Chiedo vostro aiuto

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
La cosa che mi fa "paura" del dolore è che credo, a distanza di un mese, di non averlo ancora provato (certo, sono triste, non faccio i salti di gioia, ma leggevo di persone che ci hanno messo mesi a riprendersi, perdendo kg e neuroni). È inevitabile pensare a lui, abbiamo bene o male condiviso 8 anni insieme e ci siamo fatti forza a vicenda. Ora mi sento completamente sola, è come se avessi perso il mio migliore amico (forse era quello che era davvero per me). A volta penso che non lo vedrò mai più e mi sale un groppone in gola. Mi mette ansia dirlo alle persone e farmi compatire, perché so che lo fanno. Vorrei essere forte ma al momento la mia vita è ferma e vivo trascinandomi senza uno scopo.
Il dolore è un altro assetto non indifferente sai...

Non si può provare un dolore che già non è in noi.
Il dolore non proviene esattamente dall'esterno. Dall'esterno arrivano stimoli che fanno rispondere l'organismo.
L'organismo risponde come "sa". E quel "sapere" è un prodotto di molteplici variabili. Organiche, ma anche "storiche" diciamo. Esperienziali.

Se tu ti sei "addestrata" a contenere il dolore (le emozioni dolorose), a quell'addestramento rispondi.
(e il dolore finisce coartato...ma è solo un coperchio, eh...il punto è che il dolore richiama i dolori conosciuti. E se tu eviti i tuoi dolori, come puoi provare serenamente dolore?)

Ecco perchè dicevo di riprenderti il TUO dolore.
Di esserne fiera. Portargli onore.

Non è una cosa scontata. E non è neppure banale o lineare.
E io penso che un aiuto in certe situazioni sia importante.

Cercarlo. E soprattutto ACCETTARLO.

Se posso esser molto schietta, non mi sembri particolarmente predisposta ad accettare aiuto.
Solo che fino a quando non farai il passo, non incontrerai le tue fragilità...le tue emozioni resteranno più o meno coartate.

Che non è necessariamente un male. Può essere una scelta.
Ma è una di quelle scelte che richiedono Presenza di sè.

Non senti particolarmente il dolore...ma il rovescio della medaglia è che la gioia, la serenità in particolare allo stesso modo risultano ovattate.

E' tua la scelta a riguardo.
E nessuno può scegliere per te.

Perdonami se sono schietta...la percezione di essere compatita (ti capisco molto bene, credimi...ancora oggi la compassione pelosa, la vicinanza di forma mi fanno saltare il nervo :) )è una giustificazione a non affrontare TE.

tu hai le tue fragilità, il fatto che la compassione ti faccia sentire in una posizione passiva e che questo ti porti a non dire, a nascondere per certi versi il tuo autentico sentire, ti mette anche nella posizione di evitare di assumerti un ruolo che non vuoi (puoi) accogliere.

A partire da quello della vittima.

E purtroppo nel nostro contesto socio culturale la vittima non merita altro che compassione.
Anche questo è in realtà un problema di chi guarda. E' chi guarda e prova compassione a non essere in grado di andare oltre.

A te sta l'imparare prima di tutto a non farti carico dei problemi altrui e poi a scegliere.

Io non tollero la compassione del cazzo. Il poverino/a. Le carezzine e i pat pat sulla spalla.
li tollero se la persona che li esprime ha una sua utilità nella mia vita e in quel momento.
SE così non è, sfanculo.
Le patturnie emotive altrui non mi riguardano. Io ho cura di me.
E mi circondo solo da chi SA aver cura di sè.

Ma sei tu a poter ascoltare di cosa hai bisogno e trovare la via per darti risposta.
E' una tua responsabilità verso di te.

E' un percorso...non sono "salti" da un punto A ad un punto B.

E il tuo primo passo è accettare il tuo dolore senza doverlo ridirigere.

Nel tradimento hai probabilmente evitato, ecco perchè non è particolarmente interessante il tradimento in sè
(guarda un po' che simpatico il tuo tradimento...tu tradisci, e da traditrice posso serenamente affermare che il tradimento è un atto di egoismo che ha la funzione di dar benessere a sè, eppure sei finita a massacrarti...ripetendo tutta una serie di giudizi che non derivano per niente dal tradimento...sono cattiva? Sono meritevole? perchè non mi "punisce"? ....ho il dubbio che se lui ti avesse fatto purgare seriamente quella scopata che hai fatto, ti saresti "reinnamorata" perdutamente di lui. E invece...lui ti ha lasciata libera....ci sarebbe parecchio da dire a riguardo. Ma sarebbe OT).

La forza sta nelle fragilità.
Più tu giri largo dalle tue fragilità più la tua forza sarà una corazza.
Che sì...protegge...ma quanto ti impedisce nei movimenti? :)

Eri sola anche prima.
Ma non sei sola, ci sei tu. Se ci sei...
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Capisco, ma tu come madre - sapendo che sono infelici - non preferiresti accusare il colpo sapendo che prima facevano finta di stare bene per non far preoccupare famigliari ecc?
Dipende dalle madri.
E non semplicemente in quanto madri, ma in quanto individui che si investono del ruolo di madri.

dipende da quanto riescono a separare se stesse e le loro aspettative dalla vita dei figli.
dipende da quanto hanno chiaro in testa che aver messo al mondo un figlio non significa aver stipulato un contratto di proprietà con annesso rendimento.
Non è per niente scontato che divenire madre renda capaci di esser madre...è intenzionale. non basta partorire.

E le madri, in quanto individui, hanno anche loro un loro vissuto personale. Che le "guida" nelle relazioni.
cosa ne sai di vissuti di tua madre?

Hai una età per cui sei tu a doverti separare da lei e sciogliere le tue aspettative su di lei.
Lei fa semplicemente quello che può.

Ma.
Se quello che lei può non è adeguato a te sei tu a esser nella posizione di mollare le aspettative che hai su di lei e andar per la tua strada.
E la strada è TUA.

I tuoi genitori ti hanno regalato la vita.
Ma questo non costituisce nè un debito nè una pendenza.
Puoi condividere, ma siete pari.

direi che all'alba dei 30 anni è decaduta l'asimmetria relazionale genitori e figli.
Loro restano i tuoi genitori.
Ma tu non sei più una bambina in cerca della loro approvazione o del loro benestare...e neppure del loro appoggio.

Che sarebbe bello l'appoggio...ma se non può...non può.
E' tua madre.
No puoi che accettarla e tirar comunque dritto.

E imparare dai suoi errori. Per non renderli tuoi.

Mettendole comunque i paletti del rispetto di te e delle tue scelte. Errori compresi.

Aver fatto finta di star bene....è una tua responsabilità.
Affrontala. :)

Forse dovresti chiederti perchè hai finto...cosa te ne è venuto in tasca?
E per fortuna che non hai prolungato oltre il teatro.

Guarda che la vita è una.
Non usarla per compiacere chi ti sta intorno.

Proprio perchè stai sentendo la solitudine (finalmente direi) ascoltati. E assumi il fatto che quella con cui avrai da fare i conti, ineluttabilmente, sei tu e nessun altro.
 

Brunetta

Utente di lunga data
La cosa che mi fa "paura" del dolore è che credo, a distanza di un mese, di non averlo ancora provato (certo, sono triste, non faccio i salti di gioia, ma leggevo di persone che ci hanno messo mesi a riprendersi, perdendo kg e neuroni). È inevitabile pensare a lui, abbiamo bene o male condiviso 8 anni insieme e ci siamo fatti forza a vicenda. Ora mi sento completamente sola, è come se avessi perso il mio migliore amico (forse era quello che era davvero per me). A volta penso che non lo vedrò mai più e mi sale un groppone in gola. Mi mette ansia dirlo alle persone e farmi compatire, perché so che lo fanno. Vorrei essere forte ma al momento la mia vita è ferma e vivo trascinandomi senza uno scopo.
Perché mai dovresti provare dolore per esserti liberata da una relazione (in parte reale, ma in gran parte immaginaria) nella quale stavi male e da cui avevi già tentato di liberarti cercando un espediente perché fosse lui ad allontanarsi?!
Sei libera!
Usa questa solitudine per studiare ciò che vuoi realmente fare. Non ho usato per caso studiare, perché per me hai bisogno di uscire da te stessa e vederti riflessa nella letteratura, nella storia per vederti davvero.
 

Eriu

Utente di lunga data
Perché mai dovresti provare dolore per esserti liberata da una relazione (in parte reale, ma in gran parte immaginaria) nella quale stavi male e da cui avevi già tentato di liberarti cercando un espediente perché fosse lui ad allontanarsi?!
Sei libera!
Usa questa solitudine per studiare ciò che vuoi realmente fare. Non ho usato per caso studiare, perché per me hai bisogno di uscire da te stessa e vederti riflessa nella letteratura, nella storia per vederti davvero.
Perché intendi relazione immaginaria? Per la distanza?
Io ho paura che la botta mi arrivi più tardi...
 

Eriu

Utente di lunga data
Dipende dalle madri.
E non semplicemente in quanto madri, ma in quanto individui che si investono del ruolo di madri.

dipende da quanto riescono a separare se stesse e le loro aspettative dalla vita dei figli.
dipende da quanto hanno chiaro in testa che aver messo al mondo un figlio non significa aver stipulato un contratto di proprietà con annesso rendimento.
Non è per niente scontato che divenire madre renda capaci di esser madre...è intenzionale. non basta partorire.

E le madri, in quanto individui, hanno anche loro un loro vissuto personale. Che le "guida" nelle relazioni.
cosa ne sai di vissuti di tua madre?

Hai una età per cui sei tu a doverti separare da lei e sciogliere le tue aspettative su di lei.
Lei fa semplicemente quello che può.

Ma.
Se quello che lei può non è adeguato a te sei tu a esser nella posizione di mollare le aspettative che hai su di lei e andar per la tua strada.
E la strada è TUA.

I tuoi genitori ti hanno regalato la vita.
Ma questo non costituisce nè un debito nè una pendenza.
Puoi condividere, ma siete pari.

direi che all'alba dei 30 anni è decaduta l'asimmetria relazionale genitori e figli.
Loro restano i tuoi genitori.
Ma tu non sei più una bambina in cerca della loro approvazione o del loro benestare...e neppure del loro appoggio.

Che sarebbe bello l'appoggio...ma se non può...non può.
E' tua madre.
No puoi che accettarla e tirar comunque dritto.

E imparare dai suoi errori. Per non renderli tuoi.

Mettendole comunque i paletti del rispetto di te e delle tue scelte. Errori compresi.

Aver fatto finta di star bene....è una tua responsabilità.
Affrontala. :)

Forse dovresti chiederti perchè hai finto...cosa te ne è venuto in tasca?
E per fortuna che non hai prolungato oltre il teatro.

Guarda che la vita è una.
Non usarla per compiacere chi ti sta intorno.

Proprio perchè stai sentendo la solitudine (finalmente direi) ascoltati. E assumi il fatto che quella con cui avrai da fare i conti, ineluttabilmente, sei tu e nessun altro.
Ma come faccio a rivolgermi al dolore e farlo mio? Sai, una cosa che mi hanno detto tante persone nei giorni scorsi è stata "tu non ti lasci mai andare". Non ci avevo mai fatto caso!
 

Brunetta

Utente di lunga data
Perché intendi relazione immaginaria? Per la distanza?
Io ho paura che la botta mi arrivi più tardi...
Pensa a un film. Tu guardi gli attori muoversi in una stanza e li pensi nella stanza, vero? La stanza però non esiste, è un set cinematografico dove almeno manca una parete, quasi sempre non c’è il soffitto, se non per la piccola parte che può servire, perché servono luci e contro luci ecc. Forse conoscerai l’espressione “abbattere la quarta parete” che si usa quando l’attore parla rivolgendosi alla macchina da presa e quindi direttamente allo spettatore. Spettatore al singolare, perché ognuno lo percepisce rivolto a se stesso.
Non succede solo guardando un film di completare ciò che non c’è con una nostra costruzione corrispondente alle personali esperienze o fantasie.
La vostra frequentazione è stata così rarefatta che tu hai pensato di vivere una cosa in base a tre pareti.
 

Ginevra65

Moderatrice del cazzo
Staff Forum
Capisco, ma tu come madre - sapendo che sono infelici - non preferiresti accusare il colpo sapendo che prima facevano finta di stare bene per non far preoccupare famigliari ecc?
Semmai gli avrei chiesto perché avessero deciso di essere infelici per tanto tempo.
 

Eriu

Utente di lunga data
Semmai gli avrei chiesto perché avessero deciso di essere infelici per tanto tempo.
Ecco, ma a me questa domanda non mi è stata fatta. Anzi. Credo che mia madre pensi a me come a una ragazzina capricciosa che si è "stufata" del suo giochino. Ora che sono qua a casa sua infatti vorrei morire, ma ahimé è difficile comprare casa velocemente e monoreddito...
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Ma come faccio a rivolgermi al dolore e farlo mio? Sai, una cosa che mi hanno detto tante persone nei giorni scorsi è stata "tu non ti lasci mai andare". Non ci avevo mai fatto caso!

Come ti scrivevo...fermati.
E rientra in te stessa. Respirati.

Accogliti.

Non andare a cercar fuori quel che è dentro.
Hai usato il tradimento per rinnovare un dolore e i giudizi su di te, che nulla c'entrano col tradire. Ci hai cercato dentro una profezia che si autoadempie (non potrò che rimanere sola).
Stai usando tua madre per spostare la rabbia, la delusione, la paura e, di nuovo, il dolore.

Hai una occasione in mano ora come ora.

Hai la possibilità di soffrire senza cercare scuse per poterlo fare.

Oppure puoi andare a ravanare nel tradimento (come hai già provato a fare e per fortuna lui non ti ha dato spalla) o nel fatto che le regole sociali mainstream prescrivono che alla fine di una storia si debba soffrire almeno un po' (le donne in particolare, gli uomini sono un po' froci invece, o zerbini :D ).

Il dolore che è tuo non nasce ora. Non è mica la fine della storia che ti fa soffrire. Sì, magari brucia. Ma è dolore? O è una liberazione?
Hai da soffrire per esser libera? (e collega alla violenza e a come l'esser liberata sia stato doloroso, cosa ha lasciato addosso. Io mi sono fatta docce su docce, tentando quasi di togliermi la pelle, mentre fuori sorridevo. Faceva male, l'essermi liberata dopo. E' un altro di quegli assetti che vanno a rovescio, dopo.)

Fra le righe, mi sembra che il tuo dolore sia antico.
E probabilmente risale a ben prima della violenza...visto quel che poco che accenni riguardo il clima in casa tua.

E, come ti dicevo, fatti aiutare.
Da qualcuno che può accompagnarti a rileggere e che non ti faccia sconti sulle scuse che ti inventerai per evitare di andare dritta al punto.
Qualcuno che quando imbrogli nello specchio, non abbia paura del dolore che proverai quando te lo farà notare.
(hai ragione che la compassione di sti cazzi non serve a niente...è come dire a qualcuno che è agitato, calmati!! :))

Da sola puoi ascoltare.
Ma poi serve uno spazio in cui metter fuori sotto uno sguardo non giudicante, uno specchio limpido in cui guardare.
Uno spazio pulito dalle aspettative e dalle paure altrui che sappia contenere il tuo dolore e anche la tua gioia.

(e a volte la gioia fa più male del dolore...non pensi?).

Non cercare la via breve. Non c'è la ricetta per quel che chiedi.
Non c'è stada già percorsa che possa andar bene per te. Puoi prendere spunto...ma poi la tua strada è UNICA.
(salvo tu voglia trasformare la tua vita a misura altrui).

Per quel che chiedi serve fermarsi.
Entrare in se stessi senza i fiocchetti e senza le traduzioni altrui e sedersi. Ad ascoltare.
Serve CHIEDERE aiuto. E accettare aiuto.

Soprattutto accettare.

Che scappare dalla compassione a priori, è una delle migliori strategie per tener lontane anche quelle persone che sanno davvero entrare in empatia e cum-patire, nel senso etimologico del termine. Ci sono, te lo posso assicurare.

Solo che sono rare.

Certo...c'è da correre il rischio di incrociare quella gente che pensa che quattro consigli, uno sguardo lacrimoso e formalmente partecipe, il pat pat e l'andrà tutto bene di sti cazzi siano sufficienti.

E questo forse potrebbe esser un passo.
Dirlo apertamente "no, non va un cazzo bene tesorucci miei".
"E se mi dite che andrà tutto bene è molto probabile che io vi dia come risposta una testata" :p;)

E rifiutare altrettanto apertamente le consolazioni che hanno come unico obiettivo rassicurare chi rassicura, nell'indifferenza di chi sei tu e di quello che senti.

Certo...hai da sceglier di non metter su la maschera del "va tutto bene" per evitarti menate.
O perlomeno scegliere con chi indossarla quella maschera. E già scegliere una maschera è un passo diverso. Perchè se la scegli, la puoi pure togliere quando vuoi.

Altrimenti è una schiavitù.
 

Ginevra65

Moderatrice del cazzo
Staff Forum
Ecco, ma a me questa domanda non mi è stata fatta. Anzi. Credo che mia madre pensi a me come a una ragazzina capricciosa che si è "stufata" del suo giochino. Ora che sono qua a casa sua infatti vorrei morire, ma ahimé è difficile comprare casa velocemente e monoreddito...
Tu glielo hai detto, senza aspettare la sua domanda?
Ti sei confidata?
Alcune mamme non sono capaci ad ascoltare ed accogliere certe confidenze o meglio non riescono a vedere la donna che e dentro la loro figli a
 

Eriu

Utente di lunga data
Tu glielo hai detto, senza aspettare la sua domanda?
Ti sei confidata?
Alcune mamme non sono capaci ad ascoltare ed accogliere certe confidenze o meglio non riescono a vedere la donna che e dentro la loro figli a
In 29 anni non mi sono mai confidata con mia mamma. Di certe cose non parliamo. Infatti la cosa più difficile è stata dirle che ci eravamo lasciati e tornavo a casa. Forse è per quello che sto facendo finta che "va tutto bene e non è successo niente di così grave ".
 

Ginevra65

Moderatrice del cazzo
Staff Forum
In 29 anni non mi sono mai confidata con mia mamma. Di certe cose non parliamo. Infatti la cosa più difficile è stata dirle che ci eravamo lasciati e tornavo a casa. Forse è per quello che sto facendo finta che "va tutto bene e non è successo niente di così grave ".
Forse è arrivato il momento di parlare da donna a donna.
Ti crede capricciosa perché non conosce i tuoi veri pensieri
 

Brunetta

Utente di lunga data
In 29 anni non mi sono mai confidata con mia mamma. Di certe cose non parliamo. Infatti la cosa più difficile è stata dirle che ci eravamo lasciati e tornavo a casa. Forse è per quello che sto facendo finta che "va tutto bene e non è successo niente di così grave ".
Appunto, come dicevo, perché mai ti aspetti comprensione se non ledici niente?
Forse è arrivato il momento di parlare da donna a donna.
Ti crede capricciosa perché non conosce i tuoi veri pensieri
Poi non è detto che capisca. Può benissimo considerare poco rilevanti le motivazioni.
 

Eriu

Utente di lunga data
Appunto, come dicevo, perché mai ti aspetti comprensione se non ledici niente?

Poi non è detto che capisca. Può benissimo considerare poco rilevanti le motivazioni.
No, mi vergogno a parlarne con mia mamma...
 

Brunetta

Utente di lunga data
No, mi vergogno a parlarne con mia mamma...
Va benissimo. Se il vostro rapporto è quello e non vuoi cambiarlo.
Però non pensare che abbia la sfera di cristallo.
Però a me questo sembra un aspetto secondario.
Molto più importante è riflettere sul perché hai attribuito a una relazione priva di quotidianetà tanta importanza, ma soprattutto apprezzare che te ne sei liberata e guardare avanti.
È estate, esci!
 

Eriu

Utente di lunga data
Va benissimo. Se il vostro rapporto è quello e non vuoi cambiarlo.
Però non pensare che abbia la sfera di cristallo.
Però a me questo sembra un aspetto secondario.
Molto più importante è riflettere sul perché hai attribuito a una relazione priva di quotidianetà tanta importanza, ma soprattutto apprezzare che te ne sei liberata e guardare avanti.
È estate, esci!
Oggi per esempio è proprio una giornata no. Devo pensare a tutte le cose belle che ho, ma la solitudine la soffro da morire!
 

Brunetta

Utente di lunga data
Oggi per esempio è proprio una giornata no. Devo pensare a tutte le cose belle che ho, ma la solitudine la soffro da morire!
Se abiti in un paesino di 30 abitanti ti capisco.
Altrimenti... esci!
 

Vera

Supermod disturbante
Staff Forum
Oggi per esempio è proprio una giornata no. Devo pensare a tutte le cose belle che ho, ma la solitudine la soffro da morire!
Ora tutto ti appare invalicabile e sicuramente essere tornata a vivere con tua madre non aiuta. Scrollati un po', dedicati alle cose che ami fare, cerca di riallacciare le amicizie, fai nuove conoscenze.
Una volta che avrai ripreso in mano la tua vita, imparerai ad amare anche i momenti di solitudine.
 

danny

Utente di lunga data
Oggi per esempio è proprio una giornata no. Devo pensare a tutte le cose belle che ho, ma la solitudine la soffro da morire!
Sei probabilmente un po' depressa.
Comprensibilmente.
Ci vorrà tempo.
Fai quello che riesci a fare, non pretendere troppo.
Quando avrai recuperato le energie ti sembrerà tutto più facile.
 
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