Caso Ragusa, senza corpo non c’è delitto. La madre di Logli: "È un bravo ragazzo ...
PISA. Sorrideva quando è entrato in aula da imputato alle 8,45. E sempre con il sorriso sulle labbra, senza mai aprirle per una dichiarazione, se ne è andato poco dopo le 16 con in tasca una sentenza di non luogo a procedere.
Coerente con il personaggio, Antonio Logli è rimasto impassibile anche quando il giudice delle udienze preliminari ha letto il dispositivo che gli evita il processo per omicidio aggravato e distruzione del cadavere della moglie, Roberta Ragusa, scomparsa nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012 a Gello (San Giuliano Terme).
«Il fatto non sussiste». Non solo il proscioglimento «perché il fatto non sussiste» dall’accusa di omicidio, ma anche l’ipotesi in astratto che non ci siano stati né cadavere, né omicidio. L’assenza del corpo deve aver pesato nella valutazione del giudice. Si può azzardare il ragionamento per cui senza cadavere non c'è prova che Roberta sia morta e, qualora lo fosse, non c'è alcun elemento, secondo i difensori del marito, che sia stato lui a ucciderla. Solo le motivazioni - da depositare entro 90 giorni - spiegheranno meglio cosa non ha convinto il gup, Giuseppe Laghezza per non rinviare a giudizio Logli in Corte d’Assise. La formula più ampia che il fatto non sussiste lascia aperto lo scenario sostenuto fin dal primo momento dall’imputato di un allontanamento volontario della moglie. Disquisizioni tecniche che verranno valutate da avvocati e Procura.
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[h=1]Caso Roberta Ragusa, Antonio Logli non sarà processato[/h] [h=2]È quanto deciso dal giudice al termine dell'udienza preliminare. Logli ha abbandonato il tribunale di Pisa scortato dai suoi avvocati uscendo dall'ingresso principale e affrontando senza dire una parola decine di telecamere e giornalisti. Per la procura è un "bugiardo patentato"[/h] Prosciolto. Quello che conta è il risultato portato a casa da Antonio Logli, 52 anni, elettricista della Geste di San Giuliano Terme, dall’8 febbraio 2012 indagato e poi dalla fine dello scorso anno imputato con l’accusa di aver ucciso la moglie e averne distrutto il corpo. Il movente? Roberta aveva scoperto la relazione del marito con la baby sitter e segretaria dell’autoscuola “Futura” di Gello, Sara Calzolaio. E l’eventualità di una separazione, con il timore di perdere casa, custodia dei figli e quella solidità economica che è l’epicentro dei valori dei Logli, lo avrebbe spinto all’omicidio.
«Bugiardo patentato». «È un bugiardo patentato, che non voleva perdere il patrimonio, l’affidamento dei figli, forse anche il lavoro a causa di un divorzio in cui gli avrebbero contestato l’addebito per la lunga relazione con quella che era l’amica di famiglia» è stato l’intervento del pm Giaconi nel chiedere il rinvio a giudizio. La sentenza non accoglie questa tesi, sostenuta da oltre 10.000 pagine di informative e relazioni di carabinieri di nucleo investigativo di Pisa e reparto crimini violenti del Ros di Roma. Un colpo di spugna su tre anni di indagini i cui elementi e le testimonianze «acquisite risultano insufficienti, contraddittorie o comunque non idonee a sostenere l'accusa in giudizio». Un castello accusatorio costruito dalla Procura che già in fase di udienza preliminare per il gup non è stato ritenuto sufficiente per un processo.
Silenzioso e sorridente. È rimasto in silenzio durante l’assedio di decine di giornalisti, fotografi e cameramen dall’uscita dell’aula del primo piano del Tribunale fino all’auto dell’avvocato, parcheggiata sul retro dell’edificio. La selva di microfoni, telecamere e telefonini non ha turbato Logli nella sua passeggiata da prosciolto protetto dai legali, Roberto Cavani e Saverio Sergiampietri. Al massimo un sorriso.
Unica concessione per uno come lui che nelle intercettazioni si vantava con l’allora amante e ora compagna, Sara, di saper fingere e dissimulare le emozioni. A parte le iniziali dichiarazioni rese a “Chi l’ha visto?” durante i primi giorni delle ricerche di Roberta, Logli fin da subito ha scelto di arroccarsi nel suo fortino. E anche ieri è rimasto fedele alla linea dell’incomunicabilità a parole, ma non a quella del linguaggio del corpo. Appena arrivato in aula ha stretto le mani dei pubblici ministeri Antonio Giaconi e Aldo Mantovani. Sorridente e cordiale, si comportava come fosse qualcun altro a rischiare un processo in Corte d’Assise per l’omicidio della moglie. Imperscrutabile anche veniva intercettato e in tutti questi anni non c’è mai stata una scivolata. Quando il gup ha terminato la lettura del dispostivo di non luogo a procedere, Logli ha bevuto un bicchiere d’acqua ed è andato a stringere la mano ai suoi difensori. Poi è uscito, consapevole di dover affrontare la bolgia mediatica. E lo ha fatto con il suo stile: una sfinge. Qualche sorriso, ma non quelli che ci si aspetterebbero dopo una sentenza del genere. «Nessun commento» si sono limitati a dire i suoi legali impegnati a respingere gli assalti della stampa.
La madre di Logli: «Siamo felicissimi». Logli è andato subito a casa, in via Dini a Gello, con Sara e i suoi genitori, Valdemaro e Giancarla Tabucchi. «Siamo felicissimi - commenta la mamma, Giancarla intorno alle 19 -. Sapevamo che nostro figlio non aveva fatto nulla di male. È un bravissimo ragazzo. È a casa e ora siamo tutti tranquilli. Noi lo sapevano che era innocente, siamo contentissimi. Non vuole dire niente. Lascia a noi comunicare la gioia per questa sentenza». Nella casa di via Dini dove tutto ebbe inizio.
http://iltirreno.gelocal.it/pisa/cr...-madre-di-logli-e-un-bravo-ragazzo-1.10997032
PISA. Sorrideva quando è entrato in aula da imputato alle 8,45. E sempre con il sorriso sulle labbra, senza mai aprirle per una dichiarazione, se ne è andato poco dopo le 16 con in tasca una sentenza di non luogo a procedere.
Coerente con il personaggio, Antonio Logli è rimasto impassibile anche quando il giudice delle udienze preliminari ha letto il dispositivo che gli evita il processo per omicidio aggravato e distruzione del cadavere della moglie, Roberta Ragusa, scomparsa nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012 a Gello (San Giuliano Terme).
«Il fatto non sussiste». Non solo il proscioglimento «perché il fatto non sussiste» dall’accusa di omicidio, ma anche l’ipotesi in astratto che non ci siano stati né cadavere, né omicidio. L’assenza del corpo deve aver pesato nella valutazione del giudice. Si può azzardare il ragionamento per cui senza cadavere non c'è prova che Roberta sia morta e, qualora lo fosse, non c'è alcun elemento, secondo i difensori del marito, che sia stato lui a ucciderla. Solo le motivazioni - da depositare entro 90 giorni - spiegheranno meglio cosa non ha convinto il gup, Giuseppe Laghezza per non rinviare a giudizio Logli in Corte d’Assise. La formula più ampia che il fatto non sussiste lascia aperto lo scenario sostenuto fin dal primo momento dall’imputato di un allontanamento volontario della moglie. Disquisizioni tecniche che verranno valutate da avvocati e Procura.
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Silenzioso e sorridente. È rimasto in silenzio durante l’assedio di decine di giornalisti, fotografi e cameramen dall’uscita dell’aula del primo piano del Tribunale fino all’auto dell’avvocato, parcheggiata sul retro dell’edificio. La selva di microfoni, telecamere e telefonini non ha turbato Logli nella sua passeggiata da prosciolto protetto dai legali, Roberto Cavani e Saverio Sergiampietri. Al massimo un sorriso.
Unica concessione per uno come lui che nelle intercettazioni si vantava con l’allora amante e ora compagna, Sara, di saper fingere e dissimulare le emozioni. A parte le iniziali dichiarazioni rese a “Chi l’ha visto?” durante i primi giorni delle ricerche di Roberta, Logli fin da subito ha scelto di arroccarsi nel suo fortino. E anche ieri è rimasto fedele alla linea dell’incomunicabilità a parole, ma non a quella del linguaggio del corpo. Appena arrivato in aula ha stretto le mani dei pubblici ministeri Antonio Giaconi e Aldo Mantovani. Sorridente e cordiale, si comportava come fosse qualcun altro a rischiare un processo in Corte d’Assise per l’omicidio della moglie. Imperscrutabile anche veniva intercettato e in tutti questi anni non c’è mai stata una scivolata. Quando il gup ha terminato la lettura del dispostivo di non luogo a procedere, Logli ha bevuto un bicchiere d’acqua ed è andato a stringere la mano ai suoi difensori. Poi è uscito, consapevole di dover affrontare la bolgia mediatica. E lo ha fatto con il suo stile: una sfinge. Qualche sorriso, ma non quelli che ci si aspetterebbero dopo una sentenza del genere. «Nessun commento» si sono limitati a dire i suoi legali impegnati a respingere gli assalti della stampa.
La madre di Logli: «Siamo felicissimi». Logli è andato subito a casa, in via Dini a Gello, con Sara e i suoi genitori, Valdemaro e Giancarla Tabucchi. «Siamo felicissimi - commenta la mamma, Giancarla intorno alle 19 -. Sapevamo che nostro figlio non aveva fatto nulla di male. È un bravissimo ragazzo. È a casa e ora siamo tutti tranquilli. Noi lo sapevano che era innocente, siamo contentissimi. Non vuole dire niente. Lascia a noi comunicare la gioia per questa sentenza». Nella casa di via Dini dove tutto ebbe inizio.
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