire “mi sono fatto prendere dall’entusiasmo e non ho saputo gestirlo”. Il che, va benissimo, succede. Ma almeno chiamiamolo con il suo nome, non “squilibrio ossitocinico”.
La neurochimica non può spiegare tutto quello che ci succede quando amiamo, cambiamo, litighiamo o ci perdiamo. Se bastasse guardare il cervello per capire l’amore, Freud avrebbe fatto il neurologo.
Inoltre, questa visione finisce per avere un effetto quasi deterministico, come se le nostre scelte (anche quelle gravi, come il tradimento) fossero guidate da reazioni chimiche e non da una responsabilità individuale, da un contesto relazionale, da emozioni complesse o da una mancanza di consapevolezza su ciò che davvero cerchiamo.
Anche il concetto di “stabilità” come motivo per restare nella coppia non dice molto, se non si approfondisce. La “stabilità” può significare amore maturo, ma anche paura del cambiamento, dipendenza affettiva, vincoli pratici o economici. Dare a questo termine un’aura positiva per default rischia di occultare dinamiche che possono essere problematiche.
Quindi supercazzola.
Trovo affascinante come si possa spiegare l’innamoramento come una tempesta neurochimica: dopamina, serotonina, ossitocina… praticamente una discoteca interna. Ma se fosse solo chimica, allora l’amore sarebbe un algoritmo: tre anni di fuochi d’artificio, poi ansia, calo del sonno, voglia di tradire, e infine o stabilità o abbandono. Tutto molto elegante, ma anche un po’ riduttivo, perché alla fine siamo sì corpi, ma anche coscienze che attribuiscono significato alle esperienze. Il calo della dopamina non spiega da solo perché alcune coppie crescono e si rinnovano mentre altre si sfaldano in silenzio. Il punto è cosa rappresenta per noi l'altro, quale storia ci raccontiamo su quella relazione, quali valori la sorreggono, che idea abbiamo dell’amore stesso: c’è chi chiama ‘noia’ quello che altri chiamano ‘intimità’, c’è chi vede nella stabilità una prigione e chi un porto sicuro. La stessa crisi può essere una fine... o un passaggio. Insomma: la neurochimica apre il sipario, ma la commedia che si recita sul palco dipende dal copione interiore. E da quanto siamo disposti a riscriverlo, insieme.Beh, anche qualche turista.
Più che i neurotrasmettitori comunque se dovessi fare una domanda a tutti chiederei:
-Quando vi siete persi di vista e perchè secondo voi vi siete persi di vista-.
So che siete contrari ma io ci metto dentro anche la fedeltà.Secondo me non lo è. L’unica cosa che alla fine tiene insieme le coppie e che io chiamo amore e’ la serenità’, la voglia di progettare ancora, e le cose in comune.
Se hai questo hai anche ancora voglia di stare assieme.
Mi hai commossa.Trovo affascinante come si possa spiegare l’innamoramento come una tempesta neurochimica: dopamina, serotonina, ossitocina… praticamente una discoteca interna. Ma se fosse solo chimica, allora l’amore sarebbe un algoritmo: tre anni di fuochi d’artificio, poi ansia, calo del sonno, voglia di tradire, e infine o stabilità o abbandono. Tutto molto elegante, ma anche un po’ riduttivo, perché alla fine siamo sì corpi, ma anche coscienze che attribuiscono significato alle esperienze. Il calo della dopamina non spiega da solo perché alcune coppie crescono e si rinnovano mentre altre si sfaldano in silenzio. Il punto è cosa rappresenta per noi l'altro, quale storia ci raccontiamo su quella relazione, quali valori la sorreggono, che idea abbiamo dell’amore stesso: c’è chi chiama ‘noia’ quello che altri chiamano ‘intimità’, c’è chi vede nella stabilità una prigione e chi un porto sicuro. La stessa crisi può essere una fine... o un passaggio. Insomma: la neurochimica apre il sipario, ma la commedia che si recita sul palco dipende dal copione interiore. E da quanto siamo disposti a riscriverlo, insieme.
applausi!Trovo affascinante come si possa spiegare l’innamoramento come una tempesta neurochimica: dopamina, serotonina, ossitocina… praticamente una discoteca interna. Ma se fosse solo chimica, allora l’amore sarebbe un algoritmo: tre anni di fuochi d’artificio, poi ansia, calo del sonno, voglia di tradire, e infine o stabilità o abbandono. Tutto molto elegante, ma anche un po’ riduttivo, perché alla fine siamo sì corpi, ma anche coscienze che attribuiscono significato alle esperienze. Il calo della dopamina non spiega da solo perché alcune coppie crescono e si rinnovano mentre altre si sfaldano in silenzio. Il punto è cosa rappresenta per noi l'altro, quale storia ci raccontiamo su quella relazione, quali valori la sorreggono, che idea abbiamo dell’amore stesso: c’è chi chiama ‘noia’ quello che altri chiamano ‘intimità’, c’è chi vede nella stabilità una prigione e chi un porto sicuro. La stessa crisi può essere una fine... o un passaggio. Insomma: la neurochimica apre il sipario, ma la commedia che si recita sul palco dipende dal copione interiore. E da quanto siamo disposti a riscriverlo, insieme.
Ma certo...Trovo affascinante come si possa spiegare l’innamoramento come una tempesta neurochimica: dopamina, serotonina, ossitocina… praticamente una discoteca interna. Ma se fosse solo chimica, allora l’amore sarebbe un algoritmo: tre anni di fuochi d’artificio, poi ansia, calo del sonno, voglia di tradire, e infine o stabilità o abbandono. Tutto molto elegante, ma anche un po’ riduttivo, perché alla fine siamo sì corpi, ma anche coscienze che attribuiscono significato alle esperienze. Il calo della dopamina non spiega da solo perché alcune coppie crescono e si rinnovano mentre altre si sfaldano in silenzio. Il punto è cosa rappresenta per noi l'altro, quale storia ci raccontiamo su quella relazione, quali valori la sorreggono, che idea abbiamo dell’amore stesso: c’è chi chiama ‘noia’ quello che altri chiamano ‘intimità’, c’è chi vede nella stabilità una prigione e chi un porto sicuro. La stessa crisi può essere una fine... o un passaggio. Insomma: la neurochimica apre il sipario, ma la commedia che si recita sul palco dipende dal copione interiore. E da quanto siamo disposti a riscriverlo, insieme.
Non è essenziale come potrebbe sembrare.So che siete contrari ma io ci metto dentro anche la fedeltà.
E’ un concetto culturale.So che siete contrari ma io ci metto dentro anche la fedeltà.
Danny come ben saprai io sto nella relazione o anche mio matrimonio da più di cinquanta anni ,conosci il motivo per come è avvenuto il mio tradimento .Ma certo...
La chimica è comunque SEMPRE la base, poi noi siamo anche persone che applicano sovrastrutture culturali, comportamentali, diffrerenze caratteriali etc.
Quindi definiamo in maniera differente determinati processi naturali e fisiologici ma anche e soprattutto li viviamo in maniera differente.
Quello che chiamiamo carattere, in fin dei conti, sottolinea le differenze tra individui con lo stesso funzionamento biologico.
In pratica, siamo come la gamma della Volkswagen, che parte dall'utilitaria per arrivare all'Audi ultracostosa, anche se fondamentalmente per tutti i veicoli abbiamo sempre un motore, delle ruote, una carrozzeria e un obiettivo, la mobilità.
Sono quei tratti comuni che fanno definire allo stesso modo qualsiasi autoveicolo, che sia una Panda o un Range Rover o una Ferrari.
Tutti i processi che viviamo sono comunque e sempre fisiologici. Io e te stiamo invecchiando, e lo faremmo ugualmente anche comportandoci diversamente. Ciò che ci differenzia è solo il modo eventuale di rendere meno evidente quel processo.