Questa puntuale analisi può aiutare a capire cosa è accaduto in Francia nelle banlieue (mi dici che sono francese, mi fai fare le scuole, ma poi mi emargini lo stesso) e evitare che accada lo stesso per i nostri figli, ma anche ai figli degli altri.
Non avevo mai riflettuto su questa cosa, però posso leggere la storia del mio quartiere sotto questo profilo.
Era un quartiere nato per tenere distanti le famiglie operaie meno abbienti e di solito provenienti dalla campagna dal resto della città, per questo nacque autosufficiente e distante dalla città negli anni 20.
Una famiglia poteva vivere la sua vita totalmente all'interno senza uscirne.
C'era lavoro nei dintorni e si arrivava alla sede di lavoro a piedi o in bicicletta.
Le amicizie erano all'interno del quartiere, come pure le occasioni di svago.
C'era una denominazione per i ragazzi nati nel quartiere, come fossero originari di un paese.
Era una trama sociale unita e compatta, destinato a crescere economicamente e a fare il salto di classe con il boom. Il quartiere fu un trampolino per molti ed era amato da tanti.
Il primo disfacimento lo si ebbe negli anni 70, quando si dovette cercare uno spazio per accogliere l'ondata migratoria dal sud.
Con loro arrivarono le prime infiltrazioni mafiose, il traffico di droga.
Una parte del reddito di alcune nuove famiglie era garantita da attività illegali.
Secondo me fu intenzionale lasciare che si insediassero lì senza andare a rompere le balle altrove, dove maggiori erano i valori immobiliari, per dire. Ma la compattezza sociale divenne un ricordo.
Vivere nel quartiere era diventato impossibile. Tante attività chiusero, chi poteva se ne andava (mentre i vecchi morivano), restava proprio chi non aveva alternative, sicuramente i figli e i nipoti se ne andarono altrove.
Nessuno, tranne gli stranieri che sarebbero arrivati successivamente, ambiva a venire ad abitare in quel quartiere. Divenne un posto da dove fuggire.
Per andare dove? Capisci la frustrazione di chi si trova a doversi confrontare con realtà che gli sono aliene, con le quali non sempre regge il confronto.
Non tutti hanno la capacità di trovarsi bene in ambiti sociali diversi da quelli che hanno suggellato la loro crescita, in situazioni da cui comunque in qualche modo ti senti escluso prima o poi.
Tante volte ho citato Ovosodo, perché parzialmente in quelle considerazioni finali del film mi ci sono riconosciuto.
Anche con mia moglie ho fatto fatica ad assimilare certe sue esigenze: per me quello che avevo mi sembrava tanto, sicuramente abbastanza, per lei che aveva un'altra storia era normale, spesso insufficiente.
Sono cose che devi apprendere col confronto che diventa necessario, perché non vi è chi ha torto o ragione, ma solo differenze.
Confronto che deve avvenire nella massima tranquillità, non con il muso duro di chi ritiene di essere dalla parte giusta. Su Parigi non mi esprimo: è una città abitata da tantissimi stranieri e con realtà diversissime, ma ho la sensazione che molti parigini si sentano sempre superiori agli altri.
La rabbia nasce quando per necessità devi relazionarti con chi ti fa sentire inferiore.