Quanti maschi!

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Ma tutto ciò non dovrebbe essere il naturale passaggio attraverso una fase di "ribellione" nell'adolescenza? Vabbè che oggi dire adolescenza vuol dire persona fino a 30/35 anni..
La ribellione non è limitata all’adolescenza: è una risposta naturale a contesti oppressivi o disfunzionali, sia familiari sia politici. Quando le strutture di potere — genitori, istituzioni, governi — impongono regole, aspettative o limitazioni rigide senza possibilità di negoziazione, l’individuo può reagire cercando autonomia, libertà e riconoscimento della propria identità.

In contesti politici disfunzionali, la ribellione assume forme diverse: protesta, dissenso e critica contro norme ingiuste o ingiustificate; resistenza simbolica o culturale, quando azioni dirette sono rischiose; costruzione di spazi alternativi in cui sperimentare autonomia e creatività, come reti comunitarie o movimenti civici.

Come nella famiglia disfunzionale, la ribellione qui non è mai un fenomeno lineare o limitato nel tempo. Può essere ritardata, repressa, frammentata, oppure trasformarsi in un processo di adattamento continuo.
Chi vive in un contesto oppressivo spesso sviluppa strategie complesse per sopravvivere, proteggere sé stesso e mantenere un senso di agency, anche quando la disfunzionalità sembra totale.

Il punto centrale è che la ribellione è un meccanismo di sopravvivenza e autodeterminazione, non un capriccio o un segnale di immaturità. In ogni contesto disfunzionale, che sia familiare o politico, essa rappresenta la possibilità di uscire dal copione imposto e ricostruire autonomia e senso.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Eh ma devi saperlo. Chissà quanti restano bloccati nella fase precedente e magari si devono poi gestire tutto durante o dopo la morte dei genitori.
Eh sì, e il problema è proprio questo: molti restano bloccati nella fase precedente, quella in cui non hanno avuto la possibilità di ribellarsi, di mettere limiti, di riconoscere ciò che li ha feriti.
Così, quando arrivano momenti estremi come la malattia o la morte dei genitori, si trovano a gestire decenni di emozioni irrisolte in un colpo solo.
Non è una fase “normale” di crescita, è un recupero forzato di tutto ciò che non si è potuto elaborare prima.

I dati istat di prima non arrivano da marte. Sono una parte di una narrazione sociale.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
La ribellione non è limitata all’adolescenza: è una risposta naturale a contesti oppressivi o disfunzionali, sia familiari sia politici. Quando le strutture di potere — genitori, istituzioni, governi — impongono regole, aspettative o limitazioni rigide senza possibilità di negoziazione, l’individuo può reagire cercando autonomia, libertà e riconoscimento della propria identità.

In contesti politici disfunzionali, la ribellione assume forme diverse: protesta, dissenso e critica contro norme ingiuste o ingiustificate; resistenza simbolica o culturale, quando azioni dirette sono rischiose; costruzione di spazi alternativi in cui sperimentare autonomia e creatività, come reti comunitarie o movimenti civici.

Come nella famiglia disfunzionale, la ribellione qui non è mai un fenomeno lineare o limitato nel tempo. Può essere ritardata, repressa, frammentata, oppure trasformarsi in un processo di adattamento continuo.
Chi vive in un contesto oppressivo spesso sviluppa strategie complesse per sopravvivere, proteggere sé stesso e mantenere un senso di agency, anche quando la disfunzionalità sembra totale.

Il punto centrale è che la ribellione è un meccanismo di sopravvivenza e autodeterminazione, non un capriccio o un segnale di immaturità. In ogni contesto disfunzionale, che sia familiare o politico, essa rappresenta la possibilità di uscire dal copione imposto e ricostruire autonomia e senso.
Ma infatti per me il problema è in chi non si ribella e anzi interiorizza
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Sicuramente è un compito di tutti, altrimenti non si cresce mai.
Penso però che qui si parli di persone tipo mia suocera, che a un certo punto devi "mettere da parte", altrimenti ti risucchiano, perché ti vogliono sempre allo stesso posto, quello che rassicura loro anche se tu ci stai malissimo.
Chi è disfunzionale ha bisogno che tu sia asservito al suo sistema di riferimento.
Se si pensa alle patologie nelle relazioni tossiche questo è evidente: il narcisista, per dire un tipo molto di moda ultimamente. Che essendo comunque non una relazione primaria non ha per niente lo stesso impatto.

Se tu stai bene stai disconfermando il suo vissuto personale.
E se disconfermi il suo vissuto personale sei una minaccia alla sua integrità.
Non esisti in quanto persona, ma in quanto oggetto parziale che ha come suo scopo essenziale il mantenimento della narrazione rassicurante.

Sono persone strutturalmente deboli e ferite.
E come tutte le bestie ferite sono pericolose.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Ma infatti per me il problema è in chi non si ribella e anzi interiorizza
Eh… pensa a una ribellione.

La fai se non hai risorse? Se non sai raccogliere le idee e trasformarle in azioni concrete?
E soprattutto: dove ti porta una rivoluzione se non sai pianificare come andare avanti dopo?

La realtà è semplice e dura: la ribellione senza risorse diventa caos; senza strategia diventa solo reazione; senza progetto post‑rivoluzionario rischia di lasciare un vuoto peggiore di prima.
Può finire in sconfitta, in cooptazione, o in un ricadere negli stessi schemi che volevi distruggere.

Per questo non basta l’atto di ribellarsi: serve preparazione.
Piccoli passi concreti, alleanze affidabili, limiti chiari, piani per il dopo.
Serve rendere la rabbia utile — convertirla in strumenti, reti, confini che ti proteggono.

La ribellione vera non è solo distruzione esplosiva: è anche e soprattutto costruzione.
E se non hai ancora tutti gli strumenti, non è vergogna: è strategia.
Preparati, trova compagni, impara a pianificare — e allora la rabbia smette di essere autodistruttiva e diventa potere.

Alla fine...interiorizzare credo sia la scelta per chi non riesce e non può a sua volta svolgere tutto quel processo.
Non è per niente scontato riuscire. Anzi.
E tieni conto che socialmente parlando non è che sei ben visto eh, se affermi quello che sto affermando io.

Pensa a cosa ha suscitato "Anniversario" di Bajani. Che voglio dire, non è poi così rivoluzionario in termini di contenuti.
Apparentemente.
 
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ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Eh… pensa a una ribellione.

La fai se non hai risorse? Se non sai raccogliere le idee e trasformarle in azioni concrete?
E soprattutto: dove ti porta una rivoluzione se non sai pianificare come andare avanti dopo?

La realtà è semplice e dura: la ribellione senza risorse diventa caos; senza strategia diventa solo reazione; senza progetto post‑rivoluzionario rischia di lasciare un vuoto peggiore di prima.
Può finire in sconfitta, in cooptazione, o in un ricadere negli stessi schemi che volevi distruggere.

Per questo non basta l’atto di ribellarsi: serve preparazione.
Piccoli passi concreti, alleanze affidabili, limiti chiari, piani per il dopo.
Serve rendere la rabbia utile — convertirla in strumenti, reti, confini che ti proteggono.

La ribellione vera non è solo distruzione esplosiva: è anche e soprattutto costruzione.
E se non hai ancora tutti gli strumenti, non è vergogna: è strategia.
Preparati, trova compagni, impara a pianificare — e allora la rabbia smette di essere autodistruttiva e diventa potere.

Alla fine...interiorizzare credo sia la scelta per chi non riesce e non può a sua volta svolgere tutto quel processo.
Non è per niente scontato riuscire. Anzi.
E tieni conto che socialmente parlando non è che sei ben visto eh, se affermi quello che sto affermando io.

Pensa a cosa ha suscitato "Anniversario" di Bajani. Che voglio dire, non è poi così rivoluzionario in termini di contenuti.
Apparentemente.
Ma tutti noi più o meno abbiamo fatto questi passaggi, chi prima, chi dopo, non si chiama crescere e doventare adulti?
 

Gaia

Utente di lunga data
Ma tutti noi più o meno abbiamo fatto questi passaggi, chi prima, chi dopo, non si chiama crescere e doventare adulti?
Non e’ stato per tutti uguale. Ho parlato più volte degli ‘errori’ dei miei che ho perdonato.
Ho avuto come tutti un’adolescenza ribelle, ma c’era una differenza sostanziale tra me e altri.
Io sono stata amata dal primo vagito. Anzi forse dal momento in cui uno spermatozoo ha incontrato un ovulo.
Sono stata amata e sapevo che avrei potuto compiere qualsiasi errore, eppure sarei stata amata.
Questa sicurezza non tutti la hanno.
Io l’ho avuta. Diventando adulta ho imparato che non erano supereroi ma solo un uomo e una donna che davvero - e dico davvero - hanno cercato di fare del loro meglio in ogni circostanza.
Ho sempre saputo di essere una loro priorità e se devo dirlo, lo sono ancora, nonostante i miei anni.
E’ stato facile perdonare i loro errori e anche oggi che ancora non sopporto certe loro debolezze li guardo e mi dico che sono stata davvero fortunata.
Durante la mia crescita si sono accorti che ero una persona e non un’appendice.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Non e’ stato per tutti uguale. Ho parlato più volte degli ‘errori’ dei miei che ho perdonato.
Ho avuto come tutti un’adolescenza ribelle, ma c’era una differenza sostanziale tra me e altri.
Io sono stata amata dal primo vagito. Anzi forse dal momento in cui uno spermatozoo ha incontrato un ovulo.
Sono stata amata e sapevo che avrei potuto compiere qualsiasi errore, eppure sarei stata amata.
Questa sicurezza non tutti la hanno.
Io l’ho avuta. Diventando adulta ho imparato che non erano supereroi ma solo un uomo e una donna che davvero - e dico davvero - hanno cercato di fare del loro meglio in ogni circostanza.
Ho sempre saputo di essere una loro priorità e se devo dirlo, lo sono ancora, nonostante i miei anni.
E’ stato facile perdonare i loro errori e anche oggi che ancora non sopporto certe loro debolezze li guardo e mi dico che sono stata davvero fortunata.
Durante la mia crescita si sono accorti che ero una persona e non un’appendice.
Certo. Io molto semplicemente penso che nessuno, tranne rare eccezioni, nasce perfetto e soprattutto imparato, pertanto credo che la maggior parte di chi si appresta a mettere al mondo un figlio si trova a dover improvvisare, cosa che purtroppo solitamente porta a fare cazzate anche se animati dalle migliori intenzioni. Ciò non toglie che esistono sicuramente persone che era meglio se non si riproducevano, visto il livello di cazzate fatte, e purtroppo forse non sono nemmeno rare.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Ma tutti noi più o meno abbiamo fatto questi passaggi, chi prima, chi dopo, non si chiama crescere e doventare adulti?
Quando sentiamo una parola la riferiamo a una nostra esperienza concreta.
Mela e pensiamo a una 🍎. Ma Biancaneve pensa alla morte.
Mamma generalmente pensiamo a una come la nostra “sufficientemente buona”.
Casa pensiamo alle case dove abbiamo vissuto. Ma c’è chi come casa ha avuto una capanna.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Certo. Io molto semplicemente penso che nessuno, tranne rare eccezioni, nasce perfetto e soprattutto imparato, pertanto credo che la maggior parte di chi si appresta a mettere al mondo un figlio si trova a dover improvvisare, cosa che purtroppo solitamente porta a fare cazzate anche se animati dalle migliori intenzioni. Ciò non toglie che esistono sicuramente persone che era meglio se non si riproducevano, visto il livello di cazzate fatte, e purtroppo forse non sono nemmeno rare.
Continuando il discorso appena scritto del riferirsi spontaneamente alla propria esperienza.
Quando mia figlia ha cominciato a parlare con le colleghe, ha sentito cose tremende sulle mamme. Lei faceva finta di non sentire. Non sapeva cosa dire a chi raccontava di madri denigranti e insultanti.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Quando sentiamo una parola la riferiamo a una nostra esperienza concreta.
Mela e pensiamo a una 🍎. Ma Biancaneve pensa alla morte.
Mamma generalmente pensiamo a una come la nostra “sufficientemente buona”.
Casa pensiamo alle case dove abbiamo vissuto. Ma c’è chi come casa ha avuto una capanna.


Ma in un mondo dove tutte le case sono capanne, è un bene o un male?
 

Brunetta

Utente di lunga data
Intanto fare il funerale ai genitori interiori, affrancarsi ed essere autonomi, prime cose che mi sono venute in mente
Ma non è sufficiente enunciare il percorso.
Si ha bisogno di supporto, anche da se stessi, e ci vuole tempo e dolore.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Ma in un mondo dove tutte le case sono capanne, è un bene o un male?
Anche in un villaggio di capanne, c’è chi l’ha ben tenuta e chi cadente.
Poi una metafora non può essere trasformata in situazione concreta. Anche perché in un villaggio non esiste la famiglia nucleare, ma una condivisione della responsabilità di crescita dei piccoli della comunità.
La visione concreta è invece utile per avere benevolenza per chi è vissuto in un villaggio.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Ma non è sufficiente enunciare il percorso.
Si ha bisogno di supporto, anche da se stessi, e ci vuole tempo e dolore.
Io intendo a prescindere da genitori disfunzionali. Certamente avere genitori disfunzionali non aiuta, anzi, ma il punto, secondo me, è che a parte casi molto evidenti, è difficile stabilire di quale livello di disfunzionalità si tratta, essendo uno spettro e non un si/no.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Io intendo a prescindere da genitori disfunzionali. Certamente avere genitori disfunzionali non aiuta, anzi, ma il punto, secondo me, è che a parte casi molto evidenti, è difficile stabilire di quale livello di disfunzionalità si tratta, essendo uno spettro e non un si/no.
Per me non hai mai conosciuto chi ha avuto genitori terribili.
Certo poi c’è uno spettro perché i genitori che violentano e vendono i bambini fanno sembrare accettabili quelli che si limitano a dire che sbagliano sempre.
 

Nocciola

Super Moderatore
Staff Forum
Continuando il discorso appena scritto del riferirsi spontaneamente alla propria esperienza.
Quando mia figlia ha cominciato a parlare con le colleghe, ha sentito cose tremende sulle mamme. Lei faceva finta di non sentire. Non sapeva cosa dire a chi raccontava di madri denigranti e insultanti.
Ma lo erano?
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Intanto fare il funerale ai genitori interiori, affrancarsi ed essere autonomi, prime cose che mi sono venute in mente

Chi ha avuto genitori sufficientemente buoni ha potuto costruire un’immagine interna dei genitori coerente, integrata, realistica.
Ha conosciuto genitori che, pur con limiti e imperfezioni, erano affidabili, prevedibili, capaci di riparare.
Di conseguenza, la rappresentazione interna del genitore è stabile e ben radicata nel Sé. Non solo non la si elimina, ma resta un porto sicuro, richiamabile e rassicurante anche quando la presenza fisica non c'è più.

Chi ha avuto genitori disfunzionali invece ha interiorizzato oggetti interni scissi, ambivalenti o idealizzati, perché da bambino doveva sopravvivere emotivamente in un contesto in cui l’amore e la sicurezza erano incerti.
Ha imparato a mantenere vivo un “genitore immaginario” — una versione idealizzata o potenzialmente buona del genitore reale — per non cadere nella disperazione o nel vuoto.
Questa rappresentazione è illusoria, non è stabile poichè è in conflitto con le esperienze. Non è un porto sicuro. Perchè non è mai esistita.

Sono percorsi molto diversi, che puntano in direzione del divenire adulti.

Diciamo che il grado di successo del primo percorso è maggiore che nel secondo.
 

Brunetta

Utente di lunga data
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