…Sara… amica mia… mi piaci… hai classe da vendere… te lo riconosco… ammettere pubblicamente un errore come quello che hai fatto su Hegel… ti fa onore… ma lasciamo stare… avevo capito benissimo il tuo riferimento al Peer Gynt e, sinceramente, l’ho trovato subito molto intelligente e delizioso… senti, io ho studiato per anni, di uno studio “matto e disperatissimo”… possiedo una biblioteca di oltre 15.000 volumi… psicologia, astronomia, matematica, fisica, antropologia, storia, botanica, anatomia comparata, greco, latino… mi sono innamorato di Aristotele, di Platone… Russell… Bateson… Kelly… ho girovagato, come un fantasma, come uno spirito in pena, tra lo scibile umano alla ricerca del senso… dell’arché… ho amato i poeti… Omero, Orazio, Virgilio… adoro Borges… ho studiato la musica… meravigliato dalle leggi dell’armonia… da quinte e tredicesime… dalle leggi del contrappunto… per fortuna, ho praticato molto sport… o ne sarei uscito miope e deforme… come il Leopardi… ho amato due donne… ne ho avute, ad oggi, più di sessanta… scrivo libri di racconti… ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia benestante… e ho potuto visitare ogni parte del mondo… eppure, quello che cercavo non l’ho trovato… o meglio, l’ho trovato… tra le braccia del più grande poeta della storia dell’umanità…
Macbeth
Act V, scene v
Life’s but a walking shadow, a poor player
That struts and frets his hour upon the stage,
And then is heard no more. It is a tale
Told by an idiot, full of sound and fury,
Signifying nothing. (Preferisco in lingua originale, ti spiace???)
A cui aggiungo (giusto per spezzare una lancia a favore di Ari)
Act 3, Scene 2
Hamlet
Be not too tame neither, but let your own discretion
be your tutor: suit the action to the word, the
word to the action; with this special o'erstep not
the modesty of nature: for any thing so overdone is
from the purpose of playing, whose end, both at the
first and now, was and is, to hold, as 'twere, the
mirror up to nature; to show virtue her own feature,
scorn her own image, and the very age and body of
the time his form and pressure.
E per rallegrare l'animo uno dei sonetti più belli che mai siano stati composti:
SONNET 18
Shall I compare thee to a summer's day?
Thou art more lovely and more temperate:
Rough winds do shake the darling buds of May,
And summer's lease hath all too short a date:
Sometime too hot the eye of heaven shines,
And often is his gold complexion dimm'd;
And every fair from fair sometime declines,
By chance or nature's changing course untrimm'd;
But thy eternal summer shall not fade
Nor lose possession of that fair thou owest;
Nor shall Death brag thou wander'st in his shade,
When in eternal lines to time thou growest:
So long as men can breathe or eyes can see,
So long lives this and this gives life to thee.
A questo punto credo che mi si richieda espressamente un parere sull'argomento. Brutta materia: il tradimento. Non sono nihilista, ho una percezione trascendente della vita e dell'universo in sé. Niente muore niente va distrutto, per me oltre la siepe rimangono gli sterminati spazi ad attendermi e i sovrumani silenzi che riempirò di argentine risate.
Non devo certo spiegare a te l'etimologia del verbo tradire. Guardala come una consegna di poteri, un delegare parte della propria sovranità.
Anche nella coppia possiamo (ma credo che il concetto valga per ognuno indipendentemente da una relazione con terzi) considerare ognuno dei due partner come un ordinamento sovrano i cui limiti posti alla propria sovranità sono solo quegli che egli stesso stabilisce per sé.
Il senso in sintesi è la tutela dello "ius proprium" in osservanza del brocardo "Rex in regno suo imperator est".
Se i confini predisposti vengono alterati e schmittianamente parlando saltano Ordnung e Ortung, perché vi è una invasione anche non troppo metaforica del proprio spazio, ecco che avviene una proiezione all'esterno allo scopo di ridisegnare, con linee nette e definite, il proprio habitat vitale.
Vi sono tradimenti mai consumati nella realtà ma che si assiepano tra le pieghe della mente in ottemperanza ad imperativi deontici e con il consequenziale sacrificio dei sopra citati sottomondi bulemaici.
Vi sono, parimenti, tradimenti espressi, dichiarati, urlati, segno di un disagio, di una progressiva incapacità di riconoscere il Sé nella dimensione frammentata e decostruita che si è venuta realizzando.
Per quanto razionale possa apparire il mio discorso in questa veste, è una delle tante possibili chiavi di lettura.