Cosa fare adesso?

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Kid

Utente un corno
1) Che sia l'uomo forte di casa, che sappia prendere in mano le redini del gioco e che sappia controbattere. insomma quello con le palle. Praticamente, secondo lei, devo ribaltare il mio carattere di 360°, ed è consapevole che ciò non si può fare. Facile no?
2) A parole sì, a fatti è tutto da vedere.

Ehh, caro Kid, come al solito: tutto facile a dirsi, ma a farsi... So che ci stiamo sotterrando da soli, ma l'alternativa al sotterrarsi è ... sprofondare. Qual è il meno peggio?
Tu pensi che io abbia un carattere forte? Mia moglie quando vuole mi fa su come un calzino... Quando mi ha tradito mi è caduto il mondo addosso. Ma ora siamo ancora qui. Certo le cose non sono ancora belle e romantiche come prima, ma io continuo a crederci, per mio figlio certo, ma pure per me e lei, che meritavamo un'altra chance.
 

Persa/Ritrovata

Utente di lunga data
Continua lo stillicidio, il giornaliero ridotto ad un sopravvissuto e non ad un vissuto.
Mi rendo conto di quanto siamo diversi l'un l'altra, e come oramai il nostro rapporto sia comunque improntato a convenevoli di rito e nullo dialogo profondo, di come sia più facile scontrarsi che incontrarsi, dove anche la più piccola diversità assume una dimensione incommensurabile e che, se fino a qualche anno fa, passava in sordina, ora non fa altro che scavare più velocemente il fossato tra noi.
Come ho già detto in passato, oramai mi sono stufato di parlare "profondamente" con chi ascolta solo le proprie ragioni. Non ho né la forza, né la voglia, di tornare a litigare.
Non so se avete avuto un padre molto autorevole e, soprattutto, autoritario, che si incazzava facilmente, molto nervoso, molto determinato, sicuro e di successo nella vita. Questo ha dato il "la" alla mia personalità, ed adesso non sopporto più, né mi viene mai la voglia, di controbattere chi mi attacca, in quanto mi è più facile chiudermi in me stesso che affrontarlo, e visto che quest'esperienza me la sono portata appresso per più di 25 anni.
Certi lati caratteriali di mio padre, purtroppo, me li porto appresso e sono come dei tratti distintivi che ognuno ha. Quindi, mi scoccia da matti quando mi arrabbio, poiché mi ricorda mio padre, e mi ricorda soprattutto quanto non lo sopportassi quando lui faceva altrettanto con me o con gli altri. Per quello cerco di evitare questo lato del mio carattere il più possibile, rendendomi, però, anche conto di come ciò sia comunque non solo inevitabile, da un lato, ma anche non giusto, dall'altro. E' giusto arrabbiarsi quando ci sono giusti motivi, ma fino a che punto? E poi, si è capaci di non serbare giammai rancore?
In lei vedo certi tratti di mio padre che non ho mai sopportato, né mai compreso pienamente. Vorrebbe discutere pacatamente, ma animatamente, con una persona che sappia controbatterla. Non ne sono mai stato capace. Mi risulta più facile delegare il tutto ad una lettera, un'email, uno scritto qualunque, piuttosto che aprire bocca con la paura di sbagliare. Ma se ora l'unico argomento con cui posso controbatterla è la mia sfiducia per il fattaccio, che discorso costruttivo si può fare?
Per concludere, ringrazio comunque tutti coloro che sono intervenuti in questo thread, ed anche comunque tutti indistintamente, poiché ognuno ha aggiunto, anche se indirettamente, un piccolo tassello per aiutarmi a capire cosa devo fare e quale passo compiere per cercare di sbrogliare questa intricatissima matassa. A presto per aggiornamenti (spero positivi in ogni caso).
Questo mi pare un aspetto da approfondire e superare, indipendentemente dalla vicenda attuale.
A parte che può essere una delle concause di una relazione evitante (v. la parte teorica di questo sito).
Rifletti che i caratteri irascibili dei genitori spaventano molto i bambini che fantasticano di diventare forti e potenti per difendersi e per rivalersi di quanto subito. Quando si diventa adolescenti si prende consapevolezza di avere la forza per far del male e questo spaventa, perché si farebbe del male a chi si ama.
Da queste emozioni contrastanti nasce l'ipercontrollo.
Hai mai fatto sport di combattimento?
 

dave.one

Utente di lunga data
Questo mi pare un aspetto da approfondire e superare, indipendentemente dalla vicenda attuale.
A parte che può essere una delle concause di una relazione evitante (v. la parte teorica di questo sito).
Rifletti che i caratteri irascibili dei genitori spaventano molto i bambini che fantasticano di diventare forti e potenti per difendersi e per rivalersi di quanto subito. Quando si diventa adolescenti si prende consapevolezza di avere la forza per far del male e questo spaventa, perché si farebbe del male a chi si ama.
Da queste emozioni contrastanti nasce l'ipercontrollo.
Hai mai fatto sport di combattimento?
Ciao. Evidentemente, e me lo sono chiesto anch'io varie volte, dandomi sempre la stessa risposta, sono stato spaventato, tutt'ora ne risento e credo che sia diventato parte incosciente di me. Non so che genitori hai avuto tu (spero migliori dei miei, sotto certi punti di vista), ma purtroppo (o a ragione), mio padre era della "vecchia guardia", ovvero di quelli che mi hanno educato a suon di scapaccioni. Probabilmente, avendo provato il dolore, l'ho somatizzato talmente tanto che so cosa vuol dire provare male (non FARE male). Perciò, da qui la mia paura a fare qualsiasi cosa che possa far provare male, non che possa FAR male - ovvero, mi metto nella pelle di colui che può subire un dolore. Questo non è ciò che voglio... insegnare ai miei bimbi.
Quindi, no, non ho mai fatto sport da combattimento, nè è mai stata mia intenzione. Se ho fatto sport, sono stati sport in cui gioco contro me stesso o contro altri "alla distanza" (es. sci, golf, nuoto, ecc.). Datemi un mazzo di carte, 4 compagni e facciamo un bel briscolone assieme... Ci giochiamo una pizza, ok?
 

Persa/Ritrovata

Utente di lunga data
Ciao. Evidentemente, e me lo sono chiesto anch'io varie volte, dandomi sempre la stessa risposta, sono stato spaventato, tutt'ora ne risento e credo che sia diventato parte incosciente di me. Non so che genitori hai avuto tu (spero migliori dei miei, sotto certi punti di vista), ma purtroppo (o a ragione), mio padre era della "vecchia guardia", ovvero di quelli che mi hanno educato a suon di scapaccioni. Probabilmente, avendo provato il dolore, l'ho somatizzato talmente tanto che so cosa vuol dire provare male (non FARE male). Perciò, da qui la mia paura a fare qualsiasi cosa che possa far provare male, non che possa FAR male - ovvero, mi metto nella pelle di colui che può subire un dolore. Questo non è ciò che voglio... insegnare ai miei bimbi.
Quindi, no, non ho mai fatto sport da combattimento, nè è mai stata mia intenzione. Se ho fatto sport, sono stati sport in cui gioco contro me stesso o contro altri "alla distanza" (es. sci, golf, nuoto, ecc.). Datemi un mazzo di carte, 4 compagni e facciamo un bel briscolone assieme... Ci giochiamo una pizza, ok?
Gli sport di combattimento (escluso la boxe) prevedono proprio il controllo della violenza e l'autorizzazione a esprimere, in modo regolato e regolamentato, l'aggressività. Infatti sono sport che vengono consigliati proprio per sbloccare situazioni in cui si attribuisce (e ci si attribuisce) eccessivo pericolo all'espressione della giusta aggressività.
 

dave.one

Utente di lunga data
Gli sport di combattimento (escluso la boxe) prevedono proprio il controllo della violenza e l'autorizzazione a esprimere, in modo regolato e regolamentato, l'aggressività. Infatti sono sport che vengono consigliati proprio per sbloccare situazioni in cui si attribuisce (e ci si attribuisce) eccessivo pericolo all'espressione della giusta aggressività.
Ciao, grazie. Forse non mi sono spiegato bene: io non sono aggressivo, anzi. Piuttosto ho paura di provare dolore fisico (non mentale, quello lo riesco a tollerare meglio). Perciò mi terrorizza soltanto l'idea che anche altri lo possano provare. In se, gli sport da combattimento non sarebbero un problema, se non fosse per il fatto che comunque di dolore, di riffa o di raffa, se ne prova.
Comunque grazie per il suggerimento.
 

Persa/Ritrovata

Utente di lunga data
Ciao, grazie. Forse non mi sono spiegato bene: io non sono aggressivo, anzi. Piuttosto ho paura di provare dolore fisico (non mentale, quello lo riesco a tollerare meglio). Perciò mi terrorizza soltanto l'idea che anche altri lo possano provare. In se, gli sport da combattimento non sarebbero un problema, se non fosse per il fatto che comunque di dolore, di riffa o di raffa, se ne prova.
Comunque grazie per il suggerimento.
E' una via per risolvere quello che tu hai riconosciuto come un problema per te, in modo più breve e divertente di una psicoterapia.
Io avevo trovato molto liberatorio e positivo l'esercizio, proposto in un corso di psicomotricità, di aggredirsi/difendersi simulando un combattimento SENZA CONTATTO con un bastone, tenuto con entrambe le mani, e la voce.
Fa prendere coscienza di poter controllare l'aggressività
Costringevo tutte in un angolo... :rotfl:
 

Angel

Utente di lunga data
E' una via per risolvere quello che tu hai riconosciuto come un problema per te, in modo più breve e divertente di una psicoterapia.
Io avevo trovato molto liberatorio e positivo l'esercizio, proposto in un corso di psicomotricità, di aggredirsi/difendersi simulando un combattimento SENZA CONTATTO con un bastone, tenuto con entrambe le mani, e la voce.
Fa prendere coscienza di poter controllare l'aggressività
Costringevo tutte in un angolo... :rotfl:
L'Aikido per questo è perfetto :up:
 

Brady

Utente di lunga data
Continua lo stillicidio, il giornaliero ridotto ad un sopravvissuto e non ad un vissuto.
Mi rendo conto di quanto siamo diversi l'un l'altra, e come oramai il nostro rapporto sia comunque improntato a convenevoli di rito e nullo dialogo profondo, di come sia più facile scontrarsi che incontrarsi, dove anche la più piccola diversità assume una dimensione incommensurabile e che, se fino a qualche anno fa, passava in sordina, ora non fa altro che scavare più velocemente il fossato tra noi.
Come ho già detto in passato, oramai mi sono stufato di parlare "profondamente" con chi ascolta solo le proprie ragioni. Non ho né la forza, né la voglia, di tornare a litigare.
Non so se avete avuto un padre molto autorevole e, soprattutto, autoritario, che si incazzava facilmente, molto nervoso, molto determinato, sicuro e di successo nella vita. Questo ha dato il "la" alla mia personalità, ed adesso non sopporto più, né mi viene mai la voglia, di controbattere chi mi attacca, in quanto mi è più facile chiudermi in me stesso che affrontarlo, e visto che quest'esperienza me la sono portata appresso per più di 25 anni.
Certi lati caratteriali di mio padre, purtroppo, me li porto appresso e sono come dei tratti distintivi che ognuno ha. Quindi, mi scoccia da matti quando mi arrabbio, poiché mi ricorda mio padre, e mi ricorda soprattutto quanto non lo sopportassi quando lui faceva altrettanto con me o con gli altri. Per quello cerco di evitare questo lato del mio carattere il più possibile, rendendomi, però, anche conto di come ciò sia comunque non solo inevitabile, da un lato, ma anche non giusto, dall'altro. E' giusto arrabbiarsi quando ci sono giusti motivi, ma fino a che punto? E poi, si è capaci di non serbare giammai rancore?
In lei vedo certi tratti di mio padre che non ho mai sopportato, né mai compreso pienamente. Vorrebbe discutere pacatamente, ma animatamente, con una persona che sappia controbatterla. Non ne sono mai stato capace. Mi risulta più facile delegare il tutto ad una lettera, un'email, uno scritto qualunque, piuttosto che aprire bocca con la paura di sbagliare. Ma se ora l'unico argomento con cui posso controbatterla è la mia sfiducia per il fattaccio, che discorso costruttivo si può fare?
Per concludere, ringrazio comunque tutti coloro che sono intervenuti in questo thread, ed anche comunque tutti indistintamente, poiché ognuno ha aggiunto, anche se indirettamente, un piccolo tassello per aiutarmi a capire cosa devo fare e quale passo compiere per cercare di sbrogliare questa intricatissima matassa. A presto per aggiornamenti (spero positivi in ogni caso).
Questo mi pare un aspetto da approfondire e superare, indipendentemente dalla vicenda attuale.
A parte che può essere una delle concause di una relazione evitante (v. la parte teorica di questo sito).
Rifletti che i caratteri irascibili dei genitori spaventano molto i bambini che fantasticano di diventare forti e potenti per difendersi e per rivalersi di quanto subito. Quando si diventa adolescenti si prende consapevolezza di avere la forza per far del male e questo spaventa, perché si farebbe del male a chi si ama.
Da queste emozioni contrastanti nasce l'ipercontrollo.
Hai mai fatto sport di combattimento?

Dave, già i cloni su questo forum non sono ben visti... se poi esistono all'insaputa dell'utente originale è gravissimo... quindi smettila di andare in giro da solo e torna immediatamente nel mio corpo!
Perché da quello che scrivi tu devi essere per forza il mio clone...:mexican:
Scherzi a parte.
Non so se sai che sto facendo terapia di copia, e il terapista ha notato in me quello che dice Ritrovata, l'ipercontrollo.
Sai cosa mi ha detto? Che invece mi devo incaxxare....
Che devo manifestare la mia rabbia verbalmente ed emotivamente (non fisicamente su di lei, naturalmente.... anche se.. :rolleyes:mmm... va bè andiamo oltre). La cosa strana è che questo potrebbe facilitare la gestione del conflitto con mia moglie in quanto anche lei saprebbe con che cosa veramente ha a che fare e quindi potrebbe reagire di conseguenza. Sì perché quelli come me e te non è che non provano rabbia, ma se la tengono dentro e questo fa male a noi, ma anche a chi abbiamo di fronte che non capisce quello che proviamo veramente.
Prova a lasciarti andare un po'. Ti garantisco che aiuta il confronto.
Non la picchiare però, :( eh...
 

dave.one

Utente di lunga data
Dave, già i cloni su questo forum non sono ben visti... se poi esistono all'insaputa dell'utente originale è gravissimo... quindi smettila di andare in giro da solo e torna immediatamente nel mio corpo!
Perché da quello che scrivi tu devi essere per forza il mio clone...:mexican:
Scherzi a parte.
Non so se sai che sto facendo terapia di copia, e il terapista ha notato in me quello che dice Ritrovata, l'ipercontrollo.
Sai cosa mi ha detto? Che invece mi devo incaxxare....
Che devo manifestare la mia rabbia verbalmente ed emotivamente (non fisicamente su di lei, naturalmente.... anche se.. :rolleyes:mmm... va bè andiamo oltre). La cosa strana è che questo potrebbe facilitare la gestione del conflitto con mia moglie in quanto anche lei saprebbe con che cosa veramente ha a che fare e quindi potrebbe reagire di conseguenza. Sì perché quelli come me e te non è che non provano rabbia, ma se la tengono dentro e questo fa male a noi, ma anche a chi abbiamo di fronte che non capisce quello che proviamo veramente.
Prova a lasciarti andare un po'. Ti garantisco che aiuta il confronto.
Non la picchiare però, :( eh...
Caro Brady, eh... sembra di vedere il film "L'invasione degli Ultracorpi"...
in ogni caso, bando alle ciance: Non sai quante volte ci ho pensato e quante volte la rabbia è pronta lì ad esplodere ma rimane invischiata nei meandri del mio piccolo cervello senza trovare la via d'uscita giusta...
Ci vorrebbe una terapia d'ipnosi per autoimporsi di sfogare ciò che rimane represso, per evitare, un giorno o l'altro, di scoppiare come una bolla di sapone. Facile a dirsi (facilissimo a dire il vero), ma, a farsi? Ci vedo un bell'abisso in mezzo...
In quanto a terapia, proprio ieri ho preso appuntamento per entrambi presso il consultorio della cittadina ASL per entrambi. Non so se e quanto servirà. Sotto mia scelta, ho chiesto alla controparte se andasse bene; le va bene. Lunedì prox la prima seduta.
Rimani sintonizzato su questo canale...
Grazie e buona giornata.
 

Persa/Ritrovata

Utente di lunga data
Caro Brady, eh... sembra di vedere il film "L'invasione degli Ultracorpi"...
in ogni caso, bando alle ciance: Non sai quante volte ci ho pensato e quante volte la rabbia è pronta lì ad esplodere ma rimane invischiata nei meandri del mio piccolo cervello senza trovare la via d'uscita giusta...
Ci vorrebbe una terapia d'ipnosi per autoimporsi di sfogare ciò che rimane represso, per evitare, un giorno o l'altro, di scoppiare come una bolla di sapone. Facile a dirsi (facilissimo a dire il vero), ma, a farsi? Ci vedo un bell'abisso in mezzo...
In quanto a terapia, proprio ieri ho preso appuntamento per entrambi presso il consultorio della cittadina ASL per entrambi. Non so se e quanto servirà. Sotto mia scelta, ho chiesto alla controparte se andasse bene; le va bene. Lunedì prox la prima seduta.
Rimani sintonizzato su questo canale...
Grazie e buona giornata.
Servirà:up:
 

Brady

Utente di lunga data
Caro Brady, eh... sembra di vedere il film "L'invasione degli Ultracorpi"...
in ogni caso, bando alle ciance: Non sai quante volte ci ho pensato e quante volte la rabbia è pronta lì ad esplodere ma rimane invischiata nei meandri del mio piccolo cervello senza trovare la via d'uscita giusta...
Ci vorrebbe una terapia d'ipnosi per autoimporsi di sfogare ciò che rimane represso, per evitare, un giorno o l'altro, di scoppiare come una bolla di sapone. Facile a dirsi (facilissimo a dire il vero), ma, a farsi? Ci vedo un bell'abisso in mezzo...
In quanto a terapia, proprio ieri ho preso appuntamento per entrambi presso il consultorio della cittadina ASL per entrambi. Non so se e quanto servirà. Sotto mia scelta, ho chiesto alla controparte se andasse bene; le va bene. Lunedì prox la prima seduta.
Rimani sintonizzato su questo canale...
Grazie e buona giornata.
Sì sì non è facile. Anch'io tra il dire e il fare sono ancora solo al dire :mrgreen:...
Però il primo passo è capire che non è giusto tenersi la rabbia dentro. Poi una propria strada si trova.
La terapia ti sarà comunque utile per capire qualcosa (non tutto però) a prescindere da dove vi porterà. Mi preoccupa però il fatto che ti poni in un'ottica di "controparte". E' una cosa che si deve fare insieme e non solo fisicamente, ma anche come impostazione: siete VOI contro il mondo.
Aspettiamo notizie.
ciao
 

Persa/Ritrovata

Utente di lunga data
Mi pare interessante:
>Lo sguardo altrove
Il tradimento può essere sessuale o relazionale, rappresentare una svolta, un innamoramento, un cambio del punto di vista e degli interessi, ma una volta scoperto cambia le regole del rapporto di coppia, mostra il conflitto del desiderio tra iniziare una vita diversa o mantenere la rete familiare, il rapporto con i figli, il sogno della famiglia. Se la coppia accetta che il tradimento è una delle esperienze che possono accadere senza distruggere tutto e ricompare il significato antico e profondo del rapporto, quando emerge cosa rappresentava la parte importante del sogno vissuto insieme, è più facile iniziare la ricostruzione. Se emerge invece la sopraffazione e la voglia di piegare l’altra persona o di ricondurla troppo in fretta a un rapporto bello, nascono più facilmente le impossibilità di risoluzione dei problemi.
Il traditore seriale non viene in terapia di coppia perché giustifica il suo diritto a sperimentare, potrebbe arrivare in psicoterapia guidato da una partner inconsapevole che ha aperto improvvisamente gli occhi ma non sa delle altre avventure. Quando le persone arrivano invece in psicoterapia individuale o sessuale, vuol dire che, nel caso della sessualità, sono stati invitate a riflettere dal/dalla partner che ha tradito sulle loro difficoltà sessuali e pensano che per costruire nuove storie sia meglio provare a risolvere la difficoltà sessuale per non ritrovare sconfitte con i prossimi partner<
http://www.psicoterapiadinamica.it/2008/05/il-tradimento-come-spinta-per-andare-in-psicoterapia/
 

dave.one

Utente di lunga data
periodo strano

Sto passando da alcuni giorni in un periodo che non riesco a definire: oserei accennare ad una elevata "indifferenza" verso l'altro partner, a patto che non ritornino a galla i fasti dell'infedeltà.
E' come se vivessi alla giornata in un ambiguo rapporto educato con un amico o con un collega al quale sicuramente non ti apriresti più di tanto perché a pelle ti da la classica sensazione della persona che non potrà godere della tua totale fiducia, dove le parole sicuramente non si sprecano e dove il rapporto è basato sul pout parler e forse qualcosa di più importante, ma che non riguarda assolutamente l'io di entrambi.
Non so se è capitato anche a voi, forse sì e forse no.
In ogni caso se aveste qualcosa da condividere, sarei ben lieto di imparare dalle vostre esperienze.
 

Brady

Utente di lunga data
Sto passando da alcuni giorni in un periodo che non riesco a definire: oserei accennare ad una elevata "indifferenza" verso l'altro partner, a patto che non ritornino a galla i fasti dell'infedeltà.
E' come se vivessi alla giornata in un ambiguo rapporto educato con un amico o con un collega al quale sicuramente non ti apriresti più di tanto perché a pelle ti da la classica sensazione della persona che non potrà godere della tua totale fiducia, dove le parole sicuramente non si sprecano e dove il rapporto è basato sul pout parler e forse qualcosa di più importante, ma che non riguarda assolutamente l'io di entrambi.
Non so se è capitato anche a voi, forse sì e forse no.
In ogni caso se aveste qualcosa da condividere, sarei ben lieto di imparare dalle vostre esperienze.
Abituati da subito agli alti e bassi. Non farti ingannare dai primi o scoraggiare dai secondi. Sfrutta i momenti di calma interiore per fare altro perché vanno e vengono (io li uso per lavorare, cosa che in questi mesi ho fatto peggio del solito e in quei rari momenti cerco di recuperare).
In merito allo specifico stato che descrivi: lei non è un collega, pare ovvio dirlo, ma la persona con cui devi decidere se restare o no. A parte che è normale non fidarsi completamente, vista la situazione, prova comunque ad ascoltare ciò che provi. Esprimilo con lei se vuoi affontarlo e risolverlo. Oppure accettalo come parte di te e usalo con te stesso per fare una scelta.
 
Stato
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