L'equivoco sul fattore “tempo”

Alphonse02

Utente di lunga data
(Avvertenza: in blu e grassetto è la parte essenziale del post per capire se interessa; il resto è solo illustrazione facoltativa non necessariamente da leggere se non si vuole perdere tempo)

O, titolo alternativo, "dei danni della irrisolutezza umana".

Sentendo un vecchio e caro amico al telefono (tipiche conversazioni prima di andare in vacanza), mi sono sentito raccontare (per l’ennesima volta) la storia del travagliato rapporto con la moglie (con la quale sta da oltre 30 anni ed ha avuto due figli). Come per molti casi di rapporto coniugale, c’è stata una infedeltà (molti anni fa), sospettata da lui ed ammessa a mezza bocca dalla moglie, con la dichiarazione di immutato amore per lui. Sono rimasti insieme. E poi sono venuti i figli, come pietra “tombale” sulla crisi della coppia. Ed adesso i figli sono grandi ed autonomi e vivono ciascuno in un piccolo appartamento (comprato dai genitori, con le rispettive liquidazioni).

Il problema è che – in un modo o in un altro – non riescono a vivere sotto lo stesso tetto o, quando ci vivono si comportano in modo analogo a separati in casa. Ciascuno con proprie relazioni sociali ed interessi non condivisi. Il collante che li tiene insieme, per quello che capisco, sono i figli, non ancora totalmente autonomi (almeno agli occhi dei genitori).

Ho buttato lì una domanda imbarazzante (ma che potevo permettermi per la grande confidenza tra noi): ma non è che, dopo tanto tempo e tanti eventi di vita familiare, adesso che i figli sono via è riaffiorata la questione della vecchia infedeltà che non è stata mai risolta ?

Alla fine l’amico ha riconosciuto che forse è la spiegazione più probabile. Ma non vede soluzione diversa dal continuare così a stare problematicamente insieme. Senza una possibilità di soluzione diversa dal lasciare che il tempo trascorra.

Credo che sia una prospettiva desolante e, per me, inaccettabile. E' come condannarsi ad un "fine pena mai". Meglio una sana solitudine, allora.
Perché, mio forte convincimento, se il tradimento non si risolve a tempo debito - lasciandosi o percorrendo un difficile cammino di sufficiente chiarimento grazie ad una comunicazione intensa tra i partners (anche se non totalmente esauriente, che è impossibile) o - rimane una bomba ad orologeria nella coppia che il tempo non riesce a disinnescare.

I figli sarebbero un collante che dovrebbe avere l'effetto di produrre una specie di benefico oblio. Si pensa a loro e si dimentica il passato.

Confesso che tale assioma non mi convince affatto. I problemi non affrontati non si risolvono da soli, quasi mai, nella mia esperienza.

Si dice che il tempo sia galantuomo, nel senso che alla fine farebbe capire quale sia la verità e renda giustizia, riparando i torti e curando le ferite della vita. Forse è così, il tempo potrebbe avere questa potenzialità. Dubito che valga per tutti.

Ma di certo non è sminatore.

Famiglia - Botero.jpeg

"Una familia", Fernando BOTERO, 1989. Olio su tela, Museo Botero.

Fernando Botero Angulo (1932-2023), artista colombiano, ha creato un mondo di figure in scala grande dalle forme "ampie", che conferiscono un senso di monumentalità e serenità che evocherebbe sensazioni di intimità familiare e di benessere.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Credo che qualcosa per cui portare rancore possa esserci quasi in tutti i rapporti.
Ma non penso che creino problemi insormontabili, al punto da rendere intollerabile la convivenza, se non lo sono stati al momento. Come accenni a un tradimento “sospettata da lui ed ammessa a mezza bocca dalla moglie, con la dichiarazione di immutato amore per lui.”
A meno che sia un rapporto squilibrato e decisamente asimmetrico.
In questo caso non accenni alle ragioni del presunto tradimento.
 

Nicky

Utente di lunga data
Mte persone hanno aspettative irrealistiche e vivono insoddisfatte, pensanodo che il meglio sia sempre dove non sono loro.
Paragonano la loro vita a vite astratte, perfette, dove di fianco hai l'uomo o la donna infallibile, sempre innamorato come il primo giorno, i figli sono eccezionali, il cane obbedisce ai comandi. E così non si godono ciò che hanno, che sia la famiglia, un matrimonio o una serena solitudine.
Il tuo amico recriminerrbebbe anche da solo, penso, perché non sa dare felicità a sé stesso.
 

Pincopallino

Utente di lunga data
Stesse davvero male sarebbe già altrove.
L’essere umano ha bisogno sempre di qualcosa per cui frignare.
Chi e’ malato se ne lamenta.
Chi non è ammalato si cerca finte disgrazie per lamentarsi.
Chi ha le corna si lamenta.
Chi le ha ma non lo sa si lamenta per altro.
Chi la ha avute ed è rimasto si lamenta perché è rimasto.
Chi le ha avute e non è rimasto si lamenta perché altri sono rimasti.
Chi le fa si lamenta perché teme di averle.
Chi le fa si lamenta perché pur non temendo di averle vorrebbe farne di più.
Insomma se non ci lamentassimo non saremmo persone.
Di solito chi si lamenta si lamenta e basta, ma fa un beato casso per cambiare la propria situazione.
 

Marjanna

Utente di lunga data
@Alphonse02 però grazie al 🤡 che per te è desolante, ti sei separato. Il tuo amico ha fatto una scelta diversa.
A me pare tu non sia obiettivo.

Le persone anziane hanno routine sedimentate, a volte anche nelle lamentele, ma nel concreto... Ad una certa io credo andrebbe considerata una bilancia in cui si è vivi, si è in salute, si sta economicamente bene e tenerla ben presente ai propri occhi, ma proprio di base, non come carta da tirare fuori a fronte di disgrazie altrui.
Il tuo amico è un poco pirla, ma non è sola persona che si aggancia a emozioni legate a eventi negativi e ogni tanto ci si fa una doccia. Nei traditi mi pare cosa abbastanza frequente.
Potrebbe eventualmente essere che il tradimento non si sia mai risolto, dentro di lui. Come coppia se stanno insieme, di fatto ci possono stare. Tutto il resto è un...

 

Alphonse02

Utente di lunga data
Stesse davvero male sarebbe già altrove.
L’essere umano ha bisogno sempre di qualcosa per cui frignare.
Chi e’ malato se ne lamenta.
Chi non è ammalato si cerca finte disgrazie per lamentarsi.
Chi ha le corna si lamenta.
Chi le ha ma non lo sa si lamenta per altro.
Chi la ha avute ed è rimasto si lamenta perché è rimasto.
Chi le ha avute e non è rimasto si lamenta perché altri sono rimasti.
Chi le fa si lamenta perché teme di averle.
Chi le fa si lamenta perché pur non temendo di averle vorrebbe farne di più.
Insomma se non ci lamentassimo non saremmo persone.
Di solito chi si lamenta si lamenta e basta, ma fa un beato casso per cambiare la propria situazione.
Ma ancora continui a lamentarti così ?
Sembra un disco rotto ...
 

Pincopallino

Utente di lunga data
Ma ancora continui a lamentarti così ?
Sembra un disco rotto ...
Veramente si parlava di te e del fatto che non riesci ad accettare che altri facciano scelte differenti dalle tue.
Non è la prima volta che fai postulati del genere e si sa, la lingua batte dove il dente duole.
Se il tuo amico non molla la moglie evidentemente sta bene così.
Sono i fatti del resto che nobilitano le parole, non altre parole.
 
Ultima modifica:

spleen

utente ?
Veramente si parlava di te e del fatto che non riesci ad accettare che altri facciano scelte differenti dalle tue.
Non è la prima volta che fai postulati del genere.
Se il tuo amico non molla la moglie evidentemente sta bene così.
Sono i fatti del resto che nobilitano le parole, non altre parole.
Può essere in molti casi, però non è assiomatico, di persone che stanno ostinatamente dentro relazioni finite se non dannose ne conosco diverse.
Diciamo che ciascuno è libero di morire con le magagne che vuole... 😁
 

Pincopallino

Utente di lunga data
Può essere in molti casi, però non è assiomatico, di persone che stanno ostinatamente dentro relazioni finite se non dannose ne conosco diverse.
Diciamo che ciascuno è libero di morire con le magagne che vuole... 😁
Concordo con te, stranamente.
Tuttavia per sapere come stanno davvero si dovrebbe stare dentro nella coppia.
Fino a che lì si vede conviventi, andare in vacanza, parlarsi, fare cose, dubiterei della versione relazione finita.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
(Avvertenza: in blu e grassetto è la parte essenziale del post per capire se interessa; il resto è solo illustrazione facoltativa non necessariamente da leggere se non si vuole perdere tempo)

O, titolo alternativo, "dei danni della irrisolutezza umana".

Sentendo un vecchio e caro amico al telefono (tipiche conversazioni prima di andare in vacanza), mi sono sentito raccontare (per l’ennesima volta) la storia del travagliato rapporto con la moglie (con la quale sta da oltre 30 anni ed ha avuto due figli). Come per molti casi di rapporto coniugale, c’è stata una infedeltà (molti anni fa), sospettata da lui ed ammessa a mezza bocca dalla moglie, con la dichiarazione di immutato amore per lui. Sono rimasti insieme. E poi sono venuti i figli, come pietra “tombale” sulla crisi della coppia. Ed adesso i figli sono grandi ed autonomi e vivono ciascuno in un piccolo appartamento (comprato dai genitori, con le rispettive liquidazioni).

Il problema è che – in un modo o in un altro – non riescono a vivere sotto lo stesso tetto o, quando ci vivono si comportano in modo analogo a separati in casa. Ciascuno con proprie relazioni sociali ed interessi non condivisi. Il collante che li tiene insieme, per quello che capisco, sono i figli, non ancora totalmente autonomi (almeno agli occhi dei genitori).

Ho buttato lì una domanda imbarazzante (ma che potevo permettermi per la grande confidenza tra noi): ma non è che, dopo tanto tempo e tanti eventi di vita familiare, adesso che i figli sono via è riaffiorata la questione della vecchia infedeltà che non è stata mai risolta ?

Alla fine l’amico ha riconosciuto che forse è la spiegazione più probabile. Ma non vede soluzione diversa dal continuare così a stare problematicamente insieme. Senza una possibilità di soluzione diversa dal lasciare che il tempo trascorra.

Credo che sia una prospettiva desolante e, per me, inaccettabile. E' come condannarsi ad un "fine pena mai". Meglio una sana solitudine, allora.
Perché, mio forte convincimento, se il tradimento non si risolve a tempo debito - lasciandosi o percorrendo un difficile cammino di sufficiente chiarimento grazie ad una comunicazione intensa tra i partners (anche se non totalmente esauriente, che è impossibile) o - rimane una bomba ad orologeria nella coppia che il tempo non riesce a disinnescare.

I figli sarebbero un collante che dovrebbe avere l'effetto di produrre una specie di benefico oblio. Si pensa a loro e si dimentica il passato.

Confesso che tale assioma non mi convince affatto. I problemi non affrontati non si risolvono da soli, quasi mai, nella mia esperienza.

Si dice che il tempo sia galantuomo, nel senso che alla fine farebbe capire quale sia la verità e renda giustizia, riparando i torti e curando le ferite della vita. Forse è così, il tempo potrebbe avere questa potenzialità. Dubito che valga per tutti.

Ma di certo non è sminatore.

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"Una familia", Fernando BOTERO, 1989. Olio su tela, Museo Botero.

Fernando Botero Angulo (1932-2023), artista colombiano, ha creato un mondo di figure in scala grande dalle forme "ampie", che conferiscono un senso di monumentalità e serenità che evocherebbe sensazioni di intimità familiare e di benessere.
Sarà tipo la pallina su un piano inclinato molto lungo: magari non vedi la pendenza data la lunghezza, però la pallina accelera sempre di più...
 

Alphonse02

Utente di lunga data
@Alphonse02 però grazie al 🤡 che per te è desolante, ti sei separato. Il tuo amico ha fatto una scelta diversa.
A me pare tu non sia obiettivo.
Nessuna pretesa di essere obiettivo, nel senso di offrire una soluzione valida per tutti. Ogni vicenda è una storia a se stante.

Nella frase "Credo che sia una prospettiva desolante e, per me, inaccettabile" esprimevo dichiaratamente una opinione personale (peraltro, già enunciata diverse volte) che la migliore alternativa sia la separazione se ... non avvenga un chiarimento tra i partners che sia esauriente per convincere a non prendere strade diverse.

Con il corollario - da tanti indicato in questo forum - che una ri-costruzione della coppia sia chiaro che: (a) non garantisce certezza di risultato, che si potrà avere solo al termine del processo (essendo possibile qualsiasi esito); (b) avvenga su nuove basi (perché il precedente rapporto è cambiato "irreversibilmente" (come diceva @twinpeaks) a partire dal fatto che i partners devono riscoprirsi per come si sono rivelati con l'emersione della infedeltà ; (c) la re-impostazione della coppia comporta un notevole impegno da parte di entrambi i partner (onere probabilmente più gravoso per il partner infedele, che parte con una credibilità molto danneggiata).

Poi, ognuno dentro di sé ci ragiona ed elabora la propria linea di condotta. Ogni opinione è rispettabile, poi i fatti ed il tempo diranno come sono andate le cose. I bilanci sentimentali ed emotivi si fanno sempre a posteriori, ho l'impressione.

Personalmente, ho chiesto la separazione dopo aver ricevuto da mia moglie la risposta che non intendeva chiudere la relazione extra, perché era innamorata dell'amante. Lei ha firmato il ricorso e ci siamo restituiti entrambi la libertà di vivere come meglio ciascuno riteneva di fare.
Abbiamo riequilibrato le nostre condizioni (prima divenute asimmetriche) e le ho detto, consegnandole un mazzo di rose all'uscita del tribunale, che pensavo di averle fatto una cosa gradita, visto che da quel momento cessava la sua infedeltà agli occhi del mondo e non doveva sentirsi imbarazzata a proseguire la sua relazione con l'amante.

Altra questione è stata (a separazione pronunciata ed omologata dal Tribunale) la proposta di mia moglie di ritornare insieme per la famiglia soprattutto (essenzialmente nostra figlia), senza entrare in particolari (peraltro, abbastanza spiegati in precedenti interventi sul forum). Ci abbiamo provato (io ho chiuso una relazione con un'altra donna da poco iniziata, per inciso), ma dopo qualche mese di coinvolgimento, la volontà di ricostruzione di mia moglie si è spenta progressivamente nel giro di un anno e poco più ed il tentativo di ri-costruzione è fallito.

Questo per dire che non sono un "talebano" della separazione tout court, ma una persona che ama la chiarezza nei rapporti interpersonali. Non concepisco essere "diversamente fedeli" nell'ambiguità, come qualcuno forse ritiene nel proprio intimo ragionare. Se non si è convinti, il mondo è grande ed offre opportunità per tutti, è la mia opinione. Pure se si deve soffrire all'inizio, perché non si possono dimenticare i periodi trascorsi insieme.

Le persone anziane hanno routine sedimentate, a volte anche nelle lamentele, ma nel concreto... Ad una certa io credo andrebbe considerata una bilancia in cui si è vivi, si è in salute, si sta economicamente bene e tenerla ben presente ai propri occhi, ma proprio di base, non come carta da tirare fuori a fronte di disgrazie altrui.
D'accordo che il mio amico sia di indole lamentosa.
Poi, ad una certa ETA', convengo con te, essere vivi è già una bella soddisfazione di per sé, se ci aggiungiamo di essere in discrete condizioni di salute e pure economicamente di potersela cavare dignitosamente. E' giusto tenerla presente.
Nello specifico, la salute del mio amico non è così brillante, quest'anno è in attesa di un secondo intervento chirurgico (e ne ha subiti altri, negli anni scorsi per diverse patologie). Ma per il resto è combattivo, non mi sembra depresso. Magari un po' insofferente, a spanne.

Di mio (se la tua notazione pure a me fosse rivolta), assicuro che ringrazio Iddio ogni mattina al risveglio, lo trovo dovuto, avendo avuto qualche traversia da affrontare, come capita a tutti (chi più, chi meno) ed esserne uscito fuori.

Il tuo amico è un poco pirla, ma non è sola persona che si aggancia a emozioni legate a eventi negativi e ogni tanto ci si fa una doccia. Nei traditi mi pare cosa abbastanza frequente.
Potrebbe eventualmente essere che il tradimento non si sia mai risolto, dentro di lui. Come coppia se stanno insieme, di fatto ci possono stare. Tutto il resto è un...
Il mio amico ha molte ragioni di salute che possono giustificare un certo pessimismo esistenziale, ma ciascuno ha il carattere che si ritrova.
Certo, il mio amico è noioso, come ho detto: ma lo ascolto per cercare di aiutarlo (se non altro, a scaricarsi). Per molte ragioni, siamo come fratelli e gli voglio bene. I veri amici sono pochi, nella vita. Non escluderei, però, che anche la consorte non sia immune da qualche difettuccio caratteriale che il trascorrere del tempo abbia acuito.

Probabilmente è accaduto che (non sto nella coppia, come mi si ricorda amabilmente) sia lui che la moglie dopo la crisi superata (come sanno loro) avessero disponibilità di tolleranza e comprensione abbastanza sufficienti finché entrambi lavoravano e badavano ai figli. Adesso, vivere sotto lo stesso tetto in modo continuativo (con i figli ormai fuori casa, per di più) non è facile, e ne sono convinto per esperienza personale.

Il tradimento, per quanto ne so, è stato risolto con molti silenzi, quindi comunicazione minima da quello che ricordo. Avranno trovato un equilibrio "dinamico" (come giustamente ricorda @ipazia ) nella coppia che non ha funzionato in tutte le stagioni della vita. Ci sta.


Credo che qualcosa per cui portare rancore possa esserci quasi in tutti i rapporti.
Ma non penso che creino problemi insormontabili, al punto da rendere intollerabile la convivenza, se non lo sono stati al momento. Come accenni a un tradimento “sospettata da lui ed ammessa a mezza bocca dalla moglie, con la dichiarazione di immutato amore per lui.
A meno che sia un rapporto squilibrato e decisamente asimmetrico.
In questo caso non accenni alle ragioni del presunto tradimento.
Non sono le motivazioni del tradimento che contano ai fini del tema del post, almeno nelle mie intenzioni.

Quello che intendevo come oggetto di discussione è il "tempo" nell'affrontare l'evento "infedeltà", nel senso che trovo negativo, in generale, differire a lungo certe decisioni sperando (nel proprio intimo) che i problemi si risolvano da sé, anche quando l'impegno venga profuso da entrambi i partners. Visto che succede spesso, mi interrogo sulle possibili motivazioni, cogliendo l'occasione costituita dalla conversazione avuta con il mio amico.

Qui nel forum vi sono racconti di parecchie situazioni nelle quali il perdurare di "ritorni" di insoddisfazione dopo la ri-costruzione post infedeltà hanno portato, anche dopo anni, alla decisione di lasciarsi o, comunque, di vivere male il rapporto di coppia.

Credo che sia dovuto al fatto che - come alcuni esperti nello studio dei comportamenti umani spiegano - nella grande concitazione post tradimento disvelato, quando si decide di tentare di rimanere insieme, si commetta, anche inconsciamente, un errore, quello di ritenere che il recupero della coppia passi per un ritorno al "tempo felice" (o come tale ritenuto) del periodo precedente alla infedeltà (o meglio, alla consapevolezza della stessa).
Invece, il tempo è trascorso irreversibilmente e quella condizione non esiste più. E, dunque, ci si condanna alla insoddisfazione, senza scampo se si pensa che quello sia l'obiettivo da raggiungere.

La premessa per ri-tornare insieme sarebbe, a pensarci bene (mutatis mutandis), quella spiegata da @twinpeaks nel post # 280 nella discussione "Sono stato tradito, nel passato. Ed adesso?" :
"Non pensate ai tanti momenti belli vissuti in passato, non pensate ai tanti momenti belli che speravate per il futuro. Pensate al presente e basta: e il presente è questo. Se di qui riuscite e procedere insieme verso un rapporto più autentico e profondo, bene. Se non ci riuscite e vi lasciate, cercate di accettarlo e di mettere a frutto questa esperienza per il futuro..."
 
Ultima modifica:

Brunetta

Utente di lunga data
Nessuna pretesa di essere obiettivo, nel senso di offrire una soluzione valida per tutti. Ogni vicenda è una storia a se stante.

Nella frase "Credo che sia una prospettiva desolante e, per me, inaccettabile" esprimevo dichiaratamente una opinione personale (peraltro, già enunciata diverse volte) che la migliore alternativa sia la separazione se ... non avvenga un chiarimento tra i partners che sia esauriente per convincere a non prendere strade diverse.

Con il corollario - da tanti indicato in questo forum - che una ri-costruzione della coppia sia chiaro che: (a) non garantisce certezza di risultato, che si potrà avere solo al termine del processo (essendo possibile qualsiasi esito); (b) avvenga su nuove basi (perché il precedente rapporto è cambiato "irreversibilmente" (come diceva @twinpeaks) a partire dal fatto che i partners devono riscoprirsi per come si sono rivelati con l'emersione della infedeltà ; (c) la re-impostazione della coppia comporta un notevole impegno da parte di entrambi i partner (onere probabilmente più gravoso per il partner infedele, che parte con una credibilità molto danneggiata).

Poi, ognuno dentro di sé ci ragiona ed elabora la propria linea di condotta. Ogni opinione è rispettabile, poi i fatti ed il tempo diranno come sono andate le cose. I bilanci sentimentali ed emotivi si fanno sempre a posteriori, ho l'impressione.

Personalmente, ho chiesto la separazione dopo aver ricevuto da mia moglie la risposta che non intendeva chiudere la relazione extra, perché era innamorata dell'amante. Lei ha firmato il ricorso e ci siamo restituiti entrambi la libertà di vivere come meglio ciascuno riteneva di fare.
Abbiamo riequilibrato le nostre condizioni (prima divenute asimmetriche) e le ho detto, consegnandole un mazzo di rose all'uscita del tribunale, che pensavo di averle fatto una cosa gradita, visto che da quel momento cessava la sua infedeltà agli occhi del mondo e non doveva sentirsi imbarazzata a proseguire la sua relazione con l'amante.

Altra questione è stata (a separazione pronunciata ed omologata dal Tribunale) la proposta di mia moglie di ritornare insieme per la famiglia soprattutto (essenzialmente nostra figlia), senza entrare in particolari (peraltro, abbastanza spiegati in precedenti interventi sul forum). Ci abbiamo provato (io ho chiuso una relazione con un'altra donna da poco iniziata, per inciso), ma dopo qualche mese di coinvolgimento, la volontà di ricostruzione di mia moglie si è spenta progressivamente nel giro di un anno e poco più ed il tentativo di ri-costruzione è fallito.

Questo per dire che non sono un "talebano" della separazione tout court, ma una persona che ama la chiarezza nei rapporti interpersonali. Non concepisco essere "diversamente fedeli" nell'ambiguità, come qualcuno forse ritiene nel proprio intimo ragionare. Se non si è convinti, il mondo è grande ed offre opportunità per tutti, è la mia opinione. Pure se si deve soffrire all'inizio, perché non si possono dimenticare i periodi trascorsi insieme.


D'accordo che il mio amico sia di indole lamentosa.
Poi, ad una certa ETA', convengo con te, essere vivi è già una bella soddisfazione di per sé, se ci aggiungiamo di essere in discrete condizioni di salute e pure economicamente di potersela cavare dignitosamente. E' giusto tenerla presente.
Nello specifico, la salute del mio amico non è così brillante, quest'anno è in attesa di un secondo intervento chirurgico (e ne ha subiti altri, negli anni scorsi per diverse patologie). Ma per il resto è combattivo, non mi sembra depresso. Magari un po' insofferente, a spanne.

Di mio (se la tua notazione pure a me fosse rivolta), assicuro che ringrazio Iddio ogni mattina al risveglio, lo trovo dovuto, avendo avuto qualche traversia da affrontare, come capita a tutti (chi più, chi meno) ed esserne uscito fuori.


Il mio amico ha molte ragioni di salute che possono giustificare un certo pessimismo esistenziale, ma ciascuno ha il carattere che si ritrova.
Certo, il mio amico è noioso, come ho detto: ma lo ascolto per cercare di aiutarlo (se non altro, a scaricarsi). Per molte ragioni, siamo come fratelli e gli voglio bene. I veri amici sono pochi, nella vita. Non escluderei, però, che anche la consorte non sia immune da qualche difettuccio caratteriale che il trascorrere del tempo abbia acuito.

Probabilmente è accaduto che (non sto nella coppia, come mi si ricorda amabilmente) sia lui che la moglie dopo la crisi superata (come sanno loro) avessero disponibilità di tolleranza e comprensione abbastanza sufficienti finché entrambi lavoravano e badavano ai figli. Adesso, vivere sotto lo stesso tetto in modo continuativo (con i figli ormai fuori casa, per di più) non è facile, e ne sono convinto per esperienza personale.

Il tradimento, per quanto ne so, è stato risolto con molti silenzi, quindi comunicazione minima da quello che ricordo. Avranno trovato un equilibrio "dinamico" (come giustamente ricorda @ipazia ) nella coppia che non ha funzionato in tutte le stagioni della vita. Ci sta.




Non sono le motivazioni del tradimento che contano ai fini del tema del post, almeno nelle mie intenzioni.

Quello che intendevo come oggetto di discussione è il "tempo" nell'affrontare l'evento "infedeltà", nel senso che trovo negativo, in generale, differire a lungo certe decisioni sperando (nel proprio intimo) che i problemi si risolvano da sé, anche quando l'impegno venga profuso da entrambi i partners. Visto che succede spesso, mi interrogo sulle possibili motivazioni, cogliendo l'occasione costituita dalla conversazione avuta con il mio amico.

Qui nel forum vi sono racconti di parecchie situazioni nelle quali il perdurare di "ritorni" di insoddisfazione dopo la ri-costruzione post infedeltà hanno portato, anche dopo anni, alla decisione di lasciarsi o, comunque, di vivere male il rapporto di coppia.

Credo che sia dovuto al fatto che - come alcuni esperti nello studio dei comportamenti umani spiegano - nella grande concitazione post tradimento disvelato, quando si decide di tentare di rimanere insieme, si commetta, anche inconsciamente, un errore, quello di ritenere che il recupero della coppia passi per un ritorno al "tempo felice" (o come tale ritenuto) del periodo precedente alla infedeltà (o meglio, alla consapevolezza della stessa).
Invece, il tempo è trascorso irreversibilmente e quella condizione non esiste più. E, dunque, ci si condanna alla insoddisfazione, senza scampo se si pensa che quello sia l'obiettivo da raggiungere.

La premessa per ri-tornare insieme sarebbe, a pensarci bene (mutatis mutandis), quella spiegata da @twinpeaks nel post # 280 nella discussione "Sono stato tradito, nel passato. Ed adesso?" :
"Non pensate ai tanti momenti belli vissuti in passato, non pensate ai tanti momenti belli che speravate per il futuro. Pensate al presente e basta: e il presente è questo. Se di qui riuscite e procedere insieme verso un rapporto più autentico e profondo, bene. Se non ci riuscite e vi lasciate, cercate di accettarlo e di mettere a frutto questa esperienza per il futuro..."
Non sono certo io una degli utenti che ritiene che il tradimento sia stato “meritato“, ma se non ne so niente e il matrimonio è andato avanti (tra l’altro senza certezza che il tradimento sia avvenuto davvero) avere una idea delle motivazioni può essere utile, al fine di valutare l’evoluzione di quello specifico rapporto.
 

Alphonse02

Utente di lunga data
Non sono certo io una degli utenti che ritiene che il tradimento sia stato “meritato“, ma se non ne so niente e il matrimonio è andato avanti (tra l’altro senza certezza che il tradimento sia avvenuto davvero) avere una idea delle motivazioni può essere utile, al fine di valutare l’evoluzione di quello specifico rapporto.
Guarda, non sono una persona che chiede particolari e, a distanza di tanto tempo, ricordo che la tresca era nata (e proseguita per qualche mese) in ambiente lavorativo.
Lei gli disse, dopo che lui l'aveva pressata, che - al solito - non era successo quasi niente, si era sentita trascurata (lui lavorava fuori sede, parecchio distante) ma che mai era venuto meno il suo amore. Insomma, tutto il circo consueto di dichiarazioni che devi prendere per buone (pure se non sei convito che siano vere) se tieni alla consorte e provi a continuare il rapporto.
Ai fini del recupero della coppia, se si decide di andare avanti e provare a ricucire, penso che conti poco stabilire chi avesse le maggiori responsabilità.

Quello che non ha funzionato nel medio tempo (sospetto mio) è stato il "rinnovamento" del rapporto nella coppia. Molte chiacchiere e pochi fatti. Come succede spesso. E nel lungo tempo se ne pagano le conseguenze.

Nel mio caso, quando mi sono reso conto che il "rinnovamento" non c'era stato - e con mia moglie eravamo tornati alla situazione di insoddisfazione ante tradimento - ho rovesciato il tavolo. Lui no.
Ma io avevo comunque una separazione già avvenuta e versavo in una condizione meno ambigua di quella del mio amico.
In ogni caso, per qualsiasi storia, contano gli ambienti, le relazioni familiari, ecc.
 

Alphonse02

Utente di lunga data
Mte persone hanno aspettative irrealistiche e vivono insoddisfatte, pensanodo che il meglio sia sempre dove non sono loro.
Paragonano la loro vita a vite astratte, perfette, dove di fianco hai l'uomo o la donna infallibile, sempre innamorato come il primo giorno, i figli sono eccezionali, il cane obbedisce ai comandi. E così non si godono ciò che hanno, che sia la famiglia, un matrimonio o una serena solitudine.
Il tuo amico recriminerrbebbe anche da solo, penso, perché non sa dare felicità a sé stesso.
Il caso del mio amico è dichiaratamente una situazione di insoddisfazione, non ci piove, per quanto riguarda il rapporto di coppia.
Non azzarderei valutazioni all'impronta sulla sua capacità o incapacità di essere felice. Non lo faccio io, che lo conosco da tanto tempo...

Ho spiegato (ma sembra che non sia stato compreso) che non facevo riferimento al suo caso per stabilire se avesse ragioni per essere pessimista ma cercavo di impostare un ragionamento sul fattore "tempo" nella gestione delle problematiche del tradimento disvelato (confessato o scoperto).

Il riferimento è al concetto di "tempo", inteso come la dimensione in cui si svolgono gli eventi, ed il funzionamento della psiche del tradito che, per lo più inconsciamente, aspira al ritorno alla condizione di soddisfazione (o supposta tale) anteriore alla infedeltà, pure quando si adopera per la re-impostazione della coppia in crisi per infedeltà. Senza rendersi conto che lui/lei stesso(a ed il partner sono cambiati ed è impossibile ritornare al passato

Adesso arriverà qualcuno che estrapolerà il concetto di "supposta" ... :cool: e poi siamo pronti per andare in vacanza.
 

Nicky

Utente di lunga data
Il caso del mio amico è dichiaratamente una situazione di insoddisfazione, non ci piove, per quanto riguarda il rapporto di coppia.
Ma è pieno di gente insoddisfatta del rapporto di coppia, solo che dimenticano che lo hanno scelto perché era funzionale a qualcosa che hanno avuto proprio grazie a quel rapporto, in primo luogo una famiglia.
 

Alphonse02

Utente di lunga data
Ma è pieno di gente insoddisfatta del rapporto di coppia, solo che dimenticano che lo hanno scelto perché era funzionale a qualcosa che hanno avuto proprio grazie a quel rapporto, in primo luogo una famiglia.
Magari l'evento tradimento con relative conseguenze (nel caso da me citato), ha vivacizzato un po' il quadro.
Poi, concordo che gli umani tendono ad essere incontentabili.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Guarda, non sono una persona che chiede particolari e, a distanza di tanto tempo, ricordo che la tresca era nata (e proseguita per qualche mese) in ambiente lavorativo.
Lei gli disse, dopo che lui l'aveva pressata, che - al solito - non era successo quasi niente, si era sentita trascurata (lui lavorava fuori sede, parecchio distante) ma che mai era venuto meno il suo amore. Insomma, tutto il circo consueto di dichiarazioni che devi prendere per buone (pure se non sei convito che siano vere) se tieni alla consorte e provi a continuare il rapporto.
Ai fini del recupero della coppia, se si decide di andare avanti e provare a ricucire, penso che conti poco stabilire chi avesse le maggiori responsabilità.

Quello che non ha funzionato nel medio tempo (sospetto mio) è stato il "rinnovamento" del rapporto nella coppia. Molte chiacchiere e pochi fatti. Come succede spesso. E nel lungo tempo se ne pagano le conseguenze.

Nel mio caso, quando mi sono reso conto che il "rinnovamento" non c'era stato - e con mia moglie eravamo tornati alla situazione di insoddisfazione ante tradimento - ho rovesciato il tavolo. Lui no.
Ma io avevo comunque una separazione già avvenuta e versavo in una condizione meno ambigua di quella del mio amico.
In ogni caso, per qualsiasi storia, contano gli ambienti, le relazioni familiari, ecc.
Comunque io ho detto espressamente che non c’entra il meritare, né responsabilità.
Ho pensato semmai a un calo di comunicazione prima e dopo.
 
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