15 anni

oro.blu

Never enough
Idem anche per me.
Certe esperienze non si risolvono mai del tutto.
Però si può vivere ugualmente bene lo stesso.
Un abbraccio.

Ti ho letto e mi sono sentita stupida a lamentarmi. La sofferenza delle persone mi angoscia e mi rende triste e penso che non ho il diritto di lamentarmi, non ho diritto a sentirmi sfigata, Mi sento sciocca e ripenso che in fondo di cose belle ne ho avute. Allora riguardo indietro e penso che sono cresciuta in campagna a correre nei prati. Penso che ho potuto prendere un diploma, che ho sempre lavorato, che ho formato una famiglia e ho due figli meravigliosi. Penso che sono ancora viva. Che i sogni si possono realizzare o aggiustare....
Non so se capita anche a te.
 

Spot

utente in roaming.
premettendo che il quadro da te descritto è condivisibile e mi trova d'accordo, mi permetto in quanto genitore di dissociarmi dalla parte in neretto e soprattutto dai due termini che ho evidenziato in rosso.
ora, io non so quanti anni tu possa avere:a senso, o forse perché l'hai detto in qualche circostanza,io credo che tu non raggiunga i trenta.
questo mi fa pensare che o i tuoi genitori sono tanto vecchi o il tuo discorso è troppo generalizzato, in quanto credo che ormai dagli anni 70, con la rivoluzione sociale e sessuale, i genitori che caparbiamente ignorano l'entrata dei figli in quella dimensione siano vicini all'estinzione giusto come i dinosauri.

il tuo è un discorso da figlia: e anche se concordo che esistano genitori così ottusi o completamente centrati sulla loro sfera tanto da non riuscire a notare i cambiamenti dei figli, posso garantirti che si tratta di passaggi che tutti noi genitori viviamo con grandi interrogativi, con pensieri e ricerche continue di trovare la giusta via di mezzo fra il timore di essere troppo prevaricanti e quello di apparire indifferenti e quindi poco utili.

detto questo: quando e se sarete genitori capirete che quelle che vi sembravano maldestre intrusioni nella vostra sfera intima-così importante nel processo di emancipazione- o caparbie difese dall'inevitabile, erano i pensieri e le preoccupazioni di sbagliare che avevano vostri, come tutti i genitori.
Sui meno trenta hai ragione.

Sul fatto che quella parte del discorso sia molto generalista, pure.
Però non hai colto qualche sfumatura.. provo a spiegarla.

Non si tratta di ottusità o di visione troppo concentrata su di sé, ma, nei casi di cui parlo io (non tutti, ovvio), di una difficoltà così grande nel gestire la cosa che porta a far finta che non esista, anche se LA SI NOTA, eccome.

Per dirla in breve, rivolgersi alla e parlare della propria figlia, o nipote, o altro come se fosse ancora vergine o certe cose non le conosca.. Per pudore, o per difficoltà a trattare di qualcosa che in fondo si discosta molto dal loro vissuto di figli.

E guarda, i miei non sono così vecchi, ma soprattutto sono molto intelligenti. Con mia madre, soprattutto, ho costruito (con fatica e impegno da parte di entrambe) un bel rapporto. Sono fortunata.
Lei è un esempio splendido di donna che si è modellata e ha modellato il suo ruolo negli anni. Per dirne una.
Quindi penso di averla capita abbastanza bene, quel tipo di resistenza.. anche perché mi è stata data la possibilità di vederla un po' da dentro, oltre ad averla sperimentata e vista in altre famiglie.

Come al solito non ne faccio una regola, ho premesso che il riferimento era al mio vissuto e tale rimane.
 

Ecate

Utente di lunga data
Mi si escludeva

...
in verità non mi si escludeva, o forse non ho avuto occasione di accorgermene.
Il punto è che
io non potevo

non potevo andare in gita scolastica, alle feste; pochissime amicizie passavano l'esame dei miei genitori.

non era l'ambiente adatto
non erano amicizie adatte
La bambina è cagionevole di salute...

All'inizio stavo sempre sola e non me ne accorgevo
Poi ho iniziato ad avere una amichetta
era proprio bello, era spuntato un mondo nuovo

ho iniziato a realizzare che i miei vestiti erano diversi
che ero l'unica ad avere calze bianche e scarpe di vernice...
quando mia madre aveva delle punte di estro pure dei cappelli ridicoli.

quando qualcuno ha provato a prendermi per il culo dopo lo sbigottimento iniziale ho scoperto, insieme agli altri, che le scarpe di vernice sono durissime e che si possono tirare dei calci micidiali

non erano così male
i cappelli invece non li ho amati mai
li odiavo, li sentivo come un'umiliazione
erano sicuramente meno strani delle scarpe di vernice ma li odiavo
con le scarpe invece mi divertivo a scivolare come nessun altro poteva fare
e a tirare le gambe come un compasso per dare pedate poderose al pallone o a qualsiasi altra cosa senza farmi male

poi pian piano il tempo è passato e al liceo sono andata in una scuola per ricchi
solo che puff
com'è come non è
i soldi non ci sono più
debiti e debiti
pure la casa era stata ipotecata
La facciata era salva, però ...
Due paia di jeans
due paia di scarpe
quattro maglioni

non è l'ambiente adatto
cosa hai in comune con x,y,z?
ai nostri tempi non era così, ma al giorno d'oggi in quel liceo ci sono tutti i parvenu
in gita no, meglio di no

Poi la crisi economica si è risolta, ho cambiato scuola e poi ancora.
C'era un gruppetto che rompeva le palle.
c'avevano un po' tutti il Rolex, bulli e vittime.
Io manco me lo sognavo, nel senso che i miei genitori non me lo avrebbero comprato mai e anche nel senso che non lo desideravo affatto.
Io desideravo lavorare ma
neanche per sogno, mica siamo a questo punto


il re dei rompicoglioni mi faceva il verso mentre parlavo
un giorno mi ha preso l'astuccio e lo lanciava ai suoi amici, aspettandosi che avrei fatto goffi e disperati tentativi per riprenderlo.
Nada.
Ho aspettato :D
un giorno ha portato a scuola un fumetto da collezione, prezioso, bla bla bla.
ovviamente era proibitissimo sfogliarlo nelle ore di lezione.
ho preso il fumetto
durante l'ora di lezione del prof più feroce ho fatto in modo che vedesse che il suo prezioso giornalino era nelle mie mani
lo fissavo... E strappavo una pagina
gli facevo l'occhiolino... E ne strappavo un'altra
E così via.
non mi ha rotto le palle mai più
Da allora mi ha parlato solo una volta.
in occasione di una gara sportiva il prof gli aveva detto di togliersi il Rolex e di affidarlo a un compagno
c'ero lì io
poi, col suo preziosissimo regalino di mamma e papà sono andata altrove
Quando mi ha trovata e ha chiesto indietro il suo feticcio era piuttosto nervoso
 

Brunetta

Utente di lunga data
Ci vorrebbe sempre un adulto che spiega che quelli lì hanno tanta tanta insicurezza.
 

Ecate

Utente di lunga data
Da bambina ho sperimentato lo "svantaggio" di avere di più
Il mio astuccio costosissimo veniva saccheggiato, vandalizzato e distrutto. Era un incubo, perché poi mia mamma si arrabbiava ed ero costretta a fare la guardia all'astuccio. Quando finalmente mia madre si è arresa e mi ha regalato un astuccio come quello degli altri è stata una liberazione.
Mi strappavano i peli del "visoncino" (che vergogna).
Quando la musica è cambiata per certi versi è stato un sollievo.
Probabilmente ho fatto tesoro del fatto che avere troppo può mettere in condizioni di debolezza e ho sfruttato l'acquisizione di queste dinamiche quando mi sono trovata in condizioni di difendermi e avevo meno degli altri
 

spleen

utente ?
Una cosa che mi sono sempre chiesto, ma tutti sti personaggi che rompono agli altri, ma cosa ha fatto loro la vita o la famiglia per essere così.
Perchè non penso che siano nati idioti. (Anche se a volte ne ho avuto il sospetto :cool:)
Io e i miei amici non ci sognavamo neanche di dare addosso a qualcuno per l'astuccio o il vestito o nonsochecavolo, cioè voglio dire, dove hanno imparato a perseguitare quelli appena un po' diversi.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Una cosa che mi sono sempre chiesto, ma tutti sti personaggi che rompono agli altri, ma cosa ha fatto loro la vita o la famiglia per essere così.
Perchè non penso che siano nati idioti. (Anche se a volte ne ho avuto il sospetto :cool:)
Io e i miei amici non ci sognavamo neanche di dare addosso a qualcuno per l'astuccio o il vestito o nonsochecavolo, cioè voglio dire, dove hanno imparato a perseguitare quelli appena un po' diversi.

Chi è molto insicuro è molto presente per i coetanei e chi non ha progettualità positiva cerca alleanze contro qualcuno.
Funziona anche in politica.
 

danny

Utente di lunga data
Ti ho letto e mi sono sentita stupida a lamentarmi. La sofferenza delle persone mi angoscia e mi rende triste e penso che non ho il diritto di lamentarmi, non ho diritto a sentirmi sfigata, Mi sento sciocca e ripenso che in fondo di cose belle ne ho avute. Allora riguardo indietro e penso che sono cresciuta in campagna a correre nei prati. Penso che ho potuto prendere un diploma, che ho sempre lavorato, che ho formato una famiglia e ho due figli meravigliosi. Penso che sono ancora viva. Che i sogni si possono realizzare o aggiustare....
Non so se capita anche a te.
Sì, esattamente la stessa cosa.
Abbiamo molto e spesso non ce ne rendiamo conto.
Siamo troppo distratti da quello che ci manca e che crediamo sia più importante di quello che abbiamo.
Hai visto Ezio Bosso ieri sera a Sanremo?
Mi sono scese le lacrime. Ho sempre apprezzato la sua musica ma vederlo dal vivo mi ha emozionato.
Malgrado l'evidenza della sua malattia, la pietà era stata messa in disparte dalla ammirazione per la sua persona, per la capacità di comunicare emozioni e gioia di vivere, amore e passione.
Eppure nella visione comune lui dovrebbe essere SOLO una persona sfortunata. E di conseguenza infelice, perché priva di quello che noi abbiamo.
La nostra infelicità risiede nel confronto con gli altri: in loro scorgiamo quello che ci manca e desideriamo avere. E quello che noi abbiamo e manca negli altri ci basta per decretarli poveri e bisognosi, senza capire che è la relatività del nostro giudizio a vederli tali.
Tante volte ho letto qui di tradimenti dettati dal bisogno, da mancanze, da necessità: eppure una moglie, un marito, dei figli li abbiamo tutti.
Com'è che ci siamo dimenticati di loro, di quanto possono emozionarci ancora?
 

oro.blu

Never enough
Sì, esattamente la stessa cosa.
Abbiamo molto e spesso non ce ne rendiamo conto.
Siamo troppo distratti da quello che ci manca e che crediamo sia più importante di quello che abbiamo.
Hai visto Ezio Bosso ieri sera a Sanremo?
Mi sono scese le lacrime. Ho sempre apprezzato la sua musica ma vederlo dal vivo mi ha emozionato.
Malgrado l'evidenza della sua malattia, la pietà era stata messa in disparte dalla ammirazione per la sua persona, per la capacità di comunicare emozioni e gioia di vivere, amore e passione.
Eppure nella visione comune lui dovrebbe essere SOLO una persona sfortunata. E di conseguenza infelice, perché priva di quello che noi abbiamo.
La nostra infelicità risiede nel confronto con gli altri: in loro scorgiamo quello che ci manca e desideriamo avere. E quello che noi abbiamo e manca negli altri ci basta per decretarli poveri e bisognosi, senza capire che è la relatività del nostro giudizio a vederli tali.
Tante volte ho letto qui di tradimenti dettati dal bisogno, da mancanze, da necessità: eppure una moglie, un marito, dei figli li abbiamo tutti.
Com'è che ci siamo dimenticati di loro, di quanto possono emozionarci ancora?


Credimi non lo so e me vergogno. É successo. Non so dire altro
 

danny

Utente di lunga data
[/B]

Credimi non lo so e me vergogno. É successo. Non so dire altro
Non voleva essere una critica.:)
Piuttosto uno spunto di riflessione.
Oggi a 48 anni se penso a tante cose che mi preoccupavano quando ero più giovane devo constatare che erano poco più che sciocchezze, tutto è trascorso comunque, e certe cose che sembravano sì montagne a 15 anni o a 20 oggi le vedi per quello che effettivamente erano e comprendi quel che non scorgevi, la ricchezza del tempo e della gioventù di cui disponevi.
E ti chiedi come accidenti potevi credere e dare ai problemi dell'epoca quell'importanza.
Vi è una relatività nel sentire in cui il tempo decide indipendentemente da noi.
Forse anche in questo vi è la difficoltà di comprendere i nostri figli.
 

spleen

utente ?
Sì, esattamente la stessa cosa.
Abbiamo molto e spesso non ce ne rendiamo conto.
Siamo troppo distratti da quello che ci manca e che crediamo sia più importante di quello che abbiamo.
Hai visto Ezio Bosso ieri sera a Sanremo?
Mi sono scese le lacrime. Ho sempre apprezzato la sua musica ma vederlo dal vivo mi ha emozionato.
Malgrado l'evidenza della sua malattia, la pietà era stata messa in disparte dalla ammirazione per la sua persona, per la capacità di comunicare emozioni e gioia di vivere, amore e passione.
Eppure nella visione comune lui dovrebbe essere SOLO una persona sfortunata. E di conseguenza infelice, perché priva di quello che noi abbiamo.
La nostra infelicità risiede nel confronto con gli altri: in loro scorgiamo quello che ci manca e desideriamo avere. E quello che noi abbiamo e manca negli altri ci basta per decretarli poveri e bisognosi, senza capire che è la relatività del nostro giudizio a vederli tali.
Tante volte ho letto qui di tradimenti dettati dal bisogno, da mancanze, da necessità: eppure una moglie, un marito, dei figli li abbiamo tutti.
Com'è che ci siamo dimenticati di loro, di quanto possono emozionarci ancora?
Uh Danny, ti quoto su tutta la linea. Sei un grande.
 

oro.blu

Never enough
Non voleva essere una critica.:)
Piuttosto uno spunto di riflessione.
Oggi a 48 anni se penso a tante cose che mi preoccupavano quando ero più giovane devo constatare che erano poco più che sciocchezze, tutto è trascorso comunque, e certe cose che sembravano sì montagne a 15 anni o a 20 oggi le vedi per quello che effettivamente erano e comprendi quel che non scorgevi, la ricchezza del tempo e della gioventù di cui disponevi.
E ti chiedi come accidenti potevi credere e dare ai problemi dell'epoca quell'importanza.
Vi è una relatività nel sentire in cui il tempo decide indipendentemente da noi.
Forse anche in questo vi è la difficoltà di comprendere i nostri figli.
Io e te siamo cresciuti troppo in fretta. Messi davanti a problemi che non dovevano riguardarci. I nostri genitori nemmeno si sono posti il problema se ci comprendevano. Per me almeno era già tanto se sapevano che c'ero e avevo dei sentimenti.
Eppure i momenti belli c'erano lo stesso. E sinceramente non scambierei la mia vita con quella insipida di chi ha sempre avuto tutto e non gli bastava mai. Non gli invidio affatto. Quella gente non sa cos'è la gioia vera in quanto non ha conosciuto il dolore profondo. Mi fanno quasi pena....
E non pretendo di capire i miei figli ma di sostenerli, e spero che tu capisca che per sostenerli non intendo, dargli ragione o toglierli dai guai ma che ci sono e possono contare su di me.
 

Brunetta

Utente di lunga data
sarà casuale?

Sarà casuale se dalla disponibilità degli spazi per il sesso siamo arrivati a parlare di violenze piccole e grandi subite e compiute in quegli anni?
O non sarà perché l'offrire la stanza viene visto come un modo per proteggere da possibili violenze, ma in realtà potrebbe essere essa stessa una violenza?
Voglio dire che dai genitori viene accettato il fidanzatino, ma il diminutivo è solo riferito all'età, ma la relazione che in questo modo si cerca di pilotare è di tipo simil fidanzamento, omologata e non minacciosa di un ordine prestabilito.
Non so se ci sarebbe altrettanta disponibilità verso storie di una settimana o di un mese.
Ma questo impegno precoce non nasconde un desiderio di controllo e contenimento, dietro una parvenza di apertura, simile alla repressione di altri tempi?
Questa disponibilità, voglio dire, veicola delle aspettative genitoriali verso la sessualità, ma quello che è più ancora vincolante psicologicamente, verso un impegno.
Abbiamo letto diverse storie di giovanissimi ingabbiati in relazioni quando potrebbero ancora sperimentarsi anche nella solitudine.
Magari poi ne avrebbero meno paura da adulti.
 

Chiara Matraini

Senora de la Vanguardia
Sarà casuale se dalla disponibilità degli spazi per il sesso siamo arrivati a parlare di violenze piccole e grandi subite e compiute in quegli anni?
O non sarà perché l'offrire la stanza viene visto come un modo per proteggere da possibili violenze, ma in realtà potrebbe essere essa stessa una violenza?
Voglio dire che dai genitori viene accettato il fidanzatino, ma il diminutivo è solo riferito all'età, ma la relazione che in questo modo si cerca di pilotare è di tipo simil fidanzamento, omologata e non minacciosa di un ordine prestabilito.
Non so se ci sarebbe altrettanta disponibilità verso storie di una settimana o di un mese.
Ma questo impegno precoce non nasconde un desiderio di controllo e contenimento, dietro una parvenza di apertura, simile alla repressione di altri tempi?
Questa disponibilità, voglio dire, veicola delle aspettative genitoriali verso la sessualità, ma quello che è più ancora vincolante psicologicamente, verso un impegno.
Abbiamo letto diverse storie di giovanissimi ingabbiati in relazioni quando potrebbero ancora sperimentarsi anche nella solitudine.
Magari poi ne avrebbero meno paura da adulti.
Certo che sì. Veicola spesso l'ansia di rivalsa dei genitori.
 

Ecate

Utente di lunga data
Sarà casuale se dalla disponibilità degli spazi per il sesso siamo arrivati a parlare di violenze piccole e grandi subite e compiute in quegli anni?
O non sarà perché l'offrire la stanza viene visto come un modo per proteggere da possibili violenze, ma in realtà potrebbe essere essa stessa una violenza?
Voglio dire che dai genitori viene accettato il fidanzatino, ma il diminutivo è solo riferito all'età, ma la relazione che in questo modo si cerca di pilotare è di tipo simil fidanzamento, omologata e non minacciosa di un ordine prestabilito.
Non so se ci sarebbe altrettanta disponibilità verso storie di una settimana o di un mese.
Ma questo impegno precoce non nasconde un desiderio di controllo e contenimento, dietro una parvenza di apertura, simile alla repressione di altri tempi?
Questa disponibilità, voglio dire, veicola delle aspettative genitoriali verso la sessualità, ma quello che è più ancora vincolante psicologicamente, verso un impegno.
Abbiamo letto diverse storie di giovanissimi ingabbiati in relazioni quando potrebbero ancora sperimentarsi anche nella solitudine.
Magari poi ne avrebbero meno paura da adulti.
quanti spunti...
 

danny

Utente di lunga data
Sarà casuale se dalla disponibilità degli spazi per il sesso siamo arrivati a parlare di violenze piccole e grandi subite e compiute in quegli anni?
O non sarà perché l'offrire la stanza viene visto come un modo per proteggere da possibili violenze, ma in realtà potrebbe essere essa stessa una violenza?
Voglio dire che dai genitori viene accettato il fidanzatino, ma il diminutivo è solo riferito all'età, ma la relazione che in questo modo si cerca di pilotare è di tipo simil fidanzamento, omologata e non minacciosa di un ordine prestabilito.
Non so se ci sarebbe altrettanta disponibilità verso storie di una settimana o di un mese.
Ma questo impegno precoce non nasconde un desiderio di controllo e contenimento, dietro una parvenza di apertura, simile alla repressione di altri tempi?
Questa disponibilità, voglio dire, veicola delle aspettative genitoriali verso la sessualità, ma quello che è più ancora vincolante psicologicamente, verso un impegno.
Abbiamo letto diverse storie di giovanissimi ingabbiati in relazioni quando potrebbero ancora sperimentarsi anche nella solitudine.
Magari poi ne avrebbero meno paura da adulti.
Assolutamente sì per il neretto.
Non è una violenza, non trovo il vocabolo corretto, è una forma di controllo e di estrema tutela, un modo per rinnovare all'alba dell'età adulta le modalità relazionali utilizzate nell'infanzia.
I genitori ansiosi fanno fatica a rinnovare un rapporto costituito.
 

JON

Utente di lunga data
Assolutamente sì per il neretto.
Non è una violenza, non trovo il vocabolo corretto, è una forma di controllo e di estrema tutela, un modo per rinnovare all'alba dell'età adulta le modalità relazionali utilizzate nell'infanzia.
I genitori ansiosi fanno fatica a rinnovare un rapporto costituito.
Concordo anch'io sul controllo.
Ma dopotutto, non vi pare che i genitori debbano sempre esercitare il controllo nel confronto dei figli? Qui si è fatto l'esempio un po' estremo della stanza, ma esercitiamo il controllo su di loro continuamente. Anche perché se cosi non fosse i ragazzi se ne vanno per conto loro. Che già solo il controllo sui compiti a casa è un lavoro bello e buono. Certo sul sesso la faccenda è più complicata, ciò non toglie che il controllo non vada esecitato, semmai vanno ricercati i modi.
 
Concordo anch'io sul controllo.
Ma dopotutto, non vi pare che i genitori debbano sempre esercitare il controllo nel confronto dei figli? Qui si è fatto l'esempio un po' estremo della stanza, ma esercitiamo il controllo su di loro continuamente. Anche perché se cosi non fosse i ragazzi se ne vanno per conto loro. Che già solo il controllo sui compiti a casa è un lavoro bello e buono. Certo sul sesso la faccenda è più complicata, ciò non toglie che il controllo non vada esecitato, semmai vanno ricercati i modi.
controllo è uguale a cura se fatto come in tutte le cose con buon senso .
 
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