Per cui bo, magari non influiscono un bel nulla, io mentre ci giocavo le vedevo come entità su cui poi ci costruivo sopra con la fantasia, come con tutti i giochi, secondo me sono gli altri ambiti che andrebbero variati, ma se anche questo fosse un piccolo tassello che crea un disagio, provare altre strade non credo sia un male.
Ti sei mai chiesta perché certi modelli vincono rispetto ad altri?
Di fallimenti nel mondo dei prodotti dell'infanzia se ne contano parecchi.
Io non credo si possa imporre a nessuno, bambino o adulto, di aderire a un determinato modello.
Piuttosto si sceglie tra quello che ci viene proposto seguendo differenti motivazioni.
Può essere Lord Brummel, sir Montgomery o Steve McQueen piuttosto che Michail Jordan ma il modello di riferimento viene scelto per delle qualità estetiche e di conseguenza di attrazione e seduzione a cui desideriamo aspirare in maggioranza.
Da bambino, Ken e Big Jim li trovavo davvero poco interessanti per giocarci, preferivo giocare con i modellini delle auto, da bambino e non avevo modelli estetici, non me ne importava alcunché.
Da adolescente i miei modelli divennero David Bowie o Simon Le Bon, per dire, insieme a tanta iconografia pop degli anni 80. Robert Smith mi affascinava con quei suoi capelli e l'aria introversa e misteriosa.
Di certo non Eduardo De Filippo piuttosto che Claudio Villa, troppo lontani dai canoni di attrazione dell'epoca.
Anzi: un Albano era per dire un modello negativo, fonte di irrisione per i coetanei.
La moda non impone ma nasce e muore periodicamente per sottolineare e definire ogni generazione.
Portare le Clarks o i mocassini negli anni 80 non ti rendeva granché attraente, era tutto un giocare con i nuovi look delle popstar o con i marchi per prodotti specialistici trasformatisi in icone generazionali, come le Timberland o il Moncler.
Ma nessuno ha mai imposto niente. La gente è naturalmente attratta da determinati oggetti e stlli e novità che gli vengono proposti, li segue o li acquista quando può.