Sono una ignorante, ma mi sembra di ricordare che la luce si propaghi in linea retta solo in presenza di determinate condizioni di omogeneità, ossia dipende da determinate variabili.
Poi, è vero che è uno di quei fenomeni che più si avvicina all'idea di retta. Come la traiettoria di un proiettile anche.
Ma, resta che nessuna di queste rette è infinite, che sono soggette a curvature microscopiche e che dipendono dalle condizioni ambientali.
Esiste, la linea retta, come concetto matematico ma non come oggetto fisico puro.
In natura troviamo forme che approssimano la retta, con vari gradi di precisione, ma all’interno dei limiti imposti dalla fisica, dalla materia e dall’osservazione.
Sbaglio?
La mia domanda era esattamente volta a sottolineare la differenza fra un concetto (la relazione) e un oggetto (la relazione).
E la risposta alla domanda che fai in termini relazionali è molto simile alla risposta che mi hai dato in tu rispetto alla linea retta esistente o meno in natura.
Integrare è necessario ma non esaustivo.
Si potrebbe dire che l’integrazione cognitiva è importante, ma serve anche una rielaborazione profonda che coinvolga: il corpo (regolazione del sistema nervoso), le emozioni congelate, le memorie implicite, e la possibilità di vivere esperienze correttive (in relazione, nel presente).
E qui entra in gioco la variabile del tempo. Non so se ti ricordi quando parlavo di Alice nel Paese delle Meraviglie?
In particolare di "Alice attraverso lo specchio" dove Il mondo è invertito, paradossale, poetico: lo spazio, il tempo e la logica funzionano diversamente da quelli del "mondo reale.
Nel mondo dello specchio le cause seguono gli effetti e il futuro può influenzare il passato.
Dove Alice si trova la Regina Rossa che le dice
“Qui, vedi, devi correre più che puoi per rimanere nello stesso posto. E se vuoi andare da qualche parte, devi correre almeno due volte tanto!” (che potrebbe essere ricondotta come affermazione ad un movimento ansioso, se ci pensi).
Non c'è una ricetta per il "come si può fare".
Serve andare oltre lo specchio. E poi provare ad attraversare una realtà che non segue le stesse regole della quotidianità.
E non ascoltare la regina rossa mentre la si ascolta.
SE l'ipotesi della regina rossa in biologia è funzionale all'evoluzione, in termini traumatici serve muoversi in modo controintuitivo ad una forza profonda e scendere dalla corsa che sì, porta alla sopravvivenza, ma non all'integrazione.
Dicevo anche che serve morire.
Ecco, poi mi sono ricordata che, in questi termini, sopravvivere non è vivere e, sempre in questi termini, smettere di sopravvivere non è morire.
(però "serve morire per rinascere" è ancora una forma poetica che amo moltissimo e che moltissimo si sposa con l'espressione di me).
Questa è la parte in cui serve portare tutto il sistema e non solo la sua parte cognitiva all'integrazione ed è qui che possono inserirsi diverse pratiche terapeutiche. Compresa la palestra, per dire, dove qualcuno in gamba ti può insegnare il tuo corpo: quando ho iniziato kung fu ero al punto in cui se qualcuno mi si avvicinava da dietro aveva il 99% di possibilità di farsi spaccare il naso con una gomitata che manco mi accorgevo di far partire. Il mio Su to mi ha insegnato a conoscere e governare il mio corpo.