hammer
Utente di lunga data
A prescindere dalla cultura cattolica occidentale, non sempre il rapporto complicato con i genitori nasce da una loro reale disfunzionalità.Mah. Io mi sono sempre trovato molto male con tutti coloro che amano più le ricette preconfezionate che la vita.
Io, a detta di molti, ho fatto un lavoro grandioso come padre. Ma, come sempre, non ho fatto nulla di speciale: mi sono semplicemente limitato a guardare mia figlia e a crescerla in base a ciò che vedevo, non secondo le ricette e le ricettine adottate dagli altri.
I miei genitori — come tanti altri che conosco, praticamente tutti quelli della loro generazione — hanno preferito, per non sbagliare, attenersi alla ricetta.
Perché, per loro, è più importante trovarsi nella condizione in cui nessuno possa rimproverarti nulla, piuttosto che portare davvero a casa il risultato.
È vero, come dici, che nessuno nasce “imparato” per fare il genitore. Ma è altrettanto vero che, in ogni tempo, luogo e civiltà, le persone hanno avuto figli e li hanno cresciuti nei modi più diversi.
E tutti, senza eccezione, hanno navigato a vista.
Tutti hanno avuto l’occasione di rovinare la vita che gli era stata affidata — perché quando fai un figlio, ti viene affidata una vita intera — almeno finché quel figlio non diventa abbastanza grande da mandarti a fanculo.
Alcuni quell’occasione l’hanno colta, altri l’hanno respinta e sono riusciti a crescere persone a posto.
Quindi, questa cosa della “disfunzionalità” la devi guardare in faccia quando trovi una persona rotta dentro e cerchi di capire chi l’ha rotta e come.
Tu sei rotto?
Ti hanno rovinato i tuoi genitori?
Sì? Allora sono stati disfunzionali.
No? Allora va bene così.
Guarda che è semplice.
Ma non puoi rifiutarti di giudicare i tuoi genitori.
L’intera cultura cattolica occidentale si fonda sul presupposto che il padre non possa essere giudicato: pensa alla cacciata di Lucifero, il cui peccato più terribile fu quello di voler prendere il posto del Padre.
Tu ti nascondi dietro la complessità del voler dare un giudizio articolato semplicemente perché la risposta comporta un giudizio di valore sui tuoi genitori.
Ma crescere significa anche dire, a chi ci ha voluto bene in perfetta buona fede, che non è stato all’altezza.
Dirglielo è il primo passo per mettere mano là dove loro non hanno potuto, saputo o voluto arrivare.
È un passo per diventare uomo.
O donna, ovviamente.
E se non sei pronto a tirare giù dal piedistallo chi ti ha cresciuto, puoi sempre andare a pregare “per grazia ricevuta”, come consigliano le serve dell’ordine costituito.
@ipazia dimmi se ho mal interpretato.
A volte si giudica con gli occhi di chi è cresciuto, dimenticando che ogni epoca ha i suoi limiti, i suoi modi, e che molti genitori hanno fatto semplicemente il meglio che potevano.
È facile, col tempo, scambiare per freddezza quella che era solo prudenza, o per rigidità il desiderio di non far mancare nulla ai propri figli.
Bisogna anche avere l’onestà di riconoscere ciò che di buono ci è stato dato, magari in forme che allora non capivamo.
Tutti giudichiamo i nostri genitori e sappiamo che verremo giudicati dai nostri figli.
Io, mio padre l'ho giudicato e prima che morisse, sul letto di morte lo ringraziai per l’ottimo lavoro che aveva fatto per noi e per la famiglia nel suo complesso.
Per me è stato un padre perfetto: presente, leale, pieno di senso del dovere, capace di mettere la famiglia davanti a tutto dandomi stesso tempo tutti gli strumenti materiali e perfino la complicità per vivere pienamente la mia esistenza consentendomi di commettere tutti i miei errori in santa pace.
Non credo seguisse ricette o teorie.
Seguendo il suo esempio ho imparato anch’io a educare i miei figli all’equilibrio e alla responsabilità evitando ogni indottrinamento "esterno" che spero i miei figli possano trasmettere, a loro volta, ai loro.
Leggendo certe storie qui e sui giornali posso dire, senza esitazione, di poter ringraziare mille volte per la "grazia ricevuta".