15 anni

oro.blu

Never enough
Quoto. Ma come fa a crescere un ragazzo se gli si spiana tutto davanti? A quindici anni con la cameretta riservata in casa di papi e mami? Ma prepariamogli pure lo zabaione dopo :D Ciaone proprio! Le cose a questo mondo si devono anche conquistare.

:up::up::up::up::up::up:
 

Nicka

Capra Espiatrice
un'altra riflessione, magari un po' OT, ma mi viene da pensare anche ai modelli di riferimento extra familiari.

io ho 32 anni, non è passato mezzo secolo dalla mia adolescenza, eppure è tutto completamente diverso.

a 15 anni, ad esempio, come icone di bellezza esistevano: Claudia Schiffer, Cindy Crawford e Naomi Campbell, punto. Stavano nell'iper uranio dell'immaginazione infantile/fanciullesca delle mitiche TOP MODEL, esseri diversi dagli umani :rotfl: e con i quali non ci si confrontava.
io - e le mie coetanee - siamo cresciute con modelli "di bellezza" normali..

penso ad esempio:

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Kelly era la biondina bella, ma era normale. Aveva poco seno e le gambe un po' storte.. Brenda era bassina, Donna aveva la faccia da cavallo e Andrea era la brutticella.
insomma, modelli reali. modelli normali.

adesso i modelli di confronto sono le mille mila starlette, veline, letterine, concorrenti reality vari, Belen et simili.. intanto sono una marea, è già questo - a mio avviso - confonde. Secondo poi, propongono modelli di bellezza irreali. Magrezza associata a forme da attrice porno e zero difetti. Outfit da sfilata di moda, trucchi da make up artist e bando alle imperfezioni.

Cavolo, Kelly Taylor aveva i jeans a vita alta e le tshirt, :rotfl: non andava in giro con la Birkin in outfit YSL.

Allora poi come cambiano le cose? cambiano che vedi in giro ragazzine di 14/15 anni che sembrano adulte. Cioè, vestite da 30 enni, truccate alla perfezione (io a 14 anni mettevo l'eye liner che parevo un quadro di Picasso), già donne nell'esteriorità.

Secondo poi, i suindicati modelli, cosa veicolano anche in tema di sessualità?

Io ricordo, il primo Grande Fratello: avevo 17 anni, fu nel 2000. E lo guardai, curiosa, come tutti.

Beh, il primo rapporto sessuale in diretta tv avvenne sotto una capanna di cuscini staccati dal divano tra un Taricone e una tizia (non ricordo chi) vestiti e completamente nascosti.

Io ricordo il pudore. Ricordo la protezione dell'intimità.

Adesso i modelli del momento fanno a gara a chi è più spregiudicato/a sessualmente, a chi alza di più la posta.

E questo non incide?

Concordo con Chiara e altri qui: i genitori sono genitori (e hanno il ruolo di educatori) e non amici. Perchè il primo e vero e grande esempio è dentro casa. Ed è necessario essere veramente saldi, perchè "fuori" il panorama questo è.

E mi rendo conto possa sembrare anacronistica in queste riflessioni, ma non posso fare a meno di vedere come sono cambiati i costumi adesso.
Incide moltissimo, io noto una decisa differenza tra noi trentenni e le ragazze appena ventenni. Eppure non è manco una generazione di differenza...
Noi libero accesso a cellulari e pc l'abbiamo avuto quasi maggiorenni, ora certi strumenti sono in mano fin dall'infanzia...e volenti o nolenti il panorama internet è decisamente vasto, per cui anche un controllo su quel fronte diventa complicato.
Oggi il ragazzino accende il pc e digita "porno" e via che parte verso nuove avventure.
Ai miei tempi :)D) c'era ancora l'imbarazzo del comprare il giornaletto o del rubarlo a fratelli più grandi e amici...se no si metteva la sveglia alle 4 di notte per andare sui canali sconosciuti regionali dove simpatiche signorine mezze gnude ti invitavano a telefonare al numero in sovraimpressione.
Ecco, per quanto possa essere strano erano obiettivi da raggiungere, erano passaggi di crescita...ora?
Mettiamoci pure la camera prestata dai genitori e via, poi ci lamentiamo di quanto gnoccoloni vengono su.

PS: Beverly Hills...:rotfl::rotfl::rotfl:
A me parevano così fashion!!! :rotfl: Vero è che io mi vestivo come una poveraccia...:rotfl:
 

banshee

The Queen
Incide moltissimo, io noto una decisa differenza tra noi trentenni e le ragazze appena ventenni. Eppure non è manco una generazione di differenza...
Noi libero accesso a cellulari e pc l'abbiamo avuto quasi maggiorenni, ora certi strumenti sono in mano fin dall'infanzia...e volenti o nolenti il panorama internet è decisamente vasto, per cui anche un controllo su quel fronte diventa complicato.
Oggi il ragazzino accende il pc e digita "porno" e via che parte verso nuove avventure.
Ai miei tempi :)D) c'era ancora l'imbarazzo del comprare il giornaletto o del rubarlo a fratelli più grandi e amici...se no si metteva la sveglia alle 4 di notte per andare sui canali sconosciuti regionali dove simpatiche signorine mezze gnude ti invitavano a telefonare al numero in sovraimpressione.
Ecco, per quanto possa essere strano erano obiettivi da raggiungere, erano passaggi di crescita...ora?
Mettiamoci pure la camera prestata dai genitori e via, poi ci lamentiamo di quanto gnoccoloni vengono su.

PS: Beverly Hills...:rotfl::rotfl::rotfl:
A me parevano così fashion!!! :rotfl: Vero è che io mi vestivo come una poveraccia...:rotfl:
appunto :rotfl: ne parlavamo con amici qualche sera fa, il mio lui e gli altri ragazzi ricordavano con nostalgia i tempi in cui per vedere una scollatura o una calza dovevi aspettare i giornaletto promozionale di Postal Market, il fumetto porno all'edicola era un sogno proibito e le pubblicità dell 144 avevano le scritte talmente grandi che ti emozionavi se vedevi un'areola :rotfl:

la scoperta del sesso era una conquista :rolleyes: passo dopo passo si arrivava a capirne qualcosa in più.

eh..staccapì? per noi Kelly e Brenda erano il TOP, per le adolescenti di adesso magari sono delle cesse pure sfigate :rotfl:
 

Nicka

Capra Espiatrice
appunto :rotfl: ne parlavamo con amici qualche sera fa, il mio lui e gli altri ragazzi ricordavano con nostalgia i tempi in cui per vedere una scollatura o una calza dovevi aspettare i giornaletto promozionale di Postal Market, il fumetto porno all'edicola era un sogno proibito e le pubblicità dell 144 avevano le scritte talmente grandi che ti emozionavi se vedevi un'areola :rotfl:

la scoperta del sesso era una conquista :rolleyes: passo dopo passo si arrivava a capirne qualcosa in più.

eh..staccapì? per noi Kelly e Brenda erano il TOP, per le adolescenti di adesso magari sono delle cesse pure sfigate :rotfl:
Ma io penso solamente al fatto che le mie amiche ricordino con nostalgia le mille avventure per imboscarsi un po' con il ragazzetto dell'epoca...
Ricordo a 13 anni la mia amica che era esaltatissima perchè "oh, mi ha toccato una tetta di nascosto!!!"
E' il nascosto che ci ha cresciuti.
Così ricordo le volte che sbattevo la testa al muro perchè non si sapeva dove andare, il nascondersi dietro gli alberi in pineta e poi trovarsi mezza gnuda con il guardone dall'altra parte.
Sembrerà una roba scema, ma sono ricordi...ed è in quei momenti che maledicevi i tuoi perchè non capivano un cazzo e non ti lasciavano casa. Per poi ritrovarsi in pineta il giorno dopo...:D stavolta dietro il gabbiotto dell'elettricità.
 

danny

Utente di lunga data
Ciao :)
Credo che l'educazione in questo campo possa solo passare attraverso il dialogo/racconto/confronto, cosa che per noi non c'è stata.
Ricordo che la sessualità era più qualcosa da cui tutelare il ragazzino, più che qualcosa da spiegare.

Faccio degli esempi personali, giusto per dare un'idea più pratica.

Parto dalla scuola. Ricordo gli incontri di educazione sessuale: alle elementari, alle medie, al liceo. Informazioni anatomiche e panorama sui metodi di contraccezione, bene. Ma ricordo anche l'ostruzionismo ignorante fatto in classe, 10 anni fa, periodo dell'introduzione della pillola del giorno dopo e ricordo un'insegnante scandalizzata dal fatto che il mio tema non fosse del tutto contrario alla cosa.
Ma la scuola oltre all'informazione (e alla disinformazione) non può andare, quindi diciamo che una base di conoscenza ci è stata fornita.

L'educazione, forse, spetterebbe alla famiglia.
Non ricordo dove, Nicka ha parlato di una "gara al sesso" tra i quindicenni.
Per me il sesso è iniziato ad esistere relativamente tardi - come per le amiche che frequentavo all'epoca -. Ricordo però che loro erano fidanzate e io fondamentalmente single, quindi a differenza loro non l'ho conosciuto come un'esperienza con connotati affettivi.
E se non ne fai conoscenza in quella maniera rischia di diventare uno strumento che non sai controllare: qualcosa per misurare cose che col sesso non dovrebbero essere misurate (i.e. l'autostima), ma anche qualcosa che non vivi serenamente perchè non capisci, e non capisci perchè non vivi serenamente.
Insomma, la sessualità è una dimensione delicatissima, e sperimentarla può essere molto bello ma può essere anche terribilmente triste, o solitaria, o meccanica, o addirittura disturbante. Dipende dalle condizioni.
Se in famiglia viene trattato come qualcosa da cui proteggere il ragazzo/la ragazza, ecco che ci si trova totalmente soli di fronte a questo immenso casino.
Premesso che un dialogo troppo confidenziale sul tema per me non è fattibile nè auspicabile, spesso, però il racconto e il dialogo in questo caso sarebbero veicoli molto preziosi per la formazione del ragazzo. Non si tratta di "insegnare" la sessualità e il sentimento, ma di fornire punti di riferimento e metri di paragone che vadano al di là del semplice confronto con coetanei ancora più scemi e confusi di te sul tema. Educare, quindi, semplicemente attraverso il racconto, l'approfondimento, le domande, lo scambio tra due mondi, anche se inevitabilmente diversi.
E soprattutto non sottrarsi alle domande dei figli, innanzittotto.

Diciamo che invece la situazione più comune era quella in cui i figli nascondevano il fatto di avere una vita sessuale e i genitori caparbiamente ignoravano che i figli potessero essere entrati in quella dimensione, anche se la cosa era totalmente evidente.


Ora, credo che la generazione dei miei genitori non potesse fare molto più di così: si sono trovati di fronte a un gap troppo pronunciato e difficile da gestire. Oggi sicuramente le madri/i padri hanno parecchi strumenti in più, il rischio però è quello di usarli molto male.

Spero di essere riuscita a dare un quadro, più o meno :smile:
Quoto.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Quando mio figlio era sugli undici anni veniva chiamato ogni tanto da dei compagni per giocare a pallone (almeno così credo). A lui, carattere tutto suo, non andava e rispondeva: "La mamma non vuole"
Poi io chiedevo cos'è che non volevo e lui rispondeva che non aveva voglia di giocare con quel gruppo.
Ecco un ragazzo o una ragazza può anche non sentirsi di fare qualcosa e avere la totale disponibilità dei genitori non solo gli toglie una scusa nei confronti dei coetanei, ma può farlo sentire in obbligo per soddisfare quelle che gli appaiono come le aspettative dei genitori.
Aggiungo che è molto rischioso pensare che le nostre fantasie avrebbero potuto realizzarsi con grande soddisfazione. Io a tredici anni ero follemente innamorata di un ventenne. Giustamente un ventenne che facesse sesso con una tredicenne sarebbe denunciato. Tra l'essere innamorata follemente, desiderare sessualmente ed essere pronta a un rapporto sessuale c'è di mezzo il mare.
Inoltre credo che tutti abbiamo conosciuto persone che hanno avuto una vita sessuale precoce, ma cosa vi fosse dietro (magari abusi) e quali conseguenze possano esserci state non lo sappiamo. Magari ne sanno di più i loro terapeuti. Non voglio dire che tutti coloro che hanno avuto una sessualità precoce stiano male, ma che non possiamo prendere atto con leggerezza che "loro erano fatti così".
 

Nobody

Utente di lunga data
appunto :rotfl: ne parlavamo con amici qualche sera fa, il mio lui e gli altri ragazzi ricordavano con nostalgia i tempi in cui per vedere una scollatura o una calza dovevi aspettare i giornaletto promozionale di Postal Market, il fumetto porno all'edicola era un sogno proibito e le pubblicità dell 144 avevano le scritte talmente grandi che ti emozionavi se vedevi un'areola :rotfl:

la scoperta del sesso era una conquista :rolleyes: passo dopo passo si arrivava a capirne qualcosa in più.

eh..staccapì? per noi Kelly e Brenda erano il TOP, per le adolescenti di adesso magari sono delle cesse pure sfigate :rotfl:
quante pippe da ragazzino lì sopra... :rolleyes: se penso che oggi hanno youporn in 4G :rotfl:
 

Brunetta

Utente di lunga data
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Ultima modifica da un moderatore:

Brunetta

Utente di lunga data

Chiara Matraini

Senora de la Vanguardia
Ciao :)
Credo che l'educazione in questo campo possa solo passare attraverso il dialogo/racconto/confronto, cosa che per noi non c'è stata.
Ricordo che la sessualità era più qualcosa da cui tutelare il ragazzino, più che qualcosa da spiegare.

Faccio degli esempi personali, giusto per dare un'idea più pratica.

Parto dalla scuola. Ricordo gli incontri di educazione sessuale: alle elementari, alle medie, al liceo. Informazioni anatomiche e panorama sui metodi di contraccezione, bene. Ma ricordo anche l'ostruzionismo ignorante fatto in classe, 10 anni fa, periodo dell'introduzione della pillola del giorno dopo e ricordo un'insegnante scandalizzata dal fatto che il mio tema non fosse del tutto contrario alla cosa.
Ma la scuola oltre all'informazione (e alla disinformazione) non può andare, quindi diciamo che una base di conoscenza ci è stata fornita.

L'educazione, forse, spetterebbe alla famiglia.
Non ricordo dove, Nicka ha parlato di una "gara al sesso" tra i quindicenni.
Per me il sesso è iniziato ad esistere relativamente tardi - come per le amiche che frequentavo all'epoca -. Ricordo però che loro erano fidanzate e io fondamentalmente single, quindi a differenza loro non l'ho conosciuto come un'esperienza con connotati affettivi.
E se non ne fai conoscenza in quella maniera rischia di diventare uno strumento che non sai controllare: qualcosa per misurare cose che col sesso non dovrebbero essere misurate (i.e. l'autostima), ma anche qualcosa che non vivi serenamente perchè non capisci, e non capisci perchè non vivi serenamente.
Insomma, la sessualità è una dimensione delicatissima, e sperimentarla può essere molto bello ma può essere anche terribilmente triste, o solitaria, o meccanica, o addirittura disturbante. Dipende dalle condizioni.
Se in famiglia viene trattato come qualcosa da cui proteggere il ragazzo/la ragazza, ecco che ci si trova totalmente soli di fronte a questo immenso casino.
Premesso che un dialogo troppo confidenziale sul tema per me non è fattibile nè auspicabile, spesso, però il racconto e il dialogo in questo caso sarebbero veicoli molto preziosi per la formazione del ragazzo. Non si tratta di "insegnare" la sessualità e il sentimento, ma di fornire punti di riferimento e metri di paragone che vadano al di là del semplice confronto con coetanei ancora più scemi e confusi di te sul tema. Educare, quindi, semplicemente attraverso il racconto, l'approfondimento, le domande, lo scambio tra due mondi, anche se inevitabilmente diversi.
E soprattutto non sottrarsi alle domande dei figli, innanzittotto.

Diciamo che invece la situazione più comune era quella in cui i figli nascondevano il fatto di avere una vita sessuale e i genitori caparbiamente ignoravano che i figli potessero essere entrati in quella dimensione, anche se la cosa era totalmente evidente.

Ora, credo che la generazione dei miei genitori non potesse fare molto più di così: si sono trovati di fronte a un gap troppo pronunciato e difficile da gestire. Oggi sicuramente le madri/i padri hanno parecchi strumenti in più, il rischio però è quello di usarli molto male.

Spero di essere riuscita a dare un quadro, più o meno :smile:
premettendo che il quadro da te descritto è condivisibile e mi trova d'accordo, mi permetto in quanto genitore di dissociarmi dalla parte in neretto e soprattutto dai due termini che ho evidenziato in rosso.
ora, io non so quanti anni tu possa avere:a senso, o forse perché l'hai detto in qualche circostanza,io credo che tu non raggiunga i trenta.
questo mi fa pensare che o i tuoi genitori sono tanto vecchi o il tuo discorso è troppo generalizzato, in quanto credo che ormai dagli anni 70, con la rivoluzione sociale e sessuale, i genitori che caparbiamente ignorano l'entrata dei figli in quella dimensione siano vicini all'estinzione giusto come i dinosauri.

il tuo è un discorso da figlia: e anche se concordo che esistano genitori così ottusi o completamente centrati sulla loro sfera tanto da non riuscire a notare i cambiamenti dei figli, posso garantirti che si tratta di passaggi che tutti noi genitori viviamo con grandi interrogativi, con pensieri e ricerche continue di trovare la giusta via di mezzo fra il timore di essere troppo prevaricanti e quello di apparire indifferenti e quindi poco utili.

detto questo: quando e se sarete genitori capirete che quelle che vi sembravano maldestre intrusioni nella vostra sfera intima-così importante nel processo di emancipazione- o caparbie difese dall'inevitabile, erano i pensieri e le preoccupazioni di sbagliare che avevano vostri, come tutti i genitori.
 

Brunetta

Utente di lunga data
È molto diffusa l’opinione che i genitori, giunta l’adolescenza del figlio, debbano progressivamente imparare a rispettarne gli spazi privati, evitando l’apertura di tasche, comodini, diari, una volta cartacei ora digitali, se non autorizzati dai figli stessi. Non si può non essere d’accordo ma, al tempo stesso, è innegabile che gestire le preoccupazioni innescate dalle sperimentazioni adolescenziali risulti un’operazione complessa per qualsiasi genitore alle prese con la crescita di quello che è stato un bambino conosciuto e quotidianamente monitorato, anche se a distanza, tramite figure adulte ingaggiate dai genitori entrambi lavoratori.
L’ansia di ruolo non è governabile, mentre con un semplice gesto si riesce invece a capire cosa sta combinando tuo figlio. Certo, nella mia esperienza, anche per gli stessi genitori sarebbe stato meglio controllare di più la propria ansia che il figlio. Immergersi segretamente, in assenza del ragazzo, nei suoi spazi privati e intimi è infatti un’esperienza non sempre piacevole perché è vero che in molti casi si entra in contatto con brutte notizie, molto spesso più terribili nella mente dei genitori che nella realtà; per questo, con le madri e con i padri, nei colloqui, discutiamo spesso se valga davvero la pena farlo. Comunque, una volta scoperte le terribili verità, già peraltro ampiamente sospettate, la vera questione è come gestire quello che si è scoperto, che cosa farne. Ritorna, dunque, la questione del segreto contenuto nella mente dell’adulto e non comunicato al figlio adolescente.
Molto spesso il motivo che sostiene la mancata comunicazione della propria azione è: «Se glielo dicessi, mio figlio perderebbe la fiducia verso di me». Si, è proprio il timore di essere valutati dal figlio, di essere «sfiduciati», di sentire di aver tradito l’intesa, il patto originario di comprensione reciproca, che sostiene la decisione di compiere un’azione senza avere il coraggio di comunicarla al destinatario stesso dell’intervento educativo. Qualcuno potrebbe chiedersi: «ma è un intervento educativo andare a curiosare negli spazi, più o meno, privati dell’adolescente?». Mi auguro di sì, non riesco a pensare motivo fondante più giustificabile di quello educativo di fronte al tentativo di saperne di più sulla vita affettiva, relazionale, comportamentale del proprio figlio adolescente.
Se si è deciso, non senza dubbi e tormenti, di saperne di più è perché la preoccupazione materna, paterna, o di entrambi, ha promosso un’azione orientata ad aumentare le conoscenze necessarie per svolgere la propria funzione educativa. Per tutti questi motivi, una volta scoperto quello che era probabilmente meglio non sapere, non si può più tornare indietro. Se si teme che il proprio figlio perda la fiducia perché si è deciso di compiere un’azione genitoriale, è molto meglio stare fermi e, in molti casi, sarebbe stato davvero molto meglio per tutti. Il coraggio di voler sapere non basta se non è sostenuto dal coraggio del voler rivendicare la propria azione, spiegandone le ragioni al figlio adolescente e trovando, cosa forse ancor più difficile, la forza di discuterne insieme per comprendere, attraverso l’ascolto, cosa significa il consumo di quella sostanza, l’accesso a quel sito, quel gesto o quella relazione nel percorso di crescita.
La vicenda non è semplice perché non sempre l’intervento può limitarsi ai provvedimenti, o all’imposizione di restrizioni o privazioni in nome di una supposta autorità genitoriale. Pur essendo comprensibile, il timore, sostenuto dal senso di colpa, della perdita di fiducia del figlio per «alto tradimento» al patto d’intesa messo a punto nel corso dell’infanzia, non è un buon alleato dell’intervento materno e paterno in adolescenza. In gioco, infatti, non c’è solo la falsificazione o, se si preferisce, l’omissione confusiva della mancata consegna della verità in adolescenza e della fiducia nella capacità del figlio di saperla gestire pensando ciò che vuole, al limite anche che il rapporto con sua madre è irrimediabilmente cambiato visto che lei ha deciso di controllarlo di nascosto. La mancata comunicazione di ciò che si è scoperto contiene, ovviamente in modo inconsapevole, una richiesta che, apparentemente protettiva, nasconde la proposta di quello che si potrebbe definire un «ribaltamento di ruolo». Questo è uno dei rischi più significativi dell’attuale momento storico in cui tutti ricercano una nuova funzione materna e paterna in adolescenza.
Per questo è importante sostenere, anziché criticare, i genitori odierni, chiamati a svolgere la propria funzione in una società molto complessa, caratterizzata, tra l’altro, da una presenza massiccia di proposte massmediatiche e commerciali rivolte a bambini e adolescenti. Se a questo aggiungiamo l’aumentato potere di influenza del gruppo dei coetanei, con i quali si sono sviluppati vincoli sin dalla primissima infanzia e amplificato dalla diffusione dei social network, appare evidente come la famiglia della società liquida, globalizzata e della crisi economica e lavorativa non detenga più, come in passato, il monopolio della proposta valoriale in età evolutiva.
La famiglia odierna è affiancata oggi da altre agenzie, molte delle quali non hanno alcun mandato educativo, che comunque propongono «altri» modelli identificatori alle nuove generazioni, influenzandone come mai era successo prima il processo di costruzione e definizione del sistema di valori personale. Anche per questo è importante riconoscere che la ricerca di una funzione adulta autorevole in adolescenza non può passare attraverso semplici richiami a un’autorità, che rischia sempre più spesso di essere evocata a gran voce, come una sorta di slogan o di mantra che serve a rassicurare, ma che bisogna poi saper declinare e gestire quotidianamente nella complessità familiare e sociale odierna.
Tratto da Adolescenti navigati di Matteo Lancini
 

Brunetta

Utente di lunga data
Il contributo trovato in rete, tratto da un libro interessante, mette in luce un punto fondamentale in ogni relazione: la paura di guastare la relazione.
Ma perché mai un genitore dovrebbe avere questo timore e il figlio no?
Però è vero che il timore di non essere all'altezza, di non sapere gestire, di non aver risposte o punti fermi, principi etici di riferimento è proprio del nostro tempo.
Abbiamo paura che i figli si facciano del male, ma non sappiamo indicare una strada che non sia il sentire e il piacere individuale che in fondo è anche l'unico obiettivo di noi adulti?
 

Nobody

Utente di lunga data
Il contributo trovato in rete, tratto da un libro interessante, mette in luce un punto fondamentale in ogni relazione: la paura di guastare la relazione.
Ma perché mai un genitore dovrebbe avere questo timore e il figlio no?
Però è vero che il timore di non essere all'altezza, di non sapere gestire, di non aver risposte o punti fermi, principi etici di riferimento è proprio del nostro tempo.
Abbiamo paura che i figli si facciano del male, ma non sappiamo indicare una strada che non sia il sentire e il piacere individuale che in fondo è anche l'unico obiettivo di noi adulti?
Bisogna indicare il dovere prima del piacere... cosa molto fuori moda, sia negli adulti che nei ragazzi. E comunque quando non si usa più dire grazie e per favore, è certo che tutto andrà in rovina.
 

spleen

utente ?
Il contributo trovato in rete, tratto da un libro interessante, mette in luce un punto fondamentale in ogni relazione: la paura di guastare la relazione.
Ma perché mai un genitore dovrebbe avere questo timore e il figlio no?
Però è vero che il timore di non essere all'altezza, di non sapere gestire, di non aver risposte o punti fermi, principi etici di riferimento è proprio del nostro tempo.
Abbiamo paura che i figli si facciano del male, ma non sappiamo indicare una strada che non sia il sentire e il piacere individuale che in fondo è anche l'unico obiettivo di noi adulti?
Come ho già avuto modo di dire: la follia di evitare a tutti i costi il conflitto, che non deve essere (il conflitto) la regola di confronto nei rapporti, ma l'eccezione che li cementa.
 

Eratò

Utente di lunga data
I miei figli son troppo piccoli ma se entrassi in camera mia e li trovassi sul mio letto a far sesso con la fidanzatina a 15 anni m'incazzerei di brutto..
 

brenin

Utente
Staff Forum
Come ho già avuto modo di dire: la follia di evitare a tutti i costi il conflitto, che non deve essere (il conflitto) la regola di confronto nei rapporti, ma l'eccezione che li cementa.
Straquoto. Con una constatazione: alla base ci deve essere fiducia reciproca e la consapevolezza,da parte dei genitori,di non essere in grado di controllare appieno cosa fanno i figli tutto il giorno. Non solo,le moderne tecnologie certamente non aiutano in tal senso,per cui è indispensabile che ci sia,a mio avviso,una fiducia "variabile" a secondo degli avvenimenti verificatisi.
 

spleen

utente ?
I miei figli son troppo piccoli ma se entrassi in camera mia e li trovassi sul mio letto a far sesso con la fidanzatina a 15 anni m'incazzerei di brutto..
Pensa che uno dei miei cognati ( soprannominato da noi machomen ) ne sarebbe persino orgoglioso :D
 
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