Egoriferito pure tu? Perché qui se racconti la tua esperienza e assumi posizioni conformi alla legge sei egoriferito

Succede anche rispetto al tradimento.
Ma succede rispetto a tutto ovunque.
“Se non non l’hai vissuto, non sei legittimato a esprimere un parere”.
Ma qui vi è un punto in più perché si può delegittimare usando quello che un utente ha detto di sé.
Non basta perché si usa anche quello che si immagina in base ai propri schemi mentali sull’argomento.
Sei un o una tradito? Allora sei poco attraente e sessualmente scarso. Ah anche incapace di provare emozioni. Come se essere in balia delle emozioni non fosse un problema.
Sei un traditore o una traditrice? Allora sei una persona perfida che gode al pensiero di ingannare il partner ignaro.
Non hai figli? Allora non puoi parlare di bambini e di educazione.
Questo metodo di delegittimazione della persona con la quale si dice di volersi confrontare, è spontaneo.
È una reazione spontanea di autodifesa quando ci si sente anche indirettamente giudicati.
In questi giorni, in seguito a una lettera, pubblicata in prima pagina dal Corriere, di una mamma offesa perché un passeggero aveva rimproverato i suoi figli, sì sono scatenati social e discussioni tra amici.
A parte che un tempo in prima pagina il Corriere pubblicava lettere di Buzzati, Calvino e Pasolini e ora una poveretta che cerca consolazione per un normale evento, ma tutti si lamentano per normali eventi della vita.
I due schieramenti si sono formati subito e sono partiti lancia in resta: “i bambini rompono i coglioni e i genitori non li sanno educare” contro “siamo diventati tutti insofferenti e non sopportiamo la gioiosa vivacità dei bambini.”
Lo scontro continua vivace (lo scontro può essere vivace, i bambini no) da giorni perché… nessuno dei partecipanti era sul treno e quindi dice riferendosi ai propri schemi e alle proprie esperienze.
Qui si è svolta la stessa cosa.
I bambini fastidiosi sono bambini soli e (attingo alle mie osservazioni, esperienze e pure studi) non si agitano “per essere notati, è una espressione che attribuisce ai bambini una strategia che non possono avere, ma si agitano perché mancano di riconoscimento e contenimento, cose vitali.
Quando un genitore dice che “ha perso la pazienza“, dovrebbe invece riconoscere che non è stato in grado di dare contenimento e poi lo dà in modo violento (mani o parole o entrambe) rafforzando, tra l’altro, il comportamento sgradito.