Bigottismo Itagliano

Arcistufo

Papero Talvolta Posseduto
A dire il vero oggi mi pare che l'impatto della religione sia proprio limitato. Direi che il rischio di indottrinamento è minimo.
Certamente ci sono ancora ambienti in cui c'è un potere legato all'appartenenza ad alcuni circoli, tu che sei a Roma mi sa che li vedi di più.
"Arci, si prega in chiesa, qua parliamo di soldi" cit. padre Georg A.D. MMXXI
 

Raul86

Utente di lunga data
Per me sarebbe stato più un problema fosse stata una professoressa delle medie o superiori non tanto per una questione di morale ma perché sicuramente se fossero venuto a saperlo gli alunni avrebbe perso credibilità come educatrice ai loro occhi...sai che capivano i maschietti nel momento che lei spiegava con le immagini di lei nuda nel cervello?😒...ci sono dei mestieri che richiedono un certo comportamento anche al di fuori del lavoro, l'insegnante è uno di questi...per l'asilo nido penso che il discorso sarebbe stato diverso, li il problema resta solo dei genitori....
Hai pienamente ragione, Mi ricordo troppo bene la mia professoressa alle superiori in spiaggia pratica sempre sia in topless e nudista.. non vedevo come professoressa vedevo come attrice di film x adulti🥰 😆😆
 

Nicky

Utente di lunga data
Pensa che una mia amica nudista è pure insegnante di religione.
In questo caso, se qualcuno avesse da ridire, sarebbe realmente bigottismo.
Il nudismo non contravviene a nessun precetto della religione cattolica.
Svolgere una professione che implica la commercializzazione di immagini sessuali credo, invece, che sia più borderline. Poi non so se chiunque abbia un account su onlyfans abbia anche contatti diretti con gli utenti.
 

danny

Utente di lunga data
In questo caso, se qualcuno avesse da ridire, sarebbe realmente bigottismo.
Il nudismo non contravviene a nessun precetto della religione cattolica.
Esattamente.
Uno dei libri che ho a casa sull'argomento si intitola proprio "Naturismo e religione".

Avere un profilo per la commercializzazione di contenuti erotici su OF quasi sicuramente è in contrasto con il contratto firmato per l'assunzione presso l'istituto scolastico.
Aderire alla filosofia del naturismo, che prevede l'armonia del corpo con la natura, "ed è caratterizzato dalla pratica della nudità in comune, allo scopo di favorire il rispetto di se stessi, il rispetto degli altri e il rispetto dell'ambiente" è un'altra cosa.

Aggiungo che una delle insegnanti della scuola dell'infanzia di mia figlia andava su spiagge naturiste.
 
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Pincopallino

Utente di lunga data
In questo caso, se qualcuno avesse da ridire, sarebbe realmente bigottismo.
Il nudismo non contravviene a nessun precetto della religione cattolica.
Svolgere una professione che implica la commercializzazione di immagini sessuali credo, invece, che sia più borderline. Poi non so se chiunque abbia un account su onlyfans abbia anche contatti diretti con gli utenti.
Peraltro mi risulta che l’essere umano nasca nudo.
Ci si dovrebbe imbarazzare invece per come ci si veste, da lì in avanti.
 

Vera

Supermod disturbante
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perplesso

Administrator
Staff Forum
E chi si potrebbe opporre? Si spoglia delle sue vesti come San Francesco.
mi verrebbe da ricordare che San Francesco parlava con gli animali, compresi gli uccelli, ma qui siete troppo perfidi e maliziosi e finireste per equivocare
 

Jim Cain

Utente di lunga data
Un uomo sempre dubbioso e scevro da inutili moralismi incontra un altro uomo, molto razionale e altrettanto scevro da moralismi. L’uomo dubbioso (da ora in poi D) vuole discutere con il razionale (da ora in poi R) sul caso di una maestra d’asilo cattolico, sospesa dalla scuola dopo la scoperta del suo profilo su Onlyfans dove posta foto di nudo.

D: Perché le maestre di scuole cattoliche non dovrebbero avere un profilo su Onlyfans?

R: Per un discorso di opportunità: la tua funzione pedagogica in ambito cattolico è in contrasto con le foto di nudo a pagamento, anche se non c’è pornografia. Probabilmente il discorso vale anche fuori dall’ambito cattolico, tanto che al ministero dell’Istruzione si sono svegliati dalla pennichella e stanno persino pensando ad un codice deontologico. Un codice, sia chiaro, per evitare che ci siano maestre che di giorno “bacchettano” gli alunni in aula e di notte bacchettano i padri degli alunni in qualche chatroom a pagamento.

D: Ti stai allargando. Torniamo alla maestrina d’asilo. Non sono d’accordo con te, perché lei si scatta queste foto di nudo nel tempo libero e non sono su un profilo pubblico. Come rispondi a questa obiezione?

R: Quando si riveste un ruolo, ci sono anche responsabilità connaturate a quel ruolo. Io, per esempio, se fossi un poliziotto non potrei andarmene nella mia Scampia a fumare spinelli con i miei amici dell’adolescenza. Non mi vedrebbe nessuno, certo, magari faccio persino servizio in un’altra regione ma è un discorso di decoro professionale e, appunto, di opportunità.

D: Sì, però, con 1200 euro al mese di stipendio non ci vivi, bisogna arrotondare. Come rispondi razionalmente?

R: L’argomento dello stipendio basso, che è vero e non riguarda solo le maestre d’asilo, serve come cortina fumogena. C’erano sicuramente altri modi per arrotondare, ma implicavano più fatica e meno soldi. Tutto qui.

D: Ma avere un profilo su Onlyfans non è illegale. Quindi lei non faceva niente di male. Giusto?

R: Infatti nessuno ha parlato di illegalità, ma di una questione di opportunità legata al ruolo. Se lei vuole lavorare su Onlyfans, è libera di farlo. Ma prima lasci l’insegnamento.

D: Eppure lei dichiara di essere sempre stata un’ottima educatrice e anche i genitori sembrano confermarlo. Non è che siamo tutti bigotti?

R: Non ho alcun elemento per parlare della professionalità di questa maestra, sarei presuntuoso nel farlo. Anzi, partiamo dall’assunto che sia la migliore maestra della regione e anche d’Italia. In tal caso, però, avrebbe dovuto sapere che le due professioni sono inconciliabili come il diavolo e l’acqua santa per i motivi già esposti in precedenza. Il bigottismo, per quanto sia palpabile in certe realtà sociali, è un argomento fantoccio in questo caso.

D: Massimo Gramellini sul suo Caffè sul Corriere della Sera ha detto che non riesce a dare torto alla maestrina e che accetta suggerimenti per poter argomentare.

R: Sarà sempre tardi il giorno in cui Gramellini riuscirà a dire qualcosa di non aderente al politicamente corretto con chiare venature femministe e con posizioni sempre schiacciate sull’idea che le donne siano esseri unici e irripetibili, a differenza di quei sudicioni dei “maschi”. Sia ben chiaro, questa è una semplificazione, non lo ha mai detto; ma non ricordo sue prese di posizioni a favore degli uomini (categoria alla quale mi risulta appartenere) e contro le femministe.

D: Forse siamo diventati tutti dei moralisti da quattro soldi. Un corpo in spiaggia quasi del tutto nudo va bene; altrettanto sui social, dove c’è la gara a mostrare il deretano. E, invece, diventiamo tutti dei bacchettoni davanti ad una donna che mostra il suo corpo nudo a pagamento. Non è che siamo invidiosi?

R: No, l’invidia non c’entra se ragioniamo da uomini (se poi iniziamo a perdere la razionalità, è anche perché ci siamo femminilizzati). Non possiamo invidiare qualcosa che non abbiamo per natura, cioè il corpo femminile con i suoi caratteri sessuali secondari. Ci basta già la feroce competizione nel mondo maschile e quella “concorrenza”, per molti ansiogena, per andare a letto con una donna.

Quindi l’argomento dell’invidia verso un corpo femminile, al massimo, può riguardare le donne. Noi, come uomini razionali, dobbiamo attenerci ai fatti: mostrarsi nude per guadagnare soldi (e per sfruttare economicamente il desiderio o la solitudine maschile, o tutti e due insieme) è contrario al principio di riservatezza e decoro richiesto ad una maestra di un ente di formazione cattolico.

D: E, allora, che facciamo? Torniamo al Medioevo con le cinture di castità?

R: Avere dubbi e senso critico è sempre legittimo, ma ora non fare le domande da zerbino femminista in preda ad umori passivo-aggressivi che si addicono più alle donne che agli uomini. Allora, non ho detto da nessuna parte che una maestrina non possa andare a letto con chi vuole (infatti è ciò che accade a tutte, non mi risulta che debbano esibire il certificato di illibatezza per lavorare). E nessuno sta nemmeno a sindacare su ciò che avviene in camera da letto, purché tutti maggiorenni e consenzienti.

Il punto è che l’ambito intimo deve rimanere confinato, per definizione, all’intimità; nel momento in cui quelle pose “intime” diventano, per tua libera scelta, un meccanismo di guadagno economico perdono il carattere di “intimità” e diventano un prodotto commerciale. E torniamo al discorso dell’incompatibilità fra la funzione pedagogica e quella di venditrice di foto di nudo, dove la tua rappresentazione è diversa rispetto a quanto richiesto al tuo ruolo di educatrice.

D: Ma la donna non dovrebbe emanciparsi dal suo ruolo di sfruttata economicamente dal sistema patriarcale?

R: Il “sistema”, che non è patriarcale perché il patriarcato è morto e sepolto, è, al massimo, post-capitalista e l’eventuale “sfruttamento” riguarda entrambi i sessi perché i contratti nazionali di lavoro sono uguali per uomo e donna a parità di mansioni, di posizione e di ore lavorate. Il Gender pay gap, cioè la bufala di una differenza di salari fra uomini e donne in base ad una discriminazione di genere, è solo un cavallo di battaglia femminista che si regge su una serie di indicatori molto influenzati dall’ideologia e da una serie di statistiche alla Trilussa.

Poi se la donna vuole “emanciparsi”, qualunque cosa essa voglia dire nel 2025, lo faccia pure – non mi risulta che in Italia vadano in giro con il velo oppure che ci sia una polizia religiosa come in Iran – ma, se davvero volesse competere alla pari, dovrebbe farlo senza ricorrere al “fica power”, già denunciato nel 2000 da Massimo Fini. In realtà la scorciatoia è spesso più comoda per una donna e, al solo far notare che gli altri non possono usare scorciatoie, scatta l’accusa di misoginia e di attentato alla libertà di autodeterminazione femminile.

Ma se ora si inizia a parlare di doppi standard e di questione maschile, si rischia di andare fuori argomento e di risultare “noiosi” o addirittura “lamentosi”, dato che la questione maschile nemmeno interessa agli uomini (basti pensare che sono uomini oltre il 90% delle vittime di incidenti mortali sul lavoro, è una vera mattanza.

D: Ho l’ultimo dubbio: ma non stiamo solo facendo tutta pubblicità gratuita ad una content creator di Onlyfans? E quindi le stiamo facendo un favore?

R: Alla fine, devo ammettere che condivido il tuo dubbio. Infatti non l’abbiamo mai nominata perché questo discorso vale in generale. Certo, a differenza delle varie sex worker che se ne inventano di tutti i colori pur di apparire sui social (ora va di moda Threads) e sui mass media per capitalizzare nuovi clienti, questa maestra non ha cercato volontariamente pubblicità.

Però dal modo in cui ha deciso di rispondere, dando un’intervista al Corriere del Veneto, si capisce che sta cavalcando quella tigre che rischiava di “sbranarla”, facendole perdere la reputazione personale e il lavoro.

Ha capovolto la situazione a suo favore, forse consigliandosi con esperti di marketing, forse l’ha fatto spontaneamente. Ha dimostrato che della reputazione personale (in senso morale e cattolico) non le interessa molto ma ha salvaguardato la sua reputazione professionale come maestra d’asilo. È un rischio calcolato: da questa storia guadagnerà parecchi spettatori paganti; che poi essi possano garantirle un reddito sicuro nel lungo periodo è tutto da vedere, ma intanto lei batte il ferro finché è caldo.
 

Marjanna

Utente di lunga data
Un uomo sempre dubbioso e scevro da inutili moralismi incontra un altro uomo, molto razionale e altrettanto scevro da moralismi. L’uomo dubbioso (da ora in poi D) vuole discutere con il razionale (da ora in poi R) sul caso di una maestra d’asilo cattolico, sospesa dalla scuola dopo la scoperta del suo profilo su Onlyfans dove posta foto di nudo.

D: Perché le maestre di scuole cattoliche non dovrebbero avere un profilo su Onlyfans?

R: Per un discorso di opportunità: la tua funzione pedagogica in ambito cattolico è in contrasto con le foto di nudo a pagamento, anche se non c’è pornografia. Probabilmente il discorso vale anche fuori dall’ambito cattolico, tanto che al ministero dell’Istruzione si sono svegliati dalla pennichella e stanno persino pensando ad un codice deontologico. Un codice, sia chiaro, per evitare che ci siano maestre che di giorno “bacchettano” gli alunni in aula e di notte bacchettano i padri degli alunni in qualche chatroom a pagamento.

D: Ti stai allargando. Torniamo alla maestrina d’asilo. Non sono d’accordo con te, perché lei si scatta queste foto di nudo nel tempo libero e non sono su un profilo pubblico. Come rispondi a questa obiezione?

R: Quando si riveste un ruolo, ci sono anche responsabilità connaturate a quel ruolo. Io, per esempio, se fossi un poliziotto non potrei andarmene nella mia Scampia a fumare spinelli con i miei amici dell’adolescenza. Non mi vedrebbe nessuno, certo, magari faccio persino servizio in un’altra regione ma è un discorso di decoro professionale e, appunto, di opportunità.

D: Sì, però, con 1200 euro al mese di stipendio non ci vivi, bisogna arrotondare. Come rispondi razionalmente?

R: L’argomento dello stipendio basso, che è vero e non riguarda solo le maestre d’asilo, serve come cortina fumogena. C’erano sicuramente altri modi per arrotondare, ma implicavano più fatica e meno soldi. Tutto qui.

D: Ma avere un profilo su Onlyfans non è illegale. Quindi lei non faceva niente di male. Giusto?

R: Infatti nessuno ha parlato di illegalità, ma di una questione di opportunità legata al ruolo. Se lei vuole lavorare su Onlyfans, è libera di farlo. Ma prima lasci l’insegnamento.

D: Eppure lei dichiara di essere sempre stata un’ottima educatrice e anche i genitori sembrano confermarlo. Non è che siamo tutti bigotti?

R: Non ho alcun elemento per parlare della professionalità di questa maestra, sarei presuntuoso nel farlo. Anzi, partiamo dall’assunto che sia la migliore maestra della regione e anche d’Italia. In tal caso, però, avrebbe dovuto sapere che le due professioni sono inconciliabili come il diavolo e l’acqua santa per i motivi già esposti in precedenza. Il bigottismo, per quanto sia palpabile in certe realtà sociali, è un argomento fantoccio in questo caso.

D: Massimo Gramellini sul suo Caffè sul Corriere della Sera ha detto che non riesce a dare torto alla maestrina e che accetta suggerimenti per poter argomentare.

R: Sarà sempre tardi il giorno in cui Gramellini riuscirà a dire qualcosa di non aderente al politicamente corretto con chiare venature femministe e con posizioni sempre schiacciate sull’idea che le donne siano esseri unici e irripetibili, a differenza di quei sudicioni dei “maschi”. Sia ben chiaro, questa è una semplificazione, non lo ha mai detto; ma non ricordo sue prese di posizioni a favore degli uomini (categoria alla quale mi risulta appartenere) e contro le femministe.

D: Forse siamo diventati tutti dei moralisti da quattro soldi. Un corpo in spiaggia quasi del tutto nudo va bene; altrettanto sui social, dove c’è la gara a mostrare il deretano. E, invece, diventiamo tutti dei bacchettoni davanti ad una donna che mostra il suo corpo nudo a pagamento. Non è che siamo invidiosi?

R: No, l’invidia non c’entra se ragioniamo da uomini (se poi iniziamo a perdere la razionalità, è anche perché ci siamo femminilizzati). Non possiamo invidiare qualcosa che non abbiamo per natura, cioè il corpo femminile con i suoi caratteri sessuali secondari. Ci basta già la feroce competizione nel mondo maschile e quella “concorrenza”, per molti ansiogena, per andare a letto con una donna.

Quindi l’argomento dell’invidia verso un corpo femminile, al massimo, può riguardare le donne. Noi, come uomini razionali, dobbiamo attenerci ai fatti: mostrarsi nude per guadagnare soldi (e per sfruttare economicamente il desiderio o la solitudine maschile, o tutti e due insieme) è contrario al principio di riservatezza e decoro richiesto ad una maestra di un ente di formazione cattolico.

D: E, allora, che facciamo? Torniamo al Medioevo con le cinture di castità?

R: Avere dubbi e senso critico è sempre legittimo, ma ora non fare le domande da zerbino femminista in preda ad umori passivo-aggressivi che si addicono più alle donne che agli uomini. Allora, non ho detto da nessuna parte che una maestrina non possa andare a letto con chi vuole (infatti è ciò che accade a tutte, non mi risulta che debbano esibire il certificato di illibatezza per lavorare). E nessuno sta nemmeno a sindacare su ciò che avviene in camera da letto, purché tutti maggiorenni e consenzienti.

Il punto è che l’ambito intimo deve rimanere confinato, per definizione, all’intimità; nel momento in cui quelle pose “intime” diventano, per tua libera scelta, un meccanismo di guadagno economico perdono il carattere di “intimità” e diventano un prodotto commerciale. E torniamo al discorso dell’incompatibilità fra la funzione pedagogica e quella di venditrice di foto di nudo, dove la tua rappresentazione è diversa rispetto a quanto richiesto al tuo ruolo di educatrice.

D: Ma la donna non dovrebbe emanciparsi dal suo ruolo di sfruttata economicamente dal sistema patriarcale?

R: Il “sistema”, che non è patriarcale perché il patriarcato è morto e sepolto, è, al massimo, post-capitalista e l’eventuale “sfruttamento” riguarda entrambi i sessi perché i contratti nazionali di lavoro sono uguali per uomo e donna a parità di mansioni, di posizione e di ore lavorate. Il Gender pay gap, cioè la bufala di una differenza di salari fra uomini e donne in base ad una discriminazione di genere, è solo un cavallo di battaglia femminista che si regge su una serie di indicatori molto influenzati dall’ideologia e da una serie di statistiche alla Trilussa.

Poi se la donna vuole “emanciparsi”, qualunque cosa essa voglia dire nel 2025, lo faccia pure – non mi risulta che in Italia vadano in giro con il velo oppure che ci sia una polizia religiosa come in Iran – ma, se davvero volesse competere alla pari, dovrebbe farlo senza ricorrere al “fica power”, già denunciato nel 2000 da Massimo Fini. In realtà la scorciatoia è spesso più comoda per una donna e, al solo far notare che gli altri non possono usare scorciatoie, scatta l’accusa di misoginia e di attentato alla libertà di autodeterminazione femminile.

Ma se ora si inizia a parlare di doppi standard e di questione maschile, si rischia di andare fuori argomento e di risultare “noiosi” o addirittura “lamentosi”, dato che la questione maschile nemmeno interessa agli uomini (basti pensare che sono uomini oltre il 90% delle vittime di incidenti mortali sul lavoro, è una vera mattanza.

D: Ho l’ultimo dubbio: ma non stiamo solo facendo tutta pubblicità gratuita ad una content creator di Onlyfans? E quindi le stiamo facendo un favore?

R: Alla fine, devo ammettere che condivido il tuo dubbio. Infatti non l’abbiamo mai nominata perché questo discorso vale in generale. Certo, a differenza delle varie sex worker che se ne inventano di tutti i colori pur di apparire sui social (ora va di moda Threads) e sui mass media per capitalizzare nuovi clienti, questa maestra non ha cercato volontariamente pubblicità.

Però dal modo in cui ha deciso di rispondere, dando un’intervista al Corriere del Veneto, si capisce che sta cavalcando quella tigre che rischiava di “sbranarla”, facendole perdere la reputazione personale e il lavoro.

Ha capovolto la situazione a suo favore, forse consigliandosi con esperti di marketing, forse l’ha fatto spontaneamente. Ha dimostrato che della reputazione personale (in senso morale e cattolico) non le interessa molto ma ha salvaguardato la sua reputazione professionale come maestra d’asilo. È un rischio calcolato: da questa storia guadagnerà parecchi spettatori paganti; che poi essi possano garantirle un reddito sicuro nel lungo periodo è tutto da vedere, ma intanto lei batte il ferro finché è caldo.
Chi è che si è sbattuto a scrivere questo testo?
 

Marjanna

Utente di lunga data

Marjanna

Utente di lunga data
Forse era divertito
Mmm... bona e col piglio del calcolo. A Jim piace piace questo elemento.

Pare la signora abbia già fatto 1200€ in un giorno nel frattempo.
 

perplesso

Administrator
Staff Forum
ed è passata da 6 a 16mila seguaci su OF. una campagna pubblicitaria proficua e gratuita
 

paulpaulpaul

Utente di lunga data
Un uomo sempre dubbioso e scevro da inutili moralismi incontra un altro uomo, molto razionale e altrettanto scevro da moralismi. L’uomo dubbioso (da ora in poi D) vuole discutere con il razionale (da ora in poi R) sul caso di una maestra d’asilo cattolico, sospesa dalla scuola dopo la scoperta del suo profilo su Onlyfans dove posta foto di nudo.

D: Perché le maestre di scuole cattoliche non dovrebbero avere un profilo su Onlyfans?

R: Per un discorso di opportunità: la tua funzione pedagogica in ambito cattolico è in contrasto con le foto di nudo a pagamento, anche se non c’è pornografia. Probabilmente il discorso vale anche fuori dall’ambito cattolico, tanto che al ministero dell’Istruzione si sono svegliati dalla pennichella e stanno persino pensando ad un codice deontologico. Un codice, sia chiaro, per evitare che ci siano maestre che di giorno “bacchettano” gli alunni in aula e di notte bacchettano i padri degli alunni in qualche chatroom a pagamento.

D: Ti stai allargando. Torniamo alla maestrina d’asilo. Non sono d’accordo con te, perché lei si scatta queste foto di nudo nel tempo libero e non sono su un profilo pubblico. Come rispondi a questa obiezione?

R: Quando si riveste un ruolo, ci sono anche responsabilità connaturate a quel ruolo. Io, per esempio, se fossi un poliziotto non potrei andarmene nella mia Scampia a fumare spinelli con i miei amici dell’adolescenza. Non mi vedrebbe nessuno, certo, magari faccio persino servizio in un’altra regione ma è un discorso di decoro professionale e, appunto, di opportunità.

D: Sì, però, con 1200 euro al mese di stipendio non ci vivi, bisogna arrotondare. Come rispondi razionalmente?

R: L’argomento dello stipendio basso, che è vero e non riguarda solo le maestre d’asilo, serve come cortina fumogena. C’erano sicuramente altri modi per arrotondare, ma implicavano più fatica e meno soldi. Tutto qui.

D: Ma avere un profilo su Onlyfans non è illegale. Quindi lei non faceva niente di male. Giusto?

R: Infatti nessuno ha parlato di illegalità, ma di una questione di opportunità legata al ruolo. Se lei vuole lavorare su Onlyfans, è libera di farlo. Ma prima lasci l’insegnamento.

D: Eppure lei dichiara di essere sempre stata un’ottima educatrice e anche i genitori sembrano confermarlo. Non è che siamo tutti bigotti?

R: Non ho alcun elemento per parlare della professionalità di questa maestra, sarei presuntuoso nel farlo. Anzi, partiamo dall’assunto che sia la migliore maestra della regione e anche d’Italia. In tal caso, però, avrebbe dovuto sapere che le due professioni sono inconciliabili come il diavolo e l’acqua santa per i motivi già esposti in precedenza. Il bigottismo, per quanto sia palpabile in certe realtà sociali, è un argomento fantoccio in questo caso.

D: Massimo Gramellini sul suo Caffè sul Corriere della Sera ha detto che non riesce a dare torto alla maestrina e che accetta suggerimenti per poter argomentare.

R: Sarà sempre tardi il giorno in cui Gramellini riuscirà a dire qualcosa di non aderente al politicamente corretto con chiare venature femministe e con posizioni sempre schiacciate sull’idea che le donne siano esseri unici e irripetibili, a differenza di quei sudicioni dei “maschi”. Sia ben chiaro, questa è una semplificazione, non lo ha mai detto; ma non ricordo sue prese di posizioni a favore degli uomini (categoria alla quale mi risulta appartenere) e contro le femministe.

D: Forse siamo diventati tutti dei moralisti da quattro soldi. Un corpo in spiaggia quasi del tutto nudo va bene; altrettanto sui social, dove c’è la gara a mostrare il deretano. E, invece, diventiamo tutti dei bacchettoni davanti ad una donna che mostra il suo corpo nudo a pagamento. Non è che siamo invidiosi?

R: No, l’invidia non c’entra se ragioniamo da uomini (se poi iniziamo a perdere la razionalità, è anche perché ci siamo femminilizzati). Non possiamo invidiare qualcosa che non abbiamo per natura, cioè il corpo femminile con i suoi caratteri sessuali secondari. Ci basta già la feroce competizione nel mondo maschile e quella “concorrenza”, per molti ansiogena, per andare a letto con una donna.

Quindi l’argomento dell’invidia verso un corpo femminile, al massimo, può riguardare le donne. Noi, come uomini razionali, dobbiamo attenerci ai fatti: mostrarsi nude per guadagnare soldi (e per sfruttare economicamente il desiderio o la solitudine maschile, o tutti e due insieme) è contrario al principio di riservatezza e decoro richiesto ad una maestra di un ente di formazione cattolico.

D: E, allora, che facciamo? Torniamo al Medioevo con le cinture di castità?

R: Avere dubbi e senso critico è sempre legittimo, ma ora non fare le domande da zerbino femminista in preda ad umori passivo-aggressivi che si addicono più alle donne che agli uomini. Allora, non ho detto da nessuna parte che una maestrina non possa andare a letto con chi vuole (infatti è ciò che accade a tutte, non mi risulta che debbano esibire il certificato di illibatezza per lavorare). E nessuno sta nemmeno a sindacare su ciò che avviene in camera da letto, purché tutti maggiorenni e consenzienti.

Il punto è che l’ambito intimo deve rimanere confinato, per definizione, all’intimità; nel momento in cui quelle pose “intime” diventano, per tua libera scelta, un meccanismo di guadagno economico perdono il carattere di “intimità” e diventano un prodotto commerciale. E torniamo al discorso dell’incompatibilità fra la funzione pedagogica e quella di venditrice di foto di nudo, dove la tua rappresentazione è diversa rispetto a quanto richiesto al tuo ruolo di educatrice.

D: Ma la donna non dovrebbe emanciparsi dal suo ruolo di sfruttata economicamente dal sistema patriarcale?

R: Il “sistema”, che non è patriarcale perché il patriarcato è morto e sepolto, è, al massimo, post-capitalista e l’eventuale “sfruttamento” riguarda entrambi i sessi perché i contratti nazionali di lavoro sono uguali per uomo e donna a parità di mansioni, di posizione e di ore lavorate. Il Gender pay gap, cioè la bufala di una differenza di salari fra uomini e donne in base ad una discriminazione di genere, è solo un cavallo di battaglia femminista che si regge su una serie di indicatori molto influenzati dall’ideologia e da una serie di statistiche alla Trilussa.

Poi se la donna vuole “emanciparsi”, qualunque cosa essa voglia dire nel 2025, lo faccia pure – non mi risulta che in Italia vadano in giro con il velo oppure che ci sia una polizia religiosa come in Iran – ma, se davvero volesse competere alla pari, dovrebbe farlo senza ricorrere al “fica power”, già denunciato nel 2000 da Massimo Fini. In realtà la scorciatoia è spesso più comoda per una donna e, al solo far notare che gli altri non possono usare scorciatoie, scatta l’accusa di misoginia e di attentato alla libertà di autodeterminazione femminile.

Ma se ora si inizia a parlare di doppi standard e di questione maschile, si rischia di andare fuori argomento e di risultare “noiosi” o addirittura “lamentosi”, dato che la questione maschile nemmeno interessa agli uomini (basti pensare che sono uomini oltre il 90% delle vittime di incidenti mortali sul lavoro, è una vera mattanza.

D: Ho l’ultimo dubbio: ma non stiamo solo facendo tutta pubblicità gratuita ad una content creator di Onlyfans? E quindi le stiamo facendo un favore?

R: Alla fine, devo ammettere che condivido il tuo dubbio. Infatti non l’abbiamo mai nominata perché questo discorso vale in generale. Certo, a differenza delle varie sex worker che se ne inventano di tutti i colori pur di apparire sui social (ora va di moda Threads) e sui mass media per capitalizzare nuovi clienti, questa maestra non ha cercato volontariamente pubblicità.

Però dal modo in cui ha deciso di rispondere, dando un’intervista al Corriere del Veneto, si capisce che sta cavalcando quella tigre che rischiava di “sbranarla”, facendole perdere la reputazione personale e il lavoro.

Ha capovolto la situazione a suo favore, forse consigliandosi con esperti di marketing, forse l’ha fatto spontaneamente. Ha dimostrato che della reputazione personale (in senso morale e cattolico) non le interessa molto ma ha salvaguardato la sua reputazione professionale come maestra d’asilo. È un rischio calcolato: da questa storia guadagnerà parecchi spettatori paganti; che poi essi possano garantirle un reddito sicuro nel lungo periodo è tutto da vedere, ma intanto lei batte il ferro finché è caldo.
@Jim Cain ma non vorrai mica che io legga (e capisca) tutta sta cagata??!!😅
 
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