Terremoto

Stato
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http://www.orgogliosud.com/2010/01/lindustria-nel-regno-delle-due-sicilie.html

Ma io allora non capisco...
Ma perchè invece di accanirsi di aspettative verso lo stato italiano....
Perchè il sud Italia non fa una secessione e restaura lo splendore dell'epoca di Ferdinando II?
( era un Italiano? O uno Spagnolo?)

Non capisco eh?

Che se ne fa il ricco sud....di uno stato che non fa niente e niente?

Potrebbe saltare fuori una nuova Svizzera no?
Del Mediterraneo...

Mah...
I veneti hanno questa mentalità: bisogna rangiarse nonostante tutti i danni che lo stato ci fa...
Pago le tasse e metto via qualcosa nascosto ( magari evadendo) per i tempi di vacche magre...
Crolla la casa...
La rifaccio con i soldi che ho nascosto per anni...come una formica...
Non li dichiaro...sennò lo stato me ciava pure quelli...

Infatti se aspettavamo lo stato...vicenza era ancora sotto acqua...no?

In quel frangente...però abbiamo mostrato il valore della solidarietà verso chi è de noantri...
 

@lex

Escluso
Vero...siamo ex morti di fame...
Ma non siamo dei mantenuti.
Fatto tutto con le nostre unghie...
fatto tutto con i soldi estirpati al sud....tu e quelle merde dei Savoia. Se non fosse che ci avete lasciato in mutande e nessuna possibilità di risollevarsi adesso stareste ancora in giro per il mondo ad elemosinare...
 
fatto tutto con i soldi estirpati al sud....tu e quelle merde dei Savoia. Se non fosse che ci avete lasciato in mutande e nessuna possibilità di risollevarsi adesso stareste ancora in giro per il mondo ad elemosinare...
Purtroppo è andata così...
Ma come sai un piatto di minestra non si nega a nessuno...:carneval::carneval::carneval::carneval:

La mia valle era poverissima...
Si lavorava e cavava il marmo e basta...
Poi nel dopo guerra è partita l'industria della concia...
Siamo stati un popolo di migranti, poi molti di noi sono tornati e con i soldi fatti all'estero: Belgio, Germania, Svizzera...ecc..ecc...
Abbiamo aperto le nostre piccole medie imprese.
La cooperativa artigiana della mia valle capitalizza da sola in proporzione più di tutta Vicenza e di tutta l'Italia.
Mai questa piccola cooperativa ha desiderato venire accorpata da quelle più grandi, ed è sempre stata presa di mira da esse...
Ai tempi del regno di Napoli noi eravamo sotto l'Impero Austro Ungarico...e prima ancora sotto il doge di Venezia...
Prenditela con i Piemontesi, ma non con noi...
 
Ultima modifica:

free

Escluso
Purtroppo è andata così...
Ma come sai un piatto di minestra non si nega a nessuno...:carneval::carneval::carneval::carneval:

La mia valle era poverissima...
Si lavorava e cavava il marmo e basta...
Poi nel dopo guerra è partita l'industria della concia...
Siamo stati un popolo di migranti, poi molti di noi sono tornati e con i soldi fatti all'estero: Belgio, Germania, Svizzera...ecc..ecc...
Abbiamo aperto le nostre piccole medie imprese.
La cooperativa artigiana della mia valle capitalizza da sola in proporzione più di tutta Vicenza e di tutta l'Italia.
Mai questa piccola cooperativa ha desiderato venire accorpata da quelle più grandi, ed è sempre stata presa di mira da esse...
Ai tempi del regno di Napoli noi eravamo sotto l'Impero Austro Ungarico...e prima ancora sotto il doge di Venezia...
Prenditela con i Piemontesi, ma non con noi...
che chiamano i Veneti "rascòn", che è un pesce di fiume che sa di poco, vale poco
gli uomini veneti non erano ben visti in Piemonte, venivano chiamati anche terroni del nord, invece le donne lavoravano parecchio come mondine, e poi tornavano a casa loro
 
che chiamano i Veneti "rascòn", che è un pesce di fiume che sa di poco, vale poco
gli uomini veneti non erano ben visti in Piemonte, venivano chiamati anche terroni del nord, invece le donne lavoravano parecchio come mondine, e poi tornavano a casa loro
Si...Sai in passato sono stato molto a varese per lavoro, una signora che aveva un'industria tessile, mi raccontava che i veneti, erano indietro di 50 anni rispetto alla loro mentalità, ma non si integravano con nessuno, stavano per conto loro, cucinavano le loro cose, parlavano il loro dialetto ecc..ecc...
Certe cose di noi, le ha dipinte benissimo Olmi nel film l'albero degli zoccoli....sto senso sempre che el foresto lè el paron...ciò i signori erano i veneziani no? Vero però tutti noi abbiamo la zia che è andata a servizio a Milano...a Torino...ecc..ecc....
Siamo comunque attacatissimi alle nostre tradizioni e alla nostra identità culturale.
E siamo pieni di totem, con cui interpretiamo il mondo circostante.
 
E

exStermy

Guest
Si...Sai in passato sono stato molto a varese per lavoro, una signora che aveva un'industria tessile, mi raccontava che i veneti, erano indietro di 50 anni rispetto alla loro mentalità, ma non si integravano con nessuno, stavano per conto loro, cucinavano le loro cose, parlavano il loro dialetto ecc..ecc...
Certe cose di noi, le ha dipinte benissimo Olmi nel film l'albero degli zoccoli....sto senso sempre che el foresto lè el paron...ciò i signori erano i veneziani no? Vero però tutti noi abbiamo la zia che è andata a servizio a Milano...a Torino...ecc..ecc....
Siamo comunque attacatissimi alle nostre tradizioni e alla nostra identità culturale.
E siamo pieni di totem, con cui interpretiamo il mondo circostante.
E' vero, il servilismo atavico vi e' rimasto nel dna e nel dialetto:

"Ehi tu:"

"COmANDI!"

ahahahahahahah
 
E' vero, il servilismo atavico vi e' rimasto nel dna e nel dialetto:

"Ehi tu:"

"COmANDI!"

ahahahahahahah
Si vero il servilismo è nel nostro DNA...
Lo ammetto...
Ma sai benissimo come facevamo a ciavare el paron...
Barando sulla tara del carro...del grano...eheheheheeheheheheheheheeh...

E lo Stato per noi...
E' el paron da ciabvare....no?
NOn la mucca che ci mantiene...
Come pensate voi.
 
E

exStermy

Guest
Si vero il servilismo è nel nostro DNA...
Lo ammetto...
Ma sai benissimo come facevamo a ciavare el paron...
Barando sulla tara del carro...del grano...eheheheheeheheheheheheheeh...

E lo Stato per noi...
E' el paron da ciabvare....no?
NOn la mucca che ci mantiene...
Come pensate voi.
Questo e' quello che te suggerisce la tua neuro...ma nun te sottovaluta', che anche voi ve la cavate bene a parassita'...

ahahahah

le migliori teste so' meridionali e senza i meridionali da sfruttare il tuo nord stava ancora nelle caverne e voi veneti specialmente stavate tutti a magna' gatti in Argentina ed a pascola' le loro pecore...

ahahahahah

comunque la vostra pacchia e' finita e siete pure durati molto poco....

un fuoco di paglia...pero' se sapeva che il modello nordest era un bluff...
 
Questo e' quello che te suggerisce la tua neuro...ma nun te sottovaluta', che anche voi ve la cavate bene a parassita'...

ahahahah

le migliori teste so' meridionali e senza i meridionali da sfruttare il tuo nord stava ancora nelle caverne e voi veneti specialmente stavate tutti a magna' gatti in Argentina ed a pascola' le loro pecore...

ahahahahah

comunque la vostra pacchia e' finita e siete pure durati molto poco....

un fuoco di paglia...pero' se sapeva che il modello nordest era un bluff...
Vero anche questo...
Per esempio c'è una scuola di diritto che parte dall'Università di Napoli e giunge a Padova...
Ma chiediti come mai i migliori docenti meridionali hanno fatto follie pur di arrivare al prestigio di insegnare alla facoltà di giurisprudenza padovana...

Allora parliamo anche di questo...
Vero al sud i giovani non hanno lavoro per cui cercano di studiare, da noi ci sono stati tempi in cui si assumevano a nastro meridionali come insegnanti elementari, funzionari pubblici, dipendenti delle poste...ecc..ecc...perchè da noi c'era la mentalità che chi non ha voglia di lavorare va a studiare...

Non abbiamo mai sfruttato i meridionali come manodopera...perchè abbiamo gli extracomunitari che nelle nostre imprese fanno tutti i lavori che i biacnhi non vogliono più fare...

Nessun imprenditore veneto ha mai visto di buon occhio un lavoratore del sud, paura che non abbia voglia di lavorare.

Il modello nord est, parte da un forte incentivo alla piccola e media impresa, per cui, molti si sono messi in attività...

FOrse non lo sai, ma da noi, certe aziende che hanno puntato sulla qualità e hanno investito privatamente sulla ricerca, hanno saputo far fronte anche alla crisi...

Vicenza oro è andata da dio come fiera...

Ma sono saltati per aria solo tutti quelli che volevano fare i buffoni e hanno giocato al piccolo mafioso...e gli è andata male...

Sai da noi c'è un barese veramente capace.
Si chiama Nicola Amenduni.
Ha sposato la signora Gresele.
Acciaierie Valbruna e non dico di più.

Ma se parlate con Amenduni sulla sua difficoltà di inserirsi sulla nostra terra...c'è da morir dal ridere.
 

Quibbelqurz

Heroiken Sturmtruppen
omminchipapà!! siamo d'accordo sulla malagestione!!! ma la ricostruzione della mia casa per un disastro naturale DEVE rientrare negli oneri di uno stato civile che sia degno di questo nome!
Ti sbagli.

Compito di uno Stato civile è darti un tetto quando ti viene a mancare, ma è compito tuo di riparare i danni alla tua casa, causati dalle calamità, e provvedere che quando capita, tu sia assicurato.

Uno Stato può anche decidere di allestire fondi per dare aiuto chi perde la casa per calamità naturali, oppure alzare le accisi, le tasse e/o l'IVA per alimentare queste casse, ma non deve attingere alla cassa ordinaria.

Uno Stato (qualunque) ti protegge come individuo e come famiglia, ti garantisce lavoro con il quale paghi le tue necessità e anche quelle dello Stato. Fine della storia.
 

free

Escluso
Ti sbagli.

Compito di uno Stato civile è darti un tetto quando ti viene a mancare, ma è compito tuo di riparare i danni alla tua casa, causati dalle calamità, e provvedere che quando capita, tu sia assicurato.

Uno Stato può anche decidere di allestire fondi per dare aiuto chi perde la casa per calamità naturali, oppure alzare le accisi, le tasse e/o l'IVA per alimentare queste casse, ma non deve attingere alla cassa ordinaria.

Uno Stato (qualunque) ti protegge come individuo e come famiglia, ti garantisce lavoro con il quale paghi le tue necessità e anche quelle dello Stato. Fine della storia.
non è proprio così, vediamo dove già vanno a finire i nostri soldi


Polizza anticalamità, c'è già la legge
Corrado Sforza Fogliani*
Il terremoto in Abruzzo ha dato la stura alla (ricorrente) richiesta di obbligare i proprietari di casa ad
assicurarsi contro le calamità naturali. Meraviglia, però, che si ignori - da parte di molti che ne scrivono - che in proposito esiste già, da anni, un'apposita legge, rimasta inattuata solo per mancanza dei
provvedimenti necessari.
Il Parlamento ha fatto la scelta di non seguire la desueta strada della obbligatorietà (abbracciata dai
soli Paesi che sulla polizza anticalamità hanno più anticamente legiferato), rifacendosi anche a valutazioni dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato. "Una copertura assicurativa generale
contro le calamità naturali - secondo l'Antitrust - comporta rilevanti e inevitabili limitazioni alla regola
della concorrenza" (Parere 12 aprile 1999). "Non si può dimenticare - ha sottolineato ancora il Garante - che l'imposizione di un obbligo assicurativo contribuisce a irrigidire la domanda dei consumatori,
che saranno indotti ad accettare le condizioni praticate dalle imprese, anche quando le considerano
particolarmente gravose" (Parere 20 novembre 2003).
In ogni caso, e comunque, andrebbe considerato che la proprietà immobiliare corrisponde oggi al sistema Consorzi di bonifica, per essere difesa dalle calamità naturali, un importo di contributi (ovviamente, obbligatori) pari nel 2006 a 146.911.470,00 euro.
Non si può neppur pensare che tale proprietà venga gravata da ulteriori oneri allo stesso scopo. Preliminare a ogni discorso concernente la polizza calamità è quindi considerare, e risolvere, quantomeno il problema del rapporto, nel futuro eventuale assetto assicurativo, con i Consorzi di bonifica (e
non, semplicemente, ignorare che questi esistono e tassano crescentemente). Poi, ci sarà il problema della disponibilità dei fondi relativi da parte dello Stato (per il necessario concorso dello stesso,
come fanno presente anche gli assicuratori e perchè non si sia in presenza - semplicemente - di una
nuova tassa sulla casa).

*presidente Confedilizia
 
E

-Elisa-

Guest
Ti sbagli.

Compito di uno Stato civile è darti un tetto quando ti viene a mancare, ma è compito tuo di riparare i danni alla tua casa, causati dalle calamità, e provvedere che quando capita, tu sia assicurato.

Uno Stato può anche decidere di allestire fondi per dare aiuto chi perde la casa per calamità naturali, oppure alzare le accisi, le tasse e/o l'IVA per alimentare queste casse, ma non deve attingere alla cassa ordinaria.

Uno Stato (qualunque) ti protegge come individuo e come famiglia, ti garantisce lavoro con il quale paghi le tue necessità e anche quelle dello Stato. Fine della storia.
Vero. Uno stato qualunque non ti assicura istruzione, assistenza sanitaria, previdenza, ecc ecc..... Ma il nostro non è uno stato qualunque : siamo sottoposti a prelievi fiscali esorbitanti che si giustificano solo con la creazione di un poderoso Welfare State.
Perchè pagare la protezione civile? Basterebbero i volontari...Il nostro, da Costituzione, non è uno stato assente.
Personalmente preferisco cambiare classe dirigente, sporca e ladrona, e tenermi la Costituzione.
 
E

exStermy

Guest
Ti sbagli.

Compito di uno Stato civile è darti un tetto quando ti viene a mancare, ma è compito tuo di riparare i danni alla tua casa, causati dalle calamità, e provvedere che quando capita, tu sia assicurato.

Uno Stato può anche decidere di allestire fondi per dare aiuto chi perde la casa per calamità naturali, oppure alzare le accisi, le tasse e/o l'IVA per alimentare queste casse, ma non deve attingere alla cassa ordinaria.

Uno Stato (qualunque) ti protegge come individuo e come famiglia, ti garantisce lavoro con il quale paghi le tue necessità e anche quelle dello Stato. Fine della storia.
Affidarsi al privato e' una cura peggiore del male....

in zona sismica quanto ti farebbero pagare st'assicurazione?...senz'altro uno sproposito impagabile per la totalita' dei proprietari...

conoscendo anche i "meccanismi" del privato, t'assicuro che in caso di calamita' del genere l'assicurazione privata fa prima a dichiarare fallimento pur di non scucire un euro ed il cerino ripassa in mano allo stato...che si fa in quel caso? non interviene lo stato?

prendi esempio da questa crisi bancaria ove lo stato garantisce i depositi delle banche insolventi fino a 103000 euro e che ha garantito alla BCE i 260 miliardi di euro che le banche italiane hanno preso dalla BCE all'1% ed anziche' riversarle nell'economia comprano titoli di stato al 6%...non ti sembra roba da galera?

secondo la tua logica anche chi perde soldi perche' li ha affidati a dei ladri (banche fallite) si dovrebbe attaccare al tram o affidarsi ad una copertura finanziaria...

per me invece nei casi piu' eclatanti si dovrebbe utilizzare la ghigliottina in pubblica piazza...

in quelli meno, i lavori forzati....

ahahahah
 
E

exStermy

Guest
Vero anche questo...
Per esempio c'è una scuola di diritto che parte dall'Università di Napoli e giunge a Padova...
Un'intramuscolo sul "com'eravamo" anche nel tuo settore....

se dovessi sintetizzare a livello globale, ti citerei la battuta dei romani ai leghisti:

"Quando voi eravate ancora sugli alberi, noi eravamo gia' froci!"

ahahahahahahahah

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Arte, cultura e scienza

Nel Settecento, sotto l’impulso dei sovrani meridionali che ne incentivarono fattivamente lo
sviluppo, si assistette alla rinascita culturale delle Due Sicilie; il rigoglioso fiorire di studi
filosofici, giuridici e scientifici si fregiò di illustri personalità le cui opere furono tradotte in
diverse lingue, solo per citarne alcuni ricordiamo: Giovanbattista Vico, considerato una delle più
grandi menti di tutti i tempi, Gaetano Filangieri, le cui opere erano tenute sul suo tavolo da
Napoleone Bonaparte che non esitò a dichiarare “Questo giovane è stato il maestro di tutti noi”;
Antonio Genovesi, Ferdinando Galiani, Giacomo Della Porta, Pietro Giannone, Mario Pagano.
Napoli era il centro di pensiero più vivace d’Italia e in Europa era seconda solo a Parigi per la
diffusione delle idee dell’Illuminismo; lo splendore della Corte e della società napoletana era
proverbiale ed erano poli di attrazione per le più importanti menti dell’epoca che spesso vi
rimanevano a lungo; geni assoluti come Goethe riconobbero nelle classi elevate duosiciliane una
preparazione non comune.
Ebbe a dire Stendhal: “ Napoli è l’unica capitale d’Italia, tutte le altre grandi città sono delle
Lione rafforzate“; era di gran lunga la più grande d’Italia e tra le prime quattro d’Europa, fu
definita come: «la città più allegra del mondo, scintillante di carrozze, quasi non riesco a
distinguerla da Broadway, la vera libertà consiste nell’essere liberi dagli affanni ed il popolo pare
veramente aver concluso un armistizio con l’ansia e suoi derivati”.

L’Universita’ di Napoli fu fondata da Federico II nel 1224. A Milano la prima
università, il Politecnico, fu fondata solo nel 1863 ed il primo ingegnere si laureò nel 1870; al
tempo della nascita dello Stato italiano, il numero degli studenti meridionali era maggiore di
quello di tutte le università italiane messe assieme (9 mila su complessivi 16mila).

A Napoli furono istituite la Prima cattedra universitaria al mondo di Economia Politica con
Antonio Genovesi (1754), “Napoletana fu la prima clinica ortopedica d’Italia prima dell’unità,
napoletani furono i migliori ospedali militari che potesse vantare l’Europa; napoletano fu
quell’atto rivoluzionario nella storia della psichiatria, che vide, per la prima volta in Europa,
togliere nell’ospedale psichiatrico di Aversa, i ceppi ai dementi”;

notevole era l’Orto botanico che forniva le erbe mediche alla Facoltà di Medicina;

nella facoltà di Giurisprudenza nacquero l‘Istituto della Motivazione delle Sentenze
(Gaetano Filangieri, 1774), il primo Codice Marittimo Italiano ed il primo Codice Militare.

I giornali milanesi erano ancora fogli di provincia, mentre quelli napoletani facevano e
disfacevano i governi; le case editrici napoletane pubblicavano il 55% di tutti libri editi in
Italia.

il Real Ufficio Topografico dell’Esercito realizzò delle accuratissime carte topografiche
sia marittime che terrestri.

Fu fondato l’Osservatorio Sismologico Vesuviano (1° nel mondo), realizzato dal fisico
Macedonio Melloni e sviluppato da Luigi Calmieri con annessa stazione meteorologica.
Palermo divenne famosa per la presenza dell’astronomo Giuseppe Piazzi
(curatore dell’Osservatorio astronomico fondato nel 1801 e scopritore del primo asteroide battezzato
“Cerere Ferdinandea“), per il suo Orto Botanico e per la nascita, ad opera del Barone Pisani e
sotto il patrocinio dei Borbone, del primo manicomio in Europa, “La real casa dei Matti” dove i
malati di mente erano separati dagli altri degenti e erano trattati umanamente e non più segregati
come bestie furiose.

Furono aperte: Biblioteche, Accademie Culturali (la più famosa l’Ercolanense, fondata nel 1755),
il Gabinetto di Fisica del Re ed erano organizzati frequenti Congressi Scientifici.

Per quanto riguarda la musica: “Fino al settecento l’Italia era vista da tutti i musicisti europei
con un particolare atteggiamento di rispetto, in Italia, nel Seicento, era nata l’opera che nel
corso degli anni aveva conquistato tutti i più grandi teatri; operisti italiani componevano presso
tutte le corti d’Europa e gli stessi musicisti stranieri scrivevano opere in lingua italiana, tanto si
identificava allora il melodramma col paese che ne era stato la culla. Non molto diversa era la
situazione per la musica strumentale, i conservatori e le accademie italiane erano i più celebri
in assoluto e un musicista non poteva affermare di possedere una preparazione completa senza
aver compiuto un viaggio d’istruzione in Italia …la penisola era considerata quasi una terra
promessa per ogni compositore” e Napoli era considerata la Regina mondiale dell’Opera.

Basta ricordare che il teatro S. Carlo è il più antico teatro lirico d'Europa, fu inaugurato il
4-11-1737 dopo soli 8 mesi dall'inizio della sua costruzione, ben 41 anni prima del teatro della
Scala di Milano e 51 anni prima della Fenice di Venezia; non ha mai sospeso le sue stagioni,
tranne che nel biennio 1874-76, a causa della grave recessione economica di quegli anni e
conseguente sospensione dei contributi , ma siamo già nel regno d'Italia. Subì un grave incendio
nel 1816 e fu ricostruito in soli dieci mesi.

Anche se non tutti i re Borbone amavano la lirica furono senz’altro dei grandi mecenate tanto che
il teatro San Carlo attrasse l'attenzione di tutta la società colta europea, colpita dalla creatività
della Scuola musicale napoletana, sia nel campo dell'opera buffa che di quella seria, basti
ricordare i nomi di: Alessandro Scarlatti, Nicolò Porpora, G.Battista Pergolesi, Nicola Piccinni,
Saverio Mercadante, Domenico Cimarosa, Enrico Petrella, Giovanni Paisiello (autore
quest’ultimo, nel 1787, su commissione di Ferdinando IV, dell’ “Inno Nazionale delle Due
Sicilie”); tra i grandi compositori italiani basta ricordare la triade Rossini-Bellini-Donizetti che
fiorì nel Conservatorio di Napoli; la città partenopea era guardata come culmine della loro
carriera musicisti del livello di Bach e Gluck.

Il teatro S.Carlo divide con la Scala di Milano il primato della più antica scuola di ballo italiana,
mentre è nel 1816 che vi nasce la scuola di scenografia diretta da Antonio Niccolini. "Vuoi tu
sapere se qualche scintilla di vero fuoco brucia in te? Corri, vola a Napoli ad ascoltare i
capolavori di Leo, Durante, Jommelli, Pergolese. Se i tuoi occhi si inumidiranno di lacrime, se
sentirai soffocarti dall'emozione, non frenare i palpiti del tuo cuore: prendi il Metastasio e mettiti
al lavoro il suo genio illuminerà il tuo".

Teatri lirici erano presenti nelle altre parti del regno, solo la Calabria ne aveva quattro.
I conservatori musicali (quello di S. Pietro a Majella era considerato il più prestigioso del
mondo), l’Accademia Filarmonica e la Scuola Musicale Napoletana erano i massimi riferimenti
per gli artisti dell’epoca ; la Canzone Napoletana a Piedigrotta (“Te voglio bene assaje”,
“Luisella”, “Santa Lucia”, “Tarantella”) si diffuse in tutto il mondo.

A Napoli, ogni sera, erano aperti una quindicina di teatri [che erano diffusi anche nelle altre
parti del regno] mentre a Milano non tutte le sere c’era un teatro aperto.

Molto vivace era anche il mondo dell’arte: Napoli pullulava di pittori, scultori, studenti d’arte, la
Corte giocava il ruolo di mecenate, commissionando opere e sovvenzionando mostre;
ricordiamo: la Scuola pittorica di Posillipo (Gigante, Smargiassi, Vianelli, Fergola, Palizzi), le
formidabili testimonianze architettoniche come i Palazzi reali (Reggia di Napoli, Portici e
Caserta; Palazzina Cinese e Ficuzza a Palermo), il Casino del Fusaro, l’acquedotto Carolino, la
masseria il Carditello, S. Leucio.
Grande l’interesse per l’archeologia con l’avvio degli scavi di Ercolano e Pompei, iniziati nel
1738 per volere del primo re Borbone Carlo III, dopo un ritrovamento durante i lavori di restauro
di una cisterna di un casale, “Da due secoli intorno al nome di Ercolano e Pompei (scoperta nel
1748) è prosperato un mito che sedusse contemporanei e quanti altri, nel prosieguo del tempo, si
spinsero all’ombra dello “sterminator Vesuvio”….si può ben dire che la scoperta di Ercolano e
Pompei non si limitò a rivoluzionare l’archeologia e la storia del mondo antico, ma segnò in
modo indelebile anche la civiltà europea. Non ci fu intellettuale, erudito, scrittore o artista che
non sentisse il fascino di quel che stava rendendo al mondo il ventre del Vesuvio…De Brosses,
Goethe, Melville, Mark Twain….fu una vera e propria frenesia…..da quel fuoco nacque
nell’Europa dei Lumi quella che si indica come civiltà neoclassica: così come la scoperta dalla
Domus Aurea era nato il Rinascimento…….le vestigia che venivano alla luce vennero sistemate
alla meglio nella nuova Villa Reale di Portici e più tardi trasferite, in solenne corteo, a Napoli nel
Museo Archeologico” (oggi Museo Nazionale); fu istituita l’Officina dei Papiri, un laboratorio
che si occupava del recupero e restauro dei reperti provenienti dagli scavi d’Ercolano “

Re Carlo III già nel 1755 aveva emanato un bando in cui si prescriveva la tutela del patrimonio
artistico delle Due Sicilie che prevedeva anche pene detentive per chi esportava o vendeva
materiale d’epoca; esso fu rinnovato da Ferdinando I nel 1766, nel 1769 e nel 1822; nel 1839
Ferdinando II nominava una “Commissione di Antichità e Belle Arti” per la tutela e la
conservazione dei beni.

etcetc
 
Un'intramuscolo sul "com'eravamo" anche nel tuo settore....

se dovessi sintetizzare a livello globale, ti citerei la battuta dei romani ai leghisti:

"Quando voi eravate ancora sugli alberi, noi eravamo gia' froci!"

ahahahahahahahah

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Arte, cultura e scienza

Nel Settecento, sotto l’impulso dei sovrani meridionali che ne incentivarono fattivamente lo
sviluppo, si assistette alla rinascita culturale delle Due Sicilie; il rigoglioso fiorire di studi
filosofici, giuridici e scientifici si fregiò di illustri personalità le cui opere furono tradotte in
diverse lingue, solo per citarne alcuni ricordiamo: Giovanbattista Vico, considerato una delle più
grandi menti di tutti i tempi, Gaetano Filangieri, le cui opere erano tenute sul suo tavolo da
Napoleone Bonaparte che non esitò a dichiarare “Questo giovane è stato il maestro di tutti noi”;
Antonio Genovesi, Ferdinando Galiani, Giacomo Della Porta, Pietro Giannone, Mario Pagano.
Napoli era il centro di pensiero più vivace d’Italia e in Europa era seconda solo a Parigi per la
diffusione delle idee dell’Illuminismo; lo splendore della Corte e della società napoletana era
proverbiale ed erano poli di attrazione per le più importanti menti dell’epoca che spesso vi
rimanevano a lungo; geni assoluti come Goethe riconobbero nelle classi elevate duosiciliane una
preparazione non comune.
Ebbe a dire Stendhal: “ Napoli è l’unica capitale d’Italia, tutte le altre grandi città sono delle
Lione rafforzate“; era di gran lunga la più grande d’Italia e tra le prime quattro d’Europa, fu
definita come: «la città più allegra del mondo, scintillante di carrozze, quasi non riesco a
distinguerla da Broadway, la vera libertà consiste nell’essere liberi dagli affanni ed il popolo pare
veramente aver concluso un armistizio con l’ansia e suoi derivati”.

L’Universita’ di Napoli fu fondata da Federico II nel 1224. A Milano la prima
università, il Politecnico, fu fondata solo nel 1863 ed il primo ingegnere si laureò nel 1870; al
tempo della nascita dello Stato italiano, il numero degli studenti meridionali era maggiore di
quello di tutte le università italiane messe assieme (9 mila su complessivi 16mila).

A Napoli furono istituite la Prima cattedra universitaria al mondo di Economia Politica con
Antonio Genovesi (1754), “Napoletana fu la prima clinica ortopedica d’Italia prima dell’unità,
napoletani furono i migliori ospedali militari che potesse vantare l’Europa; napoletano fu
quell’atto rivoluzionario nella storia della psichiatria, che vide, per la prima volta in Europa,
togliere nell’ospedale psichiatrico di Aversa, i ceppi ai dementi”;

notevole era l’Orto botanico che forniva le erbe mediche alla Facoltà di Medicina;

nella facoltà di Giurisprudenza nacquero l‘Istituto della Motivazione delle Sentenze
(Gaetano Filangieri, 1774), il primo Codice Marittimo Italiano ed il primo Codice Militare.

I giornali milanesi erano ancora fogli di provincia, mentre quelli napoletani facevano e
disfacevano i governi; le case editrici napoletane pubblicavano il 55% di tutti libri editi in
Italia.

il Real Ufficio Topografico dell’Esercito realizzò delle accuratissime carte topografiche
sia marittime che terrestri.

Fu fondato l’Osservatorio Sismologico Vesuviano (1° nel mondo), realizzato dal fisico
Macedonio Melloni e sviluppato da Luigi Calmieri con annessa stazione meteorologica.
Palermo divenne famosa per la presenza dell’astronomo Giuseppe Piazzi
(curatore dell’Osservatorio astronomico fondato nel 1801 e scopritore del primo asteroide battezzato
“Cerere Ferdinandea“), per il suo Orto Botanico e per la nascita, ad opera del Barone Pisani e
sotto il patrocinio dei Borbone, del primo manicomio in Europa, “La real casa dei Matti” dove i
malati di mente erano separati dagli altri degenti e erano trattati umanamente e non più segregati
come bestie furiose.

Furono aperte: Biblioteche, Accademie Culturali (la più famosa l’Ercolanense, fondata nel 1755),
il Gabinetto di Fisica del Re ed erano organizzati frequenti Congressi Scientifici.

Per quanto riguarda la musica: “Fino al settecento l’Italia era vista da tutti i musicisti europei
con un particolare atteggiamento di rispetto, in Italia, nel Seicento, era nata l’opera che nel
corso degli anni aveva conquistato tutti i più grandi teatri; operisti italiani componevano presso
tutte le corti d’Europa e gli stessi musicisti stranieri scrivevano opere in lingua italiana, tanto si
identificava allora il melodramma col paese che ne era stato la culla. Non molto diversa era la
situazione per la musica strumentale, i conservatori e le accademie italiane erano i più celebri
in assoluto e un musicista non poteva affermare di possedere una preparazione completa senza
aver compiuto un viaggio d’istruzione in Italia …la penisola era considerata quasi una terra
promessa per ogni compositore” e Napoli era considerata la Regina mondiale dell’Opera.

Basta ricordare che il teatro S. Carlo è il più antico teatro lirico d'Europa, fu inaugurato il
4-11-1737 dopo soli 8 mesi dall'inizio della sua costruzione, ben 41 anni prima del teatro della
Scala di Milano e 51 anni prima della Fenice di Venezia; non ha mai sospeso le sue stagioni,
tranne che nel biennio 1874-76, a causa della grave recessione economica di quegli anni e
conseguente sospensione dei contributi , ma siamo già nel regno d'Italia. Subì un grave incendio
nel 1816 e fu ricostruito in soli dieci mesi.

Anche se non tutti i re Borbone amavano la lirica furono senz’altro dei grandi mecenate tanto che
il teatro San Carlo attrasse l'attenzione di tutta la società colta europea, colpita dalla creatività
della Scuola musicale napoletana, sia nel campo dell'opera buffa che di quella seria, basti
ricordare i nomi di: Alessandro Scarlatti, Nicolò Porpora, G.Battista Pergolesi, Nicola Piccinni,
Saverio Mercadante, Domenico Cimarosa, Enrico Petrella, Giovanni Paisiello (autore
quest’ultimo, nel 1787, su commissione di Ferdinando IV, dell’ “Inno Nazionale delle Due
Sicilie”); tra i grandi compositori italiani basta ricordare la triade Rossini-Bellini-Donizetti che
fiorì nel Conservatorio di Napoli; la città partenopea era guardata come culmine della loro
carriera musicisti del livello di Bach e Gluck.

Il teatro S.Carlo divide con la Scala di Milano il primato della più antica scuola di ballo italiana,
mentre è nel 1816 che vi nasce la scuola di scenografia diretta da Antonio Niccolini. "Vuoi tu
sapere se qualche scintilla di vero fuoco brucia in te? Corri, vola a Napoli ad ascoltare i
capolavori di Leo, Durante, Jommelli, Pergolese. Se i tuoi occhi si inumidiranno di lacrime, se
sentirai soffocarti dall'emozione, non frenare i palpiti del tuo cuore: prendi il Metastasio e mettiti
al lavoro il suo genio illuminerà il tuo".

Teatri lirici erano presenti nelle altre parti del regno, solo la Calabria ne aveva quattro.
I conservatori musicali (quello di S. Pietro a Majella era considerato il più prestigioso del
mondo), l’Accademia Filarmonica e la Scuola Musicale Napoletana erano i massimi riferimenti
per gli artisti dell’epoca ; la Canzone Napoletana a Piedigrotta (“Te voglio bene assaje”,
“Luisella”, “Santa Lucia”, “Tarantella”) si diffuse in tutto il mondo.

A Napoli, ogni sera, erano aperti una quindicina di teatri [che erano diffusi anche nelle altre
parti del regno] mentre a Milano non tutte le sere c’era un teatro aperto.

Molto vivace era anche il mondo dell’arte: Napoli pullulava di pittori, scultori, studenti d’arte, la
Corte giocava il ruolo di mecenate, commissionando opere e sovvenzionando mostre;
ricordiamo: la Scuola pittorica di Posillipo (Gigante, Smargiassi, Vianelli, Fergola, Palizzi), le
formidabili testimonianze architettoniche come i Palazzi reali (Reggia di Napoli, Portici e
Caserta; Palazzina Cinese e Ficuzza a Palermo), il Casino del Fusaro, l’acquedotto Carolino, la
masseria il Carditello, S. Leucio.
Grande l’interesse per l’archeologia con l’avvio degli scavi di Ercolano e Pompei, iniziati nel
1738 per volere del primo re Borbone Carlo III, dopo un ritrovamento durante i lavori di restauro
di una cisterna di un casale, “Da due secoli intorno al nome di Ercolano e Pompei (scoperta nel
1748) è prosperato un mito che sedusse contemporanei e quanti altri, nel prosieguo del tempo, si
spinsero all’ombra dello “sterminator Vesuvio”….si può ben dire che la scoperta di Ercolano e
Pompei non si limitò a rivoluzionare l’archeologia e la storia del mondo antico, ma segnò in
modo indelebile anche la civiltà europea. Non ci fu intellettuale, erudito, scrittore o artista che
non sentisse il fascino di quel che stava rendendo al mondo il ventre del Vesuvio…De Brosses,
Goethe, Melville, Mark Twain….fu una vera e propria frenesia…..da quel fuoco nacque
nell’Europa dei Lumi quella che si indica come civiltà neoclassica: così come la scoperta dalla
Domus Aurea era nato il Rinascimento…….le vestigia che venivano alla luce vennero sistemate
alla meglio nella nuova Villa Reale di Portici e più tardi trasferite, in solenne corteo, a Napoli nel
Museo Archeologico” (oggi Museo Nazionale); fu istituita l’Officina dei Papiri, un laboratorio
che si occupava del recupero e restauro dei reperti provenienti dagli scavi d’Ercolano “

Re Carlo III già nel 1755 aveva emanato un bando in cui si prescriveva la tutela del patrimonio
artistico delle Due Sicilie che prevedeva anche pene detentive per chi esportava o vendeva
materiale d’epoca; esso fu rinnovato da Ferdinando I nel 1766, nel 1769 e nel 1822; nel 1839
Ferdinando II nominava una “Commissione di Antichità e Belle Arti” per la tutela e la
conservazione dei beni.

etcetc
Tutto vero...
Ma solo per pochi eletti ricchissimi...
E tutte ste cose finanziate spremendo come limoni il popolo tenuto ignorante e indigente...no?
I borboni ebbero ovunque chiara fama...come esattori di tasse no?
Certo io a Barcellona ho visto altari in oro massiccio...
Oro portato a casa sfracellando teschi di intere popolazioni degli indigeni americani...

Ah stermy...
Esiste tutta una storia che non è mai stata scritta nei libri...

Tutto vero...
Ma un mondo da favola per pochissimi eletti...

Anche Versailles era da nababbi...
Ma un brutto giorno...
Popolo inferocito e affamato COME MAI?

E tu che sei comunista non vedi ste cose?
Fai proprio ridere...da quanto stupidoto che te si...

E tutti quei nobili erano italiani no?
O Spagnoli?

E poi sarebbe stata la chiesa a ridurre in povertà i popoli eh?

COme viveva il popolo del sud d'Italia in quei tempi? Eh?
Di che viveva? Eh?
 
E

exstermy

Guest
Affidarsi al privato e' una cura peggiore del male....

in zona sismica quanto ti farebbero pagare st'assicurazione?...senz'altro uno sproposito impagabile per la totalita' dei proprietari...

conoscendo anche i "meccanismi" del privato, t'assicuro che in caso di calamita' del genere l'assicurazione privata fa prima a dichiarare fallimento pur di non scucire un euro ed il cerino ripassa in mano allo stato...che si fa in quel caso? non interviene lo stato?

prendi esempio da questa crisi bancaria ove lo stato garantisce i depositi dei privati nelle banche insolventi fino a 103000 euro e che ha garantito alla BCE i 260 miliardi di euro che le banche italiane hanno preso dalla BCE all'1% ed anziche' riversarle nell'economia comprano titoli di stato al 6%...non ti sembra roba da galera?

secondo la tua logica anche chi perde soldi perche' li ha affidati a dei ladri (banche fallite) si dovrebbe attaccare al tram o affidarsi ad una copertura finanziaria...

per me invece nei casi piu' eclatanti si dovrebbe utilizzare la ghigliottina in pubblica piazza...

in quelli meno, i lavori forzati....

ahahahah
errata corrige...
 
E

exStermy

Guest
Tutto vero...
Ma solo per pochi eletti ricchissimi...
E tutte ste cose finanziate spremendo come limoni il popolo tenuto ignorante e indigente...no?
I borboni ebbero ovunque chiara fama...come esattori di tasse no?
Certo io a Barcellona ho visto altari in oro massiccio...
Oro portato a casa sfracellando teschi di intere popolazioni degli indigeni americani...

Ah stermy...
Esiste tutta una storia che non è mai stata scritta nei libri...

Tutto vero...
Ma un mondo da favola per pochissimi eletti...

Anche Versailles era da nababbi...
Ma un brutto giorno...
Popolo inferocito e affamato COME MAI?

E tu che sei comunista non vedi ste cose?
Fai proprio ridere...da quanto stupidoto che te si...

E tutti quei nobili erano italiani no?
O Spagnoli?

E poi sarebbe stata la chiesa a ridurre in povertà i popoli eh?

COme viveva il popolo del sud d'Italia in quei tempi? Eh?
Di che viveva? Eh?
Ma quante cazzate spari?...

ma nun te fermi mai?

ahahahahahah

Prima dell'unita' d'italia si pagavano solo 4 tasse dopo l'Unita' no' sproposito, l'istruzione era gratis, fu istituita per prima in Italia la pensione con la trattenuta del 2% (altro che Mussolini) oltre altre ed eventuali...

ti ripeto, ma perche' non studi tra uno sparamento di cazzate ed un altro?

ahahahahahahah
 
Stato
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