Classico o scientifico?

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Nobody

Utente di lunga data
Ho le mie buone ragioni per chiedere la Vostra opinione.
banalizzo ma non ho molto tempo, perdonatemi.
Ha ancora senso il liceo classico nel 2014?
E lo scientifico è oggi ed in prospettiva più utile e formativo?
Esperienze dirette con i figli o nipoti o figli di amici ORA?
Non ho frequentato nessuno dei due quindi posso solo riportarti l'esperienza di mia figlia, neodiplomata con 93 allo scientifico. Ottima preparazione in matematica (studio di funzioni e integrali complessi), buona in latino e fisica, decente nelle altre materie. Se poi si orienterà, come credo, su una facoltà scientifica ritengo lo scientifico ottimo.
 

spleen

utente ?
Sono in larga parte d'accordo con Tullio e certamente con Fantastica: la differenza la fa quella specifica scuola. Un cattivo liceo è la peggior scelta. Detto questo, per me classico tutta la vita, e la differenza risiede proprio nelle parole di Brunetta. Per imparare come funzionano le cose o le leggi 'fisiche' del mondo il tempo ci sarà. Ma gli strumenti di conoscenza dell'umano, dell'umano mezzo -la parola-, dell'umano fine -gli scopi anche politici-, della parola poetica anche antica e della riflessione filosofica 'spinta'-il pensiero- o si acquisiscono dai 14 ai 19 o molto, molto, molto difficilmente lo si farà in seguito. Per come la vedo io, al classico si impara un metodo, interpretativo/speculativo, più che una serie di meriti; dato quel metodo si può studiare tutto, e per quel tutto c'è l'università. Ma torno alle considerazioni fatte prima: meglio un buon liceo di un liceo all'acqua di rose. Un buon tecnico (se esistono ancora dopo le varie riforme) per me può essere un'opzione valida solo ed esclusivamente nel caso che l'università non la si dia per scontata e in questo, scusate, ma sono limitata. Io parto sempre dando l'università come certa; al tempo non farla era l'unica opzione, anche mentale, che non ebbi mai e di tutte le cose possibili, non è certo questo imprinting che devo rimproverare ai miei.
Ciao, bentornata!
concordo con la differenza tra i vari istituti, un poco meno con la frase in neretto, nella mia esperienza personale non conosco nessuno, proprio nessuno, che ricopra un ruolo tecnico di rilievo che provenga da studi classici, ma sicuramente la mia esperienza è limitata. Forse è una questione di "imprinting", la scuola superiore lascia un segno abbastanza profondo anche negli anni successivi e questo è il motivo per il quale puo essere spiegato l'esempio degli ingegneri che facevo nel mio intervento.
Poi c'è sempre la persona dalle doti particolari, tipo 2 medici che conosco, molto bravi entrambi che provengono uno da perito meccanico e uno da ragioneria.
Parlando poi di doti umane ricordo sempre 2 miei insegnanti, entrambi ingegneri, entrambi da periti industriali, che sono stati veri maestri di vita, quasi dei padri adottivi, con uno mantengo ancora rapporti dopo 30 anni dal diploma. Ricordo per altro una insegnante di storia ed italiano bravissima, capace di coinvolgere, proveniva dal classico, anche a lei debbo molto.
 
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spleen

utente ?
Io metterei il tuo quarto punto come primo.
Infatti l'università di vicenza è stata premiata dall'Europa e ribadisco EUROPA...
Per l'alto collegamento con il mondo del lavoro.

Cioè da quel che ho capito gli industriali vicentini hanno detto...
Ok...finanziamo questa università...ma voi fate corsi per preparare il personale che ci serve eh?
Il collegamento tra università e lavoro è un argomento vasto e complesso, purtroppo nel nostro paese prevale una disgraziata forma di elitarismo dell' istruzione, per la quale i gruppi dirigenti del futuro non devono "sporcarsi le mani" con questioni di carattere pratico e produttivo, e gli effetti sono sotto gli occhi di tutti.
Sono convinto che uno dei motivi del nostro declino come sistema paese sia dovuto proprio a questo.
 
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AnnaBlume

capziosina random
Ciao, bentornata!
concordo con la differenza tra i vari istituti, un poco meno con la frase in neretto, nella mia esperienza personale non conosco nessuno, proprio nessuno, che ricopra un ruolo tecnico di rilievo che provenga da studi classici, ma sicuramente la mia esperienza è limitata. Forse è una questione di "imprinting", la scuola superiore lascia un segno abbastanza profondo anche negli anni successivi e questo è il motivo per il quale puo essere spiegato l'esempio degli ingegneri che facevo nel mio intervento.
Poi c'è sempre la persona dalle doti particolari, tipo 2 medici che conosco, molto bravi entrambi che provengono uno da perito meccanico e uno da ragioneria.
Parlando poi di doti umane ricordo sempre 2 miei insegnanti, entrambi ingegneri, entrambi da periti industriali, che sono stati veri maestri di vita, quasi dei padri adottivi, con uno mantengo ancora rapporti dopo 30 anni dal diploma. Ricordo per altro una insegnante di storia ed italiano bravissima, capace di coinvolgere, proveniva dal classico, anche a lei debbo molto.

Ciao! Taglio corto, sono con l'Iphone. Sui tecnici: se fra essi includi anche gli architetti (in effetti, quelli della PA sono proprio tecnici), io si', li conosco TUTTI provenienti dai licei. Se invece per tecnici intendi professionisti per il quale lavoro non e' necessaria la laurea chiaro che fai un po' fatica a trovarne. Di questi tempi forse meno, ma ne fai. Per il resto, sai, le esperienze sono soggettive e probabilmente sei stato più fortunato di me: pur essendo cresciuta fra ingegneri (provenienti anche dal tecnico) e ingegneri amici di ingegneri, ne avessi trovato uno che non fosse ignorante come una scarpa, misero proprio, rispetto a tutto ciò che esulasse dalle macchine e dalla propria competenza specifica. Ma stiamo andando oltre: torniamo alle superiori ;). Liceo fino alla morte, e, fra i due (se sono di pari livello) quello più sublime, sempre: il classico :)

Edit dimenticavo: di fisici ne conosco molti che vengono dal classico. Fatti un giro in normale :smile:. Io li adoro.
 
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Caciottina

Escluso
Ciao! Taglio corto, sono con l'Iphone. Sui tecnici: se fra essi includi anche gli architetti (in effetti, quelli della PA sono proprio tecnici), io si', li conosco TUTTI provenienti dai licei. Se invece per tecnici intendi professionisti per il quale lavoro non e' necessaria la laurea chiaro che fai un po' fatica a trovarne. Di questi tempi forse meno, ma ne fai. Per il resto, sai, le esperienze sono soggettive e probabilmente sei stato più fortunato di me: pur essendo cresciuta fra ingegneri (provenienti anche dal tecnico) e ingegneri amici di ingegneri, ne avessi trovato uno che non fosse ignorante come una scarpa, misero proprio, rispetto a tutto ciò che esulasse dalle macchine e dalla propria competenza specifica. Ma stiamo andando oltre: torniamo alle superiori ;). Liceo fino alla morte, e, fra i due (se sono di pari livello) quello più sublime, sempre: il classico :)
ciao annina, ben tornata, sempre bello leggerti :)
 

AnnaBlume

capziosina random
ciao annina, ben tornata, sempre bello leggerti :)
Ciao bellissima! Poco tempo, sbircio un po' senza poter scrivere. Se a qualcuno non torna un verde potrei essere stata io :D. Ciao!
 

Tubarao

Escluso
Sono in larga parte d'accordo con Tullio e certamente con Fantastica: la differenza la fa quella specifica scuola. Un cattivo liceo è la peggior scelta. Detto questo, per me classico tutta la vita, e la differenza risiede proprio nelle parole di Brunetta. Per imparare come funzionano le cose o le leggi 'fisiche' del mondo il tempo ci sarà. Ma gli strumenti di conoscenza dell'umano, dell'umano mezzo -la parola-, dell'umano fine -gli scopi anche politici-, della parola poetica anche antica e della riflessione filosofica 'spinta'-il pensiero- o si acquisiscono dai 14 ai 19 o molto, molto, molto difficilmente lo si farà in seguito. Per come la vedo io, al classico si impara un metodo, interpretativo/speculativo, più che una serie di meriti; dato quel metodo si può studiare tutto, e per quel tutto c'è l'università. Ma torno alle considerazioni fatte prima: meglio un buon liceo di un liceo all'acqua di rose. Un buon tecnico (se esistono ancora dopo le varie riforme) per me può essere un'opzione valida solo ed esclusivamente nel caso che l'università non la si dia per scontata e in questo, scusate, ma sono limitata. Io parto sempre dando l'università come certa; al tempo non farla era l'unica opzione, anche mentale, che non ebbi mai e di tutte le cose possibili, non è certo questo imprinting che devo rimproverare ai miei.
Ve riempite tutti la bocca del fatto che tale scuola, tale indirizzo, tale facoltà insegano il metodo.

Rimane il fatto che quando uscite dall'università non servite a un beneamato cazzo.
 
Il collegamento tra università e lavoro è un argomento vasto e complesso, purtroppo nel nostro paese prevale una disgraziata forma di elitarismo dell' istruzione, per la quale i gruppi dirigenti del futuro non devono "sporcarsi le mani" con questioni di carattere pratico e produttivo, e gli effetti sono sotto gli occhi di tutti.
Sono convinto che uno dei motivi del nostro declino come sistema paese sia dovuto proprio a questo.
Ma a me piace vedere la controtendenza del piccolo ateneo vicentino!

Sono estremamente orgoglioso per questo: estremamente!

Far conoscere e valorizzare tutti i progetti e le attività che Confindustria Vicenza propone nell'arco di un anno per rendere forte il rapporto tra impresa e mondo della scuola. E' stato questo l'obiettivo di fondo di “Education Awards 2013”, un evento con il quale l'associazione ha voluto riconoscere anche l'impegno svolto dalle aziende che hanno collaborato ai progetti di orientamento e dalle scuole che sono state coinvolte nelle varie iniziative.


A ospitare l'incontro è stata l'Università di Vicenza, in una sala conferenze gremita di imprenditori, insegnanti, studenti, e con la partecipazione dell'orchestra moderna del liceo musicale “Pigafetta” di Vicenza che ha dato ulteriore spessore alla serata con alcune apprezzate esecuzioni musicali.

“Questa è l'occasione per fare il riassunto di tutto quello che facciamo, ed è tanto, per avvicinare le imprese e la scuola – ha detto il presidente di Confindustria Vicenza, Giuseppe Zigliotto -. Lo facciamo perché crediamo che se il mondo delle imprese non si apre sempre più al mondo della scuola si fa un danno enorme alle aziende e ai giovani. Dobbiamo insistere tutti insieme, scuole e imprese, su questa strada: aprirsi al mondo dei giovani diventa, per le imprese, un modo per crearsi il futuro”.

Sotto la guida di Paolo Vivian, delegato Università dell'Associazione, sono stati presentati tutti i progetti formativi proposti dall'Area education: l'Alternanza Scuola Lavoro, l'Olimpiade della Macchina Utensile, il Business Game, il gioco-concorso “Eureka funziona!” per le scuole elementari. Sono stati premiati gli imprenditori Daniele Bresolin, della Autodemolizioni Bresolin di Bassano del Grappa, per la partecipazione alle attività di Alternanza Scuola Lavoro, e Andrea Trevisan della Trevisan Macchine Utensili di Sovizzo per la partecipazione alle Olimpiadi della Macchina Utensile.

E poi spazio alle due novità dell'anno: il progetto “Latuafuturaimpresa”, che ha preso il posto del premio “Storie d'impresa” per puntare più direttamente sulla valorizzazione dello spirito imprenditoriale dei giovani, e le Borse di studio per stage universitari all'estero, che hanno sostituito il Premio per tesi di laurea sull'economia vicentina e che si rivolge a laureandi dei corsi di laurea magistrali dell'Università di Vicenza. Sono stati premiati con 3 mila euro ciascuno tre studenti che andranno a fare uno stage all'estero, in aziende o enti economici, finalizzati alla realizzazione della tesi di laurea: si tratta di Anna Maria Zanarella di Vicenza, Andrea Babato di Mestre e Michele Remonato di S.Pietro in Gù.

Infine sono stati premiati i ragazzi e le scuole vicentine che si sono distinte nella fase regionale dei Giochi della Chimica. Per la categoria A, 1° biennio il miglior istituto provinciale è risultato l'Itis “Rossi” di Vicenza e il miglior studente Edoardo Riello dello stesso “Rossi”.
Per la categoria B, 2° triennio degli istituti non specializzati in chimica, il miglior istituto è stato il liceo “Quadri” di Vicenza e il miglior studente Giacomo Moro Mauretto del liceo “Da Ponte” di Bassano. Per la categoria C, 2° triennio degli istituti a indirizzo chimico, premio come miglior istituto all'Itis “Rossi” e come miglior studente a Matteo Pavan anch'egli del “Rossi” di Vicenza.

Una serata per le imprese e per le scuole, dunque, ma soprattutto per i giovani, primi destinatari di tutta l'attività di orientamento scolastico e professionale proposta da Confindustria Vicenza. Giovani che rappresentano il futuro per tutte le imprese che vogliano guardare avanti. E a dare la misura delle fiducia con la quale le imprese guardano ai giovani è stato uno degli imprenditori intervenuti, Armido Marana: “Non è vero che i giovani non hanno voglia di fare – ha assicurato -. Ci sono tanti ragazzi bravissimi e pieni di talento che non meritano la società che gli si sta lasciando”.
 

spleen

utente ?
Ciao! Taglio corto, sono con l'Iphone. Sui tecnici: se fra essi includi anche gli architetti (in effetti, quelli della PA sono proprio tecnici), io si', li conosco TUTTI provenienti dai licei. Se invece per tecnici intendi professionisti per il quale lavoro non e' necessaria la laurea chiaro che fai un po' fatica a trovarne. Di questi tempi forse meno, ma ne fai. Per il resto, sai, le esperienze sono soggettive e probabilmente sei stato più fortunato di me: pur essendo cresciuta fra ingegneri (provenienti anche dal tecnico) e ingegneri amici di ingegneri, ne avessi trovato uno che non fosse ignorante come una scarpa, misero proprio, rispetto a tutto ciò che esulasse dalle macchine e dalla propria competenza specifica. Ma stiamo andando oltre: torniamo alle superiori ;). Liceo fino alla morte, e, fra i due (se sono di pari livello) quello più sublime, sempre: il classico :)

Edit dimenticavo: di fisici ne conosco molti che vengono dal classico. Fatti un giro in normale :smile:. Io li adoro.
Ciao nel pubblico non sono ferrato, Nel privato, soprattutto medio e piccolo, per tecnici intendevo, per esperienza personale, direttori di uffici tecnici di aziende, capi progetto, gestori commesse, progettisti e capi di team di progettazione, dal classico deserto assoluto. Nel pubblico e nella scuola non mi sorprende e quoto sia come dici tu. Mi fa piacere rileggerti, ciao.
 

danny

Utente di lunga data
Io metterei il tuo quarto punto come primo.
Infatti l'università di vicenza è stata premiata dall'Europa e ribadisco EUROPA...
Per l'alto collegamento con il mondo del lavoro.

Cioè da quel che ho capito gli industriali vicentini hanno detto...
Ok...finanziamo questa università...ma voi fate corsi per preparare il personale che ci serve eh?

La scuola non ha il compito di preparare personale, ma di formare persone, che è un concetto diverso.
Il liceo ha una vocazione del tutto estranea al mondo del lavoro: questo perché l'istruzione e l'educazione di una persona non dovrebbero avere esclusivamente finalità economiche.
Detto questo, la diatriba classico/scientifico è una delle più argomentate da anni.
Io credo che non vi siano differenze sostanziali nella scelta, che va fatta secondo attitudine: la differenza principale sta nella qualità degli insegnanti (che può variare non solo da liceo a liceo ma anche in base alla sezione) e nella frequentazione della scuola.
Non dimentichiamoci infatti che non si impara solo dagli insegnanti, ma che i compagni costituiscono una componente essenziale nella crescita dell'individuo.
Il liceo artistico e quello linguistico, generalmente meno elitari, in tal senso potrebbero essere più funzionali alla crescita di alcune persone, piuttosto che un classico, che, in alcuni casi, ha una componente elitaria troppo marcata.
Dipende, anche in questo caso, dallo studente.
 
La scuola non ha il compito di preparare personale, ma di formare persone, che è un concetto diverso.
Il liceo ha una vocazione del tutto estranea al mondo del lavoro: questo perché l'istruzione e l'educazione di una persona non dovrebbero avere esclusivamente finalità economiche.
Detto questo, la diatriba classico/scientifico è una delle più argomentate da anni.
Io credo che non vi siano differenze sostanziali nella scelta, che va fatta secondo attitudine: la differenza principale sta nella qualità degli insegnanti (che può variare non solo da liceo a liceo ma anche in base alla sezione) e nella frequentazione della scuola.
Non dimentichiamoci infatti che non si impara solo dagli insegnanti, ma che i compagni costituiscono una componente essenziale nella crescita dell'individuo.
Il liceo artistico e quello linguistico, generalmente meno elitari, in tal senso potrebbero essere più funzionali alla crescita di alcune persone, piuttosto che un classico, che, in alcuni casi, ha una componente elitaria troppo marcata.
Dipende, anche in questo caso, dallo studente.
Io ho visto modello olandese e funziona.
 

AnnaBlume

capziosina random
Ve riempite tutti la bocca del fatto che tale scuola, tale indirizzo, tale facoltà insegano il metodo.

Rimane il fatto che quando uscite dall'università non servite a un beneamato cazzo.

Buongiorno anche a te, caro!:rolleyes: Io direi che oggi, le nuove generazioni non sembrano servire a nulla, indipendentemente dal percorso scolastico... In ogni caso, il metodo e la cultura sono valori in se', nel mio mondo. Nel tuo non so, ne' ne discuto :smile:
 
In Olanda quando hai 18 anni
Vai via di casa.

Perchè sei adulto.

Le industrie investono sui ragazzi.
Ti pagano l'università e poi una volta laureato vai a lavorare in quell'azienda che ha seguito e pagato la tua formazione.

Loro rientrano dal loro investimento evitando di versarti i contributi nei primi anni di carriera lavorativa.

In Olanda abbiamo il tasso più basso d'Europa di disoccupazione giovanile.
 

AnnaBlume

capziosina random
Ciao nel pubblico non sono ferrato, Nel privato, soprattutto medio e piccolo, per tecnici intendevo, per esperienza personale, direttori di uffici tecnici di aziende, capi progetto, gestori commesse, progettisti e capi di team di progettazione, dal classico deserto assoluto. Nel pubblico e nella scuola non mi sorprende e quoto sia come dici tu. Mi fa piacere rileggerti, ciao.
Io non frequento il privato o conosco alcuno che fa i lavori che citi tu, sorry. Ma i medici: molti, molti vengono dal classico. E geologi, anche. Se la metti sull"essere in grado di imparare x o y ad alti livelli" si', certo, sono più che in grado. Che un classico liceale classico (brutto gioco di parole) abbia poi voglia di imparare a "fare" le cose, non so. Io piuttosto mi frusterei :D
 

Tubarao

Escluso
Buongiorno anche a te, caro!:rolleyes: Io direi che oggi, le nuove generazioni non sembrano servire a nulla, indipendentemente dal percorso scolastico... In ogni caso, il metodo e la cultura sono valori in se', nel mio mondo. Nel tuo non so, ne' ne discuto :smile:
Buongiorno a Lei, esimia. ;)

Metodo e cultura sono valori anche nel mio mondo. Decisamente.

Solo che nel mio mondo, non si definisce "Ignorante come una capra", chi non conosce i paradigmi della programmazione a oggetti, la differenza fra Heap e Stack o la differenza fra una Inner join o una Left Outer Join.

La cultura, nel mio mondo è personale e mai indotta.

Nel mio mondo un Esperto DBA non si sognerebbe mai d'andare a insegnare filosofia in qualche liceo di periferia.

Nel mio mondo mi sono ritrovato capi progetto Laureati in Lettere che non con la scusa che loro avevano il metodo, hanno combinato più danni della grandine.
 
Buongiorno a Lei, esimia. ;)

Metodo e cultura sono valori anche nel mio mondo. Decisamente.

Solo che nel mio mondo, non si definisce "Ignorante come una capra", chi non conosce i paradigmi della programmazione a oggetti, la differenza fra Heap e Stack o la differenza fra una Inner join o una Left Outer Join.

La cultura, nel mio mondo è personale e mai indotta.

Nel mio mondo un Esperto DBA non si sognerebbe mai d'andare a insegnare filosofia in qualche liceo di periferia.

Nel mio mondo mi sono ritrovato capi progetto Laureati in Lettere che non con la scusa che loro avevano il metodo, hanno combinato più danni della grandine.
Avranno usato il metodo sbagliato...
Sentito che grandinata ieri sera?:rolleyes:
 

AnnaBlume

capziosina random
La scuola non ha il compito di preparare personale, ma di formare persone, che è un concetto diverso.
Il liceo ha una vocazione del tutto estranea al mondo del lavoro: questo perché l'istruzione e l'educazione di una persona non dovrebbero avere esclusivamente finalità economiche.
Detto questo, la diatriba classico/scientifico è una delle più argomentate da anni.
Io credo che non vi siano differenze sostanziali nella scelta, che va fatta secondo attitudine: la differenza principale sta nella qualità degli insegnanti (che può variare non solo da liceo a liceo ma anche in base alla sezione) e nella frequentazione della scuola.
Non dimentichiamoci infatti che non si impara solo dagli insegnanti, ma che i compagni costituiscono una componente essenziale nella crescita dell'individuo.
Il liceo artistico e quello linguistico, generalmente meno elitari, in tal senso potrebbero essere più funzionali alla crescita di alcune persone, piuttosto che un classico, che, in alcuni casi, ha una componente elitaria troppo marcata.
Dipende, anche in questo caso, dallo studente.
Bingo per le prime due frasi (che ho difficoltà ora a grad settare). Sono del tutto d'accordo con te su esse
 
Bingo per le prime due frasi (che ho difficoltà ora a grad settare). Sono del tutto d'accordo con te su esse
Però dai, anch'io ho fatto il classico, e secondo me quelli che hanno fatto il classico se la tirano un po' troppo...
 

spleen

utente ?
La scuola non ha il compito di preparare personale, ma di formare persone, che è un concetto diverso.
Il liceo ha una vocazione del tutto estranea al mondo del lavoro: questo perché l'istruzione e l'educazione di una persona non dovrebbero avere esclusivamente finalità economiche.
Detto questo, la diatriba classico/scientifico è una delle più argomentate da anni.
Io credo che non vi siano differenze sostanziali nella scelta, che va fatta secondo attitudine: la differenza principale sta nella qualità degli insegnanti (che può variare non solo da liceo a liceo ma anche in base alla sezione) e nella frequentazione della scuola.
Non dimentichiamoci infatti che non si impara solo dagli insegnanti, ma che i compagni costituiscono una componente essenziale nella crescita dell'individuo.
Il liceo artistico e quello linguistico, generalmente meno elitari, in tal senso potrebbero essere più funzionali alla crescita di alcune persone, piuttosto che un classico, che, in alcuni casi, ha una componente elitaria troppo marcata.
Dipende, anche in questo caso, dallo studente.
Non ho niente in contrario a chi studia per il gusto di farlo anzi, ma poi nella vita non tutti possono campare di rendita.
Nel paese dove abito quest' anno si sono diplomate 2 classi di periti industriali e ben 4 di liceo scientifico (quattro) Molti periti hanno scelto l'univerrsità ( la quasi totalità ingegneria) gli altri sono stati praticamente contesi (contesi!) dalle aziende qui intorno. Molti di quelli del liceo tipo quelli che non hanno continuato per l'università stanno ora ingrossando le fila dei disoccupati locali, conosco un ragazzo di 30 anni senza lavoro fisso da quando ha finito il liceo, quando le aziende che intendono assumerlo chiedono se abbia qualche competenza specifica, casca l'asino.
Un conto sono i bei proposti ideali, un altro è la reale situazione del mercato del lavoro. Se poi una persona mi dice, io voglio formarmi così e colà perchè ritengo importante per me, come persona diventare "questo", non ho niente in contrario, anzi, tutto il mio rispetto, però poi non ci si puo lamentare se non si trova lavoro. Non generalizzo ma in larga parte credo sia così.
 
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