Nobody
Utente di lunga data
:inlove::rotfl::rotfl:
concordo, ovviamente
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concordo, ovviamente
Quoto. Ma come fa a crescere un ragazzo se gli si spiana tutto davanti? A quindici anni con la cameretta riservata in casa di papi e mami? Ma prepariamogli pure lo zabaione dopoCiaone proprio! Le cose a questo mondo si devono anche conquistare.
Incide moltissimo, io noto una decisa differenza tra noi trentenni e le ragazze appena ventenni. Eppure non è manco una generazione di differenza...un'altra riflessione, magari un po' OT, ma mi viene da pensare anche ai modelli di riferimento extra familiari.
io ho 32 anni, non è passato mezzo secolo dalla mia adolescenza, eppure è tutto completamente diverso.
a 15 anni, ad esempio, come icone di bellezza esistevano: Claudia Schiffer, Cindy Crawford e Naomi Campbell, punto. Stavano nell'iper uranio dell'immaginazione infantile/fanciullesca delle mitiche TOP MODEL, esseri diversi dagli umani :rotfl: e con i quali non ci si confrontava.
io - e le mie coetanee - siamo cresciute con modelli "di bellezza" normali..
penso ad esempio:
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Kelly era la biondina bella, ma era normale. Aveva poco seno e le gambe un po' storte.. Brenda era bassina, Donna aveva la faccia da cavallo e Andrea era la brutticella.
insomma, modelli reali. modelli normali.
adesso i modelli di confronto sono le mille mila starlette, veline, letterine, concorrenti reality vari, Belen et simili.. intanto sono una marea, è già questo - a mio avviso - confonde. Secondo poi, propongono modelli di bellezza irreali. Magrezza associata a forme da attrice porno e zero difetti. Outfit da sfilata di moda, trucchi da make up artist e bando alle imperfezioni.
Cavolo, Kelly Taylor aveva i jeans a vita alta e le tshirt, :rotfl: non andava in giro con la Birkin in outfit YSL.
Allora poi come cambiano le cose? cambiano che vedi in giro ragazzine di 14/15 anni che sembrano adulte. Cioè, vestite da 30 enni, truccate alla perfezione (io a 14 anni mettevo l'eye liner che parevo un quadro di Picasso), già donne nell'esteriorità.
Secondo poi, i suindicati modelli, cosa veicolano anche in tema di sessualità?
Io ricordo, il primo Grande Fratello: avevo 17 anni, fu nel 2000. E lo guardai, curiosa, come tutti.
Beh, il primo rapporto sessuale in diretta tv avvenne sotto una capanna di cuscini staccati dal divano tra un Taricone e una tizia (non ricordo chi) vestiti e completamente nascosti.
Io ricordo il pudore. Ricordo la protezione dell'intimità.
Adesso i modelli del momento fanno a gara a chi è più spregiudicato/a sessualmente, a chi alza di più la posta.
E questo non incide?
Concordo con Chiara e altri qui: i genitori sono genitori (e hanno il ruolo di educatori) e non amici. Perchè il primo e vero e grande esempio è dentro casa. Ed è necessario essere veramente saldi, perchè "fuori" il panorama questo è.
E mi rendo conto possa sembrare anacronistica in queste riflessioni, ma non posso fare a meno di vedere come sono cambiati i costumi adesso.
appunto :rotfl: ne parlavamo con amici qualche sera fa, il mio lui e gli altri ragazzi ricordavano con nostalgia i tempi in cui per vedere una scollatura o una calza dovevi aspettare i giornaletto promozionale di Postal Market, il fumetto porno all'edicola era un sogno proibito e le pubblicità dell 144 avevano le scritte talmente grandi che ti emozionavi se vedevi un'areola :rotfl:Incide moltissimo, io noto una decisa differenza tra noi trentenni e le ragazze appena ventenni. Eppure non è manco una generazione di differenza...
Noi libero accesso a cellulari e pc l'abbiamo avuto quasi maggiorenni, ora certi strumenti sono in mano fin dall'infanzia...e volenti o nolenti il panorama internet è decisamente vasto, per cui anche un controllo su quel fronte diventa complicato.
Oggi il ragazzino accende il pc e digita "porno" e via che parte verso nuove avventure.
Ai miei tempiD) c'era ancora l'imbarazzo del comprare il giornaletto o del rubarlo a fratelli più grandi e amici...se no si metteva la sveglia alle 4 di notte per andare sui canali sconosciuti regionali dove simpatiche signorine mezze gnude ti invitavano a telefonare al numero in sovraimpressione.
Ecco, per quanto possa essere strano erano obiettivi da raggiungere, erano passaggi di crescita...ora?
Mettiamoci pure la camera prestata dai genitori e via, poi ci lamentiamo di quanto gnoccoloni vengono su.
PS: Beverly Hills...:rotfl::rotfl::rotfl:
A me parevano così fashion!!! :rotfl: Vero è che io mi vestivo come una poveraccia...:rotfl:
Ma io penso solamente al fatto che le mie amiche ricordino con nostalgia le mille avventure per imboscarsi un po' con il ragazzetto dell'epoca...appunto :rotfl: ne parlavamo con amici qualche sera fa, il mio lui e gli altri ragazzi ricordavano con nostalgia i tempi in cui per vedere una scollatura o una calza dovevi aspettare i giornaletto promozionale di Postal Market, il fumetto porno all'edicola era un sogno proibito e le pubblicità dell 144 avevano le scritte talmente grandi che ti emozionavi se vedevi un'areola :rotfl:
la scoperta del sesso era una conquistapasso dopo passo si arrivava a capirne qualcosa in più.
eh..staccapì? per noi Kelly e Brenda erano il TOP, per le adolescenti di adesso magari sono delle cesse pure sfigate :rotfl:
Quoto.Ciao
Credo che l'educazione in questo campo possa solo passare attraverso il dialogo/racconto/confronto, cosa che per noi non c'è stata.
Ricordo che la sessualità era più qualcosa da cui tutelare il ragazzino, più che qualcosa da spiegare.
Faccio degli esempi personali, giusto per dare un'idea più pratica.
Parto dalla scuola. Ricordo gli incontri di educazione sessuale: alle elementari, alle medie, al liceo. Informazioni anatomiche e panorama sui metodi di contraccezione, bene. Ma ricordo anche l'ostruzionismo ignorante fatto in classe, 10 anni fa, periodo dell'introduzione della pillola del giorno dopo e ricordo un'insegnante scandalizzata dal fatto che il mio tema non fosse del tutto contrario alla cosa.
Ma la scuola oltre all'informazione (e alla disinformazione) non può andare, quindi diciamo che una base di conoscenza ci è stata fornita.
L'educazione, forse, spetterebbe alla famiglia.
Non ricordo dove, Nicka ha parlato di una "gara al sesso" tra i quindicenni.
Per me il sesso è iniziato ad esistere relativamente tardi - come per le amiche che frequentavo all'epoca -. Ricordo però che loro erano fidanzate e io fondamentalmente single, quindi a differenza loro non l'ho conosciuto come un'esperienza con connotati affettivi.
E se non ne fai conoscenza in quella maniera rischia di diventare uno strumento che non sai controllare: qualcosa per misurare cose che col sesso non dovrebbero essere misurate (i.e. l'autostima), ma anche qualcosa che non vivi serenamente perchè non capisci, e non capisci perchè non vivi serenamente.
Insomma, la sessualità è una dimensione delicatissima, e sperimentarla può essere molto bello ma può essere anche terribilmente triste, o solitaria, o meccanica, o addirittura disturbante. Dipende dalle condizioni.
Se in famiglia viene trattato come qualcosa da cui proteggere il ragazzo/la ragazza, ecco che ci si trova totalmente soli di fronte a questo immenso casino.
Premesso che un dialogo troppo confidenziale sul tema per me non è fattibile nè auspicabile, spesso, però il racconto e il dialogo in questo caso sarebbero veicoli molto preziosi per la formazione del ragazzo. Non si tratta di "insegnare" la sessualità e il sentimento, ma di fornire punti di riferimento e metri di paragone che vadano al di là del semplice confronto con coetanei ancora più scemi e confusi di te sul tema. Educare, quindi, semplicemente attraverso il racconto, l'approfondimento, le domande, lo scambio tra due mondi, anche se inevitabilmente diversi.
E soprattutto non sottrarsi alle domande dei figli, innanzittotto.
Diciamo che invece la situazione più comune era quella in cui i figli nascondevano il fatto di avere una vita sessuale e i genitori caparbiamente ignoravano che i figli potessero essere entrati in quella dimensione, anche se la cosa era totalmente evidente.
Ora, credo che la generazione dei miei genitori non potesse fare molto più di così: si sono trovati di fronte a un gap troppo pronunciato e difficile da gestire. Oggi sicuramente le madri/i padri hanno parecchi strumenti in più, il rischio però è quello di usarli molto male.
Spero di essere riuscita a dare un quadro, più o meno :smile:
quante pippe da ragazzino lì sopra...appunto :rotfl: ne parlavamo con amici qualche sera fa, il mio lui e gli altri ragazzi ricordavano con nostalgia i tempi in cui per vedere una scollatura o una calza dovevi aspettare i giornaletto promozionale di Postal Market, il fumetto porno all'edicola era un sogno proibito e le pubblicità dell 144 avevano le scritte talmente grandi che ti emozionavi se vedevi un'areola :rotfl:
la scoperta del sesso era una conquistapasso dopo passo si arrivava a capirne qualcosa in più.
eh..staccapì? per noi Kelly e Brenda erano il TOP, per le adolescenti di adesso magari sono delle cesse pure sfigate :rotfl:
premettendo che il quadro da te descritto è condivisibile e mi trova d'accordo, mi permetto in quanto genitore di dissociarmi dalla parte in neretto e soprattutto dai due termini che ho evidenziato in rosso.Ciao
Credo che l'educazione in questo campo possa solo passare attraverso il dialogo/racconto/confronto, cosa che per noi non c'è stata.
Ricordo che la sessualità era più qualcosa da cui tutelare il ragazzino, più che qualcosa da spiegare.
Faccio degli esempi personali, giusto per dare un'idea più pratica.
Parto dalla scuola. Ricordo gli incontri di educazione sessuale: alle elementari, alle medie, al liceo. Informazioni anatomiche e panorama sui metodi di contraccezione, bene. Ma ricordo anche l'ostruzionismo ignorante fatto in classe, 10 anni fa, periodo dell'introduzione della pillola del giorno dopo e ricordo un'insegnante scandalizzata dal fatto che il mio tema non fosse del tutto contrario alla cosa.
Ma la scuola oltre all'informazione (e alla disinformazione) non può andare, quindi diciamo che una base di conoscenza ci è stata fornita.
L'educazione, forse, spetterebbe alla famiglia.
Non ricordo dove, Nicka ha parlato di una "gara al sesso" tra i quindicenni.
Per me il sesso è iniziato ad esistere relativamente tardi - come per le amiche che frequentavo all'epoca -. Ricordo però che loro erano fidanzate e io fondamentalmente single, quindi a differenza loro non l'ho conosciuto come un'esperienza con connotati affettivi.
E se non ne fai conoscenza in quella maniera rischia di diventare uno strumento che non sai controllare: qualcosa per misurare cose che col sesso non dovrebbero essere misurate (i.e. l'autostima), ma anche qualcosa che non vivi serenamente perchè non capisci, e non capisci perchè non vivi serenamente.
Insomma, la sessualità è una dimensione delicatissima, e sperimentarla può essere molto bello ma può essere anche terribilmente triste, o solitaria, o meccanica, o addirittura disturbante. Dipende dalle condizioni.
Se in famiglia viene trattato come qualcosa da cui proteggere il ragazzo/la ragazza, ecco che ci si trova totalmente soli di fronte a questo immenso casino.
Premesso che un dialogo troppo confidenziale sul tema per me non è fattibile nè auspicabile, spesso, però il racconto e il dialogo in questo caso sarebbero veicoli molto preziosi per la formazione del ragazzo. Non si tratta di "insegnare" la sessualità e il sentimento, ma di fornire punti di riferimento e metri di paragone che vadano al di là del semplice confronto con coetanei ancora più scemi e confusi di te sul tema. Educare, quindi, semplicemente attraverso il racconto, l'approfondimento, le domande, lo scambio tra due mondi, anche se inevitabilmente diversi.
E soprattutto non sottrarsi alle domande dei figli, innanzittotto.
Diciamo che invece la situazione più comune era quella in cui i figli nascondevano il fatto di avere una vita sessuale e i genitori caparbiamente ignoravano che i figli potessero essere entrati in quella dimensione, anche se la cosa era totalmente evidente.
Ora, credo che la generazione dei miei genitori non potesse fare molto più di così: si sono trovati di fronte a un gap troppo pronunciato e difficile da gestire. Oggi sicuramente le madri/i padri hanno parecchi strumenti in più, il rischio però è quello di usarli molto male.
Spero di essere riuscita a dare un quadro, più o meno :smile:
Bisogna indicare il dovere prima del piacere... cosa molto fuori moda, sia negli adulti che nei ragazzi. E comunque quando non si usa più dire grazie e per favore, è certo che tutto andrà in rovina.Il contributo trovato in rete, tratto da un libro interessante, mette in luce un punto fondamentale in ogni relazione: la paura di guastare la relazione.
Ma perché mai un genitore dovrebbe avere questo timore e il figlio no?
Però è vero che il timore di non essere all'altezza, di non sapere gestire, di non aver risposte o punti fermi, principi etici di riferimento è proprio del nostro tempo.
Abbiamo paura che i figli si facciano del male, ma non sappiamo indicare una strada che non sia il sentire e il piacere individuale che in fondo è anche l'unico obiettivo di noi adulti?
Come ho già avuto modo di dire: la follia di evitare a tutti i costi il conflitto, che non deve essere (il conflitto) la regola di confronto nei rapporti, ma l'eccezione che li cementa.Il contributo trovato in rete, tratto da un libro interessante, mette in luce un punto fondamentale in ogni relazione: la paura di guastare la relazione.
Ma perché mai un genitore dovrebbe avere questo timore e il figlio no?
Però è vero che il timore di non essere all'altezza, di non sapere gestire, di non aver risposte o punti fermi, principi etici di riferimento è proprio del nostro tempo.
Abbiamo paura che i figli si facciano del male, ma non sappiamo indicare una strada che non sia il sentire e il piacere individuale che in fondo è anche l'unico obiettivo di noi adulti?
Straquoto. Con una constatazione: alla base ci deve essere fiducia reciproca e la consapevolezza,da parte dei genitori,di non essere in grado di controllare appieno cosa fanno i figli tutto il giorno. Non solo,le moderne tecnologie certamente non aiutano in tal senso,per cui è indispensabile che ci sia,a mio avviso,una fiducia "variabile" a secondo degli avvenimenti verificatisi.Come ho già avuto modo di dire: la follia di evitare a tutti i costi il conflitto, che non deve essere (il conflitto) la regola di confronto nei rapporti, ma l'eccezione che li cementa.
Pensa che uno dei miei cognati ( soprannominato da noi machomen ) ne sarebbe persino orgogliosoI miei figli son troppo piccoli ma se entrassi in camera mia e li trovassi sul mio letto a far sesso con la fidanzatina a 15 anni m'incazzerei di brutto..
Pensa che uno dei miei cognati ( soprannominato da noi machomen ) ne sarebbe persino orgoglioso![]()