Sono nebbia...

perplesso

Administrator
Staff Forum
Il problema di quando si scrive è questo...quello che scrivi è scritto in virtù del tuo modo di vedere le cose, chi legge, le legge secondo la sua abitudine a vedere le cose. In realtà non ho mai detto che è diventato irrilevante, anzi ho scritto esattamente il contrario...ho sviluppato una sottomissione, definita cosi perchè non so come definirla altrimenti. Il resto è diventato la mia normalità non irrilevanza. Non penso al perchè mi piace una certa cosa, lo faccio perchè ho piacere a farla. Mio fratello vittima? Lui non veniva violentato....
fratello immagino maggiore

perchè tu sì e lui no?
 
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perplesso

Administrator
Staff Forum
Hai evidenziato un aspetto molto importante...qualcuno pensa che il trauma infantile sia più grave di quello attuale per cui ovviamente non si capacita del perchè io stia soffrendo cosi tanto. Ma come dici giustamente tu, il passato è andato, lo si è assimilato e col tempo è diventato innocuo. Quello attuale è adesso, ora, tangibile...ed è pura sofferenza
ti si chiede di capire se quello che hai scoperto sia stato il suo primo tradimento oppure se è solo il primo che hai scoperto. a senso, se una donna di 48 anni va con un pischello di 27, è solo per divertirsi un pochetto. diverso sarebbe un coetaneo o un uomo in una forbice di 4-5 anni in più o in meno.

pure questo aiuterebbe a definire il quadro e scacciare la nebbia
 

Pincopallino

Utente di lunga data
Tutte e due le compagne lo hanno "scoperto" aprendo un cassetto.
Che poi dico io devi lasciarlo proprio lì sto coso?
Magari voleva proprio venisse scoperto.
Figa mia moglie mi ravana ovunque, se la chiamassi ora e le chiedessi quanti fazzoletti avro‘ mercoledì prossimo nel mio cassetto mi manda il forecast. 😂😂😂
 
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ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Già il dolore...esiste una definizione che possa contemplare ogni forma di dolore? Io credo di no. Come ognuno di noi vive un trauma non può e non potrà mai essere catalogato, nemmeno da un esperto. Questo perchè siamo tutti diversi, e proprio nella nostra diversità non potrà mai esserci un dolore uguale all'altro. L'esperto studia, studia casi generali, casi in linea di massima, ma non potrà mai avere l'esatta percezione del nostro dolore. Che sia una perdita, un tradimento, una violenza, ognuno di noi la vive in modo assolutamente autonomo, privo di schemi. Quando ho fatto terapia per le violenze, se da un lato il sollievo è stato poterne parlare con qualcuno, dall'altro però non ho ricevuto la cura. Raccontarmi e dire come mi sento non aiuta se poi dall'altra parte c'è solo un ruolo(l'esperto) che sta li a fare il suo lavoro...appunto un lavoro. Sono convinto che certi traumi vadano affrontati in modo diverso. Faccio un esempio stupido ma che forse può rendere l'idea. In questo forum, dopo aver scritto la mia storia in tanti vi siete precipitati a commentare...eppure nessuno vi ha chiesto nulla e nessuno l'ha fatto per lavoro. Può darsi che qui non ci siano state risposte come dire serie, ma sicuramente c'è stata partecipazione. Qualcuno di voi ha raccontato delle proprie esperienze, altri mi esortano a voltare pagina, ecco forse per certi traumi occorre anche la socializzazione. Forse si sottovaluta che il peso dei traumi che ci colpiscono possano essere sostenuti dalla singola persona. E quando leggo di persone che non ce l'hanno fatta mi chiedo spesso quanto sole si siano sentite. Cerco di sentire le sensazioni intorno a me. Le valuto cercando di capire di cosa ho bisogno per continuare. Se da un lato prendo forza pensando a mio figlio dall'altro mi sento devastato per la solitudine che sento. E mi rendo conto di questo anche quando sono andato a iscrivermi in palestra. Al personale della palestra ho chiesto la cortesia di seguirmi durante le sedute, non voglio essere lasciato su un macchinario a pensare alla mia sofferenza. Questo per dire che in adesso sento il bisogno di avere una figura vicina, che mi dica anche solo come fare un esercizio per restare in tema. Cosi tornando a questo forum, entro qui per sentirmi parte di qualcosa, che allievi anche il mio senso di solitudine. Ecco, il dolore è anche questo...
E' dimostrato che i centri neurologici del dolore e quelli del piacere sono sistemi distinti ma profondamente interconnessi.
Freud parlava di Eros e Thanatos.

Perchè scrivo questo?
Per sottolineare quanto possono essere ambivalenti le esperienze di ciascuno.

Se pensi ad un masochista, la sua comunicazione a riguardo è paradossale: "mi piace ciò che non mi piace".
Uso l'esempio del masochismo come estremo di uno spettro che riguarda chiunque: cosa fa piacere la fatica (un non piacere)? (pensa gli sportivi per esempio).

Quindi certo che sì, nessuno potrà mai sapere il tuo dolore. Nessuno potrà mai sapere il dolore di qualcun altro.
L'empatia è lasciar risuonare la descrizione delle emozioni altrui dentro di sè lasciando che si attivino le risonanze con le emozioni dello stesso campo che si possiedono. Oltre questo non si può andare. Oggi come oggi.

Uno specialista degno di questo nome saprà far risuonare in sè quelle emozioni, ma dovrà necessariamente tener separato sè dall'altro.
Se non lo facesse sarebbe uno specchio deformato e deformante.

La distanza che hai sentito da quello specialista era fondamentale per proteggerti.
L'entità della distanza che tu senti però dipende dalla distanza che tu hai da quelle emozioni in te.
Uno specialista in gamba è colui che sa rispecchiarti le emozioni che tu sei in grado di reggere, diversamente romperebbe il tuo specchio.

E ti assicuro che percepirsi in uno specchio rotto è orribile.

Detto fra noi...sono pochi gli specialisti in gamba in questo senso. Tanti hanno semplicemente paura. Ma ce ne sono alcuni che sono parecchio parecchio in gamba.

La solitudine...quando si soffre si è soli. Non c'è alternativa.
Qualcuno si può sedere lì, vicino a te e stare. Ma nessuno potrà mai entrare nel tuo dolore, prenderlo.

E per fortuna dico io!
Quell'essere ognuno sè, diverso e irripetibile dipende anche da questo.
Nessuno potrà mai privarti del tuo dolore.

Ma. E questo è il rovescio della medaglia, nessuno potrà mai neanche privarti del tuo piacere. :)

E anche questo è solitudine.

Poi, ritengo che sia una differenza fondamentale fra la solitudine e il sentirsi soli.
Io definisco la solitudine come la buona compagnia con se stessi. Nella mia testa è una stanza con una bella poltrona morbida e accogliente, caffè, sigarette e gatti.
Definisco il sentirmi sola come il mancato accesso a quella stanza.
Ed è qui che entrano in gioco le relazioni...in quella stanza ci si entra quando si incontrano sguardi cristallini. Figure vicine che dicano, in modo trasparente, fai così.

Purtroppo (?) nessuno potrà mai dire come sentirsi a qualcun altro. (e chi lo fa sta vessando).

Io ho imparato che chi prova a dirmi come sentirmi, cosa è giusto io senta, come dovrei sentire è una persona che nella mia stanza non si farebbe lo scrupolo di entrarci con gli scarponi sporchi di fango per poi dirmi che la stanza è sporca.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Ma, linearmente parlando, una storia del genere che tipo di strascichi può lasciare ad esempio nelle modalità di creazione e costruzione di nuovi legami?
Un giorno mi dirai dove, in natura, posso osservare una linea retta ;):D

Non sono strascichi, sono modi di funzionamento relazionale.
Che variano da persona a persona e nel tempo e nello spazio oltre che nelle dimensioni interne.

Poi, a livello sociale, è stato stabilito ciò che è una relazione, cosa è giusto e cosa è sbagliato in una relazione perchè possa dirsi tale.

E questo confonde ancora di più le cose.

La linea della normalità che è esposta non riguarda le persone nella loro individualità, ma riguarda una sorta di media calcolata sulla base dei bisogni sociali di stabilità.

Chi ha vissuti complessi non può semplicemente rientrare in quei parametri.
E più tenta di adattarsi più si fa male e ne fa a chi gli sta intorno.
(sorvolo sul fatto che siccome quella media è costruita su idee di dover essere, raramente riguarda gli individui nella loro particolarità).

Di base determinate esperienze portano a funzionamenti atipici, seppur categorizzabili a grandi linee, e di conseguenza quell'atipicità necessità di esser inclusa nella relazione, se si desidera autenticità.
Ma per includere l'atipicità in una relazione con l'altro serve innanzitutto integrarla in sè.

Poi, l'esperienza che racconta @Essere Nebbia è potente. Sotto tutti i punti di vista.

Io leggo persone qui dentro che da come descrivono le loro relazioni è come se mi raccontassero i loro vissuti di bambini.
Ma me lo tengo per me :D
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Un giorno mi dirai dove, in natura, posso osservare una linea retta ;):D

Non sono strascichi, sono modi di funzionamento relazionale.
Che variano da persona a persona e nel tempo e nello spazio oltre che nelle dimensioni interne.

Poi, a livello sociale, è stato stabilito ciò che è una relazione, cosa è giusto e cosa è sbagliato in una relazione perchè possa dirsi tale.

E questo confonde ancora di più le cose.

La linea della normalità che è esposta non riguarda le persone nella loro individualità, ma riguarda una sorta di media calcolata sulla base dei bisogni sociali di stabilità.

Chi ha vissuti complessi non può semplicemente rientrare in quei parametri.
E più tenta di adattarsi più si fa male e ne fa a chi gli sta intorno.
(sorvolo sul fatto che siccome quella media è costruita su idee di dover essere, raramente riguarda gli individui nella loro particolarità).

Di base determinate esperienze portano a funzionamenti atipici, seppur categorizzabili a grandi linee, e di conseguenza quell'atipicità necessità di esser inclusa nella relazione, se si desidera autenticità.
Ma per includere l'atipicità in una relazione con l'altro serve innanzitutto integrarla in sè.

Poi, l'esperienza che racconta @Essere Nebbia è potente. Sotto tutti i punti di vista.

Io leggo persone qui dentro che da come descrivono le loro relazioni è come se mi raccontassero i loro vissuti di bambini.
Ma me lo tengo per me :D
La luce ad esempio si propaga in linea retta seguendo le leggi dell'ottica ed è al contempo un'onda e una particella che segue regole probabilistiche. In generale tutto l'universo risponde a leggi deterministiche su larga scala che non funzionano su scala microscopica dove si seguono leggi probabilistiche. Le 2 cose dunque non necessariamente si escludono a vicenda, anzi, ad esempio una molecola d'aria ha un comportamento del tutto indeterminabile, mentre una massa di molecole d'aria segue con precisione leggi deterministiche.

Ma la mia domanda è, per i funzionamenti scaturiti dai traumi, è sufficiente integrare in sé la loro atipicità? O è necessario ma non sufficiente? E in ogni caso, qual è il percorso per farlo?
 
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ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
La luce ad esempio si propaga in linea retta ed è al contempo un'onda e una particella che segue regole probabilistiche. In generale tutto l'universo risponde a leggi deterministiche su larga scala che non funzionano su scala microscopica dove si seguono leggi probabilistiche. Le 2 cose dunque non necessariamente si escludono a vicenda.

Ma la mia domanda è, per i funzionamenti scaturiti dai traumi, è sufficiente integrare in sé la loro atipicità? E se si, come si può fare?
Sono una ignorante, ma mi sembra di ricordare che la luce si propaghi in linea retta solo in presenza di determinate condizioni di omogeneità, ossia dipende da determinate variabili.
Poi, è vero che è uno di quei fenomeni che più si avvicina all'idea di retta. Come la traiettoria di un proiettile anche.
Ma, resta che nessuna di queste rette è infinite, che sono soggette a curvature microscopiche e che dipendono dalle condizioni ambientali.
Esiste, la linea retta, come concetto matematico ma non come oggetto fisico puro.
In natura troviamo forme che approssimano la retta, con vari gradi di precisione, ma all’interno dei limiti imposti dalla fisica, dalla materia e dall’osservazione.

Sbaglio?

La mia domanda era esattamente volta a sottolineare la differenza fra un concetto (la relazione) e un oggetto (la relazione). :)

E la risposta alla domanda che fai in termini relazionali è molto simile alla risposta che mi hai dato in tu rispetto alla linea retta esistente o meno in natura.

Integrare è necessario ma non esaustivo.
Si potrebbe dire che l’integrazione cognitiva è importante, ma serve anche una rielaborazione profonda che coinvolga: il corpo (regolazione del sistema nervoso), le emozioni congelate, le memorie implicite, e la possibilità di vivere esperienze correttive (in relazione, nel presente).

E qui entra in gioco la variabile del tempo. Non so se ti ricordi quando parlavo di Alice nel Paese delle Meraviglie?
In particolare di "Alice attraverso lo specchio" dove Il mondo è invertito, paradossale, poetico: lo spazio, il tempo e la logica funzionano diversamente da quelli del "mondo reale.
Nel mondo dello specchio le cause seguono gli effetti e il futuro può influenzare il passato.

Dove Alice si trova la Regina Rossa che le dice “Qui, vedi, devi correre più che puoi per rimanere nello stesso posto. E se vuoi andare da qualche parte, devi correre almeno due volte tanto!” (che potrebbe essere ricondotta come affermazione ad un movimento ansioso, se ci pensi).

Non c'è una ricetta per il "come si può fare".
Serve andare oltre lo specchio. E poi provare ad attraversare una realtà che non segue le stesse regole della quotidianità.
E non ascoltare la regina rossa mentre la si ascolta.
SE l'ipotesi della regina rossa in biologia è funzionale all'evoluzione, in termini traumatici serve muoversi in modo controintuitivo ad una forza profonda e scendere dalla corsa che sì, porta alla sopravvivenza, ma non all'integrazione.

Dicevo anche che serve morire.
Ecco, poi mi sono ricordata che, in questi termini, sopravvivere non è vivere e, sempre in questi termini, smettere di sopravvivere non è morire.
(però "serve morire per rinascere" è ancora una forma poetica che amo moltissimo e che moltissimo si sposa con l'espressione di me).

Questa è la parte in cui serve portare tutto il sistema e non solo la sua parte cognitiva all'integrazione ed è qui che possono inserirsi diverse pratiche terapeutiche. Compresa la palestra, per dire, dove qualcuno in gamba ti può insegnare il tuo corpo: quando ho iniziato kung fu ero al punto in cui se qualcuno mi si avvicinava da dietro aveva il 99% di possibilità di farsi spaccare il naso con una gomitata che manco mi accorgevo di far partire. Il mio Su to mi ha insegnato a conoscere e governare il mio corpo.
 
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Nonècomecredi

Utente di lunga data
Personalmente la cosa che mi fa allontanare all'istante da una persona è un qualsivoglia accenno di crudeltà. Non sopporto chi infierisce su una pesona inerme o ferita, figuriamoci se la ragione della ferita è sè medesima.
Aggiungo che è anche vigliacco il fatto di approfittare di confidenze, di amore ricevuto, di intimità.
Sono perfettamente d'accordo, non si tratta del semplice tradimento fisico, ma il comportamento, come hai detto tu crudele, ovvero quello di colpevolizzare la vittima facendola sentire sbaglia. Totale assenza di empatia. Una persona "normale" avrebbe compreso il dolore del tradito e quanto meno avrebbe meditato sulla vicenda, quando invece si verificano queste cose è chiaro che non c'è spazio per nessun pensiero... mollare e basta"

non c'è rapporto tra il mio passato e quello recente se non nelle sue accuse. Vi siete focalizzati sul rapporto passato/presente, quanto possa aver inciso, quanto abbia cambiato me, ma come ho scritto prima tutto si riduce al superamento del trauma del tradimento. Non c'entra lei, non c'entra il mio passato, il mio trauma è mio, e soltanto mio, con i suoi se, i suoi ma e cosi via. Tutti avete ragione...tutti avete torto...io ho ragione e io ho torto. Questo è il momento che sto vivendo ora, sono ludico a sprazzi, o forse non lo sono per niente. Mischio destra con sinistra, alto con basso, è un malessere profondo con tanti radici il mio, oppure è semplicemente una dannata scopata extra rapporto. C'è chi è capace di focalizzarlo subito e quindi trova la strada e chi invece come me che non riesce...mi piacerebbe tanto essere capace di dire ok me ne vado è finita...ma non ci riesco...sono debole o qualsiasi altra cosa sia...mi manca la forza per reagire, o mi manca a tratti ma mai in modo deciso per svoltare.
Non siamo noi che ci siamo focalizzati sul tuo passato, è lei che lo ha fatto. Noi stiamo semplicemente rimarcando il fatto di come lei ci abbia marciato su sta cosa, facendoti sentire male (almeno a quanto dici)

dentro di me so che devo voltare pagina...ma un conto è pensarlo e un conto è agire. Se avessi avuto la forza non sarei entrato qui a raccontare i fatti miei. Sono venuto qui per percorrere una via, come tutte le altre che sto provando a percorrere.
Se ogni volta che stai male inizi a focalizzarti su chi è la causa del tuo male, tra un pò inizierai a pensarla diversamente.
 

jack-jackson

Utente di lunga data
Sono una ignorante, ma mi sembra di ricordare che la luce si propaghi in linea retta solo in presenza di determinate condizioni di omogeneità, ossia dipende da determinate variabili.
Poi, è vero che è uno di quei fenomeni che più si avvicina all'idea di retta. Come la traiettoria di un proiettile anche.
Ma, resta che nessuna di queste rette è infinite, che sono soggette a curvature microscopiche e che dipendono dalle condizioni ambientali.
Esiste, la linea retta, come concetto matematico ma non come oggetto fisico puro.
In natura troviamo forme che approssimano la retta, con vari gradi di precisione, ma all’interno dei limiti imposti dalla fisica, dalla materia e dall’osservazione.

Sbaglio?

La mia domanda era esattamente volta a sottolineare la differenza fra un concetto (la relazione) e un oggetto (la relazione). :)

E la risposta alla domanda che fai in termini relazionali è molto simile alla risposta che mi hai dato in tu rispetto alla linea retta esistente o meno in natura.

Integrare è necessario ma non esaustivo.
Si potrebbe dire che l’integrazione cognitiva è importante, ma serve anche una rielaborazione profonda che coinvolga: il corpo (regolazione del sistema nervoso), le emozioni congelate, le memorie implicite, e la possibilità di vivere esperienze correttive (in relazione, nel presente).

E qui entra in gioco la variabile del tempo. Non so se ti ricordi quando parlavo di Alice nel Paese delle Meraviglie?
In particolare di "Alice attraverso lo specchio" dove Il mondo è invertito, paradossale, poetico: lo spazio, il tempo e la logica funzionano diversamente da quelli del "mondo reale.
Nel mondo dello specchio le cause seguono gli effetti e il futuro può influenzare il passato.

Dove Alice si trova la Regina Rossa che le dice “Qui, vedi, devi correre più che puoi per rimanere nello stesso posto. E se vuoi andare da qualche parte, devi correre almeno due volte tanto!” (che potrebbe essere ricondotta come affermazione ad un movimento ansioso, se ci pensi).

Non c'è una ricetta per il "come si può fare".
Serve andare oltre lo specchio. E poi provare ad attraversare una realtà che non segue le stesse regole della quotidianità.
E non ascoltare la regina rossa mentre la si ascolta.
SE l'ipotesi della regina rossa in biologia è funzionale all'evoluzione, in termini traumatici serve muoversi in modo controintuitivo ad una forza profonda e scendere dalla corsa che sì, porta alla sopravvivenza, ma non all'integrazione.

Dicevo anche che serve morire.
Ecco, poi mi sono ricordata che, in questi termini, sopravvivere non è vivere e, sempre in questi termini, smettere di sopravvivere non è morire.
(però "serve morire per rinascere" è ancora una forma poetica che amo moltissimo e che moltissimo si sposa con l'espressione di me).

Questa è la parte in cui serve portare tutto il sistema e non solo la sua parte cognitiva all'integrazione ed è qui che possono inserirsi diverse pratiche terapeutiche. Compresa la palestra, per dire, dove qualcuno in gamba ti può insegnare il tuo corpo: quando ho iniziato kung fu ero al punto in cui se qualcuno mi si avvicinava da dietro aveva il 99% di possibilità di farsi spaccare il naso con una gomitata che manco mi accorgevo di far partire. Il mio Su to mi ha insegnato a conoscere e governare il mio corpo.
Un giorno camminando per il cc ho gentilmente restituito un oggetto che la signora davanti a me aveva accidentalmente fatto finire per terra, se fossi stata tu mi sarei ritrovato con il naso rotto, pazzesco.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Sono una ignorante, ma mi sembra di ricordare che la luce si propaghi in linea retta solo in presenza di determinate condizioni di omogeneità, ossia dipende da determinate variabili.
Poi, è vero che è uno di quei fenomeni che più si avvicina all'idea di retta. Come la traiettoria di un proiettile anche.
Ma, resta che nessuna di queste rette è infinite, che sono soggette a curvature microscopiche e che dipendono dalle condizioni ambientali.
Esiste, la linea retta, come concetto matematico ma non come oggetto fisico puro.
In natura troviamo forme che approssimano la retta, con vari gradi di precisione, ma all’interno dei limiti imposti dalla fisica, dalla materia e dall’osservazione.

Sbaglio?

La mia domanda era esattamente volta a sottolineare la differenza fra un concetto (la relazione) e un oggetto (la relazione). :)

E la risposta alla domanda che fai in termini relazionali è molto simile alla risposta che mi hai dato in tu rispetto alla linea retta esistente o meno in natura.

Integrare è necessario ma non esaustivo.
Si potrebbe dire che l’integrazione cognitiva è importante, ma serve anche una rielaborazione profonda che coinvolga: il corpo (regolazione del sistema nervoso), le emozioni congelate, le memorie implicite, e la possibilità di vivere esperienze correttive (in relazione, nel presente).

E qui entra in gioco la variabile del tempo. Non so se ti ricordi quando parlavo di Alice nel Paese delle Meraviglie?
In particolare di "Alice attraverso lo specchio" dove Il mondo è invertito, paradossale, poetico: lo spazio, il tempo e la logica funzionano diversamente da quelli del "mondo reale.
Nel mondo dello specchio le cause seguono gli effetti e il futuro può influenzare il passato.

Dove Alice si trova la Regina Rossa che le dice “Qui, vedi, devi correre più che puoi per rimanere nello stesso posto. E se vuoi andare da qualche parte, devi correre almeno due volte tanto!” (che potrebbe essere ricondotta come affermazione ad un movimento ansioso, se ci pensi).

Non c'è una ricetta per il "come si può fare".
Serve andare oltre lo specchio. E poi provare ad attraversare una realtà che non segue le stesse regole della quotidianità.
E non ascoltare la regina rossa mentre la si ascolta.
SE l'ipotesi della regina rossa in biologia è funzionale all'evoluzione, in termini traumatici serve muoversi in modo controintuitivo ad una forza profonda e scendere dalla corsa che sì, porta alla sopravvivenza, ma non all'integrazione.

Dicevo anche che serve morire. Ecco.
Ecco, poi mi sono ricordata che, in questi termini, sopravvivere non è vivere e, sempre in questi termini, smettere di sopravvivere non è morire.

Questa è la parte in cui serve portare tutto il sistema e non solo la sua parte cognitiva all'integrazione ed è qui che possono inserirsi diverse pratiche terapeutiche. Compresa la palestra, per dire, dove qualcuno in gamba ti può insegnare il tuo corpo: quando ho iniziato kung fu ero al punto in cui se qualcuno mi si avvicinava da dietro aveva il 99% di possibilità di farsi spaccare il naso con una gomitata che manco mi accorgevo di far partire. Il mio Su to mi ha insegnato a conoscere e governare il mio corpo.
Si parlava di linearità, non di rette infinite che in effetti sono un'astrazione di comodo. Poi io non vado molto oltre la geometria euclidea, però credo che quello che noi percepiamo come deviazione dalla linea retta in natura è quello che comunemente chiamiamo forza di gravità, che Einstein intuì trattarsi più che di una forza di una deformazione dello spazio (e del tempo) causata dalla massa o dall'energia. In altre parole le linee sono sempre rette ma appaiono curve perché è lo spazio che è curvo, ma occorrono competenze che non ho per andare oltre. Questo pippone per dire che quando ti chiedo qualcosa capisco che sto chiedendo a livello microscopico, dunque non mi aspetto certo risposte né deterministiche, né intuitive.
 
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ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Un giorno camminando per il cc ho gentilmente restituito un oggetto che la signora davanti a me aveva accidentalmente fatto finire per terra, se fossi stata tu mi sarei ritrovato con il naso rotto, pazzesco.
Se le sei arrivato da dietro e superando lo spazio prossemico, sì, avessi incontrato me ti saresti trovato gambe all'aria.
Però penso che anche oggi non avresti bisogno di arrivarmi da dietro sai 😘
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Si parlava di linearità, non di rette infinite che in effetti sono un'astrazione di comodo. Poi io non vado molto oltre la geometria euclidea, però credo che quello che noi percepiamo come deviazione dalla linea retta in natura è quello che comunemente chiamiamo forza di gravità, che Einstein intuì trattarsi più che di una forza di una deformazione dello spazio causata dalla massa o all'energia, ma occorrono competenze che non ho per andare oltre. Questo pippone per dire che quando ti chiedo qualcosa capisco che sto chiedendo a livello microscopico, dunque non mi aspetto certo risposte né deterministiche, né intuitive.
Questo significa che non mi accuserai di produzione di ordigni nucleari dopo aver messo in translate il mio post? :D

PS: è interessante e correlato il discorso sulle rette. Spesso ci confondiamo il concetto con l'oggetto. E in quei casi anche per poter parlare a livello microscopico serve distinguere di cosa si sta parlando.
Se ci pensi, a livello microscopico, con la questione dell'atipicità avevo risposto, forse se trasformo la risposta in una domanda si capisce meglio cosa intendevo. Quando mi sono messa con G. fra le prime cose che avevo affermato era che stando con me avrebbe avuto a che fare con la violenza chiedendogli se pensasse di poterlo fare e chiedendogli di non rispondermi ma sperimentare. Se la sua risposta fosse stata diversa da quello che è stata ed è, non saremmo insieme. Proprio per lo specchio.
Prima di lui non sarei stata in grado di porre quella domanda perchè in me non esisteva ancora la chiarezza necessaria a formarla e trasformarla in una comunicazione. La agivo a modo mio però, perchè pur non esistendo la chiarezza, la domanda era comunque lì.
 

Gaia

Utente di lunga data
Parlare qui, con voi, leggere le vostre risposte, le domande, mi aiuta a comprendere meglio cosa sto attraversando. Ho letto attentamente ogni post, alcuni con più attenzione di altri perchè più profondi e meritevoli di riflessione. Forse questo non è il posto giusto o forse lo è, di sicuro mi sta aiutando a far lavorare la mente, già sovraccarica di pensieri, in modo più sereno. Ringrazio tutti, quando scrivo qui sento il mio senso di solitudine meno pesante.
Certo.
Anche i parrucchieri non sono tutti bravi e ci affidiamo “solo” per i capelli.
A me sembra che qui si sia tutti molto cauti, come se si parlasse al bambini traumatizzato.
Ma lui è un adulto.
Un adulto che dice (lo dice lui!) nel primo post che desidera la penetrazione anale per la violenza subita. E poi diventa tutto irrilevante?
Non c’entra niente il fatto che può o no dare piacere la stimolazione anale.
C’entra che LUI ha detto che gli piace per quello.
E il fratello considerato orco, senza considerare dopo più di quarant’anni che era stato vittima anche lui?
E tutto questo si “supera” concludendo che è passato tanto tempo?
E andiamo anche a condannare la mamma terrorizzata?
Non riusciamo nemmeno in questo caso a uscire dalla logica della condanna?
Per me la mamma sarà stata pure terrorizzata ma è rimasta complice.
Peraltro nel sistema odierno tale condotta è sanzionata penalmente e civilmente.
Negli anni 80 non lo so.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Questo significa che non mi accuserai di produzione di ordigni nucleari dopo aver messo in translate il mio post? :D

PS: è interessante e correlato il discorso sulle rette. Spesso ci confondiamo il concetto con l'oggetto. E in quei casi anche per poter parlare a livello microscopico serve distinguere di cosa si sta parlando.
Se ci pensi, a livello microscopico, con la questione dell'atipicità avevo risposto, forse se trasformo la risposta in una domanda si capisce meglio cosa intendevo. Quando mi sono messa con G. fra le prime cose che avevo affermato era che stando con me avrebbe avuto a che fare con la violenza chiedendogli se pensasse di poterlo fare e chiedendogli di non rispondermi ma sperimentare. Se la sua risposta fosse stata diversa da quello che è stata ed è, non saremmo insieme. Proprio per lo specchio.
Prima di lui non sarei stata in grado di porre quella domanda perchè in me non esisteva ancora la chiarezza necessaria a formarla e trasformarla in una comunicazione. La agivo a modo mio però, perchè pur non esistendo la chiarezza, la domanda era comunque lì.
Ho capito bene che per stare con te bisogna prepararsi a prenderle? Povero G..
 

jack-jackson

Utente di lunga data
Se le sei arrivato da dietro e superando lo spazio prossemico, sì, avessi incontrato me ti saresti trovato gambe all'aria.
Però penso che anche oggi non avresti bisogno di arrivarmi da dietro sai 😘
Se si deve consegnare qualcosa di mano non vedo come evitare di oltrepassare lo spazio prossemico
 

Brunetta

Utente di lunga data
Per me la mamma sarà stata pure terrorizzata ma è rimasta complice.
Peraltro nel sistema odierno tale condotta è sanzionata penalmente e civilmente.
Negli anni 80 non lo so.
Forse si definisce favoreggiamento?
Dimmi tu.
Nel contesto mi pare un reato minore.
Moralmente è un’altra cosa perché c’è una aspettativa di difesa da parte della madre, ma pure del padre eh.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Non hai risposto riguardo eventuali responsabilità per ordigni nucleari. :unsure:




Sa chi sono. E io so chi è Lui. ;)
Ti avevo già risposto: translate è preistoria, ora butto tutto dentro un gpt o robe simili, ma credo non siano ancora abbastanza evoluti. Questione di tempo, temo
 
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