Che schifo

danny

Utente di lunga data
Sui ruoli: ciò che devasta è ciò che manca.
Se un coniuge scopa con l'amante ma ha sempre "mal di testa" in casa, per esempio.
Oltre alla comprensibile menzogna per celare la relazione ce n'è un'altra, molto più importante, quella di avere tenuta celato con la finzione al coniuge un problema di coppia.
Ma oltre all'intimità fisica può risultare estremamente fastidiosa quella verbale.
Apprendere che con l'amante c'è un livello di condivisione superiore a quello del coniuge è destabilizzante.
E non si tratta solo di condivisione dell'intimità altrui (figli, coniuge), ma anche del rapporto profondo che si crea su altri argomenti importanti che non vengono invece affrontati in casa.
Alla fine, la sensazione che il/la tradito/a sia solo utile a condividere costi e fatiche inevitabili del quotidiano è predominante.
Inoltre in questo processo l'allontanamento dal coniuge è fisiologico (mentre la stima per l'amante cresce nel tempo insieme col legame), con conseguente e inevitabile crisi del rapporto matrimoniale.
Gli unici tradimenti accettabili sono quelli in cui il coniuge resta sempre e comunque un punto di riferimento, mentre l'amante uno spazio ludico.
 

Nocciola

Super Moderatore
Staff Forum
Le volte che hanno preso una sculacciata è perché al quarto no continuavano a fare quello che avevo detto loro di non fare
 

bravagiulia75

Annebbiata lombarda DOCG
Quindi si meritava le ciabatte perché TU avevi perso la pazienza.
No se bestemmi te le meriti...
Bestemmiare perché perdi ad un gioco?
In casa ns non bestemmia nessuno prima che me lo chiedi...
 

Warlock

Utente di lunga data
Io ho un mantra che dice:
la bestemmia nobilita l'uomo perché sprona dio a fare di meglio
 

Brunetta

Utente di lunga data

spleen

utente ?
Gli unici tradimenti accettabili sono quelli in cui il coniuge resta sempre e comunque un punto di riferimento, mentre l'amante uno spazio ludico.
Che è un po come dire -guerra giusta-. O per parafrasare Orwell che tutti i tradimenti sono uguali ma alcuni sono più uguali degli altri... 😁
 

Brunetta

Utente di lunga data
Che è un po come dire -guerra giusta-. O per parafrasare Orwell che tutti i tradimenti sono uguali ma alcuni sono più uguali degli altri... 😁
Beh la guerra giusta esiste, come esiste la legittima difesa.
I tradimenti non sono tutti uguali.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Resto incuriosita del considerare se stessi bambini meritevole di punizione.
Io le ho prese di santa ragione (pensa ancora il modo in cui lo definisco ;):)) più volte.
Non ero sicuramente una bambina facile, fin troppo curiosa e sveglia. Sono stata adultizzata. I discorsi sulla responsabilità me li ricordo dai 2 anni circa. Hai rotto il gioco? Sei stata irresponsabile. Sei caduta? Non sei stata abbastanza attenta e quindi irresponsabile. La mamma è triste perchè sei stata cattiva? Sei stata irresponsabile.
Come sono stata sovra responsabilizzata su mia sorella, avvertendomi fin prima della sua nascita che sarei stata gelosa, che l'avrei trattata male e altre cosine.
Dopo l'arrivo di mia sorella quello che io facevo di sbagliato era un peso che ricadeva su mia sorella (rubavo il tempo che la mamma e il papà avrebbero potuto dedicare a lei "obbligandoli" a dedicarsi a me.
La mia responsabilità su di me (presente o assente) ricadeva su tutta la famiglia.
E' negli annali la me bambina portata ad un ristorante (in cui mia madre non voleva andare quindi aveva litigato di brutto con mio padre poco prima di andarci) e che non stava ferma e seduta in bell'ordine. Avevo fatto vergognare la mamma. Avevo creato le condizioni affinchè le potessero dire che la bambina era agitata. Avevo portato l'onta della vergogna su tutta la famiglia :D
Se prendevo un brutto voto, non avevo semplicemente preso un brutto voto.
Avevo fatto vergognare, con la mia scarsa responsabilità, tutta la famiglia.

Le botte sono state il minimo onestamente. Anche se le ricordo piuttosto bene. :)

Ci ho impiegato anni, e non ho ancora finito, di ripulirmi dal velo di moralismo che mi hanno spalmato addosso.
E soprattutto dal sentirmi responsabile per ogni cosa.
Tanto da non potermi ammalare per dire.
Negli annali c'è che quando da piccola mi ammalavo provocavo disagi per tutti e toglievo tempo al resto della famiglia complicando le vite di tutti.

Adesso a distanza mi fa sorridere.

E penso che i miei genitori fossero semplicemente inadatti ad esser genitori. E che dev'esser stata veramente dura per loro.
SE anche lo è stata per loro come lo è stata per me....beh.

Adesso ci scherziamo con mia madre e con mia sorella di alcuni insegnamenti, impliciti, tipo ammalarsi e sentire di star facendo qualcosa di sbagliato.
Quando è lei che si sente così la consolo e la rassicuro. Quando sono io che sento l'eco...ci prova lei a rassicurarmi. E finiamo a ridere del fatto che sono cose che abbiamo imparato in generazioni diverse ma si somigliano nonostante tutto.
Ma sia io che mia sorella, salvo che siamo proprio in terra...non riusciamo mai ad ammalarci del tutto. Ancora adesso. Gli echi suonano. A prescindere.

Sono catene generazionali queste.
E sono durissime da rompere.

E pur non considerando la me bambina meritevole delle punizioni che ha subito, pur avendole analizzate e ricollocate lo so razionalmente.

Ma emotivamente, sotto, lavora ancora.
A me resta il carico di lavoro di governare e accordare super ego ed es...;)

Chi non lo sa...come mia madre un tempo, riproduce.

Negli ultimi tempi sto pensando che il suo rendersi da qualche parte conto che non andava bene, ha aggravato e di molto tutti i suoi comportamenti.
Probabilmente chi non si fa domande e tira dritto e si dice "ma sì, cosa vuoi che sia" fa meno danni di chi si fa domande senza riuscire a darsi una direzione in quelle domande. (è uno dei motivi per cui sto rivalutando il "grande libro della vita" che riduce i danni, fondamentalmente, indicando l'autostrada...non tutti sono in grado di rielaborare per davvero, non tutti sono disposti a tollerare la fatica e il dolore che comporta il farlo, non tutti hanno gli strumenti, i mezzi e le risorse soprattutto e in questi casi, l'autostrada riduce e permette il controllo, sociale soprattutto. )

Non so se mi sono spiegata :)

EDIT: io di mio non userei le punizioni su un bambino o una bambina neppure sotto tortura. So riconoscere quando mi sale la frustrazione e so riconoscere il desiderio di punire l'altro per scaricarla. Quindi me lo gestisco perchè è roba mia. Problemi miei.
Fra l'altro, funzionano i rinforzi positivi coi bambini come con tutti i mammiferi.

La punizione finisce per andare a rafforzare il comportamento.
Che magari non viene espresso esplicitamente ma resta comunque lì, e viene poi agito o di nascosto oppure in altri agiti e sotto altre forme.

L'estinzione è il modo migliore, più veloce e definitivo per modificare il comportamento.

Certo è che una società che sta in piedi su concetti come inferno e paradiso, più o meno velati, sul premio finale se fai il bravo non può cambiare tanto in fretta.
La gente va a lavorare per lo stipendio nella stragrande maggioranza dei casi. Lo stipendio è un rinforzo positivo posticipato.
E ci addestrano fin da piccoli alla posticipazione del rinforzo (ossia della soddisfazione e dell'appagamento).

Pochissimi lavorano per il piacere di lavorare. E trovano nel lavoro il rinforzo al lavorare.

Chi si dice che lo trova lì, dovrebbe chiedersi dove si colloca il concetto di dovere per sentirsi bravi e meritevoli prima di dirlo.

E basti pensare a tutto quel che vien detto a etta riguardo il suo non lavorare.
;)
E a come il lavoro sia strumentalmente usato per vendere alle donne la loro indipendenza (quando in realtà...vabbè. Discorso ampio e di parecchio)
 
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Brunetta

Utente di lunga data
Io le ho prese di santa ragione (pensa ancora il modo in cui lo definisco ;):)) più volte.
Non ero sicuramente una bambina facile, fin troppo curiosa e sveglia. Sono stata adultizzata. I discorsi sulla responsabilità me li ricordo dai 2 anni circa. Hai rotto il gioco? Sei stata irresponsabile. Sei caduta? Non sei stata abbastanza attenta e quindi irresponsabile. La mamma è triste perchè sei stata cattiva? Sei stata irresponsabile.
Come sono stata sovra responsabilizzata su mia sorella, avvertendomi fin prima della sua nascita che sarei stata gelosa, che l'avrei trattata male e altre cosine.
Dopo l'arrivo di mia sorella quello che io facevo di sbagliato era un peso che ricadeva su mia sorella (rubavo il tempo che la mamma e il papà avrebbero potuto dedicare a lei "obbligandoli" a dedicarsi a me.
La mia responsabilità su di me (presente o assente) ricadeva su tutta la famiglia.
E' negli annali la me bambina portata ad un ristorante (in cui mia madre non voleva andare quindi aveva litigato di brutto con mio padre poco prima di andarci) e che non stava ferma e seduta in bell'ordine. Avevo fatto vergognare la mamma. Avevo creato le condizioni affinchè le potessero dire che la bambina era agitata. Avevo portato l'onta della vergogna su tutta la famiglia :D
Se prendevo un brutto voto, non avevo semplicemente preso un brutto voto.
Avevo fatto vergognare, con la mia scarsa responsabilità, tutta la famiglia.

Le botte sono state il minimo onestamente. Anche se le ricordo piuttosto bene. :)

Ci ho impiegato anni, e non ho ancora finito, di ripulirmi dal velo di moralismo che mi hanno spalmato addosso.
E soprattutto dal sentirmi responsabile per ogni cosa.
Tanto da non potermi ammalare per dire.
Negli annali c'è che quando da piccola mi ammalavo provocavo disagi per tutti e toglievo tempo al resto della famiglia complicando le vite di tutti.

Adesso a distanza mi fa sorridere.

E penso che i miei genitori fossero semplicemente inadatti ad esser genitori. E che dev'esser stata veramente dura per loro.
SE anche lo è stata per loro come lo è stata per me....beh.

Adesso ci scherziamo con mia madre e con mia sorella di alcuni insegnamenti, impliciti, tipo ammalarsi e sentire di star facendo qualcosa di sbagliato.
Quando è lei che si sente così la consolo e la rassicuro. Quando sono io che sento l'eco...ci prova lei a rassicurarmi. E finiamo a ridere del fatto che sono cose che abbiamo imparato in generazioni diverse ma si somigliano nonostante tutto.
Ma sia io che mia sorella, salvo che siamo proprio in terra...non riusciamo mai ad ammalarci del tutto. Ancora adesso. Gli echi suonano. A prescindere.

Sono catene generazionali queste.
E sono durissime da rompere.

E pur non considerando la me bambina meritevole delle punizioni che ha subito, pur avendole analizzate e ricollocate lo so razionalmente.

Ma emotivamente, sotto, lavora ancora.
A me resta il carico di lavoro di governare e accordare super ego ed es...;)

Chi non lo sa...come mia madre un tempo, riproduce.

Negli ultimi tempi sto pensando che il suo rendersi da qualche parte conto che non andava bene, ha aggravato e di molto tutti i suoi comportamenti.
Probabilmente chi non si fa domande e tira dritto e si dice "ma sì, cosa vuoi che sia" fa meno danni di chi si fa domande senza riuscire a darsi una direzione in quelle domande. (è uno dei motivi per cui sto rivalutando il "grande libro della vita" che riduce i danni, fondamentalmente, indicando l'autostrada...non tutti sono in grado di rielaborare per davvero, non tutti sono disposti a tollerare la fatica e il dolore che comporta il farlo, non tutti hanno gli strumenti, i mezzi e le risorse soprattutto e in questi casi, l'autostrada riduce e permette il controllo, sociale soprattutto. )

Non so se mi sono spiegata :)

EDIT: io di mio non userei le punizioni su un bambino o una bambina neppure sotto tortura. So riconoscere quando mi sale la frustrazione e so riconoscere il desiderio di punire l'altro per scaricarla. Quindi me lo gestisco perchè è roba mia. Problemi miei.
Fra l'altro, funzionano i rinforzi positivi coi bambini come con tutti i mammiferi.

La punizione finisce per andare a rafforzare il comportamento.
Che magari non viene espresso esplicitamente ma resta comunque lì, e viene poi agito o di nascosto oppure in altri agiti e sotto altre forme.

L'estinzione è il modo migliore, più veloce e definitivo per modificare il comportamento.

Certo è che una società che sta in piedi su concetti come inferno e paradiso, più o meno velati, sul premio finale se fai il bravo non può cambiare tanto in fretta.
La gente va a lavorare per lo stipendio nella stragrande maggioranza dei casi. Lo stipendio è un rinforzo positivo posticipato.
E ci addestrano fin da piccoli alla posticipazione del rinforzo (ossia della soddisfazione e dell'appagamento).

Pochissimi lavorano per il piacere di lavorare. E trovano nel lavoro il rinforzo al lavorare.

Chi si dice che lo trova lì, dovrebbe chiedersi dove si colloca il concetto di dovere per sentirsi bravi e meritevoli prima di dirlo.

E basti pensare a tutto quel che vien detto a etta riguardo il suo non lavorare.
;)
E a come il lavoro sia strumentalmente usato per vendere alle donne la loro indipendenza (quando in realtà...vabbè. Discorso ampio e di parecchio)
Concordo su tutto.
Io però ho fiducia che si possa arrivare a un minimo di consapevolezza. Almeno si può capire che si scarica su altri la frustrazione e il senso non efficacia (e anche la vergogna di cui parlavi).
Poi ogni tanto capita a tutti.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Concordo su tutto.
Io però ho fiducia che si possa arrivare a un minimo di consapevolezza. Almeno si può capire che si scarica su altri la frustrazione e il senso non efficacia (e anche la vergogna di cui parlavi).
Poi ogni tanto capita a tutti.
Io invece quella fiducia la sto perdendo, sai.

Ci credevo di più qualche anno fa...forse perchè proiettavo fuori di me la fiducia che non riuscivo a concedere a me.

Ma intorno a me ne vedo poco di desiderio di ragionare. Di andar sotto la pellicola della superficie.
Di fare la fatica di discutersi per davvero. Di DISCONFERMARSI nell'assetto strutturale. (che a cambiar colore dello smalto sono buoni anche i miei gatti)

Ascoltavo un ted con una educatrice sessuale (figura che ovviamente qui manco esiste) e, parlando dell'importanza dell'educazione alla sessualità (non sessuale) sottolineava come il corpo dei bambini non sia considerato portatore di consenso.
Nel senso che ai bambini non viene chiesto il consenso, per esempio, di essere abbracciati. E, di conseguenza, non viene gradualmente insegnato a ragionare sul consenso riguardo il proprio corpo. Che vien ceduto da terzi a terzi.

Agli adulti piace generalmente abbracciarli e sbaciucchiarli. E' affetto! (degli adulti per se stessi, ovviamente...ma shhh)

Io ogni tanto osservo certe espressioni schifate che poveretti, mi spiace per loro.
Sono lì che subiscono abbracci ed effusioni che evidentemente non desiderano.
Ma se si oppongono...è un capriccio. Non capiscono poveri piccoli. Ma, lo sappiamo no, che gli abbracci gli piacciono tanto.


Salvo poi scambiar per capriccio inconsistente il comportamento del bambino che al supermercato con la mamma genia che gli chiede "dimmi tesoro, amore, che cosa vuoi??" (in un supermercato per la minchia che a me gira la testa per la sovrastimolazione visiva a cui sono esposta e non oso immaginare la sovrastimolazione per un bambino) e il bambino ovviamente vuole....TUTTO!

E poi...uhhh...che capriccioso eh!!! e no!!! scegli una cosa e basta!!!!!
E il bambino che urla e strepita...(e ha ragione lui. Ma no...cattivo!! e la frase topica "fai il bravo!!!amore...)


E a me sale il veleno...e scende la fiducia.
 
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Brunetta

Utente di lunga data
Io invece quella fiducia la sto perdendo, sai.

Ci credevo di più qualche anno fa...forse perchè proiettavo fuori di me la fiducia che non riuscivo a concedere a me.

Ma intorno a me ne vedo poco di desiderio di ragionare. Di andar sotto la pellicola della superficie.
Di fare la fatica di discutersi per davvero. Di DISCONFERMARSI nell'assetto strutturale. (che a cambiar colore dello smalto sono buoni anche i miei gatti)

Ascoltavo un ted con una educatrice sessuale (figura che ovviamente qui manco esiste) e, parlando dell'importanza dell'educazione alla sessualità (non sessuale) sottolineava come il corpo dei bambini non sia considerato portatore di consenso.
Nel senso che ai bambini non viene chiesto il consenso, per esempio, di essere abbracciati. E, di conseguenza, non viene gradualmente insegnato a ragionare sul consenso riguardo il proprio corpo. Che vien ceduto da terzi a terzi.

Agli adulti piace generalmente abbracciarli e sbaciucchiarli. E' affetto! (degli adulti per se stessi, ovviamente...ma shhh)

Io ogni tanto osservo certe espressioni schifate che poveretti, mi spiace per loro.
Sono lì che subiscono abbracci ed effusioni che evidentemente non desiderano.
Ma se si oppongono...è un capriccio. Non capiscono poveri piccoli. Ma, lo sappiamo no, che gli abbracci gli piacciono tanto.


Salvo poi scambiar per capriccio inconsistente il comportamento del bambino che al supermercato con la mamma genia che gli chiede "dimmi tesoro, amore, che cosa vuoi??" (in un supermercato per la minchia che a me gira la testa per la sovrastimolazione visiva a cui sono esposta e non oso immaginare la sovrastimolazione per un bambino) e il bambino ovviamente vuole....TUTTO!

E poi...uhhh...che capriccioso eh!!! e no!!! scegli una cosa e basta!!!!!
E il bambino che urla e strepita...(e ha ragione lui. Ma no...cattivo!! e la frase topica "fai il bravo!!!amore...)


E a me sale il veleno...e scende la fiducia.
Certo disconfermare il proprio assetto non solo difficile, ma anche doloroso ed è impossibile che avvenga attraverso una normale conversazione e relazione.
Però io ho fiducia nel dubbio. Qualche dubbio è utile.
Perché abbiamo visto che la reazione all‘avere subito violenza è frequentemente non offrire nessun contenimento e la creazione di generazioni incapaci di vedere i propri limiti e la necessità dei limiti.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Certo disconfermare il proprio assetto non solo difficile, ma anche doloroso ed è impossibile che avvenga attraverso una normale conversazione e relazione.
Però io ho fiducia nel dubbio. Qualche dubbio è utile.
Perché abbiamo visto che la reazione all‘avere subito violenza è frequentemente non offrire nessun contenimento e la creazione di generazioni incapaci di vedere i propri limiti e la necessità dei limiti.
Di sicuro è un percorso sociale, oltre che individuale.
E concordo sul grassetto. Oltre ad allargarlo anche al "nessun contenimento neppure a se stessi".

C'è da dire che le generazioni in mezzo al cambiamento sono generazioni tanto penalizzate....e il mondo va veloce come non è mai andato nella storia umana. Il tempo a disposizione per i cambiamenti è diminuito. Si vedrà la portata della penalizzazione.

Tenendo conto che la generazione di mia madre, per esempio, era già essa stessa una generazione di passaggio...come lo è la mia. E quei passaggi sono ancora in fieri, insieme alle catene generazionali.
 

spleen

utente ?
Certo disconfermare il proprio assetto non solo difficile, ma anche doloroso ed è impossibile che avvenga attraverso una normale conversazione e relazione.
Però io ho fiducia nel dubbio. Qualche dubbio è utile.
Perché abbiamo visto che la reazione all‘avere subito violenza è frequentemente non offrire nessun contenimento e la creazione di generazioni incapaci di vedere i propri limiti e la necessità dei limiti.
I no che aiutano a crescere.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Di sicuro è un percorso sociale, oltre che individuale.
E concordo sul grassetto. Oltre ad allargarlo anche al "nessun contenimento neppure a se stessi".

C'è da dire che le generazioni in mezzo al cambiamento sono generazioni tanto penalizzate....e il mondo va veloce come non è mai andato nella storia umana. Il tempo a disposizione per i cambiamenti è diminuito. Si vedrà la portata della penalizzazione.

Tenendo conto che la generazione di mia madre, per esempio, era già essa stessa una generazione di passaggio...come lo è la mia. E quei passaggi sono ancora in fieri, insieme alle catene generazionali.
Non saper porre limiti a se stessi porta a un egocentrismo infantile negli adulti genitori che sono stupefatti di essere ostacolati dai figli nel continuare la vita di prima che non è spesso neppure la vita che vogliono, ma quella che sono stati indotti a volere.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Non saper porre limiti a se stessi porta a un egocentrismo infantile negli adulti genitori che sono stupefatti di essere ostacolati dai figli nel continuare la vita di prima che non è spesso neppure la vita che vogliono, ma quella che sono stati indotti a volere.
Non soltanto.

La questione del limite, oggettivo e soggettivo, si lega alle credenze, ossia all'insieme di aspettative, ipotesi o convinzioni, consapevoli o inconsapevoli, che una persona accetta come autentica spiegazione del mondo in cui vive.

Pensa a cosa succede quando tutta questa roba viene presa e "messa" nei figli, convinti di star dando i giusti insegnamenti...e soprattutto, va tanto di moda, i diritti.

E non per i figli, anche se è quello che vien raccontato, ma per rispondere alla propria immagine di sè e alla proprie credenze.
E guai che il figlio lo metta in discussione discostandosi...pensa a come si reagisce ai coming out...specialmente negli ambienti poveri culturalmente e anche in quelli che si definiscono aperti se è per quello.

Quindi "mio figlio è bravo" (che equivale a "io sono bravo ecco perchè mio figlio è bravo") e informare che il figlio ha invece problemi, in particolare problemi di comportamento (altri disturbi si stanno man mano sdoganando ma la madre frigorifero dei bimbi autistici è l'altro ieri), significa 9 su 10 andare a sollecitare le difese dell'adulto che difende se stesso e le sue credenze attraverso il difendere il figlio. (e più sono forti il disorientamento e la paura e quindi l'adesione alle credenze, più è forte la reazione nel momento in cui le sentono toccate, confondendo se stessi con il figlio)

Tanto quanto il credere che il proprio figlio sia adatto a fare e imparare di tutto. (e qui...se ne allungano di ombre dal passato...specialmente nelle madri, ma anche nei padri)
Sono spariti i semplicemente stupidotti.
Ossia quelli che hanno risorse cognitive nella media ma non brillano in nulla.

E no!!
Mio figlio può TUTTO.

Devono essergli concesse opportunità per TUTTO.

Anche se concedergliele fa perder spazi e risorse per chi avrebbe più risorse che però non sono sostenute dalle credenze genitoriali.

E in quel TUTTO c'è la credenza di un certo tipo di mondo che deve esser confermata. (sai le idee di libertà, e compagnia cantante) e che se non vien confermata mette in crisi l'adulto (che però si racconta che è il figlio che sta soffrendo, ma tantissimissimo!!!! un trauma!!! - come piace questa parola oggi-)

E' un bel casino.

Se fino a una 50ina di anni fa bastava per modo di dire il buon senso, tutto sommato si viveva in piccoli spazi, in gruppi sociali stabili e circoscritti con una costanza di norme di riferimento, adesso non basta più il buon senso e le norme non solo si sono ampliate ma si sono fludificate (e avanti con le pecche della fluidificazione....)
E basterà sempre meno.

Onestamente dalla tabula rasa ad oggi a me sembra cambiato ben poco.
Mi sembra sia cambiata la cornicetta della tabula rasa...ma i ragazzini sono ancora considerati tabula rasa.
Con in meno le categorie sociali che, per quanto escludenti, garantivano almeno un minimo un certo ascensore sociale.

Poi....niente di nuovo....l'altro ieri i bambini non avevano emozioni. Anche per la scienza.

Quindi tutto sommato va anche bene.

Siamo bestie lente, refrattarie ai cambiamenti e strenuamente aggrappate alle poche certezze che riusciamo a raggranellare. (oggi più che mai, che non c'è praticamente più neanche la provvidenza divina a pensarci per noi).
In fondo siamo sempre quelli che si stringono uno all'altro per la paura del buio e di quello che non si vede.
 
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ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
A me stanno piacendo parecchio alcune istanze della così detta generazione Z, mi piacciono questi ragazzini...

Tipo questa quiet quitting

tutto sommato, stanno creando qualcosa, anche in risposta all'avergli levato la possibilità del conflitto generazionale che era funzionale allo svolgimento dei compiti evolutivi dell'adolescenza e funzionale alla differenziazione prima e all'individuazione poi.

Levato, ovviamente, per rispondere alle istanze del "mio figlio/figlia" si fida di me!!!! (per confermarsi nella propria bontà e apertura mentale) della mia generazione fondamentalmente che, pur credendosi tanto aperta, è ancora profondamente legata ai vecchi modelli.
Tanto da aver ancora bisogno di disconfermarli. Come hanno bisogno di fare gli adolescenti.

E mi piacciono questi adolescenti, cresciuti da adolescenti, che si stanno inventando dei modi per riaffermarsi per differenziazione.
 
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