Uhm. Non so bene come risponderti e cercherò di andare a casaccio.
Io sono una persona molto lineare in queste cose, e so che cosa voglio in una relazione. Voglio rispetto, sostegno, fiducia. Voglia di cazzeggio e condivisione. Per contro, voglio essere capace di sostenere, senza essere percepita come un soggetto bisognoso di cura... nei momenti in cui di sostegno non ne ho bisogno. Per essere molto brevi: in questo momento non sono capace di dirti altro, e penso che io e lei siamo cresciute insieme... e che a un certo punto la strada si sia biforcata.
Mi faccio domande su di lei perché il mio modo di ragionare sulle persone e sui loro comportamenti è sempre stato molto più lineare del suo, e perché spesso non riuscivo a interpretarla già prima.
Non sono stata cieca nel vedere la mancanza di rispetto che ha avuto verso di me, credimi, ma allo stesso tempo, sentendo di conoscerla, metto anche in conto di non poterla sempre prevedere, perché è fatta così e perché è una persona diversa da me. Non so se riesco a darti una spiegazione coerente, ma io sono sempre stata una persona capace di affrontare determinate cose, e sempre molto "solida": nel vederla bisognosa di sostegno, io semplicemente gliel'ho dato, perché se sono innamorata di te, vedo la tua ammirazione e il tuo interesse, per me è un dovere doverti sostenere, mentre godo della tua compagnia, altrimenti cosa si sta insieme a fare. Per molto tempo, quello che mi ha dato mi è bastato.
Tradirmi con quelle modalità è stata una cosa ignobile e meschina che non mi aspettavo, e che ha rotto l'equilibrio precario che pensavo fosse una crisi passeggera. Questa è una cosa a cui sarei disposta a dare il perdono, perché sono innamorata, ahimé, è una cosa che posso seppellire se vedo sempre la famosa volontà dell'altro, ma che non dimenticherei mai. Infatti ho chiuso tutti tuttissimi i ponti, ma poi mi è venuto in mente che magari il vestito glielo chiedo perché questa persona per me ha un'importanza e non voglio avere rimpianti. Si fanno cose peggiori, nella vita.
Se voglio essere trattata come mi sta trattando adesso in questi giorni specifici... beh, lei non mi sta effettivamente trattando, perché io quella sera l'ho chiusa brutalmente, e non so adesso che intenzioni abbia lei, considerato che l'ho cercata io per motivi civili. Non so come sia cambiata perché non riuscivamo a parlare, e mi chiedo se invece, in questa situazione, potremmo riuscire più schiettamente.
Io, come dici tu, voglio farle delle domande schiette per mettere ordine e per capire se questa persona vuole entrare E se è degna di farlo. Se quella stima e quella fiducia che lei ha voluto io perdessi sono recuperabili. Se nella persona socievole (niente battute

) che è diventata c'è ancora posto per me dopo questo periodo di lontananza: a determinate condizioni, che lei deve rispettare, per me il posto ci sarebbe. Questo ammesso che lei rivoglia una relazione. Ho sempre percepito questa relazione come un rapporto capace di arricchirmi di cose nuove e di fomentare le cose che invece erano già mie. Negli ultimi tempi non era più così, ed è per questo che voglio fare quelle domande. Quando stavo con lei mi sentivo libera, certe volte mi sentivo più me stessa - sentivo di poter condividere le cose con un altro tipo di comunione mai sperimentato e avevo qualcuno che mi capiva al volo anche se aveva modi e tempi diversi di dimostrarmi il suo bene. All'inizio dell'anno avevo visto, nei miei confronti, una 'solidità' mai vista prima. Qualcosa di quella persona l'ho vista anche ieri. Negli ultimi tempi, invece, avevo a che fare con una persona scostante che mi frustrava e mi faceva sentire fuori posto. Perché aveva un altro, o sarcazzo che esperienze voleva fare, sta di fatto che ha mentito. Adesso ho davanti una persona che non so cosa voglia da me e che mi manda in confusione mentre sento ancora il vuoto della sua assenza, in una città in cui sono sola. Per quello dico che, anche se la mia speranza si concretizzasse in un 'potremmo riprovare insieme?' io sarei molto cauta. Ma io sento ancora la forza di quel legame: un conto è ricostruire te stessa tagliando i ponti e perdendo un legame, un altro è dire: 'so che non mi hai dimenticata, ma ho bisogno di recuperare qualcosa di me'. Non so se è comprensibile, detta così. La tua idea di relazione sana combacia molto con la mia ed è fatta di interscambi molto semplici. In lei il senso di "casa" di cui parli l'ho sentito anche ieri, in un certo senso... è proprio una cosa che non riesco a spiegare con le parole. Dentro di me io so che tipo di rapporto umano voglio, so che persona sono, e ho la perenne sensazione che basterebbe poco per venirsi incontro, se c'è il sentimento, e innescare la crescita positiva che c'era fino a qualche tempo fa. Questo posso saperlo solo sospendendo il giudizio e aspettando il confronto. E vedere se il sentimento c'è in maniera sufficiente.
So che è un intrippo pazzesco di parole, il succo è "devo star ferma e vedere. Voglio una relazione che sia fatta da entrambi i lati di disponibilità e di interscambio, che prescinde da quanto possa essere coriaceo il carattere dell'altra persona. Se è solo carattere, e non scorrettezza, e se per la scorrettezza passata vedo un pentimento sincero nel tempo, sono disposta a perdonare cautamente. SE vedo volontà dall'altra parte. Io so cosa merito e provo un sentimento molto forte per quella persona, voglio vedere se quelle di domenica erano un coacervo di cazzate, perché mi è sembrato di vedere una persona molto più simile a quella che ricordavo, piuttosto che l'animale degli ultimi tempi in cui stavamo insieme."
Scusa, ipazia, è tutto molto confuso e sto ripetendo sempre le stesse cose. Io dentro di me so cosa sono. Sono una persona che ha passato dei brutti momenti, che è sempre stata piena di fantasia e gioia di vivere ed è sempre stata un blocco di granito per tutti. Al momento non ho più queste cose, non so come trovarle perché mi sento un po' deprivata. Sono sempre stata convinta che non siamo solo dentro noi stessi, ma siamo inseriti in una rete più vasta di persone e di cose che danno più colore al nostro vivere. Il colore che lei mi dava... era diverso dagli altri. L'ho visto solo io? c'era e si è sbiadito? Non lo so. So solo dirti che mi manca molto. Oltre la questione amore, mi frega molto (nel senso etimologico di 'mi incula alla grande') essere una persona molto empatica, che si mette spesso nei panni altrui e scusa i difetti del loro carattere e le loro mancanze, senza poi perderle troppo d'occhio: quante posso averne io? Chissà gli altri come mi percepiscono: non tutti reagiscono e pensano come me. Nel caso di lei, non era la persona di cui ero innamorata, semplicemente, ma anche la mia interlocutrice privilegiata. E c'è un momento in cui uno dovrebbe tirare la linea, ma è facile a dirsi. Disintegrare i rapporti umani è una cosa che ho il terrore di fare - l'ho fatto raramente solo quando proprio me ne sbatteva il cazzo. Con lei è difficile. È difficile da spiegare. Proprio a me stessa. Invece le domande che voglio fare a lei sono molto chiare. "Mi hai offesa. Mi hai umiliata. Spiegami questo, questo e quest'altro. Per me i rapporti sono questo e quest'altro, e questo da parte tua mi feriva/mi ferisce". Con una schiettezza che prima non riuscivo ad avere del tutto, per varie ragioni che non so neppure io. Le sue risposte (o non risposte, come dici giustamente) possono darmi una mano. So anche che la ricostruzione del rapporto con l'altro passa (o passerebbe, se dovesse verificarsi, perché lei potrebbe dirmi no) attraverso la costruzione di una barriera dentro di me. Lei ha il diritto di essere confusa e vigliacca, ma non il diritto di farsi la confusione sulla mia pelle. Quando ti dico 'se c'è sentimento' sotintendo anche 'la capacità di rispettarmi in quanto persona'.
Mi serve uno bravo, eh?