A volte basta anche solo ascoltare, dire "ci sono", o un "come stai?" ogni tanto. Brù, si scappa perchè non si ama veramente l'amico in difficoltà. Chi ama resta e ascolta mille volte la stessa storia, le stesse considerazioni, ironizza sull'altalenare che dici tu. La mia amica così ha fatto. Neanche ora, dopo un anno e mezzo di rotture di coglions se faccio una battuta sulla battona di turno che s'incontra in un locale riferendomi platealmente all'amante di mio marito, si rompe. Magari non risponde e mi guarda storto oppure fa una battutaccia pure lei così da scoppiare a ridere entrambe, ma non fugge. Mi ha stroncata qualche volta, quando proprio davo fuori di matto, mi ha ripresa per i capelli e mi ha costretta a ragionare, ma non si è negata mai al telefono, anzi mi ha sempre cercata per testare lo stato dell'arte, come dice lei.
Ho un amico argentino maestro di arti marziali, un idolo per me, che tanti anni fa, quando la figlia di un altro amico comune stava quasi morendo di anoressia, andava tutti i giorni da loro (lei esanime nella sua cameretta), si sedeva in soggiorno e stava lì, senza dire nulla. Se qualcuno aveva bisogno lui c'era e anche se non poteva fare niente che già i genitori non stessero mettendo in atto, la sua presenza silenziosa, penso io, faceva si che non si sentissero soli nel dramma che stavano vivendo.
Ci sono tanti modi per stare vicino a qualcuno che si ama che è in difficoltà; nascondersi dietro all'incapacità di dire o fare o all'oggettiva complessità degli eventi è solo un modo vigliacco per tirarsene fuori. E in quel caso la relazione non è niente di speciale, una fra tante. Sempre secondo me e per le mie esperienze