aristocat
Utente iperlogica
Ormai, in questa sezione, si sprecano le considerazioni sul fatto che divorzio = scure economica per il coniuge economicamente più "forte" = manna finanziaria per il coniuge debole.
Sono sincera: non conosco la legge sul divorzio nel dettaglio. Non conosco a fondo tutte le evoluzioni che sono intervenute nel tempo.
Ma al di là della norma italiana (di cui possiamo comunque parlare, può essere interessante); volevo capire se, in un campione così ristretto come quello di "noi", c'è qualcuno qui che trova ancora un senso nella distinzione coniuge forte VS coniuge debole; se oggi come oggi il diritto di volare via ognuno per la propria strada debba avere condizionamenti economici e morali di questo tipo. E - se sì - in quali termini.
Quanto a me, io parto da un punto fermo: chi decide di divorziare, segna un nuovo corso rispetto al passato. Decide di mettere in discussione tutto quello che è stato il cammino fatto insieme con il proprio ex e di voltare pagina, da solo, rigorosamente.
Decide che lo standard di vita e le abitudini prese insieme, non sono più degne di essere vissute, proprio perchè portano il marchio dell'unione con quella persona.
Allora, da questo presupposto, rivendicare il diritto di mantenere le stesse prerogative di quando si viveva con il "coniuge forte" per me non ha un senso. Perchè così non c'è veramente lo "stacco" con il passato; ci si trincera dietro il ricordo di qualcosa che non esiste più. E' una doppia, sterile cattiveria: verso sè stessi (perchè ci si preclude la possibilità di ricominciare) e soprattutto verso l'ex coniuge, che avrebbe tutto il diritto di elaborare la rottura del legame e di contare davvero sulle proprie forze.
Voi come la vedete? E soprattutto come pensate che sia il clima in giro; il sentire comune? Rispecchia in pieno le leggi attuali (più o meno tristemente) oppure riflette il bisogno assoluto di riformare il diritto attuale?
Sono sincera: non conosco la legge sul divorzio nel dettaglio. Non conosco a fondo tutte le evoluzioni che sono intervenute nel tempo.
Ma al di là della norma italiana (di cui possiamo comunque parlare, può essere interessante); volevo capire se, in un campione così ristretto come quello di "noi", c'è qualcuno qui che trova ancora un senso nella distinzione coniuge forte VS coniuge debole; se oggi come oggi il diritto di volare via ognuno per la propria strada debba avere condizionamenti economici e morali di questo tipo. E - se sì - in quali termini.
Quanto a me, io parto da un punto fermo: chi decide di divorziare, segna un nuovo corso rispetto al passato. Decide di mettere in discussione tutto quello che è stato il cammino fatto insieme con il proprio ex e di voltare pagina, da solo, rigorosamente.
Decide che lo standard di vita e le abitudini prese insieme, non sono più degne di essere vissute, proprio perchè portano il marchio dell'unione con quella persona.
Allora, da questo presupposto, rivendicare il diritto di mantenere le stesse prerogative di quando si viveva con il "coniuge forte" per me non ha un senso. Perchè così non c'è veramente lo "stacco" con il passato; ci si trincera dietro il ricordo di qualcosa che non esiste più. E' una doppia, sterile cattiveria: verso sè stessi (perchè ci si preclude la possibilità di ricominciare) e soprattutto verso l'ex coniuge, che avrebbe tutto il diritto di elaborare la rottura del legame e di contare davvero sulle proprie forze.
Voi come la vedete? E soprattutto come pensate che sia il clima in giro; il sentire comune? Rispecchia in pieno le leggi attuali (più o meno tristemente) oppure riflette il bisogno assoluto di riformare il diritto attuale?