Due mesi fa scopro che mi tradiva. Lasciata, ma la amo ...

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Nel frattempo, io continuo a piangere, mandare curriculum e addirittura a farmi, da sola, quando mai si è sentita una cosa del genere, le scorzette candite al limone con tanto di etichetta photoshoppata sul barattolo sterlizzato: non mi sono mai sentita così priva di equilibrio in tutta la mia vita, e pensare che lei ce lha, e che si è praticamente pulita la coscienza addosso a me, mi fa sentire uno schifo di essere umano, quando dovrebbe essere il contrario. Certe volte mi chiedo che bene mi abbia mai voluto, se un giorn possa rendersi conto, se tutti quei "non ce kla faccio a ricominciare a stare con te" "ti voglio bene" "adesso voglio che tu non soffra" "mi dispiace" siano frasi dette così o ci fosse un minimo di qualcosa dietro. Mi chiedo se sia davvero possibile che uno possa fare le esperienze che vuole fare e a un certo punto guardarsi indietro e pensare "minchia, che mi ero persa"... e poi mi dico che l'antidoto migliore è spingere tutte le domande il più in fondo possibile: se esistono delle ragioni ulteriori al "mi sono stufata" lei mi ha comunque detto no, e l'antidoto migliore è cercare di non pensarci.
Le domande su di lei sono inutili. Lei ti ha detto.

Le domande su di te sono fondamentali invece. Concordo con twinpeaks riguardo la simbiosi.
Ma in simbiosi ci si finisce in due. E tu eri con lei.
Ed è una dinamica diffusa, ma non per questo meno pesante e pericolosa anche.

Non delegare ad altri la tua serenità e il tuo posto nel mondo.
E' roba solo tua. E che soltanto tu ti puoi prendere per te stessa.
Nessun altro può farlo al posto tuo. E nemmeno lo si può fare attraverso la presenza di qualcun altro.

Concentrati su di te.

Scorzette candite al limone??? :eek::eek:...
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Credo che qui sia il nocciolo del problema. La ragazza sta crescendo, ha bisogno di fare esperienze ed e' confusa. Credo tu sia stata davvero importante per lei, e che lei abbai solo bisogno di tempo per imparare a conoscersi e capire cosa voglia. Ed e' un processo che deve fare da sola. Quando sara' fatto... potrebbe volerci molto tempo, tornera a cercarti. Si torna sempre dalle persone importati che ci hanno segnato.


Stai serena e lascia che le cose scorrano. Apriti anche ad altre opportunita... come lei anche tu sei giovanissima ed hai bisogno di esperienze per crescere.
Ma anche no.

Le persone sono importanti in quel momento. In quel passato. Non perdono la loro importanza, ma è collocata in quel particolare momento.
Cose che a 20 anni mi sono state importanti, adesso che ne ho 40 non lo sono. Fanno parte di me, ma sono collocate ad allora. Non adesso.

Se nel frattempo si è cambiati, evoluti, resta il ricordo dolce o amaro che sia, forse la curiosità delle trasformazioni dell'altro. Ma sono ricordi.
Cose preziose che si possono tenere in una teca oppure in una scatola in cantina.

Pensare di tornare indietro...non mi sembra una cosa molto sensata.
E men che meno legata ad un cambiamento reale.

Salvo rimanere intrappolati in una dinamica distopica, per cui si va nel futuro a cercare il passato.
E il presente diventa soltanto un insieme di attimi che non hanno costruito nuova Vita e nuove prospettive e nuovi desideri

Sinceramente non lo auguro a nessuno.

E' come avere una catena al collo. E non solo non volersela togliere, ma anche lucidarla e lustrarla per renderla brillante. Ma per quanto brillante possa essere, resta una catena. E non permette di vivere il fluire della Vita.
 

Fiammetta

Amazzone! Embe'. Sticazzi
Staff Forum
Le domande su di lei sono inutili. Lei ti ha detto.

Le domande su di te sono fondamentali invece. Concordo con twinpeaks riguardo la simbiosi.
Ma in simbiosi ci si finisce in due. E tu eri con lei.
Ed è una dinamica diffusa, ma non per questo meno pesante e pericolosa anche.

Non delegare ad altri la tua serenità e il tuo posto nel mondo.
E' roba solo tua. E che soltanto tu ti puoi prendere per te stessa.
Nessun altro può farlo al posto tuo. E nemmeno lo si può fare attraverso la presenza di qualcun altro.

Concentrati su di te.

Scorzette candite al limone??? :eek::eek:...
Buongiorno Ipa :inlove:
 

nina

Utente di lunga data
Personalmente - e forse lo riterrete un atteggiamento ingenuo da parte mia - voglio sospendere il giudizio. Mi ha detto "non credo che le cose potrebbero tornare come prima" e ok, va bene, io preferisco non sentirla più, e ho l'impressione mi abbia messo su uno scaffale e che non mi pensi, e che mi fa molto male. E ok. Non nego mi piacerebbe vedere accadere quello che dice [MENTION=4578]Tara[/MENTION] (il cui "mood" da "traditrice seriale" credo abbia incontrato in altra sede la mia disapprovazione, perché chi tradisce, nel modo sfacciato in cui l'ha fatto la mia ex, poi, lo fa sulla pelle di una persona che ti ama davvero, veramente tanto, per poi sfilarsi dalla responsabilità del dolore che ti causa, è fisiologico) e che quello che dice [MENTION=5159]ipazia[/MENTION] qui sopra sia altrettanto vero. Propendere verso una o verso l'altra ipotesi mi fa ugualmente male, quindi cerco di fare l'ago della bilancia e vedere cosa succede col tempo. Quello che mi dava pace nella vita era sapere di essere autonoma nella vita quotidiana, essere stimata e avere legami forti con le persone, e quando ho conosciuto lei non mi pareva vero, seriamente. La mia tranquillità deve partire da me, è vero, ma non sento di avere sotto mano nessuna delle cose che ho sempre ritenuto importanti. Il contatto umano, anche virtuale, con i miei amici di sempre, mi dà fastidio, con la mia famiglia ancora di più. Forse avevo accarezzato l'idea di averne una con lei (non nel senso di fare dei figli, proprio nel senso di stare insieme, perché avevamo un'intimità che sorprendeva da fuori) in un modo che non avesse niente a che fare col sangue, perché i legami di sangue mi hanno sempre fatta sentire schiacciata. Voglio starmene sola nei miei 30 metri quadri a pensare a come scrivere il mio articolo accademico su un'oscura principessa borbonica e a leggermi la Yourcenar. Mi dà fastidio anche uscire fuori: questi mesi che ci eravamo riviste tutte quelle strade che abbiamo sempre fatto mi sembravano piene di promesse. Mi dà fastidio conoscere gente nuova e di conoscerne altra ancora con l'idea che deve nascerne un certo tipo di approccio, mi deve corteggiare e portare a letto: per me non funziona così. Per lei, a quanto pare, e per molte altre persone, più di quante altre pensavo, funziona così. Nella vita ho sempre riso, quando mi capitavano cose brutte e quando entravo dentro e fuori dagli ospedali, mi dicevano tutti che non cedevo mai davanti a nulla e si meravigliavano. Ho sempre sentito che fosse la mia unica qualità, e che saper scrivere mi aiutava ad arrivare dove non mi portavano le gambe. Ho perso pure quello. Forse la mia serenità era fatta di troppe poche cose: dall'altro ho mia madre che mi dice di fare volontariato, andare in chiesa (?!?) trovarmi dei corsi da fare per passare il tempo (e con quali soldi? Al limite posso capire un corso per acquisire competenze), che non posso stare in questo stato. Lei però non ha ansie sue perché adesso ha qualcuno che la tratta da principessa e la aiuta, e non capisce che così mi mette solo ansia e pressione. Mi dice che sono egoista e mi sento superiore perché sono troppo selettiva con le persone, e non capisce che se uno ti dice "lasciami in pace, non mi aiuti, non voglio tornare a casa da te per avere compagnia, tu sei mia madre, non mi fai compagnia, perché io sto male a casa con te" non mi devi telefonare.
 

nina

Utente di lunga data
[MENTION=5159]ipazia[/MENTION] queste! http://www.buonissimo.org/lericette/2159_Scorze_d_arancia_candite ma fatte con le bucce di limone un po' perché costavano meno, un po' perché mi piacciono di più. Non sono brava a fare i dolci e queste mi sembravano facili. Il procedimento lungo, poi, mi tiene occupata. Ho fatto capolino nel thread di Michelino e volevo dargli almeno un abbraccio, ma a leggere quel che scrive della sua storia mi sento un po' male. Chissà se ero zerbino anche io, e se magari a prenderla più a calci, sarebbero cambiate in meglio le cose.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Personalmente - e forse lo riterrete un atteggiamento ingenuo da parte mia - voglio sospendere il giudizio. Mi ha detto "non credo che le cose potrebbero tornare come prima" e ok, va bene, io preferisco non sentirla più, e ho l'impressione mi abbia messo su uno scaffale e che non mi pensi, e che mi fa molto male. E ok. Non nego mi piacerebbe vedere accadere quello che dice @Tara (il cui "mood" da "traditrice seriale" credo abbia incontrato in altra sede la mia disapprovazione, perché chi tradisce, nel modo sfacciato in cui l'ha fatto la mia ex, poi, lo fa sulla pelle di una persona che ti ama davvero, veramente tanto, per poi sfilarsi dalla responsabilità del dolore che ti causa, è fisiologico) e che quello che dice @ipazia qui sopra sia altrettanto vero. Propendere verso una o verso l'altra ipotesi mi fa ugualmente male, quindi cerco di fare l'ago della bilancia e vedere cosa succede col tempo. Quello che mi dava pace nella vita era sapere di essere autonoma nella vita quotidiana, essere stimata e avere legami forti con le persone, e quando ho conosciuto lei non mi pareva vero, seriamente. La mia tranquillità deve partire da me, è vero, ma non sento di avere sotto mano nessuna delle cose che ho sempre ritenuto importanti. Il contatto umano, anche virtuale, con i miei amici di sempre, mi dà fastidio, con la mia famiglia ancora di più. Forse avevo accarezzato l'idea di averne una con lei (non nel senso di fare dei figli, proprio nel senso di stare insieme, perché avevamo un'intimità che sorprendeva da fuori) in un modo che non avesse niente a che fare col sangue, perché i legami di sangue mi hanno sempre fatta sentire schiacciata. Voglio starmene sola nei miei 30 metri quadri a pensare a come scrivere il mio articolo accademico su un'oscura principessa borbonica e a leggermi la Yourcenar. Mi dà fastidio anche uscire fuori: questi mesi che ci eravamo riviste tutte quelle strade che abbiamo sempre fatto mi sembravano piene di promesse. Mi dà fastidio conoscere gente nuova e di conoscerne altra ancora con l'idea che deve nascerne un certo tipo di approccio, mi deve corteggiare e portare a letto: per me non funziona così. Per lei, a quanto pare, e per molte altre persone, più di quante altre pensavo, funziona così. Nella vita ho sempre riso, quando mi capitavano cose brutte e quando entravo dentro e fuori dagli ospedali, mi dicevano tutti che non cedevo mai davanti a nulla e si meravigliavano. Ho sempre sentito che fosse la mia unica qualità, e che saper scrivere mi aiutava ad arrivare dove non mi portavano le gambe. Ho perso pure quello. Forse la mia serenità era fatta di troppe poche cose: dall'altro ho mia madre che mi dice di fare volontariato, andare in chiesa (?!?) trovarmi dei corsi da fare per passare il tempo (e con quali soldi? Al limite posso capire un corso per acquisire competenze), che non posso stare in questo stato. Lei però non ha ansie sue perché adesso ha qualcuno che la tratta da principessa e la aiuta, e non capisce che così mi mette solo ansia e pressione. Mi dice che sono egoista e mi sento superiore perché sono troppo selettiva con le persone, e non capisce che se uno ti dice "lasciami in pace, non mi aiuti, non voglio tornare a casa da te per avere compagnia, tu sei mia madre, non mi fai compagnia, perché io sto male a casa con te" non mi devi telefonare.
A volte @nina serve chiudersi in cantina a pulire ossa.

Conceditelo. Fallo. Goditelo anche. Passato il primo momento di schifo per le ossa, inizierai a vedere anche la bellezza di quel che resta.

Quando io e il mio ex ci siamo lasciati, in contemporanea si è lasciata con suo marito anche quell'amica che ti dicevo. Quella con cui mi ero comprata gli stivali da zuper zoccola da 300 euro. (che ora come ora se ne stanno a riposare in un armadio...300 euro...per la puttana :unhappy:)...ecco, la mia amica nel giro di tre mesi aveva preso la sua casa, svuotata, ribaltata, ritinteggiata, buttato tutto, asciugamani, piatti, bicchieri...tutto. Casa vuota. E col nuovo compagno l'ha rifatta praticamente nuova.

Io ci sono riuscita sabato scorso. E non a rifare tutto. A buttar via un divano, su cui fra l'altro aveva pure pisciato la gatta e quindi ci sono stata pure costretta per certi versi.
Tutto il resto è ancora come era. Sto iniziando adesso, dopo tre anni, a ri-desiderare la Mia casa. Avere voglia di renderla di nuovo Mia e basta.

Praticamente nessuno ha capito la mia esigenza di rimanere con i fantasmi di quella casa. Alcuni splendidi altri orribili. Ma io ho avuto bisogno di rimanerci immersa dentro e pulire le mie ossa.
Ho tutelato le mie esigenze.
Ho compreso le critiche....della mia amica, che mi diceva che avrei dovuto fare come lei. Dei miei genitori, mia sorella, pure lo psyco per un periodo ci si era messo.
E ogni volta che com-prendevo una critica, spiegando le mie ragioni, i miei bisogni, il mio funzionamento, facevo PER ME e CON ME.
E ogni volta che spiegavo, facevo anche chiarezza in me.
Un passo per volta. Con calma.
Concedendomi il e al Mio tempo del dolore e dei demoni.

Il mio ex, nonostante il delirio del finale, non c'entrava in realtà nulla. Aveva solo risvegliato cose sopite, che avevo tenuto lì. Anche tramite lui. La sensazione ILLUSORIA che tramite lui avessi un posto nel mondo...si è rivelata illusoria. Perchè è illusoria quella sensazione.

Se il posto nel mondo dipende, o co-dipende, non c'è molta differenza in soldoni, da qualcun altro, non è il proprio posto.

Quello che si sta risvegliando, il tuo fastidio, i legami di sangue che ti stringono il collo, (e ti ricordo che paralvi di tua madre come la tua Compagna fedele e affidabile)...è roba tua.

Siediti. Prendi in mano le tue ossa. E puliscile. Fatti aiutare se da sola ti senti schiacciata. Non c'è nulla di male.

Uscire da una relazione simbiotica è dolorosissimo. E' come strapparsi via pezzi di carne viva. Sia che si sia lasciati sia che si lasci.
E quando la chiusura è così dolorosa, è segnale che quella relazione non andava bene...nel senso che non solo non aveva dato un posto nel mondo, ma aveva pure fatto perdere il senso di sè.

Adesso non lo sai. E non lo puoi sapere ancora. Il dolore è fresco e lo devi attraversare. Ma se lei era un parassita, come dice twin, tu sei stata l'ospite. E qui devi guardare. Sul tuo concederti come ospite al parassitismo.

Io sono stata ospite. Co-dipendente. Ossia dipendevo dalla dipendenza del mio ex. Roba che quasi do via di testa.
E ho dovuto re-impararmi. Anche a gestire il mio modo della disponibilità alla Cura. Tutelando me stessa. E non attraverso il ritagliarmi spazi fuori dal contesto affettivo, come facevo.
Come se io non meritassi che quegli spazi piccoli e risicati per me.

...il famoso proprio posto nel mondo.
Che per me non poteva che essere frutto di lotta e guerra. In me e con me. Perchè tutta intera, nel mio essere pieno, non potevo, non mi concedevo di emergere.
Quindi emergevo solo come stronza e aguzzina contrapposto e alternativamente a colei che si prende Cura dei randagi in modo totalizzante.

Trovalo. E trovalo da sola. E' in te.

Poi potrai accoglierci qualcuno. Adesso no. Non puoi. Manchi tu.

Ma togli lo sguardo da lei. Dal tradimento che è un sintomo di una relazione che era tutta sballata. Non è il tradimento che ti sta facendo soffrire.

Stai facendo i conti che tu sei innanzitutto con te stessa. Stai.
E non aver timore dite e delle tue fragilità.

Lei probabilmente, con le sue fragilità, ti è servita anche per prenderti cura di te. Curando lei, curavi anche te.
Essendo forte per e con lei, lo eri con te.
Ma le tue fragilità...sono Tue. Abbine cura senza vergogna. E siine fiera invece
Quelle che adesso sono fragilità, quando gli avrai trovato un posto e una dignità, saranno la tua Forza e la Tua Bellezza.

Adesso stai dove stai. Soffri. E pulisci ossa. Non lasciare che il dolore sia sprecato cercando risposte in qualcuno che non sei Tu.
 
Ultima modifica:

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
@ipazia queste! http://www.buonissimo.org/lericette/2159_Scorze_d_arancia_candite ma fatte con le bucce di limone un po' perché costavano meno, un po' perché mi piacciono di più. Non sono brava a fare i dolci e queste mi sembravano facili. Il procedimento lungo, poi, mi tiene occupata. Ho fatto capolino nel thread di Michelino e volevo dargli almeno un abbraccio, ma a leggere quel che scrive della sua storia mi sento un po' male. Chissà se ero zerbino anche io, e se magari a prenderla più a calci, sarebbero cambiate in meglio le cose.
No. Tu non sei una che prende a calci. Tu sei una che ha Cura.

Ti avrebbe solo fatto più male. Avresti preso a calci te stessa.

Non rinnegare quella che sei, nina.

Tu davvero desideri che lei abbia una vita tranquilla. Che stia bene. Accetta chi sei.

Il resto è rabbia, dolore del sentirti abbandonata. (e senza saper nè leggere nè scrivere, direi che questo vien da molto prima della tua ex.)
E anche, perdonami, richiesta implicita di riconoscimento della Cura che hai dato e dai. E delusione del fatto che anzichè tornare da te, lei decida di andare.

Ma se dai libertà, il rischio è che l'altro se ne vada. E non perchè tu non sei abbastanza. Ma perchè è sua libertà farlo.

Quella Cura, se la vuoi dare, è gratis.
Tu decidi chi la merita. E la dai per Te stessa. E per nessun altro. E' nella Cura che ti dai il piacere. Non nel riconoscimento. Il riconoscimento viene dopo. E non DEVE, proprio non DEVE essere una motivazione al dare.
Deve essere un tuo piacere egoistico. Aver Cura.

Sembra una contraddizione...ma non lo è.

Aver Cura di qualcun altro, significa consegnargli in mano cose preziosissime. E quell'altro deve essere degno. Letteralmente.

Deve essere capace di aver Cura della Cura. E lo deve dimostrare. Giorno dopo giorno. Passo dopo passo.
Come viceversa tu dimostri di saper aver Cura...è come...

ecco, questo

[video=youtube;bQ4u9Vq3ZZI]https://www.youtube.com/watch?v=bQ4u9Vq3ZZI[/video]

l'aquila femmina, fra i vari contendenti sceglie il Suo maschio fra tutti, ed è quello che intreccia le unghie e si lancia in picchiata con lei. Lei decide la picchiata. Lui la segue. E la porta contemporaneamente. E lei porta lui. Chi non si stacca, chi resta agganciato...è degno.
 
Ultima modifica:

Fiammetta

Amazzone! Embe'. Sticazzi
Staff Forum
No. Tu non sei una che prende a calci. Tu sei una che ha Cura.

Ti avrebbe solo fatto più male. Avresti preso a calci te stessa.

Non rinnegare quella che sei, nina.

Tu davvero desideri che lei abbia una vita tranquilla. Che stia bene. Accetta chi sei.

Il resto è rabbia, dolore del sentirti abbandonata.
E anche, perdonami, richiesta implicita di riconoscimento della Cura che hai dato e dai. E delusione del fatto che anzichè tornare da te, lei decida di andare.

Ma se dai libertà, il rischio è che l'altro se ne vada. E non perchè tu non sei abbastanza. Ma perchè è sua libertà farlo.

Quella Cura, se la vuoi dare, è gratis.
Tu decidi chi la merita. E la dai per Te stessa. E per nessun altro. E' nella Cura che dai il piacere. Non nel riconoscimento. Il riconoscimento viene dopo. E non DEVE, proprio non DEVE essere una motivazione al dare.
Deve essere un tuo piacere egoistico. Aver Cura.

Sembra una contraddizione...ma non lo è.

Aver Cura di qualcun altro, significa consegnargli in mano cose preziosissime. E quell'altro deve essere degno. Letteralmente.

Deve essere capace di aver Cura della Cura. E lo deve dimostrare. Giorno dopo giorno. Passo dopo passo.
Come viceversa tu dimostri di saper aver Cura...è come...

ecco, questo

[video=youtube;bQ4u9Vq3ZZI]https://www.youtube.com/watch?v=bQ4u9Vq3ZZI[/video]

l'aquila femmina, fra i vari contendenti sceglie il Suo maschio fra tutti, ed è quello che intreccia le unghie e si lancia in picchiata con lei. Lei decide la picchiata. Lui la segue. E la porta contemporaneamente. E lei porta lui. Chi non si stacca, chi resta agganciato...è degno.
Quoto tutto pure gli spazi :)
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
@ipazia queste! http://www.buonissimo.org/lericette/2159_Scorze_d_arancia_candite ma fatte con le bucce di limone un po' perché costavano meno, un po' perché mi piacciono di più. Non sono brava a fare i dolci e queste mi sembravano facili. Il procedimento lungo, poi, mi tiene occupata. Ho fatto capolino nel thread di Michelino e volevo dargli almeno un abbraccio, ma a leggere quel che scrive della sua storia mi sento un po' male. Chissà se ero zerbino anche io, e se magari a prenderla più a calci, sarebbero cambiate in meglio le cose.
Io sono un disastro in cucina...:D

se avessi dovuto usare la cucina per tenermi occupata...credo avrei distrutto la cucina...non solo per i dolci, ma i dolci sarebbero stati una buona scusa per fare quello che razionalmente sapevo sbagliato e inutile fare ma emotivamente desideravo come acqua nel deserto :p:carneval:

Sai che facevo io?

Uscivo. Sono sempre stata molto brava a stare sola in mezzo alla gente. Ho iniziato a coltivare quella capacità. Usando quello spazio nella mia mente, per osservare il mondo.

Quindi uscivo, mi mettevo in un posto, e osservavo. E lasciavo che i pensieri si sciogliessero.

Avevo un posto preferito, quello davvero in solitudine, in un bosco. E ci andavo. Specialmente di notte. Sola. Ad ascoltare i rumori della natura. E a sentirmi parte di un Tutto, Viva...sentire Vita autentica che mi scorreva intorno. Il silenzio di un bosco di notte, mi ha sempre pacificata.

E poi guidavo. Tantissimo. I distributori credo mi debbano buona parte dei loro lavori di ristrutturazione di quel periodo :D

Guidavo e spiagnucolavo, bestemmiavo, facevo propositi, li disfacevo. sognavo, distruggevo i sogni, distruggevo le speranze, mi lasciavo affogare nei dolori antichi, li ripercorrevo mm per mm, cercandoli, sentendomeli addosso, cercando di riviverli, senza perdemene neanche una goccia.

E poi mi fermavo e mi lasciavo affondare...era una sensazione dolce e stranissima...di essere immersa in un liquido viscoso e caldo...curavo la mia connessione con il tempo e lo spazio, attraverso il dolore...

La mia amica invece distruggeva e rifaceva casa. Credo abbia speso uno sproposito in quel periodo...:carneval:

Ognuno ha i suoi metodi...se i dolci funzionano...buon metodo!

Ti piacciono i dolci? Quale è il tuo preferito?
 

Brunetta

Utente di lunga data
Quoto Ipazia.

Io invece ho rifatto tutto, si sono rotti anche TUTTI gli elettrodomestici, ma ero anche sempre fuori ecc
Ho fatto tutto e ho accettato di piangere fino a non avere più lacrime.
Ma mi sono staccata.
 

Foglia

utente viva e vegeta
Io sto vivendo la mia fase delicata a momenti alterni. Ci sono momenti in cui vorrei restare sola e momenti invece in cui cerco a tutti i costi la compagnia. Vabbe' che sola in effetti e' raro che io possa trovarmi. :rolleyes:

Forse ne avrei anche bisogno. E' vero anche che avendo qualcosa sempre da fare sono meno portata a rimuginare e piu' spinta ad andare avanti. Anche se un pochino mi piacerebbe avere modo di sfogare il pregresso. Ma ci vorrebbe tempo. Se lo faccio (e capita) random, per un'oretta, invero lo trovo dannoso. Mi mette di malumore in una maniera che.... Non mi soddisfa. Perche' non ho il tempo per coltivarlo, il mio malumore, e per uscirne da me. Non so come dire: vengo assorbita da altre cose e sono costretta ad accantonarlo ben presto. Non ho -che so- un mese, o una settimana, per pensare al mio accaduto, e per reagire secondo le voglie. A volte mi sento incasellata. Ad ore tot lavoro. Ad ore tot rientro. Ad ore tot esco. Ad ore tot parco con bambino. Ad ore tot cena. Ad ore tot nanna con bambino. Certo. Non avere spazi vuoti aiuta anche. Pero' non soccorre molto se si ha l'esigenza di interiorizzare e digerire fatti che hanno un peso. Ci penso meno, questo si. Pero' come dire.... Alla fine sono li. E io non ho tempo per loro. E neanche per me. Cioe' ne ho. Ma mai per quello. Non so come dire.....
 

Fiammetta

Amazzone! Embe'. Sticazzi
Staff Forum
Io sto vivendo la mia fase delicata a momenti alterni. Ci sono momenti in cui vorrei restare sola e momenti invece in cui cerco a tutti i costi la compagnia. Vabbe' che sola in effetti e' raro che io possa trovarmi. :rolleyes:

Forse ne avrei anche bisogno. E' vero anche che avendo qualcosa sempre da fare sono meno portata a rimuginare e piu' spinta ad andare avanti. Anche se un pochino mi piacerebbe avere modo di sfogare il pregresso. Ma ci vorrebbe tempo. Se lo faccio (e capita) random, per un'oretta, invero lo trovo dannoso. Mi mette di malumore in una maniera che.... Non mi soddisfa. Perche' non ho il tempo per coltivarlo, il mio malumore, e per uscirne da me. Non so come dire: vengo assorbita da altre cose e sono costretta ad accantonarlo ben presto. Non ho -che so- un mese, o una settimana, per pensare al mio accaduto, e per reagire secondo le voglie. A volte mi sento incasellata. Ad ore tot lavoro. Ad ore tot rientro. Ad ore tot esco. Ad ore tot parco con bambino. Ad ore tot cena. Ad ore tot nanna con bambino. Certo. Non avere spazi vuoti aiuta anche. Pero' non soccorre molto se si ha l'esigenza di interiorizzare e digerire fatti che hanno un peso. Ci penso meno, questo si. Pero' come dire.... Alla fine sono li. E io non ho tempo per loro. E neanche per me. Cioe' ne ho. Ma mai per quello. Non so come dire.....
Hai ragione serve del tempo per metabolizzare, del tempo da passare in compagnia solo di noi stessi.
Può essere un tempo che fa soffrire ma che mette un punto e che aiuta a ricominciare
 

nina

Utente di lunga data
A volte @nina serve chiudersi in cantina a pulire ossa.

Conceditelo. Fallo. Goditelo anche. Passato il primo momento di schifo per le ossa, inizierai a vedere anche la bellezza di quel che resta.

Quando io e il mio ex ci siamo lasciati, in contemporanea si è lasciata con suo marito anche quell'amica che ti dicevo. Quella con cui mi ero comprata gli stivali da zuper zoccola da 300 euro. (che ora come ora se ne stanno a riposare in un armadio...300 euro...per la puttana :unhappy:)...ecco, la mia amica nel giro di tre mesi aveva preso la sua casa, svuotata, ribaltata, ritinteggiata, buttato tutto, asciugamani, piatti, bicchieri...tutto. Casa vuota. E col nuovo compagno l'ha rifatta praticamente nuova.

Io ci sono riuscita sabato scorso. E non a rifare tutto. A buttar via un divano, su cui fra l'altro aveva pure pisciato la gatta e quindi ci sono stata pure costretta per certi versi.
Tutto il resto è ancora come era. Sto iniziando adesso, dopo tre anni, a ri-desiderare la Mia casa. Avere voglia di renderla di nuovo Mia e basta.

Praticamente nessuno ha capito la mia esigenza di rimanere con i fantasmi di quella casa. Alcuni splendidi altri orribili. Ma io ho avuto bisogno di rimanerci immersa dentro e pulire le mie ossa.
Ho tutelato le mie esigenze.
Ho compreso le critiche....della mia amica, che mi diceva che avrei dovuto fare come lei. Dei miei genitori, mia sorella, pure lo psyco per un periodo ci si era messo.
E ogni volta che com-prendevo una critica, spiegando le mie ragioni, i miei bisogni, il mio funzionamento, facevo PER ME e CON ME.
E ogni volta che spiegavo, facevo anche chiarezza in me.
Un passo per volta. Con calma.
Concedendomi il e al Mio tempo del dolore e dei demoni.

Il mio ex, nonostante il delirio del finale, non c'entrava in realtà nulla. Aveva solo risvegliato cose sopite, che avevo tenuto lì. Anche tramite lui. La sensazione ILLUSORIA che tramite lui avessi un posto nel mondo...si è rivelata illusoria. Perchè è illusoria quella sensazione.

Se il posto nel mondo dipende, o co-dipende, non c'è molta differenza in soldoni, da qualcun altro, non è il proprio posto.

Quello che si sta risvegliando, il tuo fastidio, i legami di sangue che ti stringono il collo, (e ti ricordo che paralvi di tua madre come la tua Compagna fedele e affidabile)...è roba tua.

Siediti. Prendi in mano le tue ossa. E puliscile. Fatti aiutare se da sola ti senti schiacciata. Non c'è nulla di male.

Uscire da una relazione simbiotica è dolorosissimo. E' come strapparsi via pezzi di carne viva. Sia che si sia lasciati sia che si lasci.
E quando la chiusura è così dolorosa, è segnale che quella relazione non andava bene...nel senso che non solo non aveva dato un posto nel mondo, ma aveva pure fatto perdere il senso di sè.

Adesso non lo sai. E non lo puoi sapere ancora. Il dolore è fresco e lo devi attraversare. Ma se lei era un parassita, come dice twin, tu sei stata l'ospite. E qui devi guardare. Sul tuo concederti come ospite al parassitismo.

Io sono stata ospite. Co-dipendente. Ossia dipendevo dalla dipendenza del mio ex. Roba che quasi do via di testa.
E ho dovuto re-impararmi. Anche a gestire il mio modo della disponibilità alla Cura. Tutelando me stessa. E non attraverso il ritagliarmi spazi fuori dal contesto affettivo, come facevo.
Come se io non meritassi che quegli spazi piccoli e risicati per me.

...il famoso proprio posto nel mondo.
Che per me non poteva che essere frutto di lotta e guerra. In me e con me. Perchè tutta intera, nel mio essere pieno, non potevo, non mi concedevo di emergere.
Quindi emergevo solo come stronza e aguzzina contrapposto e alternativamente a colei che si prende Cura dei randagi in modo totalizzante.

Trovalo. E trovalo da sola. E' in te.

Poi potrai accoglierci qualcuno. Adesso no. Non puoi. Manchi tu.

Ma togli lo sguardo da lei. Dal tradimento che è un sintomo di una relazione che era tutta sballata. Non è il tradimento che ti sta facendo soffrire.

Stai facendo i conti che tu sei innanzitutto con te stessa. Stai.
E non aver timore dite e delle tue fragilità.

Lei probabilmente, con le sue fragilità, ti è servita anche per prenderti cura di te. Curando lei, curavi anche te.
Essendo forte per e con lei, lo eri con te.
Ma le tue fragilità...sono Tue. Abbine cura senza vergogna. E siine fiera invece
Quelle che adesso sono fragilità, quando gli avrai trovato un posto e una dignità, saranno la tua Forza e la Tua Bellezza.

Adesso stai dove stai. Soffri. E pulisci ossa. Non lasciare che il dolore sia sprecato cercando risposte in qualcuno che non sei Tu.
Aspetta che adesso è un po' lunga a risponderti, eh, e spro di riuscire a beccare bene tutti i punti. Aspettati una risposta molto confusa che parte alla cazzo e non so dove vada.
Allora. Io questa l'ho sempre considerata un po' casa nostra, ma avrei dovuto capire fin da subito che è sempre stata solo casa mia. Nel periodo in cui la risentivo girovagare per la città mi faceva benem prendevo aria dalla tesi, mi interrogavo sul come si sarebbe evoluta tutta questa faccenda, e non sentivo che casa mia mi stesse schiacciando. Adesso invece ho bisogno di starmene in mezzo ai libri e alle mie cose, nel mio nido. Come mi diceva lei prima di conoscermi. Sento di essere regredita: me ne vergogno. Io a mia madre voglio bene, le sono grata, perché ha deciso di tenermi, ma non sento particolare attaccamento verso la mia famiglia, verso il posto in cui sono nata. Più sto lontana da lì, meglio mi sento. Appena varco la soglia di casa di mia madre, mi viene da vomitare. Per me loro (per quanto non li voglia morti, per quanto non mi abbiano fatto nulla di male, per quanto li aiuti e ioro aiutino me) sono sangue, sono persone che non mi sono scelta, non sono persone con cui cercare compagnia o condividere interessi: sono sangue. Non mi intrigano, sono diversi da me. Posso essere loro grata, ma voglio scegliermi le persone: le persone che scelgo, i miei amici, con cui voglio stare, sono la mia famiglia: lei, che così tanto mi faceva ridere e mi abbracciava e mi accarezzava e tutto, la consideravo la mia famiglia. Non l'avevo cercata, non l'avevo corteggiata, non avevo fatto niente per trovarmela, e per me questa cosa era preziosa. Non sono uno di quei disabili gravemente compromessi fisicamente: cammino, mi tengo in equilibrio, sono "normale" se mi vedi: per quanto mi riguarda, mi piaccio anche abbastanza, ma ho, ad eempio, una grave scoliosi, e non è che sono un razzo. Piacerle mi sbalordiva. Sentirmi dire che ero speciale e che mi amava per questo (e me lo diceva fino un mese prima, quando già con l'altro ci andava!), e io comunque questo essere speciale o me lo stavo immaginando, o veramente glielo leggevo in faccia, mi sbalordiva. Per me questo era incredibilmente prezioso. Molto più prezioso dell'amore di una madre, di un fratello, di una sorella, di un padre. Scambiarsi le opinioni, poterle dare la mano e dirle "ci sono qui io, ci siamo qui insieme" per me era incredibilmente prezioso, perché le stavo dando un pezzetto di tutto quello che potevo darle. E mi fa male non (solo) l'essere stata tradita e vederla ridurre il tutto, dall'alto del suo cambiamento, in termini molto prosaici, ma il fatto che quel sentimento fosse per lei estremamente volatile: appena ha cominciato "ad attaccare bottone con tutti", valeva più intrattenere anche i rapporti più fessi coi colleghi di università che vedere questa povera stronza che ti chiedeva di cederci più di un weekend a settimana. Mi fa male pensare che un sentimento del genere possa semplicemente passarti, e che oltretutto, se glielo chiedevi, nemmeno riconosceva che almeno un bruscolino della sua crescita era germogliato dal palmo della mia mano che la teneva stretta. E proprio perché sapevo che aveva sempre avuto mebo amici di me, se qualcosa non mi stava bene la ingoiavo per darle le sue possibilità. Quando questo l'anno scorso ha cominciato a portarsela in giro, io ero gelosa, ma non ho detto nulla, ho inghiottito, e lei ne ha approfittato. Non lo so se fosse un legame di dipendenza, non credo di avere gli strumenti per poterlo dire adesso, o forse sì, e ho paura di ammetterlo, ma so che per me gli affetti sono profondi, ed è questo che mi spezza: adesso che so che non la potrò rivedere (me lo concedete un beneficio del dubbio. non si sa mai?), uscire fuori mi fa solo tirar fuori un sacco di lacrime, non so perché. Uscire fuori mi fa sentire tagliata fuori da tutto il mondo. Mi spezza sapere che per lei erano importanti altre cose: per me le persone che ti vogliono bene sono poche, pochissime al mondo, e vanno coltivate. Io per lei non ero una di quelle. Oltre questo desiderio di coltivare le persone e le cose, non so veramente più dentro di me cosa ci sia: è una vita che devo giustificare l'essere disabile con l'essere intelligente, che devo lottare con le unghie per dimostrare non so che cosa, e per la prima volta mi sentivo accolta, quando invece per lei ero sacrificabile.
Gran parte della mia vita non è mai stata felice: sono sempre stata molto grande fin da piccola, ogni giorno è una lotta, forse è per questo che, qualunque cosa le persone mi diano, quando scelgo di averle vicino, me la prendo senza fiatare: mi sono sempre ripetuta che i problemi sono altri, e adesso non c'è nulla che io voglia fare nulla che mi piaccia davvero, nulla che mi faccia pensare "ecco, questa sono io". A prescindere da lei, lo sento veramente solo se gli altri lo riconoscono.
Per banale che sia, penso di aver bisogno dell'amore degli altri, della stima - è il mio unico punto debole: aver bisogno e non riuscire mai a chiedere nulla. E sento che ora come ora, tutto quello che ho costruito, tutta l'intelligenza, tutta la cultura, non mi servano a molto: se tutto mi va bene (e questo è lo scenario migliore) riuscirò a trovare un impiego che mi darà due soldi per otto ore, con la laurea utilissima che ho, per tornare in una casa vuota. Non è l'esser stata tradita, a farmi sentire così: è l'essere stata trattata come una pezza. Non ho mai preteso che tu avessi cura di me nello stesso modo (o forse sì, ed è questo che l'ha fatta scappare?), ma almeno volevo essere trattata come una persona. E tutto quell'essere speciale per lei, che mi aceva accolta in casa sua, non era che una zavorra. Forse, fra tutte e due, quella normale è lei, che voleva tenersi distante da me, e non sono io. E mi sale un quantitativo infinito di rabbia perché l'ultima volta che ci siamo sentite mi ha detto "non voglio perderti, ma se devo uscire dalla tua vita lo accetto", e invece di quelle risposte pacate che le ho dato, e di quelle domande tenui che le ho fatto, per paura che mi depennase completamente e di riservarmi un giorno la possibilità che possa rendersi conto, avrei voluto dirle "sei tu che mi stai cacciando, sei tu ad aver fatto determinate scelte, e invece parli come se la cosa non ti riguardasse. Se proprio non vuoi perdermi, perché non tratarmi con un minimo di decenza? Cos'è che non vuoi perdere, se mi hai lasciata? Vuoi che ti tratti come prima, ma senza essere la tua ragazza, o stai parlando per dare aria alla bocca?" Le ho detto che volevo incontrarla per darle la tesi, perché era, sotto sotto, una lettera d'amore per lei, in cui c'erano dei passaggi che solo lei poteva capire, e la sua risposta, dopo un quarto d'ora di "non vogliouscire con te se l'idea è tornare insieme" è stata "allora non vuoi darmela?". E io al posto di dirle "No", per evitare proprio un'esplosione irreparabile, le ho detto "no, se mi dici non voglio perdermi questo tuo sentimento non è né una cosa, né un'altra", ma avrei voluto dirle "è un quarto d'ora che mi stai cacciando, perché adesso mi dici quasi quasi che la mia tesi la vuoi?" Mi morde l'essere esplosa a febbraio, quando siamo andate al cinema, perché se al posto di esplodere e di vomitarle tutto addosso l'avessi abbracciata come avrei voluto fare, se avessi messo da parte il rancore, forse sarebbe andata diversamente. Posso saperlo? No. Però vorrei saper dire le cose, ecco. Forse hai ragione nel dire che soffro perché la mia cura non è stata riconosciuta, che nelle sue fragilità curavo anche le mie, però ammetto che, nel'aver risposto al suo "ti meriti ogni bene", non sono stata sincera. Spero che lo provi sulla sua pelle, tutto questo dolore. Vorrei tanto volerle male, ma le voglio l'amore che le volevo prima. Però vorrei che qualcosa che le faccia capire che gli altri non sono uno straccetto da dismettere le capiti, che magari qualcosa gli sussurri all'orecchio che "cazzo, una persona che mi amava, che mi voleva far partecipe della sua gioia di vivere io ce l'avevo, e me la sono bruciata", perché forse l'esito è stato sballato, ma questo volevo: qualcuno che partecipasse della gioia che mi devo creare da quando soo nata, ogni mattina, alzandomi dal letto. Volevo contagiarla e volevo che lei potesse goderne con me. E adesso non so come riprendermela. Ho sempre pensato "ho visto morire mio padre, mio zio, più di un amico: perché sprecare le occasioni belle che possiamo avere con gli altri?", ma io per lei non ero quell'occasione. Se lo sono, con tutto che io avrei voglia di fare la figura di riscriverle, si faccia la cazzo di vita mondana che le piace tanto, e spero che la asciughi, che non trovi nessuno con cui parlare alla pari come faceva con me, e che si mangi pure i gomiti.
Io sono quella che ero prima di conoscerla: combatto con il mio fisico, orchestrando metodi ingegnosi per sopravvivere fra le mura domestiche senza uccidermi scolando la pasta, leggo libri, invento storie. Dietro queste cose, prima di conoscerla, c'era un colore che le animava, ovvero la curiosità di scrivere di sentimenti che non credo avrei mi potuto provare, poi è arrivata lei, e adesso non c'è più un cazzo di nulla. Sono io, non sono cambiata, come invece ha fatto lei, e quindi forse non sono neppure cresciuta. In realtà penso di aver sempre mantenuto un gran senso di me e di quello che volevo, solo che questo senso è fatto di poche cose.
Voi dite "quando starai bene non ti servirà sapere se qualcosa le è successo, poi non lo potrai mai sapere", e razionalmente è vero, ma ora come ora è l'unica cosa che riesco a pensare. Se non fosse che se una persona è stronza, galleggia perché determinati sentimenti non contribuiscono a tirarla giù.
E quindi è meglio che non penso a nulla, alla mancanza che mi pugnala, e mi sfondo di Netflix: mi fa ridere che adesso guardo i battibecchi a scopo firt dei personaggi e riesco solo a dirmi "non è così che funziona, è tutto finto".
 

nina

Utente di lunga data
No. Tu non sei una che prende a calci. Tu sei una che ha Cura.

Ti avrebbe solo fatto più male. Avresti preso a calci te stessa.

Non rinnegare quella che sei, nina.

Tu davvero desideri che lei abbia una vita tranquilla. Che stia bene. Accetta chi sei.

Il resto è rabbia, dolore del sentirti abbandonata. (e senza saper nè leggere nè scrivere, direi che questo vien da molto prima della tua ex.)
E anche, perdonami, richiesta implicita di riconoscimento della Cura che hai dato e dai. E delusione del fatto che anzichè tornare da te, lei decida di andare.

Ma se dai libertà, il rischio è che l'altro se ne vada. E non perchè tu non sei abbastanza. Ma perchè è sua libertà farlo.

Quella Cura, se la vuoi dare, è gratis.
Tu decidi chi la merita. E la dai per Te stessa. E per nessun altro. E' nella Cura che ti dai il piacere. Non nel riconoscimento. Il riconoscimento viene dopo. E non DEVE, proprio non DEVE essere una motivazione al dare.
Deve essere un tuo piacere egoistico. Aver Cura.

Sembra una contraddizione...ma non lo è.

Aver Cura di qualcun altro, significa consegnargli in mano cose preziosissime. E quell'altro deve essere degno. Letteralmente.

Deve essere capace di aver Cura della Cura. E lo deve dimostrare. Giorno dopo giorno. Passo dopo passo.
Come viceversa tu dimostri di saper aver Cura...è come...

ecco, questo

[video=youtube;bQ4u9Vq3ZZI]https://www.youtube.com/watch?v=bQ4u9Vq3ZZI[/video]

l'aquila femmina, fra i vari contendenti sceglie il Suo maschio fra tutti, ed è quello che intreccia le unghie e si lancia in picchiata con lei. Lei decide la picchiata. Lui la segue. E la porta contemporaneamente. E lei porta lui. Chi non si stacca, chi resta agganciato...è degno.
Penso di averti risposto prima :). Ma io infatti non ho mai preteso di sentirmi dire 'grazie', però di non essere trattata come una merda, questo magari sì. Se io ti uso così tanto rispetto in ogni cosa che faccio, magari usane un po' anche tu? (ovvio che è un tu rivolto a lei, eh). Mi ricordo, appena mi sono trasferita, mi disse "tu fai tutte queste cose, per me, io che posso fare?" E io non sapevo che risponderle. Le dicevo "Niente, che devi fare?". Devi volermi bene profondamente, ecco cosa. Magari non restituire punto per punto i gesti, ma non cominciare, a un certo punto, a far finta che io non esista: è semplice questione di rispetto.
Forse hai tragione nel dire che la rabbia e la delusione vengono da molto prima di lei: il dolore me lo porto dietro da una vita, ma nessuno lo vede mai. Quando ho deciso di farlo vedere a lei, la risposta è stata quella che è stata.
 
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nina

Utente di lunga data
Io sto vivendo la mia fase delicata a momenti alterni. Ci sono momenti in cui vorrei restare sola e momenti invece in cui cerco a tutti i costi la compagnia. Vabbe' che sola in effetti e' raro che io possa trovarmi. :rolleyes:

Forse ne avrei anche bisogno. E' vero anche che avendo qualcosa sempre da fare sono meno portata a rimuginare e piu' spinta ad andare avanti. Anche se un pochino mi piacerebbe avere modo di sfogare il pregresso. Ma ci vorrebbe tempo. Se lo faccio (e capita) random, per un'oretta, invero lo trovo dannoso. Mi mette di malumore in una maniera che.... Non mi soddisfa. Perche' non ho il tempo per coltivarlo, il mio malumore, e per uscirne da me. Non so come dire: vengo assorbita da altre cose e sono costretta ad accantonarlo ben presto. Non ho -che so- un mese, o una settimana, per pensare al mio accaduto, e per reagire secondo le voglie. A volte mi sento incasellata. Ad ore tot lavoro. Ad ore tot rientro. Ad ore tot esco. Ad ore tot parco con bambino. Ad ore tot cena. Ad ore tot nanna con bambino. Certo. Non avere spazi vuoti aiuta anche. Pero' non soccorre molto se si ha l'esigenza di interiorizzare e digerire fatti che hanno un peso. Ci penso meno, questo si. Pero' come dire.... Alla fine sono li. E io non ho tempo per loro. E neanche per me. Cioe' ne ho. Ma mai per quello. Non so come dire.....
Ti capisco.
Ti distrai per il tempo che stai facendo quella cosa, ma il pensiero poi torna sempre lì.
 

nina

Utente di lunga data
Quoto Ipazia.

Io invece ho rifatto tutto, si sono rotti anche TUTTI gli elettrodomestici, ma ero anche sempre fuori ecc
Ho fatto tutto e ho accettato di piangere fino a non avere più lacrime.
Ma mi sono staccata.
Io ho il problema che sono in affito e l'unica cosa che posso fisicamente fare è icollocare altrove i libri di Pasolini e buttare i regali che mi ha fatto insieme alla madre.
 

nina

Utente di lunga data
Io sono un disastro in cucina...:D

se avessi dovuto usare la cucina per tenermi occupata...credo avrei distrutto la cucina...non solo per i dolci, ma i dolci sarebbero stati una buona scusa per fare quello che razionalmente sapevo sbagliato e inutile fare ma emotivamente desideravo come acqua nel deserto :p:carneval:

Sai che facevo io?

Uscivo. Sono sempre stata molto brava a stare sola in mezzo alla gente. Ho iniziato a coltivare quella capacità. Usando quello spazio nella mia mente, per osservare il mondo.

Quindi uscivo, mi mettevo in un posto, e osservavo. E lasciavo che i pensieri si sciogliessero.

Avevo un posto preferito, quello davvero in solitudine, in un bosco. E ci andavo. Specialmente di notte. Sola. Ad ascoltare i rumori della natura. E a sentirmi parte di un Tutto, Viva...sentire Vita autentica che mi scorreva intorno. Il silenzio di un bosco di notte, mi ha sempre pacificata.

E poi guidavo. Tantissimo. I distributori credo mi debbano buona parte dei loro lavori di ristrutturazione di quel periodo :D

Guidavo e spiagnucolavo, bestemmiavo, facevo propositi, li disfacevo. sognavo, distruggevo i sogni, distruggevo le speranze, mi lasciavo affogare nei dolori antichi, li ripercorrevo mm per mm, cercandoli, sentendomeli addosso, cercando di riviverli, senza perdemene neanche una goccia.

E poi mi fermavo e mi lasciavo affondare...era una sensazione dolce e stranissima...di essere immersa in un liquido viscoso e caldo...curavo la mia connessione con il tempo e lo spazio, attraverso il dolore...

La mia amica invece distruggeva e rifaceva casa. Credo abbia speso uno sproposito in quel periodo...:carneval:

Ognuno ha i suoi metodi...se i dolci funzionano...buon metodo!

Ti piacciono i dolci? Quale è il tuo preferito?
Io i dolci proprio zero, ma mi piace saltare la pasta in padella in vari modi e sfiziarmi col petto di pollo. :D
Io boh, prima, quando la sentivo, andavo in giro e mi interrogavo. Adesso se vado in giro piango. Guidare non posso, scrivere non riesco più, quindi piango fino ad avere conati, e guardo telefilm quando ho smesso. E mando curriculum. E spero di poter andare presto a visionare la roba per il mio articolo. E spero, almeno, di trovare lavoro: quel futuro insieme a cui volevo arrivare non ce l'ho più, ma almeno mi levo l'ansia di non avere lo stipendio.

(Se vi serve un traduttore dall'inglese mandatemi un MP, tariffe modiche e ottimi risultati :D)

Che dolci? Soprattutto quelli al cucchiaio, o quelli molto cioccolstosi e non secchi, ma a farli io sno un disastro, è la prima volta che provo.
 

perplesso

Administrator
Staff Forum
care ragazze, vedo che il dono della sintesi proprio non vi appartiene :)
 

Brunetta

Utente di lunga data
Io ho il problema che sono in affito e l'unica cosa che posso fisicamente fare è icollocare altrove i libri di Pasolini e buttare i regali che mi ha fatto insieme alla madre.
Venticinque anni e due figli riconoscerai che sono un legame più forte di qualche anno da ragazze.
Specularmente io riconosco che la forza dirompente del primo amore è indimenticabile.

Però tu devi fare uno sforzo di ridimensionamento nel tempo e nel tuo vissuto di una cosa importante, ma che resterà circoscritta a un tempo della tua vita.

Vedo che qualsiasi cosa ti venga scritta la ignori bellamente per tornare a rimuginare in un loop. Si esce dai loop non li si asseconda.

Di tutto quello che più mi ha sconcertato è stato il definire te e lei famiglia. Così come mi ha colpito la definizione di tua madre.
Per me hai bisogno di un aiuto per uscire da questa situazione.
 
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