Caro papà

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elena

Utente di lunga data
Caro papà

Trovata nel forum di maldamore. Fonte: http://www.ilgiornale.it/interni/ca...-12-2010/articolo-id=494950-page=0-comments=1

Caro papà, la situazione che stiamo vivendo in famiglia non è per niente semplice. Sono ormai tre anni che tradisci mamma e, quindi noi tre figli, con un’altra donna, ma nonostante tutti i parenti, gli amici, i colleghi di lavoro lo sappiano, tu noncurante vai avanti per la tua strada. Ho sempre promesso a me stesso che il giorno in cui ti avrei manifestato quello che penso, lo avrei fatto per sbatterti in faccia tutta la mia rabbia repressa. Al contrario ora mi ritrovo (all'insaputa di tutti) a scriverti l'amore che provo ancora, assieme ai miei fratelli e a mamma, nei tuoi confronti. Ho sempre sofferto silenziosamente per quello che hai fatto e per quello che stai facendo. Mi sono sempre comportato allo stesso modo con tutti, senza mai far trasparire il dolore della mia anima. Per la prima volta dopo tre anni, l'altra sera dopo essere tornati da Pavia dove abbiamo tutti quanti festeggiato il tuo compleanno, ho pianto. Ho lacrimato pensando a quello che prima tu rappresentavi per me. Medico, colto, pieno di amore nei confronti dei tuoi figli e di tua moglie: un papà e un marito perfetto, guidato da sani principi morali. In un certo senso ti invidiavo. Non è un caso che tante delle tue passioni come la musica, i libri e tante altre siano anche le mie. Ti avevo considerato come un modello di vita, e in quanto tale volevo seguire i tuoi passi: creare una famiglia. Dove eri tu, ero io. Ricordi? Facevamo tutto assieme: la domenica mattina andavamo di buonora in edicola a prendere il giornale; tagliavamo il prato assieme; venivo a trovarti al lavoro, aspettandoti anche per ore pur di avere il piacere di tornare a casa con te. Ti ricordi quando tornavi dai congressi a Bologna? Ero sempre il primo a correrti tra le braccia per salutarti. Ma tutto questo capitava anni fa... ora è diverso, ora sono cresciuto. Come mi hai detto una volta, provocandomi un’enorme sofferenza, tu non sei più il nostro «papi», ma il nostro papà. Ti sembra possibile che tu dopo quasi 25 anni di matrimonio ti sei «innamorato» di una collega (che quotidianamente vedi) che ha già alle spalle due matrimoni e una figlia? Come puoi innamorarti di una donna che ti ha allontanato da tua moglie, una donna bella e intelligente, capace di crescere tre figli con le proprie forze mentre tu facevi turni di lavoro impossibili? E ti rendi conto per chi la lasceresti? Non ho il «piacere» di conoscere la tua collega e spero mai di incontrarla sul mio cammino... ma conoscendo la tua moralità mi sembra irrazionale credere che ami una donna che ha distrutto la tua famiglia. La nostra famiglia. E non puoi immaginare quanto male mi fai quando dici a mamma che non hai voglia di parlare di questo argomento perché sei stanco e vuoi guardare la televisione. Non è mai il momento giusto. Ti ricordo tuttavia che la normalità in una famiglia non è nel silenzio, ma nella discussione. Per quanto spinoso possa essere l'argomento, è giusto affrontarlo. Anziché avvicinarti anno dopo anno sempre di più a mamma e passare con lei quelli che dovrebbero essere gli anni più tranquilli della tua vita, preferisci allontanarti per essere autonomo. Non vuoi più nemmeno rendere conto a tua moglie, sposata davanti a Dio e allo Stato, di quello che fai. Tu dici che neanche lontanamente possiamo immaginare quello che frulla nella tua testa. Solo tu sai. Tu non vuoi dire. Preferisci una tranquillità di plastica, apparente. Spero con tutto il cuore che la tua sia solo una perdita momentanea della luce del faro, perché non è logicamente possibile andare avanti in questo modo. Non ho molta esperienza di vita, ho solo diciotto anni in fondo. Ma sono certo che quando queste storie vengono alla luce, si è soliti scegliere la famiglia, non una situazione intermedia data dall'aggiunta alla famiglia di un elemento inutile, pericoloso. Capisci che dirci che ci vuoi bene e continuare a vederla è paragonabile ad un abbraccio che termina con una pugnalata alla schiena di noi tutti? Ti ho scritto non per porti in ridicolo di fronte a chiunque legga questa lettera, ma perché siamo stanchi di questa situazione. Non ne possiamo più, siamo stanchi di combattere. È ora che tu ragioni per illuminare quella parte del tuo cuore oscurata da una donna di troppo. Forse ora stai piangendo. Spero che tu stia piangendo. Se è così vuol dire che in fondo ho mosso qualcosa nella tua anima. In qualche modo il mio scopo l'ho raggiunto. Torna da noi papà. Ti aspettiamo a braccia aperte. Con amore, Davide
 

Eliade

Super Zitella Acida
Trovata nel forum di maldamore. Fonte: http://www.ilgiornale.it/interni/ca...-12-2010/articolo-id=494950-page=0-comments=1

Caro papà, la situazione che stiamo vivendo in famiglia non è per niente semplice. Sono ormai tre anni che tradisci mamma e, quindi noi tre figli, con un’altra donna, ma nonostante tutti i parenti, gli amici, i colleghi di lavoro lo sappiano, tu noncurante vai avanti per la tua strada. Ho sempre promesso a me stesso che il giorno in cui ti avrei manifestato quello che penso, lo avrei fatto per sbatterti in faccia tutta la mia rabbia repressa. Al contrario ora mi ritrovo (all'insaputa di tutti) a scriverti l'amore che provo ancora, assieme ai miei fratelli e a mamma, nei tuoi confronti. Ho sempre sofferto silenziosamente per quello che hai fatto e per quello che stai facendo. Mi sono sempre comportato allo stesso modo con tutti, senza mai far trasparire il dolore della mia anima. Per la prima volta dopo tre anni, l'altra sera dopo essere tornati da Pavia dove abbiamo tutti quanti festeggiato il tuo compleanno, ho pianto. Ho lacrimato pensando a quello che prima tu rappresentavi per me. Medico, colto, pieno di amore nei confronti dei tuoi figli e di tua moglie: un papà e un marito perfetto, guidato da sani principi morali. In un certo senso ti invidiavo. Non è un caso che tante delle tue passioni come la musica, i libri e tante altre siano anche le mie. Ti avevo considerato come un modello di vita, e in quanto tale volevo seguire i tuoi passi: creare una famiglia. Dove eri tu, ero io. Ricordi? Facevamo tutto assieme: la domenica mattina andavamo di buonora in edicola a prendere il giornale; tagliavamo il prato assieme; venivo a trovarti al lavoro, aspettandoti anche per ore pur di avere il piacere di tornare a casa con te. Ti ricordi quando tornavi dai congressi a Bologna? Ero sempre il primo a correrti tra le braccia per salutarti. Ma tutto questo capitava anni fa... ora è diverso, ora sono cresciuto. Come mi hai detto una volta, provocandomi un’enorme sofferenza, tu non sei più il nostro «papi», ma il nostro papà. Ti sembra possibile che tu dopo quasi 25 anni di matrimonio ti sei «innamorato» di una collega (che quotidianamente vedi) che ha già alle spalle due matrimoni e una figlia? Come puoi innamorarti di una donna che ti ha allontanato da tua moglie, una donna bella e intelligente, capace di crescere tre figli con le proprie forze mentre tu facevi turni di lavoro impossibili? E ti rendi conto per chi la lasceresti? Non ho il «piacere» di conoscere la tua collega e spero mai di incontrarla sul mio cammino... ma conoscendo la tua moralità mi sembra irrazionale credere che ami una donna che ha distrutto la tua famiglia. La nostra famiglia. E non puoi immaginare quanto male mi fai quando dici a mamma che non hai voglia di parlare di questo argomento perché sei stanco e vuoi guardare la televisione. Non è mai il momento giusto. Ti ricordo tuttavia che la normalità in una famiglia non è nel silenzio, ma nella discussione. Per quanto spinoso possa essere l'argomento, è giusto affrontarlo. Anziché avvicinarti anno dopo anno sempre di più a mamma e passare con lei quelli che dovrebbero essere gli anni più tranquilli della tua vita, preferisci allontanarti per essere autonomo. Non vuoi più nemmeno rendere conto a tua moglie, sposata davanti a Dio e allo Stato, di quello che fai. Tu dici che neanche lontanamente possiamo immaginare quello che frulla nella tua testa. Solo tu sai. Tu non vuoi dire. Preferisci una tranquillità di plastica, apparente. Spero con tutto il cuore che la tua sia solo una perdita momentanea della luce del faro, perché non è logicamente possibile andare avanti in questo modo. Non ho molta esperienza di vita, ho solo diciotto anni in fondo. Ma sono certo che quando queste storie vengono alla luce, si è soliti scegliere la famiglia, non una situazione intermedia data dall'aggiunta alla famiglia di un elemento inutile, pericoloso. Capisci che dirci che ci vuoi bene e continuare a vederla è paragonabile ad un abbraccio che termina con una pugnalata alla schiena di noi tutti? Ti ho scritto non per porti in ridicolo di fronte a chiunque legga questa lettera, ma perché siamo stanchi di questa situazione. Non ne possiamo più, siamo stanchi di combattere. È ora che tu ragioni per illuminare quella parte del tuo cuore oscurata da una donna di troppo. Forse ora stai piangendo. Spero che tu stia piangendo. Se è così vuol dire che in fondo ho mosso qualcosa nella tua anima. In qualche modo il mio scopo l'ho raggiunto. Torna da noi papà. Ti aspettiamo a braccia aperte. Con amore, Davide
Molto bella...
Spero che lui si ravveda o che la moglie lo sbatta fuori di casa al più presto..
 

bastardo dentro

Utente di lunga data
Trovata nel forum di maldamore. Fonte: http://www.ilgiornale.it/interni/ca...-12-2010/articolo-id=494950-page=0-comments=1

Caro papà, la situazione che stiamo vivendo in famiglia non è per niente semplice. Sono ormai tre anni che tradisci mamma e, quindi noi tre figli, con un’altra donna, ma nonostante tutti i parenti, gli amici, i colleghi di lavoro lo sappiano, tu noncurante vai avanti per la tua strada. Ho sempre promesso a me stesso che il giorno in cui ti avrei manifestato quello che penso, lo avrei fatto per sbatterti in faccia tutta la mia rabbia repressa. Al contrario ora mi ritrovo (all'insaputa di tutti) a scriverti l'amore che provo ancora, assieme ai miei fratelli e a mamma, nei tuoi confronti. Ho sempre sofferto silenziosamente per quello che hai fatto e per quello che stai facendo. Mi sono sempre comportato allo stesso modo con tutti, senza mai far trasparire il dolore della mia anima. Per la prima volta dopo tre anni, l'altra sera dopo essere tornati da Pavia dove abbiamo tutti quanti festeggiato il tuo compleanno, ho pianto. Ho lacrimato pensando a quello che prima tu rappresentavi per me. Medico, colto, pieno di amore nei confronti dei tuoi figli e di tua moglie: un papà e un marito perfetto, guidato da sani principi morali. In un certo senso ti invidiavo. Non è un caso che tante delle tue passioni come la musica, i libri e tante altre siano anche le mie. Ti avevo considerato come un modello di vita, e in quanto tale volevo seguire i tuoi passi: creare una famiglia. Dove eri tu, ero io. Ricordi? Facevamo tutto assieme: la domenica mattina andavamo di buonora in edicola a prendere il giornale; tagliavamo il prato assieme; venivo a trovarti al lavoro, aspettandoti anche per ore pur di avere il piacere di tornare a casa con te. Ti ricordi quando tornavi dai congressi a Bologna? Ero sempre il primo a correrti tra le braccia per salutarti. Ma tutto questo capitava anni fa... ora è diverso, ora sono cresciuto. Come mi hai detto una volta, provocandomi un’enorme sofferenza, tu non sei più il nostro «papi», ma il nostro papà. Ti sembra possibile che tu dopo quasi 25 anni di matrimonio ti sei «innamorato» di una collega (che quotidianamente vedi) che ha già alle spalle due matrimoni e una figlia? Come puoi innamorarti di una donna che ti ha allontanato da tua moglie, una donna bella e intelligente, capace di crescere tre figli con le proprie forze mentre tu facevi turni di lavoro impossibili? E ti rendi conto per chi la lasceresti? Non ho il «piacere» di conoscere la tua collega e spero mai di incontrarla sul mio cammino... ma conoscendo la tua moralità mi sembra irrazionale credere che ami una donna che ha distrutto la tua famiglia. La nostra famiglia. E non puoi immaginare quanto male mi fai quando dici a mamma che non hai voglia di parlare di questo argomento perché sei stanco e vuoi guardare la televisione. Non è mai il momento giusto. Ti ricordo tuttavia che la normalità in una famiglia non è nel silenzio, ma nella discussione. Per quanto spinoso possa essere l'argomento, è giusto affrontarlo. Anziché avvicinarti anno dopo anno sempre di più a mamma e passare con lei quelli che dovrebbero essere gli anni più tranquilli della tua vita, preferisci allontanarti per essere autonomo. Non vuoi più nemmeno rendere conto a tua moglie, sposata davanti a Dio e allo Stato, di quello che fai. Tu dici che neanche lontanamente possiamo immaginare quello che frulla nella tua testa. Solo tu sai. Tu non vuoi dire. Preferisci una tranquillità di plastica, apparente. Spero con tutto il cuore che la tua sia solo una perdita momentanea della luce del faro, perché non è logicamente possibile andare avanti in questo modo. Non ho molta esperienza di vita, ho solo diciotto anni in fondo. Ma sono certo che quando queste storie vengono alla luce, si è soliti scegliere la famiglia, non una situazione intermedia data dall'aggiunta alla famiglia di un elemento inutile, pericoloso. Capisci che dirci che ci vuoi bene e continuare a vederla è paragonabile ad un abbraccio che termina con una pugnalata alla schiena di noi tutti? Ti ho scritto non per porti in ridicolo di fronte a chiunque legga questa lettera, ma perché siamo stanchi di questa situazione. Non ne possiamo più, siamo stanchi di combattere. È ora che tu ragioni per illuminare quella parte del tuo cuore oscurata da una donna di troppo. Forse ora stai piangendo. Spero che tu stia piangendo. Se è così vuol dire che in fondo ho mosso qualcosa nella tua anima. In qualche modo il mio scopo l'ho raggiunto. Torna da noi papà. Ti aspettiamo a braccia aperte. Con amore, Davide

quando guarderò di nuovo negli occhi i miei bambini vedrò scorrere le righe di questa lettera bellissima. la leggo e la rileggo con il mio palmare mentre aspetto l'ennesimo aereo... mi devo allentare la cravatta, mi emozionano queste parole... so che le dinamiche possono essere le più diverse ma deve esservi qualcosa per cui valga la pena sacrificarsi e far andare bene le cose.... io penso che se ricevessi una lettera così dalle persone cui voglio più bene mi toglierei la vita (e forse non l'ho ricevuta perchè i miei figli erano troppo piccoli ma.... per un periodo avrebbero avuto tutto il diritto di scrivermela ... e io questo non riesco a scordarlo)

bastardo dentro
 

aristocat

Utente iperlogica
Grazie Elena, questa lettera mi sta facendo molto riflettere
 

elena

Utente di lunga data
Beh, la lettera è toccante perché il punto di vista è quello di un figlio, ma un figlio non dovrebbe mai MAI arrivare a questo punto. Comunque la pubblicazione di questa lettera ha avuto un seguito nella risposta di un famoso avvocato divorzista. Eccola in tutta la sua impietosa crudezza:


Caro Davide,
non sono d’accordo con i contenuti della tua lettera, nella quale inviti il papà a lasciare l’amante - dopo tre anni - e a scegliere la famiglia. Racconti che state tutti lacrimando, siete stanchi di combattere e quest’altra donna non merita amore, giacché ha due matrimoni alle spalle (...)
(...) e ha distrutto la vostra famiglia.
Non sono d’accordo prima di tutto perché sono passati tre anni di troppo. Questi discorsi, o si fanno nel momento in cui si svela il tradimento o sono del tutto fuori luogo. O si chiude o si ricostruisce. Se tuo padre non è stato leale e tua madre ha voluto accettare il perpetuarsi nel tempo dell’umiliazione dell’infedeltà, te la devi prendere con entrambi, oppure subire il disagio che, appunto entrambi, hanno creato ai figli. In tutte le cose a due, c’è quasi sempre corresponsabilità.
Tu, inoltre, sei la vittima di quel modo di pensare per cui i coniugi si convincono di dovere stare insieme «per i figli»: lui non lascia la moglie ma si tiene l’amante, lei non lo caccia di casa, ma riesce a schierargli i figli contro e, intanto, tutti aspettano che succeda qualcosa di risolutivo.
Nel frattempo, però, i figli diventano l’alibi, facilissimo e vile, per nascondere se stessi e ricattare l’altro.
I sentimenti di tutti restano sospesi, il problema non detto, ma sofferto, sostituisce coi silenzi il dialogo familiare. Quel problema, negato, si aggrava ogni giorno, producendo in tutti danno e dolore.
Si combatte per mantenere l’indissolubilità del matrimonio, vedendone l’insidia solo nell’amante fisso. E così, giorno per giorno, la famiglia produce egoismo e cattiverie, finendo col ritrovarsi denutrita di affetti e di valori.
L’idea della separazione minaccia la certezza di ciò che si è acquisito, per cui si preferisce sperare che tutto torni come prima, quasi non fosse successo niente.
Ma quello che è successo è grave, gravissimo: avere un amante durante il matrimonio è un atto di aperta slealtà, che viola il principio della reciproca solidarietà morale e materiale dei coniugi, il fondamento cioè del matrimonio.
Nel momento tragico e doloroso in cui si scopre di essere traditi, ci sono solo due strade serie da percorrere: o si prende atto che l’amore è finito e, se l’amore è stata la motivazione basilare del matrimonio, ci si separa; oppure ci si mette in discussione, non si considera il tradimento sessuale come inganno e lo si accetta. Accettando, in entrambi i casi, le sofferenze, le difficoltà, i cambiamenti. Senza recriminazioni, senza insulti, senza false aspettative.
Molti, invece, confondono l’amore con il diritto allo stato coniugale acquisito: il matrimonio deve durare, perché è la garanzia di un’obbligatoria felicità. Dimenticando che nessuno ha il diritto alla felicità, quando invece l’infelicità coniugale dà il diritto a chiedere la separazione. Diritto che c’è, e andrebbe attivato da uno dei coniugi, quando la vita familiare è intollerabile per l’importanza assunta, nel bene e nel male, da una persona esterna alla famiglia.
Caro Davide, non è proprio giusto accusare solo questa donna che, tutt’al più, può essere considerata complice dell’infedeltà di tuo padre e del tutto priva di solidarietà femminile verso tua madre.
Se proprio hai voglia di giudicare, devi prendere in esame le possibili colpe di tutti. Perché, secondo te, il cuore di tuo padre dovrebbe essere «oscurato» dai sentimenti di una donna o per lei, quando invece lui potrebbe raccontarci, solo per esempio, di essere stato trascurato troppo a lungo da tua madre? Oppure di essere un traditore seriale, sempre accettato tranne questa volta? In ogni caso è privo di coraggio, come pure tua madre, laddove entrambi preferiscono nascondersi tartufescamente dietro la maschera del ruolo familiare, sulle spalle fragili di voi figli, invece di vivere la verità.
Sono convinti di soffrire per amore, e soffrono invece per egoismo e incapacità.
La separazione non è il danno maggiore, rispetto a quello di un matrimonio infelice. E di una famiglia devastata nella stessa casa.
Non voglio così farti dire che per me è facile e comodo esprimere questi concetti, visto che sono avvocato divorzista. Ti assicuro che vivo nel mio lavoro i miei valori più sentiti, e non viceversa.
La scelta della separazione per quanto difficile, dolorosa e faticosa, costituisce l’unica possibilità di essere coerenti con valori quali la verità, il coraggio, l’autonomia, la lealtà.
Non è la separazione a distruggere una famiglia seria e sana e non è la convivenza nello stesso territorio a renderla solida e pulita.
A volte, la verità e la trasparenza di una corretta separazione possono salvare la famiglia dalla dissoluzione dei sentimenti.
Voi figli non dovete accettare di portare i pesi gravi e grevi che sembrano imporvi genitori confusi e non coraggiosi. Non siete la colla per tenere insieme due coniugi, allontanatisi da tempo, che stanno pagando, forse, una tangente al ruolo genitoriale. Ma questo non è rispettoso di voi, delle vostre giovani vite, della vostra libertà di scegliere senza schierarvi con nessuno. Non dovete più essere la polizza assicurativa di un matrimonio unito, non avete il dovere di lacrimare perché nasca un fiore nel deserto d’amore che respirate ogni giorno.
Caro Davide, non chiedere dunque più al papà di «tornare da voi»; aiutalo invece ad andarsene con coraggio e responsabilità affettiva. Offri alla tua mamma l’opportunità di sentirsi ancora amata, senza obbligare qualcuno a farlo. Aiuta entrambi a essere consapevoli e creativi.
La separazione non è una vergogna: è un rimedio necessario a un matrimonio sbagliato o esaurito; un’alternativa pulita alla simulazione o al gelo affettivo. Non è una sconfitta, né un fallimento. È un nuovo progetto, che rimette in gioco forze e debolezze nel segno della sincerità. Anche a favore dei figli, per educarli alla vita e ai cambiamenti, quando sono necessari.
E, comunque sia, caro Davide, riprenditi la tua vita e continua a credere nei sentimenti, anche se a volte cambiano.

Fonte: http://www.ilgiornale.it/interni/pa...-12-2010/articolo-id=494573-page=0-comments=1
Mi ha impressionato molto.
 

MK

Utente di lunga data
Che nessuno si sia scandalizzato dell'uso dei figli in questa storia mi sembra incredibile. I figli da queste cose devono STARE FUORI. E la responsabilità è dei genitori. Che siano traditori o traditi.
 

aristocat

Utente iperlogica
Esatto. Fa riflettere perchè mostra benissimo il punto di vista di un figlio.
Ovviamente molto toccante anche la risposta dell'avvocato... lungi dall'essere prettamente "tecnica" è invece carica di umanità e di buonsenso
 

aristocat

Utente iperlogica
Che nessuno si sia scandalizzato dell'uso dei figli in questa storia mi sembra incredibile. I figli da queste cose devono STARE FUORI. E la responsabilità è dei genitori. Che siano traditori o traditi.
Sì, certo, ma credo che questo ragazzo abbia davvero scritto quello che pensava (con la sua testa) di una situazione ormai debordante e che non poteva più rimanere taciuta, invisibile e circoscritta nell'ambito marito-moglie...
 

MK

Utente di lunga data
Sì, certo, ma credo che questo ragazzo abbia davvero scritto quello che pensava (con la sua testa) di una situazione ormai debordante e che non poteva più rimanere taciuta, invisibile e circoscritta nell'ambito marito-moglie...
Io continuo a pensare che nella coppia i figli non debbano entrare. Se lo fanno è una mancanza dei genitori.
 

aristocat

Utente iperlogica
Io continuo a pensare che nella coppia i figli non debbano entrare. Se lo fanno è una mancanza dei genitori.
Ovviamente sì. Oddio, in questo caso non so chi ha detto cosa al figlio, però parlando in generale concordo con te :)
 

Rita1973

Utente di lunga data
Che nessuno si sia scandalizzato dell'uso dei figli in questa storia mi sembra incredibile. I figli da queste cose devono STARE FUORI. E la responsabilità è dei genitori. Che siano traditori o traditi.
:up:
Purtroppo conosco certe dinamiche.. e ora con il senno di poi dico che la colpa sta sempre da ambo le parti .... in questo caso le parti sono 4 lui la moglie l'amante ed il marito dell'amante....
Purtroppo ci rimettono i figli, specie se si ritrovano con due genitori così....
Non sempre credendo di fare il bene dei figli si fa veramente il loro bene.. ma si sa... è più facile scegliere la strada che porta a meno sacrifici....
 

Mab

Utente di lunga data
Trovata nel forum di maldamore. Fonte: http://www.ilgiornale.it/interni/ca...-12-2010/articolo-id=494950-page=0-comments=1

Caro papà, la situazione che stiamo vivendo in famiglia non è per niente semplice. Sono ormai tre anni che tradisci mamma e, quindi noi tre figli, con un’altra donna, ma nonostante tutti i parenti, gli amici, i colleghi di lavoro lo sappiano, tu noncurante vai avanti per la tua strada. Ho sempre promesso a me stesso che il giorno in cui ti avrei manifestato quello che penso, lo avrei fatto per sbatterti in faccia tutta la mia rabbia repressa. Al contrario ora mi ritrovo (all'insaputa di tutti) a scriverti l'amore che provo ancora, assieme ai miei fratelli e a mamma, nei tuoi confronti. Ho sempre sofferto silenziosamente per quello che hai fatto e per quello che stai facendo. Mi sono sempre comportato allo stesso modo con tutti, senza mai far trasparire il dolore della mia anima. Per la prima volta dopo tre anni, l'altra sera dopo essere tornati da Pavia dove abbiamo tutti quanti festeggiato il tuo compleanno, ho pianto. Ho lacrimato pensando a quello che prima tu rappresentavi per me. Medico, colto, pieno di amore nei confronti dei tuoi figli e di tua moglie: un papà e un marito perfetto, guidato da sani principi morali. In un certo senso ti invidiavo. Non è un caso che tante delle tue passioni come la musica, i libri e tante altre siano anche le mie. Ti avevo considerato come un modello di vita, e in quanto tale volevo seguire i tuoi passi: creare una famiglia. Dove eri tu, ero io. Ricordi? Facevamo tutto assieme: la domenica mattina andavamo di buonora in edicola a prendere il giornale; tagliavamo il prato assieme; venivo a trovarti al lavoro, aspettandoti anche per ore pur di avere il piacere di tornare a casa con te. Ti ricordi quando tornavi dai congressi a Bologna? Ero sempre il primo a correrti tra le braccia per salutarti. Ma tutto questo capitava anni fa... ora è diverso, ora sono cresciuto. Come mi hai detto una volta, provocandomi un’enorme sofferenza, tu non sei più il nostro «papi», ma il nostro papà. Ti sembra possibile che tu dopo quasi 25 anni di matrimonio ti sei «innamorato» di una collega (che quotidianamente vedi) che ha già alle spalle due matrimoni e una figlia? Come puoi innamorarti di una donna che ti ha allontanato da tua moglie, una donna bella e intelligente, capace di crescere tre figli con le proprie forze mentre tu facevi turni di lavoro impossibili? E ti rendi conto per chi la lasceresti? Non ho il «piacere» di conoscere la tua collega e spero mai di incontrarla sul mio cammino... ma conoscendo la tua moralità mi sembra irrazionale credere che ami una donna che ha distrutto la tua famiglia. La nostra famiglia. E non puoi immaginare quanto male mi fai quando dici a mamma che non hai voglia di parlare di questo argomento perché sei stanco e vuoi guardare la televisione. Non è mai il momento giusto. Ti ricordo tuttavia che la normalità in una famiglia non è nel silenzio, ma nella discussione. Per quanto spinoso possa essere l'argomento, è giusto affrontarlo. Anziché avvicinarti anno dopo anno sempre di più a mamma e passare con lei quelli che dovrebbero essere gli anni più tranquilli della tua vita, preferisci allontanarti per essere autonomo. Non vuoi più nemmeno rendere conto a tua moglie, sposata davanti a Dio e allo Stato, di quello che fai. Tu dici che neanche lontanamente possiamo immaginare quello che frulla nella tua testa. Solo tu sai. Tu non vuoi dire. Preferisci una tranquillità di plastica, apparente. Spero con tutto il cuore che la tua sia solo una perdita momentanea della luce del faro, perché non è logicamente possibile andare avanti in questo modo. Non ho molta esperienza di vita, ho solo diciotto anni in fondo. Ma sono certo che quando queste storie vengono alla luce, si è soliti scegliere la famiglia, non una situazione intermedia data dall'aggiunta alla famiglia di un elemento inutile, pericoloso. Capisci che dirci che ci vuoi bene e continuare a vederla è paragonabile ad un abbraccio che termina con una pugnalata alla schiena di noi tutti? Ti ho scritto non per porti in ridicolo di fronte a chiunque legga questa lettera, ma perché siamo stanchi di questa situazione. Non ne possiamo più, siamo stanchi di combattere. È ora che tu ragioni per illuminare quella parte del tuo cuore oscurata da una donna di troppo. Forse ora stai piangendo. Spero che tu stia piangendo. Se è così vuol dire che in fondo ho mosso qualcosa nella tua anima. In qualche modo il mio scopo l'ho raggiunto. Torna da noi papà. Ti aspettiamo a braccia aperte. Con amore, Davide

Quando avevo 16 anni scrissi a mio padre una lettera simile. Glie la lessi, senza dargliela (e la conservo ancora). Lui pianse tantissimo, io piansi tantissimo.. poi prese le valige, andò alla porta e disse "scusate, non volevo far male a nessuno". E chiuse la porta.
So che i figli non dovrebbero entrare in queste dinamiche, ma è difficile. Il tradimento e l'abbandono vengono sentiti sulla propria pelle, egoisticamente viene da pensare che i tuoi genitori debbano scegliere te, perchè se non lo fanno loro.. chi mai lo farà nella vita?
 

Amoremio

Utente di lunga data
Che nessuno si sia scandalizzato dell'uso dei figli in questa storia mi sembra incredibile. I figli da queste cose devono STARE FUORI. E la responsabilità è dei genitori. Che siano traditori o traditi.
ho letto entrambe le lettere

la prima è molto toccante
anche se "sopra le righe" nel richiamo al padre

è vero che i figli dovrebbero star fuori
ma spesso rimane un principio astratto
spesso è il tradito che li coinvolge
ma altrettanto spesso è il comportamento del traditore che è manifesto e li tira dentro alla vicenda
quando addirittura non è lo stesso traditore a anticipare i tempi fornendo la sua "versione " dei fatti

non mi piace la risposta dell'avvocato
non dico che non dica cose astrattamente condivisibili
ma che senso ha
di fronte a un ragazzo che parla del suo dolore
rispondergli "non dovresti sapere nè giudicare" ?


resterebbe da chiedersi perchè questa moglie non gli metta le valige sul pianerottolo
ma dopo aver conosciuto amarax ... non è che possa stupire :(
 

Daniele

Utente orsacchiottiforme
Su una crisi tra due coniugi un figlio non dovrebbe dire nulla...ma quando c'è un tradimento e il tradito soffre il figlio si immedesima chiaramente in chi ha subito il dolo e soffre. Un traditore quindi non solo fa soffrire il partner, ma tutta la famiglia in tal caso. Una persona che subisce un tradimento potrebbe cercare di nasconderlo, ma a mio avviso se questo può fare del male è meglio che esterni il suo malessere.
Chi ha figli e tradisce...non solo non è un buon coniuge, ma per questo che ho scritto è un genitore scriteriato nel periodo di tempo che non rinsavisce (che vuol dire fare le cose giuste!)
 

Quibbelqurz

Heroiken Sturmtruppen
Quando avevo 16 anni scrissi a mio padre una lettera simile. Glie la lessi, senza dargliela (e la conservo ancora). Lui pianse tantissimo, io piansi tantissimo.. poi prese le valige, andò alla porta e disse "scusate, non volevo far male a nessuno". E chiuse la porta.
So che i figli non dovrebbero entrare in queste dinamiche, ma è difficile. Il tradimento e l'abbandono vengono sentiti sulla propria pelle, egoisticamente viene da pensare che i tuoi genitori debbano scegliere te, perchè se non lo fanno loro.. chi mai lo farà nella vita?
Ammiro tuo corraggio :up:
 

MK

Utente di lunga data
Su una crisi tra due coniugi un figlio non dovrebbe dire nulla...ma quando c'è un tradimento e il tradito soffre il figlio si immedesima chiaramente in chi ha subito il dolo e soffre. Un traditore quindi non solo fa soffrire il partner, ma tutta la famiglia in tal caso. Una persona che subisce un tradimento potrebbe cercare di nasconderlo, ma a mio avviso se questo può fare del male è meglio che esterni il suo malessere.
Chi ha figli e tradisce...non solo non è un buon coniuge, ma per questo che ho scritto è un genitore scriteriato nel periodo di tempo che non rinsavisce (che vuol dire fare le cose giuste!)
Chi tradisce tradisce il coniuge, non i propri figli. Se lo fa non è un traditore ma solo uno stronzo/a. Così come lo è, nello stesso modo, chi usa i figli per fare sentire in colpa il traditore e farlo tornare a casa. O chiedergli più soldi in caso di separazione.
 

elena

Utente di lunga data
anche la pubblicazione della risposta dell'avvocato ha avuto un seguito facendo nascere un dibattito tra i lettori del giornale, a cui lei, l'avvocatessa, ha infine replicato così:

Davide chiede al padre di lasciare l’amante e di “tornare” in famiglia. Da dove sembra non sia mai partito, peraltro, preferendo dirigere due situazioni parallele. La sorella lo sostiene, dichiarandosi orgogliosa del fratello. Silenzio del padre e silenzio della madre. Però, i lettori si indignano con me e stanno dalla parte di Davide. Premesso che anch’io “sto dalla parte di Davide”, nel senso che condivido il suo dolore per la famiglia disunita e per il purgatorio in cui lo fanno vivere i suoi genitori, riassumo i motivi di contrasto dei lettori (tranne due, tutti uomini) con la mia tesi. Che, ricordo, è la seguente: il tradimento coniugale è una slealtà le cui conseguenze devono essere decise dai coniugi in tempi brevi, proprio per non coinvolgere i figli. O ci si passa sopra con l’impegno che non si ripeta, o ci si lascia. Il terzo incomodo è un complice, ma non può essere demonizzato al posto del traditore. L’amante parallelo alla vita familiare squalifica il traditore, umilia il tradito, devasta la psiche dei figli consapevoli. L’unico rimedio sano, in questi casi, è la separazione, che può rimettere in gioco la vita e i sentimenti di tutti, nel segno del cambiamento positivo, perché espressione di verità. Apriti cielo: molti lettori mi hanno accusata di parlare così per interesse professionale; tutti sono convinti che i figli debbano prendere posizione per riprendere il fedifrago; una signora maledice il divorzio come istituzione voluta dalla sinistra e, in alternativa, vorrebbe lo Stato presente in casa per guidare i coniugi confusi; un altro lamenta che non ci siano la voce del padre e della madre a dire la loro; un’altra signora invita al dialogo più aperto in famiglia per evitare i divorzi; un altro, definendo “raccapricciante” il mio pezzo e “splendida” la lettera di Davide, critica quella che, secondo lui, è la mia difesa del diritto all’egoismo dei genitori; un altro ancora, dichiarandosi portatore di una scintilla, si augura che il padre scopra la sua scintilla e torni da Davide ascoltando il suo grido di dolore; un altro infine giudica il mio pensiero come un armeggiare il mio bagaglio professionale e lo bolla di relativismo etico, mentre loda Davide per il suo intervento e si augura che il suo desiderio venga soddisfatto con il ritorno del padre. Ribadisco che la sofferenza di Davide è ingiusta, come è ingiusto aver creato un’atmosfera familiare così brutta e dolorante tanto da spingere un figlio a invocare la soluzione che, a lui, sembra la più facile: chiedere al padre di interrompere il comodo, per il padre, doppio gioco. A favore della moglie e licenziando l’amante. E’ a tutti evidente che in questa storia, come in migliaia simili, sono tutti i protagonisti perdenti e infelici: i figli che vivono in una famiglia anagrafica priva di sentimenti vitali; la moglie che subisce inganni e ferite ogni secondo della sua vita e che è convinta di dover sopportare per amore dei figli; il marito che soffre della sua incapacità di stare correttamente da una parte o dall’altra; l’amante che si accontenta di briciole avvelenate dopo essersi seduta a una tavola, da inaspettata ospite. Questo florilegio di sacrifici, che perdura da tre anni, può mai produrre qualcosa di positivo nella vita di queste persone? E qualora mai il padre, decidesse di tornare da quella povera madre, lei ne sarebbe davvero felice? Forse i figli sarebbero contenti di aver eliminato l’altra, ma alla loro madre che cosa riserverebbe il futuro? La sua dignità, massacrata da anni di sopportazione del dolore più crudele che può subire una moglie, potrebbe anche avere dei sussulti di rigetto verso il fedifrago. Oppure, se veramente santa, potrebbe persino perdonare e porgere l’altra guancia. O anche potrebbe persino tenerselo, facendogliela pagare per sempre. In ogni caso i sentimenti di questa coppia sarebbero deteriorati dai ricordi, dalla vergogna, dalla paura. In fondo fino a oggi quest’uomo ha trattato la madre dei suoi figli come una baby sitter di lusso, una governante, una maschera di moglie. Come potrebbe ripagarla, tornando da lei? Questa signora, più di ogni altro nella storia che ci è stata raccontata, avrebbe diritto a riprendersi la sua vita, i pensieri, i sogni per esplorare altre possibilità di amore. Più rispettose e appaganti di quelle che i figli sperano per lei. E meno tiranniche e avvilenti di quelle che le riserva il marito. Il divorzio, che non è stato voluto dalla sinistra, ma da una matrice liberale del nostro paese, è davvero un rimedio all’infelicità. Nessuno, tantomeno questa sfortunata signora, succuba di un pericoloso buonismo, ha il dovere di sopportare il dolore creato da un altro e che dilaga giorno per giorno nella sua esistenza. Se si decide, invece, di scegliere il martirio sacrificale, si ha il dovere di non coinvolgere i figli. Che, a loro volta, hanno il dovere di rispettare, per quanto è possibile, le scelte dei genitori. Sbagliate o giuste che siano. Un conto sono i coniugi, che possono, se vogliono, divorziare; un conto i genitori che, come tali, restano sempre in coppia, anche se in case separate. E i figli hanno diritto alla bigenitorialità. Per legge. E hanno il dovere, per amore disinteressato verso i genitori, di non considerarli solo in questo ruolo. Auguri, cara signora mamma di Davide: che il Natale le porti in dono la generosità dei suoi familiari e dei nostri lettori.

Fonte: http://www.bernardinidepace.it/articolo.php?id=136
 
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