Io la capisco Diletta, che' anch'io negli ultimi anni del mio primo matrimonio mi sentivo esattamente cosi: davanti a tre pareti altissime impossibili da scalare e indietro cio' in cui non volevo stare. Tecnicamente una trappola. Ho iniziato a muovermi con circospezione, valutando seriamente la possibilita' di un'altra realta'; il nulla per molto tempo e una sorta di rabbiosa rassegnazione come compagna di vita. Poi e' arrivato da se' il coraggio di rischiare il tutto per tutto, come una miccia accesa da un fulmine casuale, e ho fatto scoppiare la bomba. Nelle mie fantasie a riguardo avrebbe dovuto prendere corpo ogni idea che mi ero fatta sul dopo, e invece la realta' mi ha stupita.
Sentire il diaframma che ristabiliva una sincronia col ritmo della vita, lasciar andare ogni bruttura, dimenticarla quasi, sembra impossibile, ma e' venuto naturale. La Vita, e me stessa (qualcosa in me), mi ha ripresa per i capelli e restituito tutto quanto una relazione malata aveva succhiato via da me.
Ci sono stati anche passaggi difficili, specie con i figli, ma se la spinta verso una sorta di benessere personale, che non chiamerei egoismo, diventa travolgente, tutti intorno finiscono per capire e perfino beneficiarne.
Auguro a Diletta di trovare, in qualsiasi modo, pace. Ma pace vera, non quella finta di certi momenti.