Conoscenze essenziali

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Io non ho parlato di cultura, ma di conoscenze.
Prima si conosce, poi si approfondisce quello che interessa e ci si forma una cultura.
La cultura generale, quella da quiz appunto, si basa sul sapere che Craxi era un politico e Jair, appena morto, un calciatore.
Per avere una cultura politica e storica, sempre rivedibile, o calcistica ce ne vuole!
Ma bisogna partire dai primi gradini per non essere persone senza alcuna conoscenza e senza conoscenze in comune con le persone del proprio paese.
cosa intendi per "senza alcuna conoscenza"?
 

Brunetta

Utente di lunga data
Io ho ventenni in giro e spesso chiedo se sanno una cosa o l'altra. De Gasperi le due sedicenni non sapevano chi fosse. Mio marito non si capacitava.
Io piangerei con tuo marito.
 

Brunetta

Utente di lunga data
cosa intendi per "senza alcuna conoscenza"?
Quello di cui stiamo parlando dall’inizio.
CHIEDO infatti cosa per gli utenti del forum è essenziale.
Ad esempio, come ha scritto @Nicky , è auspicabile o da pretendere o indifferente che un ventenne sappia chi è stato De Gasperi, anche al netto del giudizio storico?
Ma il mare delle conoscenze è immenso e nessuno può sapere tutto.
Però ognuno ha cose che ritiene essenziali e irrinunciabili.
 

Nocciola

Super Moderatore
Staff Forum
Io ho ventenni in giro e spesso chiedo se sanno una cosa o l'altra. De Gasperi le due sedicenni non sapevano chi fosse. Mio marito non si capacitava.
Mi spieghi cosa significa il non capacitarsi? Nel senso che proprio ci sta male e ci ripensa o che si stupisce e passa oltre? Mi interessa
 

Nicky

Utente di lunga data
Mi spieghi cosa significa il non capacitarsi? Nel senso che proprio ci sta male e ci ripensa o che si stupisce e passa oltre? Mi interessa
Si stupisce e si dispiace, perché pensa che alcune vicende e personaggi facciano parte della storia del paese e aiutino a comprenderlo.
Lui ha l'idea che ci debba essere una cultura di base generale, diffusa, sulle questioni storiche, sulla geografia, sul paese in cui si vive e gli dispiace notare che ora è tutto parcellizzato, che spesso i ragazzi studiano una cosa anche a fondo, ma non sanno collocarla nel tempo e nello spazio in modo adeguato, perché mancano delle coordinate.
Però è un uomo molto buono e al limite se hanno voglia, spiega in poche parole le cose; i ragazzi o i suoi colleghi più giovani infatti spesso si rivolgono a lui per avere chiarimenti di ogni genere.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Quello di cui stiamo parlando dall’inizio.
CHIEDO infatti cosa per gli utenti del forum è essenziale.
Ad esempio, come ha scritto @Nicky , è auspicabile o da pretendere o indifferente che un ventenne sappia chi è stato De Gasperi, anche al netto del giudizio storico?
Ma il mare delle conoscenze è immenso e nessuno può sapere tutto.
Però ognuno ha cose che ritiene essenziali e irrinunciabili.
Esattamente: nessuno può sapere tutto, ma ognuno di noi si porta dentro un "canone minimo" personale — un insieme di riferimenti, nomi, eventi, concetti che considera imprescindibili per orientarsi nel mondo e partecipare alla vita civile, culturale e sociale. Prendiamo esempio di Alcide De Gasperi. È legittimo chiedersi se un ventenne debba conoscerlo. Non perché debba essere un appassionato di storia del dopoguerra, ma perché De Gasperi è una figura chiave della fondazione della Repubblica Italiana. Non sapere chi sia può far sorgere dubbi non solo sulla preparazione storica, ma sul senso di appartenenza a una comunità nazionale. D’altra parte, è vero che le priorità cambiano: un ventenne di oggi ha magari competenze digitali o sensibilità sociali che una generazione precedente (vedi esempio dei medici..) non avrebbe mai considerato “essenziali”. Il problema non è tanto nel "non sapere" quanto nel "non sentire il bisogno di sapere". Perciò secondo me, più che pretendere una lista rigida di nomi o date, sarebbe utile che la scuola (e la società) coltivassero la curiosità, la capacità di orientarsi, il desiderio di comprendere i contesti — e allora magari De Gasperi verrebbe scoperto e compreso spontaneamente, come parte di un percorso.
 

danny

Utente di lunga data
Esattamente: nessuno può sapere tutto, ma ognuno di noi si porta dentro un "canone minimo" personale — un insieme di riferimenti, nomi, eventi, concetti che considera imprescindibili per orientarsi nel mondo e partecipare alla vita civile, culturale e sociale. Prendiamo esempio di Alcide De Gasperi. È legittimo chiedersi se un ventenne debba conoscerlo. Non perché debba essere un appassionato di storia del dopoguerra, ma perché De Gasperi è una figura chiave della fondazione della Repubblica Italiana. Non sapere chi sia può far sorgere dubbi non solo sulla preparazione storica, ma sul senso di appartenenza a una comunità nazionale. D’altra parte, è vero che le priorità cambiano: un ventenne di oggi ha magari competenze digitali o sensibilità sociali che una generazione precedente (vedi esempio dei medici..) non avrebbe mai considerato “essenziali”. Il problema non è tanto nel "non sapere" quanto nel "non sentire il bisogno di sapere". Perciò secondo me, più che pretendere una lista rigida di nomi o date, sarebbe utile che la scuola (e la società) coltivassero la curiosità, la capacità di orientarsi, il desiderio di comprendere i contesti — e allora magari De Gasperi verrebbe scoperto e compreso spontaneamente, come parte di un percorso.
Diciamo che anche la lettura delle riviste un tempo aiutava, oltre a una qualità più elevata dei programmi radiofonici e televisivi..
Ora la diffusione delle informazioni è data dai social,
Comunque YouTube resta oggi uno strumento valido in questo deserto.
Possiamo per ora trovare una grande quantità di informazioni sulla piattaforma, il vero problema è che non sempre interessano.
Non è tanto la conoscenza delle persone o degli avvenimenti, quanto la curiosità degli stessi che è venuta a mancare.
Comunque con mia figlia discorriamo parecchio di argomenti storici e culturali.
E' lei a farmi domande. La cosa mi piace. Ma è rara.
 

hammer

Utente di lunga data
Si stupisce e si dispiace, perché pensa che alcune vicende e personaggi facciano parte della storia del paese e aiutino a comprenderlo.
Lui ha l'idea che ci debba essere una cultura di base generale, diffusa, sulle questioni storiche, sulla geografia, sul paese in cui si vive e gli dispiace notare che ora è tutto parcellizzato, che spesso i ragazzi studiano una cosa anche a fondo, ma non sanno collocarla nel tempo e nello spazio in modo adeguato, perché mancano delle coordinate.
Però è un uomo molto buono e al limite se hanno voglia, spiega in poche parole le cose; i ragazzi o i suoi colleghi più giovani infatti spesso si rivolgono a lui per avere chiarimenti di ogni genere.
L’incapacità di collocare personaggi e avvenimenti nel tempo e nello spazio deriva dal fatto che si è smesso di studiare seriamente la Storia, oppure la si affida, nelle scuole della Repubblica, a insegnanti che definire capre è un complimento.
 

danny

Utente di lunga data
L’incapacità di collocare personaggi e avvenimenti nel tempo e nello spazio deriva dal fatto che si è smesso di studiare seriamente la Storia, oppure la si affida, nelle scuole della Repubblica, a insegnanti che definire capre è un complimento.
Eppure abbiamo anche un canale apposito RAI

Ho la sensazione che sempre più le persone siano disinteressate alla storia.
C'è sempre la sensazione che ciò che è passato sia essenzialmente ininfluente nel presente, Pertanto inutile. Pesante.
 

hammer

Utente di lunga data
Eppure abbiamo anche un canale apposito RAI

Ho la sensazione che sempre più le persone siano disinteressate alla storia.
C'è sempre la sensazione che ciò che è passato sia essenzialmente ininfluente nel presente, Pertanto inutile. Pesante.
Errore fatale. La Storia è bellissima.
Non mi spiego come si possa vivere senza nemmeno sapere cosa è successo, non dico negli ultimi 20.000 anni, ma almeno negli ultimi 5.000. :unsure:
 

Brunetta

Utente di lunga data
Esattamente: nessuno può sapere tutto, ma ognuno di noi si porta dentro un "canone minimo" personale — un insieme di riferimenti, nomi, eventi, concetti che considera imprescindibili per orientarsi nel mondo e partecipare alla vita civile, culturale e sociale. Prendiamo esempio di Alcide De Gasperi. È legittimo chiedersi se un ventenne debba conoscerlo. Non perché debba essere un appassionato di storia del dopoguerra, ma perché De Gasperi è una figura chiave della fondazione della Repubblica Italiana. Non sapere chi sia può far sorgere dubbi non solo sulla preparazione storica, ma sul senso di appartenenza a una comunità nazionale. D’altra parte, è vero che le priorità cambiano: un ventenne di oggi ha magari competenze digitali o sensibilità sociali che una generazione precedente (vedi esempio dei medici..) non avrebbe mai considerato “essenziali”. Il problema non è tanto nel "non sapere" quanto nel "non sentire il bisogno di sapere". Perciò secondo me, più che pretendere una lista rigida di nomi o date, sarebbe utile che la scuola (e la società) coltivassero la curiosità, la capacità di orientarsi, il desiderio di comprendere i contesti — e allora magari De Gasperi verrebbe scoperto e compreso spontaneamente, come parte di un percorso.
Il ministro Valditara della Istruzione e del Merito, ministero prima della Istruzione e prima ancora della Pubblica Istruzione (so che ai più paiono cambiamenti puramente nominali e insignificanti) ha detto e ha agito per compiere cambiamenti contrastanti con indirizzi precedenti.
Tra queste cambiamenti vi è una demolizione del valore dei termini: abilità, conoscenze, nozioni e competenze.
So bene che tanti insegnanti non comprendevano le differenze e di conseguenza trovavano queste definizioni una complicazione, non essendo in grado di poter programmare il loro lavoro per fare acquisire abilità distinte dalle conoscenze.
Ricordo un corso di aggiornamento avanzato con due mie colleghe in un gruppo che comprendeva insegnanti della secondaria di primo e secondo grado (medie e superiori) che proprio non capivano e non erano in grado di mettere in ordine progressivo quelle acquisizioni. Le richieste dei formatori a noi sembravano molto semplici. Ci sentivamo nella imbarazzante situazione di apparire le “secchione”.
Questa lunga premessa serve per chiarire che l’atteggiamento curioso che auspichi si può sviluppare solo su una base di conoscenze, attraverso un metodo.
Non si può sviluppare attraverso conoscenze vaghe e sparse.

L’incapacità di collocare personaggi e avvenimenti nel tempo e nello spazio deriva dal fatto che si è smesso di studiare seriamente la Storia, oppure la si affida, nelle scuole della Repubblica, a insegnanti che definire capre è un complimento.
Perché è un circolo vizioso, se la scuola non funziona, può formare solo insegnanti inefficienti.

Eppure abbiamo anche un canale apposito RAI

Ho la sensazione che sempre più le persone siano disinteressate alla storia.
C'è sempre la sensazione che ciò che è passato sia essenzialmente ininfluente nel presente, Pertanto inutile. Pesante.
È il canale definito da mio figlio RAINoia 😂
 

Andromeda4

Utente di lunga data
Sai dirmi il titolo di almeno una canzone di Gue Pequeno?
No?
Se non la sai è dovuto semplicemente ai riferimenti culturali diversi, non all'ignoranza.
Invece le so. Intanto mi piace il rap. Mi è piaciuta tantissimo quella presentata a Sanremo, perché l'hip hop fa parte dei miei "riferimenti culturali" (tutto fa cultura). E comunque conosco anche le canzoni di Renato Carosone, per dirne uno che non ne fa parte.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Il ministro Valditara della Istruzione e del Merito, ministero prima della Istruzione e prima ancora della Pubblica Istruzione (so che ai più paiono cambiamenti puramente nominali e insignificanti) ha detto e ha agito per compiere cambiamenti contrastanti con indirizzi precedenti.
Tra queste cambiamenti vi è una demolizione del valore dei termini: abilità, conoscenze, nozioni e competenze.
So bene che tanti insegnanti non comprendevano le differenze e di conseguenza trovavano queste definizioni una complicazione, non essendo in grado di poter programmare il loro lavoro per fare acquisire abilità distinte dalle conoscenze.
Ricordo un corso di aggiornamento avanzato con due mie colleghe in un gruppo che comprendeva insegnanti della secondaria di primo e secondo grado (medie e superiori) che proprio non capivano e non erano in grado di mettere in ordine progressivo quelle acquisizioni. Le richieste dei formatori a noi sembravano molto semplici. Ci sentivamo nella imbarazzante situazione di apparire le “secchione”.
Questa lunga premessa serve per chiarire che l’atteggiamento curioso che auspichi si può sviluppare solo su una base di conoscenze, attraverso un metodo.
Non si può sviluppare attraverso conoscenze vaghe e sparse.
Anche secondo me la curiosità autentica non nasce dal vuoto, ma si innesta su una struttura solida di conoscenze e su un metodo che permetta di collegare, approfondire e interrogare ciò che si sa, ma nemmeno può essere imposta. Un ragazzo può essere "curioso" di politica, di storia, di scienza, ma se non ha una minima base di concetti, di lessico, di riferimenti, la sua curiosità rischia di restare superficiale o frustrata. Lo stesso vale per il metodo: senza la capacità di porre domande pertinenti, di cercare fonti attendibili, di confrontare punti di vista, la curiosità si spegne o si disperde. La scuola, in questo senso, ha una responsabilità fondamentale: non tanto (o non solo) quella di trasmettere informazioni, ma di fornire una mappa iniziale e degli strumenti per esplorarla. E non si può davvero "esplorare" nulla se non si ha idea di dove si è e di cosa ci circonda. Il rischio oggi, in un’epoca di accesso immediato a ogni tipo di informazione, è confondere il disponibile con l’assimilato, e l’impressione di sapere con il sapere vero. La conoscenza profonda, invece, richiede lentezza, fatica, struttura e spirito critico. Poi penso anche che la scuola sia fondamentale per questo, ma ancor di più la famiglia. Come nell'esempio del calcio di cui a me non frega un tubo: magari se fossi cresciuto in una famiglia di appassionati ora avrei un atteggiamento del tutto diverso.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Anche secondo me la curiosità autentica non nasce dal vuoto, ma si innesta su una struttura solida di conoscenze e su un metodo che permetta di collegare, approfondire e interrogare ciò che si sa, ma nemmeno può essere imposta. Un ragazzo può essere "curioso" di politica, di storia, di scienza, ma se non ha una minima base di concetti, di lessico, di riferimenti, la sua curiosità rischia di restare superficiale o frustrata. Lo stesso vale per il metodo: senza la capacità di porre domande pertinenti, di cercare fonti attendibili, di confrontare punti di vista, la curiosità si spegne o si disperde. La scuola, in questo senso, ha una responsabilità fondamentale: non tanto (o non solo) quella di trasmettere informazioni, ma di fornire una mappa iniziale e degli strumenti per esplorarla. E non si può davvero "esplorare" nulla se non si ha idea di dove si è e di cosa ci circonda. Il rischio oggi, in un’epoca di accesso immediato a ogni tipo di informazione, è confondere il disponibile con l’assimilato, e l’impressione di sapere con il sapere vero. La conoscenza profonda, invece, richiede lentezza, fatica, struttura e spirito critico. Poi penso anche che la scuola sia fondamentale per questo, ma ancor di più la famiglia. Come nell'esempio del calcio di cui a me non frega un tubo: magari se fossi cresciuto in una famiglia di appassionati ora avrei un atteggiamento del tutto diverso.
Oro.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Pensa che è un concetto che ripeteva spesso a grandi linee la mia prof di italiano del liceo, sostenendo che grazie a quella scuola avremmo imparato ad imparare qualsiasi cosa, non mere nozioni. La stessa ci invitava a non prendere per oro colato ad esempio le letture critiche sulle opere che esaminavamo di volta in volta, ma ad arricchirci con diverse opinioni in diverse letture. Peccato che se in un'interrogazione ti azzardavi a dire qualcosa di leggermente diverso da quello che diceva lei ti prendevi un bel 4 senza passare dal via.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Pensa che è un concetto che ripeteva spesso a grandi linee la mia prof di italiano del liceo, sostenendo che grazie a quella scuola avremmo imparato ad imparare qualsiasi cosa, non mere nozioni. La stessa ci invitava a non prendere per oro colato ad esempio le letture critiche sulle opere che esaminavamo di volta in volta, ma ad arricchirci con diverse opinioni in diverse letture. Peccato che se in un'interrogazione ti azzardavi a dire qualcosa di leggermente diverso da quello che diceva lei ti prendevi un bel 4 senza passare dal via.
Forse perché PRIMA bisogna esporre l’opinione di chi sa, prima della propria, magari campata per aria?
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Forse perché PRIMA bisogna esporre l’opinione di chi sa, prima della propria, magari campata per aria?
No, no, se ti limitavi a ripetere a pappagallo la lezioncina andavi benissimo. Se disgraziatamente ti azzardavi a dire che avevi letto anche un altro autore leggermente discordante ti teneva sotto altri 20 minuti per dimostrarti che non avevi capito un cazzo e avendo messo in dubbio il suo ipse dixit ti beccavi il 4. Ma il migliore era il tizio di storia dell'arte che ti faceva comprare un libro che poi veniva sistematicamente ignorato, pertanto nelle interrogazioni, nello spiegare un'opera non dovevi sapere quanto diceva il libro di testo ufficiale, bensì quello che voleva sentirsi dire lui, che guarda caso era esattamente il contenuto del più famoso libro di storia dell'arte da liceo, il mitico Argan. Per cui a inizio anno bastava comprare l'Argan e studiare lì per fare la figura del super critico intelletualoide e portare a casa l'8, ma sempre ripetendo a memoria una lezioncina
 

hammer

Utente di lunga data
No, no, se ti limitavi a ripetere a pappagallo la lezioncina andavi benissimo. Se disgraziatamente ti azzardavi a dire che avevi letto anche un altro autore leggermente discordante ti teneva sotto altri 20 minuti per dimostrarti che non avevi capito un cazzo e avendo messo in dubbio il suo ipse dixit ti beccavi il 4. Ma il migliore era il tizio di storia dell'arte che ti faceva comprare un libro che poi veniva sistematicamente ignorato, pertanto nelle interrogazioni, nello spiegare un'opera non dovevi sapere quanto diceva il libro di testo ufficiale, bensì quello che voleva sentirsi dire lui, che guarda caso era esattamente il contenuto del più famoso libro di storia dell'arte da liceo, il mitico Argan. Per cui a inizio anno bastava comprare l'Argan e studiare lì per fare la figura del super critico intelletualoide e portare a casa l'8, ma sempre ripetendo a memoria una lezioncina
Questi sinistri... :unsure:
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Questi sinistri... :unsure:
Ah no? A Parma girava la leggenda che il padre della prof di Italiano di cui sopra fosse il famoso sindaco realmente esistito che diede l'ispirazione a Guareschi per il personaggio di Peppone (peccato che Peppone fosse estremamente umano, mentre lei ragionava come un'unità di produzione sovietica), il prof di storia dell'arte si atteggiava a Stalin dei poveri, baffi compresi
 
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