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«È stata lei ad avermi autorizzato esplicitamente a girare i messaggi a Fabrizio. Era con me quando abbiamo deciso di inoltrare tutto dal mio telefono. In quel momento, Martina ne era perfettamente consapevole».
Mentre invia su Whatsapp gli audio e le chat che documentano la relazione tra Martina Ceretti e Raoul Bova, Federico Monzino scrive a Fabrizio Corona: «Si fa una cosa fatta bene, per far uscire la Marti al massimo, perché le voglio bene». «Uno scoop della Madonna». Nel primo messaggio che gli invia,
Monzino si presenta a Corona come «un amico di marti ceretti». Nome in minuscolo, virgole e punti omessi: l’urgenza è un’altra. Far emergere Marti, la sua Marti, quella per cui nutre un sentimento. Che però pare voler mascherare.
Federico parla al telefono con il
Corriere. Sembra confuso, in attesa di qualcosa. Non l’epilogo giudiziario della vicenda, ma di sapere che cosa sia successo a «Marti». Svanita nel nulla, fuggita dai social (e da lui), dopo l’ultimo post. Qualche story e, poi, più nulla. Federico si agita. Cerca un segno, un indizio, una notifica.
Prima di sparire, Martina ha condiviso una storia in cui ha sostenuto che Corona le avrebbe somministrato della droga per poi inviarsi da solo le chat e la nota audio. È andata così?
«No, Fabrizio non mi ha costretto né ingannato. Martina lo ha detto per proteggermi, dato che comunque abbiamo un legame speciale».
Non siete solo amici?
«Non proprio. Qualcosina in più. Non stiamo insieme ufficialmente, ma non siamo nemmeno amici. C’è un legame più profondo. Martina stessa, prima di svanire, ha riconosciuto il nostro rapporto, tanto da cercare di tutelarmi».
Non vi sentite più?
«Mi sentirei sollevato se riuscissi a contattarla, anche solo per sapere come sta. Per supportarla, come ho sempre fatto negli anni. Ne sarei felicissimo. Purtroppo però lei ha disattivato i social e non so quale sia il suo nuovo numero di telefono. Non riesco a mettermi in contatto con lei... Non mi parla più».