ci dobbiamo ficcare in mente - e spiegarlo alle giovani generazioni - che l'amore non è affatto eterno, anzi finisce molte volte semplicemente perché non ci si trova più a stare bene insieme o talvolta scambiamo per amore quel qualcosa che in effetti è solo un'impressione iniziale e transitoria perché poi diviene solo senso del possesso di uno status, di una comfort zone che non si vuole abbandonare.
E' una riflessione su quale educazione ai sentimenti possa essere insegnata alle giovani generazioni, visto che tanto se ne parla in queste settimane.
Stasera avevo cambiato un vecchio pomello di un coperchio di pentola, che era rovinato. Durante la consueta videochiamata serale, avevo fatto vedere alla mia compagna il coperchio, tornato come nuovo, e le avevo chiesto se fosse il caso, visto che la raggiungo in montagna tra qualche giorno, che portassi con me uno o due ricambi.
Mi aveva detto di no, aggiungendo che lei, quando il pomello di un coperchio si rompe, butta tutto e lo ricompra.
Un tipico esempio di una diversa impostazione nella gestione di una casa, ma ci sono tanti altri esempi: non gradisce ricevere amici a casa, il contrario di quanto faccio, e così via. Credo che siamo entrambi consapevoli che ci si può volere bene e stare insieme con convinzione pure rimanendo in un schema di relazione a distanza, esigenza dovuta alla diversità di lavoro svolto nel rispettivo paese, ma che consente a ciascuno di vivere come meglio crede, senza entrare in permanente conflittualità.
Ognuno ha una propria visione del rapporto di coppia. La nostra è particolare., ma non ha creato problemi, finora.
Almeno non a quelli di una coppia di amici, conosciuti una decina di anni fa, quando, più che quarantenni entrambi (con un figlio sui 15 anni), stavano separandosi per un tradimento di lei (scoperto da lui e, alla fine, da lei ammesso).
Quel tradimento si era rivelato, in realtà, una relazione extra in corso da parecchi mesi, e ciò aveva reso invivibile la convivenza sotto lo stesso tetto, nonostante lui fosse disponibile a perdonarla. Semplicemente, perché lei si era innamorata dell'amante e voleva vivere con lui. E la ragione da lei fornita è che non sopportava più il marito, accusandolo di aver trasformato la loro relazione in una specie di prigione per lei, dando per scontato il loro stare insieme come se fosse un corpo inerte tenuto in vita artificialmente, grazie a macchinari (espressione usata da lei e riferitami da lui). E lei aveva ritrovato se stessa (o perlomeno pensava così) in una relazione con un altro uomo, più anziano di quasi dieci anni, ma che l’aveva fatta sentire desiderata, come non si sentiva più da tempo o, forse, anche da sempre. Anzi, aveva usato il termine “libera”, ricordo di averlo notato. E lo aveva seguito, abbandonando marito e figlio, che era voluto restare con il padre, rifiutandosi anche di vedere la madre per diversi anni (anche oltre il raggiungimento della maggiore età).
In un momento di rabbia, lei gli aveva detto che, in fondo, sentiva di non averlo mai veramente amato, ma di averne solo avuto l’impressione. Adesso aveva aperto gli occhi e riletto il suo passato con una nuova consapevolezza.
Il marito l'aveva presa male, perché pensava che, almeno all’inizio della relazione e fino alla nascita del figlio, si fossero veramente amati pensando di continuarlo a fare per la vita.
Per lungo tempo, aveva voluto confrontarsi con me su come lei si potesse essere dimenticata del loro passato felice insieme e di come diavolo si potesse mantenere viva la fiamma dell’amore in una coppia di lunga durata, quando si è presi da mille impegni e sfide da affrontare nel vivere la famiglia, il lavoro, ecc. Il mio consiglio era stato che bisogna evitare motivi di frizione nella vita di tutti i giorni, per quanto è possibile, rispettando le esigenze dell'altro.
A fronte della sua esigenza di capire dove avesse sbagliato, ho cercato di spiegargli, sulla base della mia esperienza personale, come gli amori così come nascono si possono anche esaurire (anzi, probabilmente è la normalità). E non basta continuare a volersi bene, senza il trasporto della passione, quando l'equilibrio della coppia è divenuto impossibile. Nemmeno è sempre colpa (almeno consapevole) di quello dei partner che vorrebbe rimanere insieme. Talvolta il partner che tradisce o comunque lascia è talmente esasperato dalla convivenza e così attratto dal nuovo, dal risentirsi vivere intensamente che non c’è nulla da fare, l’esperienza di coppia si è esaurita e non si rigenera più.
Da questo ricordo di conversazioni avute su quell’argomento, mi è venuto in mente che bisognerebbe sapere, fin dall’inizio della instaurazione di una relazione affettiva, che lo stimolo a rimanere insieme si attenua fino a scomparire in molti casi. Potrebbe arrivare il momento di lasciare andare il partner o di andarsene via, se non si trova un modo di accordarsi su un compromesso reciprocamente accettabile per continuare a stare insieme, anche quando la passione si è spenta.
Ammesso che abbia senso parlare ai giovani di oggi di una educazione dei (o ai) sentimenti, la prima cosa che bisognerebbe inculcare nelle loro teste, è che quasi mai l’amore è per sempre e che, senza tragedie e/o sceneggiate patetiche, bisogna metterlo in conto fin dall’inizio. Anche a costo di limitarsi a non investire tutto emotivamente (e non solo) sul rapporto e prepararsi sin dall'inizio a non vivere come una calamità l’abbandono.
Ma come si fa a raccontare ai giovani di non credere ciecamente nell’eterno amore, nel rimanere insieme fino a che morte ci separi ? E’ esattamente il contrario di quella che è stata l’educazione impartita da millenni ….