@Alphonse02 non è il punto e la storia del rapporto con tua moglie ne è la prova.
Premettendo che è la vostra storia e che io, ad esempio, non mi comporterei come tua moglie e ho ben chiari sia i miei sentimenti, sia i miei principi (che non comprendono la verità ad ogni costo), in ogni caso, non ci si creano bolle e non si indossano maschere perché si è privi di senso morale o perché si ha una morale elastica. La morale ha ben poco a che fare con storie come la vostra.
Alzo le mani.
Se tradire diventa morale a tutti gli effetti, siamo agli antipodi di qualsiasi ragionamento che avete svolto per anni. Cessa ogni ragione per continuare a frequentare questo forum attivamente (anche se da poco tempo partecipo e sono irrilevante per numero di interventi).
Un commento conclusivo sul punto. Con la eliminazione
tout court della negatività del tradimento dal punto di vista morale (e quindi delle norme che la tutelano), rendi illogica l'esistenza del matrimonio, elimini la stabilità della coppia, con riflessi intuibili sulla filiazione. Finisce che metti in completa discussione la logica della famiglia, come si è formata nei millenni e così via.
In questo senso diventa inutile anche la teoria delle "bolle ambientali", che - a mio modo di vedere - è una panacea dialettica non del tutto banale per rendere più naturale e costruttivo il discorso sulla infedeltà. Spiega il fenomeno, aiuta a capirlo, ma non lo rende mai perfettamente morale ed accettabile. E' una questione individuale, come minimo.
Non ti rendi conto, in ultima analisi, che rendendo legittimo e morale il tradimento non ci sarebbe necessità di sposarsi o convivere formalmente (se non c'è lo scambio delle promesse di esclusività che senso avrebbe il matrimonio e pure la convivenza ex legge Cirinnà).
Presumo che sarebbe disastroso per coloro che hanno il gusto di tradire ed assaporare il piacere di compiere qualcosa al di fuori delle regole. Tutte le coppie sarebbero aperte (al massimo coppie occasionali, prive di vincoli di qualsiasi genere) e si darebbe libero sfogo all'istinto. Di converso, si eliminerebbe l'adrenalina della trasgressione, l'eccitazione del sotterfugio e della organizzazione della botta di vita alle spalle del tradito, anzi si finirebbe con il cancellare proprio le categorie dei traditi e dei traditori.
La convivenza diverrebbe caotica: perché dormire con la stessa persona sotto lo stesso tetto e nello stesso letto tutti i giorni ?
Libero sesso e/o amore per tutti e, quindi, vai a dormire con chi ti pare, volendo tutte le sere con un partner diverso che sia disponibile ad accoglierti. Certo, rimani comodo solo a casa tua, altrimenti, quando non ospiti, dovresti girare con il trolley, per portare le tue cose in assenza di stanzialità garantita. Pure i pasti da consumare insieme si ridurrebbero.
Secondo alcuni strampalati ricercatori, nell'immediatezza del "liberi tutti" ci sarebbero relativamente pochi individui ("alfa") di ogni genere molto ricercati (i modelli matematici indicherebbero intorno al 20%) da una moltitudine di proponenti del genere opposto o comunque gradito (intorno al residuo 80 %, ad occhio) molti dei quali si angoscerebbero nel mettersi in fila. Magari avviene qualche tumulto tra quelli che rimangono a bocca asciutta (si fa per dire). A meno che non si accontentino degli individui "beta", ecc. Ma se uno vuole il meglio, perché accontentarsi delle seconde schiere ?
Tempo qualche mese che, a furor di popolo, verrebbe ripristinato il matrimonio con regole stringenti e l'obbligo di fedeltà, mi sa...
Tua moglie si è nascosta da te perché, come tu osservi, era una donna immatura, fragile, e ha cercato un luogo in cui poterlo essere, non con te che, per quel che racconti, forse ti ponevi nei suoi confronti come un maestro o un padre.
Tu accusi gli altri di mentire e indossare maschere, ma per giustificare la scelta di tornare con tua moglie e riprovarci, devi raccontarti che sei stato vittima di un "ricatto morale".
E' curioso come nella tua reazione dialettica, tu abbia potuto costruire, con chiara estrapolazione dei pochi fatti raccontati, uno scenario così puntuale (lei debole, io oppressore).
Più che accusare gli altri (traditori), prendo atto delle loro dichiarazioni e spiegazioni nei vari interventi.
Torno alla mia ex, per chiarire.
Sei mesi fa, le ho proposto - se lo riteneva utile per la sua terapia psichiatrica e psicologica per trattare quelli che definiva i suoi sensi di colpa - un incontro per parlare liberamente io e lei, nel corso del quale mi impegnavo a rispondere onestamente a qualsiasi domanda avesse voluto rivolgermi che non mi aveva mai fatto. Sola condizione da parte mia, che fosse un'occasione unica e che rimanesse una conversazione assolutamente riservata, senza alcun coinvolgimento di nostra figlia (ormai quarantenne).
La mia ex moglie ha accettato e l'incontro, con pranzo e successiva passeggiata, c'è stato, appunto, sei mesi fa. Forse ne ha parlato prima con lo psicoterapeuta che la segue. Non lo so e non mi interessa.
Mi ha fatto parecchie domande (alle quali ho risposto) ed io non le chiesto quasi nulla, perché non sentivo il bisogno di farne.
La prima sua domanda è stata: "Perché non mi hai detto NO e mi hai fatto fare tutto quello che volevo ?"
Mi fermo qui.
Era solo per dire che, in tutta coscienza, non l'ho mai oppressa con rimproveri né ho preteso di farle fare qualcosa che le dispiacesse di fare. Quando sembrava che fosse al top della sua realizzazione personale (coincidente con la relazione extra), al punto che la psicoterapeuta dell'epoca aveva sentenziato che era "guarita", avevo preso atto che voleva continuare a frequentare l'amante e mi sono messo da parte.
Confusamente, voleva forse che vivessi con lei, lasciandola libera di andare dall'amante: invece, le avevo chiesto di fare una scelta tra lui e me. No way. Non accettavo una relazione affettiva in condominio.
In certo senso, l'unica "imposizione" da me compiuta, se vogliamo così qualificarla, è stata che la libertà di fare ciò che voleva doveva essere reciproca. Doveva valere anche per me.
E le ho offerto una separazione consensuale, con affidamento della figlia e mio contributo di mantenimento per quest'ultima, pur avendo foto, video ed intercettazioni che provavano pienamente il tradimento e che mi consentivano di chiedere una separazione con addebito. Unica condizione da me posta, che non portasse a casa l'amante (che aveva una sua abitazione, dove lei andava), almeno finché non fosse stata adolescente nostra figlia.
Neppure a distanza di anni riesci a dirti che sei tornate perché ci speravi, perché alla fine a questa donna pensi ancora dopo anni, forse perché, semplicemente, ti piaceva davvero, magari proprio per la sua fragilità.
Mi dispiace contraddirti, ma sono tornato insieme da lei per nostra figlia (a scuola mi avevano riferito le insegnanti che si era chiusa in se stessa). Le avevo detto che avevo amato lei come la persona che conoscevo prima del tradimento. Che mi sarei impegnato a provare a ricostruire una relazione "nuova" di coppia, ma non potevo assicurare il risultato: lei era una nuova persona della quale non ero sicuro di potere innamorarmi di nuovo al punto di viverci insieme.
Ognuno ha le sue fragilità e le proprie convinzioni, che vanno rispettate. Non sai quanto sono stato fragile io, all'epoca.
Ma ne sono uscito fuori. E mi sono rifatto una vita.
PS: la mia unica domanda che le ho fatto è stata come fosse finita la storia con l'amante quando, dopo la separazione, mi aveva chiesto di rimetterci insieme. Non le avevo chiesto particolari all'epoca, avevo creduto alla sua parola che fosse finita e basta. Però, dopo che l'avevo lasciata definitivamente, avevo capito che aveva ripreso, con alterne fortune, la relazione con l'amante per alcuni anni.
Non mi interessava davvero la risposta, ma era l'unica cosa che mi era venuta in mente.