15 anni

Brunetta

Utente di lunga data
Diciamo che la sfiga ci vede bene e che qualche volta trova qualcuno che le piace particolarmente.
Nella tradizione giudaico cristiana Dio mette alla prova chi sa che ce la può fare.
O anche i suoi preferiti.
Forse è meglio essere un po' antipatici.

Certamente, come si diceva altrove, le difficoltà superate ci danno la consapevolezza della nostra forza.

Però tutti questi racconti confermano che gli adolescenti hanno bisogno di punti di riferimento e non di essere agevolati ad adeguarsi a un clima culturale che può benissimo essere superficiale e negativo.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Hu
No.
Se in una classe c'è un gruppo e ci sono degli esclusi, quel gruppo non è obbligato.
Se sei stato tagliato fuori per essere uscito con una ragazza con le gambe grosse, significa che tu, la ragazza con le gambe grosse, il ragazzo dark, quello secchione, quello ricchissimo ma escluso perché coreano adottato (ho visto anche questo) non avevate niente da dirvi. O tu non hai trovato niente da dire. Perché pensavi- o pensavate- a "loro", a come sarebbe bello essere come loro. Perché la "loro" vita era il non plus ultra e questo sta a significare che anche i valori degli esclusi sono quelli. Senza conoscere veramente questi paria, proiettando su dieci stronzi viziati e sicuramente altrettanto problematici il sogno di un mondo dorato che non esiste... E senza sapere quale merda sicuramente anche alcuni di loro stavano attraversando; perché la sfiga è più democratica degli adolescenti. Avete tutti contribuito alla formazione di caste fittizie, di gerarchie sociali superflue e funzionali solo a fomentare il disagio individuale di ognuno, vincenti e perdenti.
In tutto il mondo gli adolescenti in gruppo sono stronzi e in tutto il mondo purtroppo c'è il bullismo. Ma questo schifo che erano gli anni ottanta, dove i complessi sociali di una generazione si sono rispecchiati negli adolescenti è un retaggio del feudalesimo tutto italiano. L'idiozia del mito dei paninari, ricalcando il classismo degli anni 50 e facendo perdere ai ragazzi di allora la speranza di una società in cui ciò che conta è il merito e non i natali è un obbrobrio sociale. Non ci fossero stati tanti genitori stolidamente tronfi del benessere raggiunto, non avrebbero riversato tanta volgare arroganza facendo ostentare ai figli tutti quei simboli di pacchianeria.
perplesso, se vuoi deraglia pure :D
EDIT: ovviamente Danny il mio fastidio non è per te ma è per quegli adulti che non hanno saputo aiutarti. Come te tanti altri. Tante persone piegate fin da piccole da lutti e situazioni familiari difficilissime, non hanno trovato quel l'accoglienza e quel l'ascolto in più da parte degli adulti, cozzando invece contro una stolida adesione a tutta quella pappardella lì dei paria e delle classi sociali che ho detto prima.
Anni da bere di cui non ci siamo ancora liberati. Ora i simboli sono diversi e si fanno illudere le classi più povere fornendo l'illusione di poter accedere a quelle ricche proprio presentando modelli sempre più miseri e volgari.

Le orde di aspiranti paninari hanno generato figli che formano orde di aspiranti ai talent.
 
Ultima modifica:
Ricette e garanzie non ce ne sono.
Le persone crescono in una famiglia e non nascono a 15 anni.
Ricordo un'amica che si lamentava della figlia che era condizionata dalle amicizie e voleva solo certi vestiti e certe scarpe. Ma la madre non metteva che Lacoste e borse di una certa marca.
Contano l'ambiente che si frequenta come famiglia, in senso allargato, la televisione, i film, i libri e i commenti a tutte le esperienze e l'indole individuale.
Credo che conti molto la sicurezza di base dei genitori e quella che si è trasmessa nei primi anni di vita.
Ma anche la disponibilità a costituire una sicurezza e una fonte di interpretazione della realtà. Ut
e con questa ci nasci probabilmente. come sono sicura che con tutta la cura e l'attenzione che ho messo nell'educazione di mia figlia ci sia anche della fortuna perché ,a parità di cose , basta un incontro sbagliato e al bivio si prende una strada diversa.
 

Tessa

Escluso
Bah, visione.
Sfiga, Chiara.
Volevo fare il fotografo, mi metto lì a investire per aprire una mia attività e scopro che ho una malattia che mi porta a essere ipovedente. Dieci anni di vita a non riuscire a guidare di notte, fino al trapianto.
Mi sposo e finisco in ospedale (stavo crepando).
Nasce mia figlia e muore mia suocera, e poi mio suocero.
Mi tradisce mia moglie e mi becco una prostatite dolorosa per mesi.
Ho sempre andare in bicicletta ma non posso più andarci per questo.
Mi sono vietati gli alcolici.
E che cazzo.
Non è visione negativa, sono fastidiosissime sfighe di merda.
E alcune non le cito per evitare di rendermi riconoscibile, ma accidenti, a 11 anni mi prendevano in giro appena uscivo di casa per il mio aspetto. Anche gente sconosciuta.
Sai quanta fatica ci ho messo per superare tutto questo DA SOLO?
Perché nel frattempo i miei genitori facevano la loro vita.
Mia madre aveva un'altra famiglia e un altro figlio mentre io restavo da mia nonna (mio nonno si era suicidato in casa, davanti a me a 11 anni).
Mio padre le sue donne.
Devo continuare?
Alla fine ogni cosa è stress che ti porti avanti per tanto tempo.
Lo superi... e ce n'è un'altra.
Lo so, la vita è così, imprevedibile. Poteva accadere a chiunque.
Però...
Io di solito guardo quello che ho e che mi rimane. Non sono affatto pessimista; ne ho passate abbastanza per sapere che a tutto c'è rimedio.
Ma non credo nell'ottimismo di chi ha sempre avuto tutto facilmente.
E non mi sto riferendo a te.
E' solo ingenuità.
E' un miracolo che tu sia la persona equilibrata e pacata che leggo qui.
 

danny

Utente di lunga data
No.
Se in una classe c'è un gruppo e ci sono degli esclusi, quel gruppo non è obbligato.
Se sei stato tagliato fuori per essere uscito con una ragazza con le gambe grosse, significa che tu, la ragazza con le gambe grosse, il ragazzo dark, quello secchione, quello ricchissimo ma escluso perché coreano adottato (ho visto anche questo) non avevate niente da dirvi. O tu non hai trovato niente da dire. Perché pensavi- o pensavate- a "loro", a come sarebbe bello essere come loro. Perché la "loro" vita era il non plus ultra e questo sta a significare che anche i valori degli esclusi sono quelli. Senza conoscere veramente questi paria, proiettando su dieci stronzi viziati e sicuramente altrettanto problematici il sogno di un mondo dorato che non esiste... E senza sapere quale merda sicuramente anche alcuni di loro stavano attraversando; perché la sfiga è più democratica degli adolescenti. Avete tutti contribuito alla formazione di caste fittizie, di gerarchie sociali superflue e funzionali solo a fomentare il disagio individuale di ognuno, vincenti e perdenti.
In tutto il mondo gli adolescenti in gruppo sono stronzi e in tutto il mondo purtroppo c'è il bullismo. Ma questo schifo che erano gli anni ottanta, dove i complessi sociali di una generazione si sono rispecchiati negli adolescenti è un retaggio del feudalesimo tutto italiano. L'idiozia del mito dei paninari, ricalcando il classismo degli anni 50 e facendo perdere ai ragazzi di allora la speranza di una società in cui ciò che conta è il merito e non i natali è un obbrobrio sociale. Non ci fossero stati tanti genitori stolidamente tronfi del benessere raggiunto, non avrebbero riversato tanta volgare arroganza facendo ostentare ai figli tutti quei simboli di pacchianeria.
perplesso, se vuoi deraglia pure :D
EDIT: ovviamente Danny il mio fastidio non è per te ma è per quegli adulti che non hanno saputo aiutarti. Come te tanti altri. Tante persone piegate fin da piccole da lutti e situazioni familiari difficilissime, non hanno trovato quel l'accoglienza e quel l'ascolto in più da parte degli adulti, cozzando invece contro una stolida adesione a tutta quella pappardella lì dei paria e delle classi sociali che ho detto prima.

Ad essere più precisi, eravamo in 6 o 7 ad essere tagliati fuori dai giochi e derisi dagli altri.
Tra di noi eravamo amici e lo siamo rimasti per anni.
Sul neretto, quoto.
Purtroppo, però non basta avere degli amici in un ambiente per essere immune da bullismo o mobbing, se si creano le condizioni perché ciò avvenga.
Negli anni 80 non c'era sensibilità tra gli adulti per questi argomenti, a dire il vero non erano neppure patrimonio comune i termini che usiamo oggi. Era abbastanza una novità per molti di loro questa commistione di classe che si andava creando in quegli anni.
I miei genitori in fin dei conti avevano seguito un percorso sempre nell'ambito di persone simili a loro.
Con gli anni 80 si era ampliata la confusione sociale.
Il quartiere popolare era andato in ulteriore degrado in seguito a ondate migratorie dal sud Italia che avevano portato con sé i problemi della camorra e alla diffusione dell'eroina, mentre certe zone di Milano cominciavano a diventare più appannaggio di famiglie divenute benestanti, ma tutti si incontravano a scuola.
Non tutti però reagivano come quelli di quella classe che frequentai (prima di andarmene altrove) io: conobbi anche figli di gente benestante successivamente con cui andavo ai centri sociali che non manifestavano in alcun modo la loro appartenenza sociale.
Nella vita spesso non siamo noi ad essere sbagliati, ma le persone che abbiamo attorno.
 
Ultima modifica:
Bah, visione.
Sfiga, Chiara.
Volevo fare il fotografo, mi metto lì a investire per aprire una mia attività e scopro che ho una malattia che mi porta a essere ipovedente. Dieci anni di vita a non riuscire a guidare di notte, fino al trapianto.
Mi sposo e finisco in ospedale (stavo crepando).
Nasce mia figlia e muore mia suocera, e poi mio suocero.
Mi tradisce mia moglie e mi becco una prostatite dolorosa per mesi.
Ho sempre andare in bicicletta ma non posso più andarci per questo.
Mi sono vietati gli alcolici.
E che cazzo.
Non è visione negativa, sono fastidiosissime sfighe di merda.
E alcune non le cito per evitare di rendermi riconoscibile, ma accidenti, a 11 anni mi prendevano in giro appena uscivo di casa per il mio aspetto. Anche gente sconosciuta.
Sai quanta fatica ci ho messo per superare tutto questo DA SOLO?
Perché nel frattempo i miei genitori facevano la loro vita.
Mia madre aveva un'altra famiglia e un altro figlio mentre io restavo da mia nonna (mio nonno si era suicidato in casa, davanti a me a 11 anni).
Mio padre le sue donne.
Devo continuare?
Alla fine ogni cosa è stress che ti porti avanti per tanto tempo.
Lo superi... e ce n'è un'altra.
Lo so, la vita è così, imprevedibile. Poteva accadere a chiunque.
Però...
Io di solito guardo quello che ho e che mi rimane. Non sono affatto pessimista; ne ho passate abbastanza per sapere che a tutto c'è rimedio.
Ma non credo nell'ottimismo di chi ha sempre avuto tutto facilmente.
E non mi sto riferendo a te.
E' solo ingenuità.
cazzarola.
sei rimasto fotoamatore?
 

danny

Utente di lunga data
E' un miracolo che tu sia la persona equilibrata e pacata che leggo qui.
Secondo me, no.
Forse queste esperienze sono servite, forse il mio carattere sarebbe stato ugualmente così.
Forse ognuno di noi rimane sempre se stesso (fino a un certo punto, si intende), malgrado tutto.
 

spleen

utente ?
Hu
Anni da bere di cui non ci siamo ancora liberati. Ora i simboli sono diversi e si fanno illudere le classi più povere fornendo l'illusione di poter accedere a quelle ricche proprio presentando modelli sempre più miseri e volgari.

Le orde di aspiranti paninari hanno generato figli che formano orde di aspiranti ai talent.
O tronisti di tendenza e d' opinione :D :carneval:
 

spleen

utente ?
Però ti dico una cosa.
Queste esperienze mi sono servite, mi hanno fatto diventare empatico nei confronti di chi vive situazioni di discreto disagio.
Diciamo più comprensivo in genere di alcune situazioni.
Al contempo non riesco a tollerare le prepotenze, le meschinità e altri atti contro i deboli.
E questa mia visione la considero parte di una forza mia, la forza di essere me stesso senza pretendere di essere migliore e di farlo a spese di altri.
Sono io, con i miei problemi e i miei difetti, senza vergogna.
Non devo dimostrare a nessuno di essere superiore.
Chi mi vuole mi deve volere per come sono, ora.
Ho trascorso gli anni dai 20 ai 35 in maniera molto serena malgrado i problemi di vista, anzi, mi sono divertito parecchio.
Sono andato a vivere da solo e non mi vergogno a dire che ho recuperato anche i mobili dalla spazzatura... lo facevo con un mio amico... era divertente.
Mi sono divertito e ho dei bellissimi ricordi.
E ho dei ricordi bellissimi anche nel matrimonio, per non parlare di mia figlia.
Ancora oggi trovo molta serenità nella mia vita, per cui vale la pena di vivere e possibilmente il più a lungo possibile.
C'è ancora tanto da fare.
Scusa lo sfogo.
Sono andato molto sul personale. Però mi stupisco ancora di chi non comprende che l'adolescenza è un periodo della vita misterioso per gli adulti e in cui la serenità non è patrimonio di tutti.
Io non credo che mia figlia vivrà l'adolescenza che ho avuto io. L'infanzia per lei è trascorsa più che serenamente.
Sono ottimista per lei. In ogni caso ogni vita ha un suo percorso da fare, diverso.
La tua fortuna è stata di non deragliare.
E anche onore al merito (tuo) per come hai affrontato. :)
 

Brunetta

Utente di lunga data
Ad essere più precisi, eravamo in 6 o 7 ad essere tagliati fuori dai giochi e derisi dagli altri.
Tra di noi eravamo amici e lo siamo rimasti per anni.
Sul neretto, quoto.
Purtroppo, però non basta avere degli amici in un ambiente per essere immune da bullismo o mobbing, se si creano le condizioni perché ciò avvenga.
Negli anni 80 non c'era sensibilità tra gli adulti per questi argomenti, a dire il vero non erano neppure patrimonio comune i termini che usiamo oggi. Era abbastanza una novità per molti di loro questa commistione di classe che si andava creando in quegli anni.
I miei genitori in fin dei conti avevano seguito un percorso sempre nell'ambito di persone simili a loro.
Con gli anni 80 si era ampliata la confusione sociale.
Il quartiere popolare era andato in ulteriore degrado in seguito a ondate migratorie dal sud Italia che avevano portato con sé i problemi della camorra e alla diffusione dell'eroina, mentre certe zone di Milano cominciavano a diventare più appannaggio di famiglie divenute benestanti, ma tutti si incontravano a scuola.
Non tutti però reagivano come quelli di quella classe che frequentai (prima di andarmene altrove) io: conobbi anche figli di gente benestante successivamente con cui andavo ai centri sociali che non manifestavano in alcun modo la loro appartenenza sociale.
Nella vita spesso non siamo noi ad essere sbagliati, ma le persone che abbiamo attorno.
Questa puntuale analisi può aiutare a capire cosa è accaduto in Francia nelle banlieue (mi dici che sono francese, mi fai fare le scuole, ma poi mi emargini lo stesso) e evitare che accada lo stesso per i nostri figli, ma anche ai figli degli altri.
 

danny

Utente di lunga data
Questa puntuale analisi può aiutare a capire cosa è accaduto in Francia nelle banlieue (mi dici che sono francese, mi fai fare le scuole, ma poi mi emargini lo stesso) e evitare che accada lo stesso per i nostri figli, ma anche ai figli degli altri.
Non avevo mai riflettuto su questa cosa, però posso leggere la storia del mio quartiere sotto questo profilo.
Era un quartiere nato per tenere distanti le famiglie operaie meno abbienti e di solito provenienti dalla campagna dal resto della città, per questo nacque autosufficiente e distante dalla città negli anni 20.
Una famiglia poteva vivere la sua vita totalmente all'interno senza uscirne.
C'era lavoro nei dintorni e si arrivava alla sede di lavoro a piedi o in bicicletta.
Le amicizie erano all'interno del quartiere, come pure le occasioni di svago.
C'era una denominazione per i ragazzi nati nel quartiere, come fossero originari di un paese.
Era una trama sociale unita e compatta, destinato a crescere economicamente e a fare il salto di classe con il boom. Il quartiere fu un trampolino per molti ed era amato da tanti.
Il primo disfacimento lo si ebbe negli anni 70, quando si dovette cercare uno spazio per accogliere l'ondata migratoria dal sud.
Con loro arrivarono le prime infiltrazioni mafiose, il traffico di droga.
Una parte del reddito di alcune nuove famiglie era garantita da attività illegali.
Secondo me fu intenzionale lasciare che si insediassero lì senza andare a rompere le balle altrove, dove maggiori erano i valori immobiliari, per dire. Ma la compattezza sociale divenne un ricordo.
Vivere nel quartiere era diventato impossibile. Tante attività chiusero, chi poteva se ne andava (mentre i vecchi morivano), restava proprio chi non aveva alternative, sicuramente i figli e i nipoti se ne andarono altrove.
Nessuno, tranne gli stranieri che sarebbero arrivati successivamente, ambiva a venire ad abitare in quel quartiere. Divenne un posto da dove fuggire.
Per andare dove? Capisci la frustrazione di chi si trova a doversi confrontare con realtà che gli sono aliene, con le quali non sempre regge il confronto.
Non tutti hanno la capacità di trovarsi bene in ambiti sociali diversi da quelli che hanno suggellato la loro crescita, in situazioni da cui comunque in qualche modo ti senti escluso prima o poi.
Tante volte ho citato Ovosodo, perché parzialmente in quelle considerazioni finali del film mi ci sono riconosciuto.
Anche con mia moglie ho fatto fatica ad assimilare certe sue esigenze: per me quello che avevo mi sembrava tanto, sicuramente abbastanza, per lei che aveva un'altra storia era normale, spesso insufficiente.
Sono cose che devi apprendere col confronto che diventa necessario, perché non vi è chi ha torto o ragione, ma solo differenze.
Confronto che deve avvenire nella massima tranquillità, non con il muso duro di chi ritiene di essere dalla parte giusta. Su Parigi non mi esprimo: è una città abitata da tantissimi stranieri e con realtà diversissime, ma ho la sensazione che molti parigini si sentano sempre superiori agli altri.
La rabbia nasce quando per necessità devi relazionarti con chi ti fa sentire inferiore.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Non avevo mai riflettuto su questa cosa, però posso leggere la storia del mio quartiere sotto questo profilo.
Era un quartiere nato per tenere distanti le famiglie operaie meno abbienti e di solito provenienti dalla campagna dal resto della città, per questo nacque autosufficiente e distante dalla città negli anni 20.
Una famiglia poteva vivere la sua vita totalmente all'interno senza uscirne.
C'era lavoro nei dintorni e si arrivava alla sede di lavoro a piedi o in bicicletta.
Le amicizie erano all'interno del quartiere, come pure le occasioni di svago.
C'era una denominazione per i ragazzi nati nel quartiere, come fossero originari di un paese.
Era una trama sociale unita e compatta, destinato a crescere economicamente e a fare il salto di classe con il boom. Il quartiere fu un trampolino per molti ed era amato da tanti.
Il primo disfacimento lo si ebbe negli anni 70, quando si dovette cercare uno spazio per accogliere l'ondata migratoria dal sud.
Con loro arrivarono le prime infiltrazioni mafiose, il traffico di droga.
Una parte del reddito di alcune nuove famiglie era garantita da attività illegali.
Secondo me fu intenzionale lasciare che si insediassero lì senza andare a rompere le balle altrove, dove maggiori erano i valori immobiliari, per dire. Ma la compattezza sociale divenne un ricordo.
Vivere nel quartiere era diventato impossibile. Tante attività chiusero, chi poteva se ne andava (mentre i vecchi morivano), restava proprio chi non aveva alternative, sicuramente i figli e i nipoti se ne andarono altrove.
Nessuno, tranne gli stranieri che sarebbero arrivati successivamente, ambiva a venire ad abitare in quel quartiere. Divenne un posto da dove fuggire.
Per andare dove? Capisci la frustrazione di chi si trova a doversi confrontare con realtà che gli sono aliene, con le quali non sempre regge il confronto.
Non tutti hanno la capacità di trovarsi bene in ambiti sociali diversi da quelli che hanno suggellato la loro crescita, in situazioni da cui comunque in qualche modo ti senti escluso prima o poi.
Tante volte ho citato Ovosodo, perché parzialmente in quelle considerazioni finali del film mi ci sono riconosciuto.
Anche con mia moglie ho fatto fatica ad assimilare certe sue esigenze: per me quello che avevo mi sembrava tanto, sicuramente abbastanza, per lei che aveva un'altra storia era normale, spesso insufficiente.
Sono cose che devi apprendere col confronto che diventa necessario, perché non vi è chi ha torto o ragione, ma solo differenze.
Confronto che deve avvenire nella massima tranquillità, non con il muso duro di chi ritiene di essere dalla parte giusta. Su Parigi non mi esprimo: è una città abitata da tantissimi stranieri e con realtà diversissime, ma ho la sensazione che molti parigini si sentano sempre superiori agli altri.
La rabbia nasce quando per necessità devi relazionarti con chi ti fa sentire inferiore.
E da adolescenti può accadere anche senza cattiveria, ma solo proprio per ignoranza come per Siddharta.
Pensiamo alle seconde generazioni qui da noi. Puoi parlare anche in dialetto e laurearti, ma ti chiedono di dove sei e resti o scuro o con gli occhi strani o basso ecc
 

ologramma

Utente di lunga data
Bah, visione.
Sfiga, Chiara.
Volevo fare il fotografo, mi metto lì a investire per aprire una mia attività e scopro che ho una malattia che mi porta a essere ipovedente. Dieci anni di vita a non riuscire a guidare di notte, fino al trapianto.
Mi sposo e finisco in ospedale (stavo crepando).
Nasce mia figlia e muore mia suocera, e poi mio suocero.
Mi tradisce mia moglie e mi becco una prostatite dolorosa per mesi.
Ho sempre andare in bicicletta ma non posso più andarci per questo.
Mi sono vietati gli alcolici.
E che cazzo.
Non è visione negativa, sono fastidiosissime sfighe di merda.
E alcune non le cito per evitare di rendermi riconoscibile, ma accidenti, a 11 anni mi prendevano in giro appena uscivo di casa per il mio aspetto. Anche gente sconosciuta.
Sai quanta fatica ci ho messo per superare tutto questo DA SOLO?
Perché nel frattempo i miei genitori facevano la loro vita.
Mia madre aveva un'altra famiglia e un altro figlio mentre io restavo da mia nonna (mio nonno si era suicidato in casa, davanti a me a 11 anni).
Mio padre le sue donne.
Devo continuare?
Alla fine ogni cosa è stress che ti porti avanti per tanto tempo.
Lo superi... e ce n'è un'altra.
Lo so, la vita è così, imprevedibile. Poteva accadere a chiunque.
Però...
Io di solito guardo quello che ho e che mi rimane. Non sono affatto pessimista; ne ho passate abbastanza per sapere che a tutto c'è rimedio.
Ma non credo nell'ottimismo di chi ha sempre avuto tutto facilmente.
E non mi sto riferendo a te.
E' solo ingenuità.
mi hai lasciato senza fiato, sapevo che la vita riserba delle sorprese ma a te il destino ne ha portate tante
 

danny

Utente di lunga data
mi hai lasciato senza fiato, sapevo che la vita riserba delle sorprese ma a te il destino ne ha portate tante
Scusa lo sfogo... comunque c'è di peggio.
Ho avuto anche tante cose belle e dei bei ricordi.
Non mi lamento più di tanto.
Diciamo che ho una specie d'innesco come il protagonista di Ritorno al Futuro...
Nessuno poteva chiamarlo fifone...
Ecco... se mi danno del pessimista o che ho una visione negativa della vita... parto uguale... :D
 
Ultima modifica:

ologramma

Utente di lunga data
Scusa lo sfogo... comunque c'è di peggio.
Ho avuto anche tante cose belle e dei bei ricordi.
Non mi lamento più di tanto.
Diciamo che ho una specie d'innesco come il protagonista di Ritorno al Futuro...
Nessuno poteva chiamarlo fifone...
Ecco... se mi danno del pessimista... parto uguale... :D
apprezzo l'ottimismo e avrei voluto vedere che non ti fossero capitate cose belle se no sai che palle :)
l'unica cosa bella è sempre tua figlia e l'altra ,che mi sembra latiti credo stia ancora evolvendo
 
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