Capire quello che si legge

Brunetta

Utente di lunga data
Infatti me l ha detto quello di matematica 😬😬😬😬
Riferito in generale alla classe...
Oggi tra l altro ha fatto l ultima verifica di matematica...(almeno credo ultima)...
E sicuramente con questa si abbasserà la media...
Si è già portato avanti dicendo che non è andata benissimo...
Spero si sbagli🤪🤪🤪
Le classi...distribuzione normale.
Poi ci sono anche insegnanti che si sentono più validi, più selezionano.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Mia cognata è laureata con 110 e lode, in economia delle piccole e medie imprese, laurea magistrale conseguita in 5 anni, conta con le dita 🙄
Semplicemente ha bisogno di un supporto concreto.
 

Vera

Supermod disturbante
Staff Forum
No.
Si possono avere buoni voti perché si memorizza e si è in grado di riferire ciò che vuole l’insegnante.
L'apprendimento è più complesso e più difficile da verificare.
Infatti nell’articolo che ho postato si rivela l’incapacità di comprensione di una percentuale troppo alta di ragazzi.
Avere un'ottima memoria non significa non apprendere. Ascolti con attenzione la lezione ed hai già svolto metà del lavoro. Io avevo questa fortuna, come mia figlia, e mi ha reso le cose molto più facili.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Avere un'ottima memoria non significa non apprendere. Ascolti con attenzione la lezione ed hai già svolto metà del lavoro. Io avevo questa fortuna, come mia figlia, e mi ha reso le cose molto più facili.
Ho detto una cosa diversa.
Ma non è importante essere sempre capita.
 

Vera

Supermod disturbante
Staff Forum
Ho detto una cosa diversa.
Ma non è importante essere sempre capita.
"Si possono avere buoni voti perché si memorizza e si è in grado di riferire ciò che vuole l’insegnante."
 

Brunetta

Utente di lunga data
"Si possono avere buoni voti perché si memorizza e si è in grado di riferire ciò che vuole l’insegnante."
Nella tua comprensione (o nel mio esprimermi in modo equivocabile) hai trasformato “si memorizza” e basta in “si memorizza uguale non si apprende”.
Non è quello che ho scritto.
Si può memorizzare senza aver appreso il senso di ciò che si ha memorizzato. Un esempio sono le formule geometriche per le aree. Si possono imparare a memoria e dimenticare. Ma vale per qualsiasi contenuto di studio.
Ovviamente poi ogni cosa che si apprende viene memorizzata.
Ma se non viene memorizzata all‘interno di una struttura che le dia senso, viene in fretta dimenticata e non contribuisce a creare una struttura solida di conoscenze.
È ciò che non è avvenuto per alcuni dei concorrenti dei quiz, come dicevamo, che non sono in grado di collocare nel tempo eventi perché non hanno una struttura storica.
 
Ultima modifica:

spleen

utente ?
Nella tua comprensione (o nel mio esprimermi in modo non equivocabile) hai trasformato “si memorizza” e basta in “si memorizza uguale non si apprende”.
Non è quello che ho scritto.
Si può memorizzare senza aver appreso il senso di ciò che si ha memorizzato. Un esempio sono le formule geometriche per le aree. Si possono imparare a memoria e dimenticare. Ma vale per qualsiasi contenuto di studio.
Ovviamente poi ogni cosa che si apprende viene memorizzata.
Ma se non viene memorizzata all‘interno di una struttura che le dia senso, viene in fretta dimenticata e non contribuisce a creare una struttura solida di conoscenze.
È ciò che non è avvenuto per alcuni dei concorrenti dei quiz, come dicevamo, che non sono in grado di collocare nel tempo eventi perché non hanno una struttura storica.
Processare le informazioni attraverso una struttura logica che le inquadri.
Sempre più difficile dal momento che viviamo in una società che genera un surplus di informazioni e le mette tutte pressochè sullo stesso livello.
Kardashian e Chomsky :)a braccetto
 

Brunetta

Utente di lunga data
Processare le informazioni attraverso una struttura logica che le inquadri.
Sempre più difficile dal momento che viviamo in una società che genera un surplus di informazioni e le mette tutte pressochè sullo stesso livello.
Kardashian e Chomsky :)a braccetto
A volte come adulti presupponiamo competenze che i ragazzi non possono avere.
 

Vera

Supermod disturbante
Staff Forum
memorizzare e ripetere non significa aver capito
Non è quello che intendevo. Imparare a memoria, a mio parere, è sbagliatissimo. Sfruttare invece la capacità di memorizzare, ascoltando la lezione, può essere molto utile.
 

omicron

Pigra, irritante e non praticante
Non è quello che intendevo. Imparare a memoria, a mio parere, è sbagliatissimo. Sfruttare invece la capacità di memorizzare, ascoltando la lezione, può essere molto utile.
Certo sono d’accordo, io prendevo anche appunti
 

Brunetta

Utente di lunga data
Non è quello che intendevo. Imparare a memoria, a mio parere, è sbagliatissimo. Sfruttare invece la capacità di memorizzare, ascoltando la lezione, può essere molto utile.
Dipende anche dallo stile cognitivo.
Io memorizzo bene i discorsi, ma non di tutti i tipi.
Mi sono sempre supportata con appunti e schemi, che poi non avevo necessità di riguardare perché mi avevano fatto inserire le nozioni in una mappa mentale.
Una difficoltà è costituita dalle interferenze di analogie o di collegamenti, anche coerenti, ma che distraggono dalla logica di un discorso. Le mappe concettuali aiutano.
 

Brunetta

Utente di lunga data
“Lo stile cognitivo è la modalità di elaborazione dell'informazione che la persona adotta in modo prevalente, che permane nel tempo e si generalizza a compiti diversi ( Boscolo, 1981). Riguarda la scelta delle strategie cognitive usate per risolvere un compito, le preferenze nell'uso delle proprie abilità.”
 

danny

Utente di lunga data
Save the Children: «Un 15enne su due non capisce quello che legge»
di Orsola Riva
La denuncia del presidente di Save the Children Italia Claudio Tesauro: «Con questi dati è a rischio la tenuta democratica del Paese»

Un ragazzo su due sa leggere e scrivere ma purtroppo non capisce quello che legge. A ricordare ancora una volta questa tragedia nazionale di cui ci ricordiamo solo a sprazzi è stato oggi Claudio Tesauro, Presidente di Save the Children Italia aprendo i lavori di «Impossibile» la quattro giorni di riflessioni e proposte sull’ Infanzia e l’Adolescenza. «La dispersione scolastica implicita, cioè l’incapacità di un ragazzo/a di 15 anni di comprendere il significato di un testo scritto, è al 51% - ha ricordato Tesauro -. Un dramma non solo per il sistema di istruzione e per lo sviluppo economico, ma per la tenuta democratica di un paese. I più colpiti sono gli studenti delle famiglie più povere, quelle che vivono al sud e quelle con background migratorio».
Niente di nuovo, intendiamoci. Sono i dati sconvolgenti registrati dall’Invalsi a ogni nuova tornata di test. In genere per qualche giorno si scatena una piccola tempesta mediatica, con cori di indignazione e promesse di cambi di passo, ma poi puntualmente ci si dimentica di questo esercito di ragazzi che la scuola italiana perde per strada. In attesa dell’ennesima Caporetto a luglio prossimo, quando usciranno i risultati delle prove Invalsi di quest’anno, vale la pena di ricordare i dati di sintesi del 2021: due quattordicenni su cinque (con punte tra il 50 e il 60 per cento al Sud) escono dalle medie con competenze da quinta elementare. Sia in italiano che in matematica (dove va pure peggio). E questo ritardo purtroppo non lo recuperano più. I più deboli - in tutti i sensi: perché quelli che restano indietro sono soprattutto i ragazzi che provengono dai contesti socio-economici meno fortunati - iniziano a collezionare bocciature e poi mollano. Tant’è che la dispersione scolastica vera e propria - intesa come la percentuale di giovani senza un diploma di scuola superiore in tasca - in Italia è ancora lontana dall’obiettivo europeo che era stato fissato per il 2020 al dieci per cento: gli ultimi dati Eurostat parlano di un 13,1 per cento di giovani con in tasca il solo diploma di scuola media. E i più in difficoltà sono i maschi (15,6 per cento) mentre le femmine sono quasi in linea con la media europea (10,4 per cento). A quelli che la scuola perde, vanno aggiunti poi quelli che invece la scuola manda avanti ma senza le necessarie competenze. Anche qui i risultati dell’Invalsi lasciano poco spazio alla fantasia: il 44 per cento dei maturandi non raggiunge la sufficienza in italiano con punte del 50-60 per cento al Sud. Un dato, quello dell’anno scorso che sicuramente ha risentito della Dad, ma non è che prima le cose andassero poi molto meglio.
Nel corso della sua presentazione Tesauro ha affermato che in Italia esiste «una crudele ingiustizia generazionale perché la crisi ha colpito proprio i bambini. Non solo 1,384mila bambini in povertà assoluta (il dato più alto degli ultimi 15 anni) ma un bambino in Italia oggi ha il doppio delle probabilità di vivere in povertà assoluta rispetto ad un adulto, il triplo delle probabilità rispetto a chi ha più di 65 anni». ll presidente di Save The Children ha ricordato inoltre, che «più di due milioni di giovani, ovvero 1 giovane su cinque fra i 15 e i 29 anni, è fuori da ogni percorso di scuola, formazione e lavoro. In sei regioni, il numero dei ragazzi e delle ragazze Neet (acronimo di «not in employment, education or training», ndr) ha già superato il numero dei ragazzi, della stessa fascia di età, inseriti nel mondo del lavoro. In Sicilia, Campania, Calabria per 2 giovani occupati ce ne sono altri 3 che sono fuori dal lavoro, dalla formazione e dallo studio. Dati che - ha sottolineato - fanno a pugni con la richiesta del mondo produttivo».
Saranno 30 anni che leggo questa roba.
Per quanto mi riguarda non è certo un problema che riguarda solo i 15enni.
Anzi.
L'unica cosa che sento di stigmatizzare è che l'ingresso nel mondo del lavoro è sempre più ritardato rispetto a un tempo.
A 15 anni se non hai voglia di studiare, dovresti poter andare a lavorare.
E' un modo per maturare, comunque e per assumersi responsabilità da adulto nella società.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Saranno 30 anni che leggo questa roba.
Per quanto mi riguarda non è certo un problema che riguarda solo i 15enni.
Anzi.
L'unica cosa che sento di stigmatizzare è che l'ingresso nel mondo del lavoro è sempre più ritardato rispetto a un tempo.
A 15 anni se non hai voglia di studiare, dovresti poter andare a lavorare.
E' un modo per maturare, comunque e per assumersi responsabilità da adulto nella società.
Certo, è una sparata, che ha qualche riscontro.
Il problema non è il lavoro, ma la formazione di esseri umani in grado di comprendere la realtà.
 

abebis

Utente di lunga data
L'errore e' considerarlo lavoro. E' dovere, per cui non ti pago, ti tolgo se non lo fai. Ovviamente, dato il buon rendimento, se chiede qualcosa la ottiene; ma il deal funziona al contrario di come dici tu.
Per me considerare lo studio un lavoro oppure un dovere è, in entrambi i casi, sbagliato e difficilmente porterà a formare persone appassionate in quello che fanno.

Lo studio dovrebbe essere divertimento: la conoscenza gratifica la mente.
Soprattutto, la conoscenza è emancipazione.

Riconosco che non è semplice far passare questo messaggio ai ragazzi ma, lasciatemi dire con cognizione di causa, è possibile.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Per me considerare lo studio un lavoro oppure un dovere è, in entrambi i casi, sbagliato e difficilmente porterà a formare persone appassionate in quello che fanno.

Lo studio dovrebbe essere divertimento: la conoscenza gratifica la mente.
Soprattutto, la conoscenza è emancipazione.


Riconosco che non è semplice far passare questo messaggio ai ragazzi ma, lasciatemi dire con cognizione di causa, è possibile.
Concordo.
 

omicron

Pigra, irritante e non praticante
Per me considerare lo studio un lavoro oppure un dovere è, in entrambi i casi, sbagliato e difficilmente porterà a formare persone appassionate in quello che fanno.

Lo studio dovrebbe essere divertimento: la conoscenza gratifica la mente.
Soprattutto, la conoscenza è emancipazione.

Riconosco che non è semplice far passare questo messaggio ai ragazzi ma, lasciatemi dire con cognizione di causa, è possibile.
La conoscenza si, i professori no
 
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