Vero anche questo...
Per esempio c'è una scuola di diritto che parte dall'Università di Napoli e giunge a Padova...
Un'intramuscolo sul "com'eravamo" anche nel tuo settore....
se dovessi sintetizzare a livello globale, ti citerei la battuta dei romani ai leghisti:
"Quando voi eravate ancora sugli alberi, noi eravamo gia' froci!"
ahahahahahahahah
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Arte, cultura e scienza
Nel Settecento, sotto l’impulso dei sovrani meridionali che ne incentivarono fattivamente lo
sviluppo, si assistette alla rinascita culturale delle Due Sicilie; il rigoglioso fiorire di studi
filosofici, giuridici e scientifici si fregiò di illustri personalità le cui opere furono tradotte in
diverse lingue, solo per citarne alcuni ricordiamo: Giovanbattista Vico, considerato una delle più
grandi menti di tutti i tempi, Gaetano Filangieri, le cui opere erano tenute sul suo tavolo da
Napoleone Bonaparte che non esitò a dichiarare “Questo giovane è stato il maestro di tutti noi”;
Antonio Genovesi, Ferdinando Galiani, Giacomo Della Porta, Pietro Giannone, Mario Pagano.
Napoli era il centro di pensiero più vivace d’Italia e in Europa era seconda solo a Parigi per la
diffusione delle idee dell’Illuminismo; lo splendore della Corte e della società napoletana era
proverbiale ed erano poli di attrazione per le più importanti menti dell’epoca che spesso vi
rimanevano a lungo; geni assoluti come Goethe riconobbero nelle classi elevate duosiciliane una
preparazione non comune.
Ebbe a dire Stendhal: “ Napoli è l’unica capitale d’Italia, tutte le altre grandi città sono delle
Lione rafforzate“; era di gran lunga la più grande d’Italia e tra le prime quattro d’Europa, fu
definita come: «la città più allegra del mondo, scintillante di carrozze, quasi non riesco a
distinguerla da Broadway, la vera libertà consiste nell’essere liberi dagli affanni ed il popolo pare
veramente aver concluso un armistizio con l’ansia e suoi derivati”.
L’Universita’ di Napoli fu fondata da Federico II nel 1224. A Milano la prima
università, il Politecnico, fu fondata solo nel 1863 ed il primo ingegnere si laureò nel 1870; al
tempo della nascita dello Stato italiano, il numero degli studenti meridionali era maggiore di
quello di tutte le università italiane messe assieme (9 mila su complessivi 16mila).
A Napoli furono istituite la Prima cattedra universitaria al mondo di Economia Politica con
Antonio Genovesi (1754), “Napoletana fu la prima clinica ortopedica d’Italia prima dell’unità,
napoletani furono i migliori ospedali militari che potesse vantare l’Europa; napoletano fu
quell’atto rivoluzionario nella storia della psichiatria, che vide, per la prima volta in Europa,
togliere nell’ospedale psichiatrico di Aversa, i ceppi ai dementi”;
notevole era l’Orto botanico che forniva le erbe mediche alla Facoltà di Medicina;
nella facoltà di Giurisprudenza nacquero l‘Istituto della Motivazione delle Sentenze
(Gaetano Filangieri, 1774), il primo Codice Marittimo Italiano ed il primo Codice Militare.
I giornali milanesi erano ancora fogli di provincia, mentre quelli napoletani facevano e
disfacevano i governi; le case editrici napoletane pubblicavano il 55% di tutti libri editi in
Italia.
il Real Ufficio Topografico dell’Esercito realizzò delle accuratissime carte topografiche
sia marittime che terrestri.
Fu fondato l’Osservatorio Sismologico Vesuviano (1° nel mondo), realizzato dal fisico
Macedonio Melloni e sviluppato da Luigi Calmieri con annessa stazione meteorologica.
Palermo divenne famosa per la presenza dell’astronomo Giuseppe Piazzi
(curatore dell’Osservatorio astronomico fondato nel 1801 e scopritore del primo asteroide battezzato
“Cerere Ferdinandea“), per il suo Orto Botanico e per la nascita, ad opera del Barone Pisani e
sotto il patrocinio dei Borbone, del primo manicomio in Europa, “La real casa dei Matti” dove i
malati di mente erano separati dagli altri degenti e erano trattati umanamente e non più segregati
come bestie furiose.
Furono aperte: Biblioteche, Accademie Culturali (la più famosa l’Ercolanense, fondata nel 1755),
il Gabinetto di Fisica del Re ed erano organizzati frequenti Congressi Scientifici.
Per quanto riguarda la musica: “Fino al settecento l’Italia era vista da tutti i musicisti europei
con un particolare atteggiamento di rispetto, in Italia, nel Seicento, era nata l’opera che nel
corso degli anni aveva conquistato tutti i più grandi teatri; operisti italiani componevano presso
tutte le corti d’Europa e gli stessi musicisti stranieri scrivevano opere in lingua italiana, tanto si
identificava allora il melodramma col paese che ne era stato la culla. Non molto diversa era la
situazione per la musica strumentale, i conservatori e le accademie italiane erano i più celebri
in assoluto e un musicista non poteva affermare di possedere una preparazione completa senza
aver compiuto un viaggio d’istruzione in Italia …la penisola era considerata quasi una terra
promessa per ogni compositore” e Napoli era considerata la Regina mondiale dell’Opera.
Basta ricordare che il teatro S. Carlo è il più antico teatro lirico d'Europa, fu inaugurato il
4-11-1737 dopo soli 8 mesi dall'inizio della sua costruzione, ben 41 anni prima del teatro della
Scala di Milano e 51 anni prima della Fenice di Venezia; non ha mai sospeso le sue stagioni,
tranne che nel biennio 1874-76, a causa della grave recessione economica di quegli anni e
conseguente sospensione dei contributi , ma siamo già nel regno d'Italia. Subì un grave incendio
nel 1816 e fu ricostruito in soli dieci mesi.
Anche se non tutti i re Borbone amavano la lirica furono senz’altro dei grandi mecenate tanto che
il teatro San Carlo attrasse l'attenzione di tutta la società colta europea, colpita dalla creatività
della Scuola musicale napoletana, sia nel campo dell'opera buffa che di quella seria, basti
ricordare i nomi di: Alessandro Scarlatti, Nicolò Porpora, G.Battista Pergolesi, Nicola Piccinni,
Saverio Mercadante, Domenico Cimarosa, Enrico Petrella, Giovanni Paisiello (autore
quest’ultimo, nel 1787, su commissione di Ferdinando IV, dell’ “Inno Nazionale delle Due
Sicilie”); tra i grandi compositori italiani basta ricordare la triade Rossini-Bellini-Donizetti che
fiorì nel Conservatorio di Napoli; la città partenopea era guardata come culmine della loro
carriera musicisti del livello di Bach e Gluck.
Il teatro S.Carlo divide con la Scala di Milano il primato della più antica scuola di ballo italiana,
mentre è nel 1816 che vi nasce la scuola di scenografia diretta da Antonio Niccolini. "Vuoi tu
sapere se qualche scintilla di vero fuoco brucia in te? Corri, vola a Napoli ad ascoltare i
capolavori di Leo, Durante, Jommelli, Pergolese. Se i tuoi occhi si inumidiranno di lacrime, se
sentirai soffocarti dall'emozione, non frenare i palpiti del tuo cuore: prendi il Metastasio e mettiti
al lavoro il suo genio illuminerà il tuo".
Teatri lirici erano presenti nelle altre parti del regno, solo la Calabria ne aveva quattro.
I conservatori musicali (quello di S. Pietro a Majella era considerato il più prestigioso del
mondo), l’Accademia Filarmonica e la Scuola Musicale Napoletana erano i massimi riferimenti
per gli artisti dell’epoca ; la Canzone Napoletana a Piedigrotta (“Te voglio bene assaje”,
“Luisella”, “Santa Lucia”, “Tarantella”) si diffuse in tutto il mondo.
A Napoli, ogni sera, erano aperti una quindicina di teatri [che erano diffusi anche nelle altre
parti del regno] mentre a Milano non tutte le sere c’era un teatro aperto.
Molto vivace era anche il mondo dell’arte: Napoli pullulava di pittori, scultori, studenti d’arte, la
Corte giocava il ruolo di mecenate, commissionando opere e sovvenzionando mostre;
ricordiamo: la Scuola pittorica di Posillipo (Gigante, Smargiassi, Vianelli, Fergola, Palizzi), le
formidabili testimonianze architettoniche come i Palazzi reali (Reggia di Napoli, Portici e
Caserta; Palazzina Cinese e Ficuzza a Palermo), il Casino del Fusaro, l’acquedotto Carolino, la
masseria il Carditello, S. Leucio.
Grande l’interesse per l’archeologia con l’avvio degli scavi di Ercolano e Pompei, iniziati nel
1738 per volere del primo re Borbone Carlo III, dopo un ritrovamento durante i lavori di restauro
di una cisterna di un casale, “Da due secoli intorno al nome di Ercolano e Pompei (scoperta nel
1748) è prosperato un mito che sedusse contemporanei e quanti altri, nel prosieguo del tempo, si
spinsero all’ombra dello “sterminator Vesuvio”….si può ben dire che la scoperta di Ercolano e
Pompei non si limitò a rivoluzionare l’archeologia e la storia del mondo antico, ma segnò in
modo indelebile anche la civiltà europea. Non ci fu intellettuale, erudito, scrittore o artista che
non sentisse il fascino di quel che stava rendendo al mondo il ventre del Vesuvio…De Brosses,
Goethe, Melville, Mark Twain….fu una vera e propria frenesia…..da quel fuoco nacque
nell’Europa dei Lumi quella che si indica come civiltà neoclassica: così come la scoperta dalla
Domus Aurea era nato il Rinascimento…….le vestigia che venivano alla luce vennero sistemate
alla meglio nella nuova Villa Reale di Portici e più tardi trasferite, in solenne corteo, a Napoli nel
Museo Archeologico” (oggi Museo Nazionale); fu istituita l’Officina dei Papiri, un laboratorio
che si occupava del recupero e restauro dei reperti provenienti dagli scavi d’Ercolano “
Re Carlo III già nel 1755 aveva emanato un bando in cui si prescriveva la tutela del patrimonio
artistico delle Due Sicilie che prevedeva anche pene detentive per chi esportava o vendeva
materiale d’epoca; esso fu rinnovato da Ferdinando I nel 1766, nel 1769 e nel 1822; nel 1839
Ferdinando II nominava una “Commissione di Antichità e Belle Arti” per la tutela e la
conservazione dei beni.
etcetc