Chiaro, ma non e’ comunque un controsenso stare con uno che ti piglia a calci? Altrimenti sembra che se non lo ami, allora il problema non si pone... E che ti pigliasse pure a calci …
Quando ci sei DENTRO, a volte non lo vedi.
E non ci finisci dall'oggi al domani, ma - giorno per giorno - alimentando certe dinamiche. Capisco che possa risultare incomprensibile a una persona adulta e minimamente strutturata. La reazione sana è mettere un paletto al primo sgarro (non intendo la dimenticanza del sale nell'acqua della pasta, ovviamente, ma una mancanza di rispetto): poi se ne parla, e il paletto si rimuove quando e se la situazione si risolve. Altrimenti (boh, forse non è l'espressione più adeguata, ma rende l'idea comunque) si fa capire che non si cederà più alcun spazio. La reazione di chi, per mille mila motivi, entra nell'inferno di certe dinamiche (parlo di lasciarsi dare calci veri, per altri casi pantano o merda vanno bene uguale) è invece quella di comparteciparle e assecondarle. Molto spesso per comodo, a volte perché quando si è in grado di vederle non si hanno gli strumenti per uscirne. E capita che ce la si racconti. Quindi oggi ti concedo implicitamente il potere di decidere sul mio tempo (metti che prendi un impegno anche per me senza avermi nemmeno interpellata, e io anziché rimarcartelo faccio spalluccia perché in fin dei conti non ho altro da fare), domani non mi va proprio perché ho altri programmi, ma quando protesto inizia una litigata furibonda, e anziché risponderti "ciccia, me lo avresti dovuto chiedere, e comunque la risposta è no", davanti al fatto che oramai l'impegno è preso per entrambi (99 casi su 100 nulla che non possa essere disdetto

) mi piego alla volontà altrui, pensando che, alla fine, se hai deciso anche per me, è perché mi desideri vicina. Modo sbagliato, ma pur sempre tanto.... Amore

. La volta dopo ancora (ovviamente passa tempo) alla mia reazione più accentuata, la tua risposta è un ceffone o un calcio, per l'appunto. Segue il mio stupore, il mio restarci male, cui in risposta arriva uno "scusa, ho esagerato, MA TU hai la capacità di farmi uscire di testa ". E talvolta siamo disponibili a credere che pur sempre solo di un litigio si è trattato, ma non è in discussione il volersi bene (sia mai che un calcio sia un calcio)e che, insomma, si poteva essere più accondiscendenti.
Vengo alla tua domanda: non esiste amore per gli altri in assenza di amor proprio: ti amo perché anzitutto mi amo, e amare te è un modo per amare anche me, perché mi porti ogni giorno del bene. Altrimenti è bisogno di amore, necessità di non discutere il proprio status, comodità (anche nelle situazioni più assurde) etc. Il "boia chi molla!". Ma non è che resto con te perché ti amo. E no, i calci non si dovrebbero tirare nemmeno a chi non si ama

. Ma non lo vedi, quel controsenso. O meglio, lo percepisci ma lo "cacci giù ", poi inizi a vederlo come una sorta di ingiustizia divina, poi se hai la forza ti incazzi (anche con te stessa quando realizzi che gli hai concesso esattamente tutto quanto ha fatto) e se te ne avanza ancora cerchi di far ritorno da quell'inferno
P.S. Non so se ora sono chiari gli effetti di quella discrepanza, tra forma e sostanza. Ovviamente questi sono portati all'estremo, ma prova ad applicare lo stesso concetto a un uomo impegnato che ti dice "sei la donna della mia vita, MA ho altri impegni". E coi FATTI, quel pigiama non te lo porta

E tu credi che non te lo porti non perché non voglia, ma perché sia incarcerato altrove e non possa uscirne. E quindi ti trovi a pensare "ma sì, è solo un pigiama...."

. Oppure ancora "poveretto, mi ha detto di avere sofferto molto, ma è capitato di domenica!". Puoi sostituire il pigiama, ovviamente, alla partecipazione a un momento importante della tua vita, anche bello, o a qualsiasi altra tua necessità. E hai la SCELTA di amare una persona credendo che ti ami, amarla perché invece adori questi amori "infelici" (in realtà non ammetti di non essere l'amore per nessuno, e quindi hai bisogno di amare anche se nei fatti soffri e non certo per qualcosa di ineludibile, un matrimonio non è una malattia

), OPPURE di guardare i fatti per quelli che sono. E sì, è il cervello, il fulcro. Il corpo dà sintomi. Ma non è che se amo uno che mi dà calci, lo amo davvero. Amo l'idea che sia comunque amore. E i motivi di tutto ciò probabilmente si perdono in un momento anteriore alla mia nascita, e poi successivo alla stessa

. Responsabilità mia, però, il saperli elaborare. Poi va benissimo l'amante che mi concilia coi suoi impegni ufficiali: ma per carità, lasciamo perdere l'amore
