Erano i giorni di Natale del '95 [....]. La diagnosi finale il 2 gennaio: "Sclerosi multipla. Cominciai a immaginare un futuro buio, furono giorni difficili". [....] L'amore che non si fermò era anche quello per i cavalli: "Continuai a montare, ma solo per piacere, non sapevo ci fossero gare paralimpiche". Lo scoprì solo nel 2005"....
Credo che in queste poche righe ci sia la dovuta replica a chi ha scritto l'articolo che hai riportato, che vede sopraffazione nello sport agonistico. Se poi hai disabilità quella sopraffazione (chissà perchè) dovrebbe essere ancora maggiore. Chi ha scritto queste boiate (perché son boiate

) non ha evidentemente mai praticato uno sport a livello competitivo, perché altrimenti dovrebbe sapere che la pratica dello sport a livello agonistico (che culmina nel momento della competizione, che è un momento - se vogliamo anche "simbolico - dove attraverso il confronto dei risultati altrui si arriva ad avere lì, ben visibili, i propri risultati

) non ha nulla a che vedere con la sopraffazione. Lo sport parla di "limiti", quella roba lì che abbiamo tutti

Certamente di superamento dei limiti, ma anche (e direi soprattutto, perché* se non hai presenti i limiti, fai poca strada

) di accettazione del fatto che il corpo di chiunque ne ha. A me è capitato, in gara, di diventare una sorta di palla da basket "umana". Di cadere davanti a gente più o meno coinvolta che ti guarda. E ovviamente a rialzarmi e a riprovare. In tutto questo la classifica centrava ben poco. Come è capitato di vincere, e anche in quel caso di non avere il benché minimo pensiero sulla classifica dei miei amici (se non quello di essere contenta o al limite dispiaciuta se qualcosa andava loro storto). Invidia? No! Voglia di bagnare il naso a qualcuno ogni tanto, ammetto, sì

, ma nulla di diverso da quello che può capitare in classe con la compagna antipatica che è pure la più brava in matematica

O con il collega saccente, che tutti i giorni magari prova a mettertelo in quel posto. Nulla più. E non la chiamo sopraffazione.
Il conte Mascetti non era un atleta. Era uno che voleva "incularseli" tutti, a livello di goliardata. E si è trovato sopraffatto non dagli altri, ma dai propri limiti. Tutto, fuorché quello che la pratica di uno sport insegna, e comunque, niente che non possa accadere a chiunque.
Sara scoprì l'esistenza di competizioni paralimpiche solo nel 2005. Nel frattempo aveva continuato a montare. Con la SLA.
Io trovo che portare questi esempi in televisione, contribuire a farli conoscere, anziché auspicare di vederli relegati ciascuno nella propria piccola realtà (il poveretto che però prova ad allenarsi) con la scusa che l'agonismo sia fatto per mostrare chi è il più forte (e quindi?) e che i disabili non possano essere "i più forti" all'interno di competizioni che sono state create per loro (a tacere il fatto che esistono atleti che hanno potuto scegliere, e talvolta competere in ambo le sedi) sia dire loro "statevene buoni, e non rompete i coglioni".
Lascio questo video

, si vede "solo" del passo, inviterei a farlo con la sclerosi multipla....
Immensa Sara Morganti, ancora sul tetto del mondo - YouTube
E lascio anche questa intervista, è un pò lunga ma ne vale la pena
#versoTokyo: Sara Morganti - YouTube
Ah: l'ho scoperto googlando, perché sto seguendo assai poco per non dire nulla queste olimpiadi, sarà che proprio non guardo la televisione

Sara comunque dovrebbe competere tra circa un'ora. Forza Sara, che nelle olimpiadi per normodotati siamo scarsi, porta a casa tu qualche risultato!
