E’ bastata una dichiarazione di fuoco del consigliere al commercio del presidente USA, Donald Trump, a mandare il cambio euro-dollaro ai massimi dall’8 dicembre scorso, attestandosi nel primo pomeriggio a 1,0760. Peter Navarro, considerato un “falco” anti-cinese, ha attaccato la Germania, sostenendo che si avvarrebbe di un cambio “eccessivamente sottovalutato” per sfruttare il resto della UE e gli USA, divenendo così un ostacolo per il raggiungimento di un accordo di libero scambio tra le due sponde dell’Atlantico, il cosiddetto TTIP. A stretto giro è arrivata la replica della cancelliera Angela Merkel, che ha chiarito come la Germania non possa e non ha intenzione di influenzare il cambio, né di attentare all’indipendenza della BCE.
Le parole di Navarro, a capo del Consiglio Nazionale del Commercio, confermano le dichiarazioni del presidente americano, che nei giorni scorsi aveva definito la UE “un veicolo degli interessi della Germania”, accusando Berlino di crescere sulle spalle dei partner più deboli dell’Europa.
Nel mirino dell’amministrazione Trump c’è il forte avanzo commerciale tedesco, di cui 75 miliardi annui vantati proprio nei confronti degli USA. Se Berlino avesse il marco tedesco, spiega, oggi dovrebbe fare i conti con un cambio meno favorevole, per cui l’euro si starebbe configurando una sorta di fregatura ai danni dei principali competitors.
Le considerazioni sopra espresse stanno rafforzando la convinzione sui mercati, che tra minori stimoli in vista, per via dell’inflazione in veloce risalita nell’Eurozona, e l’inserimento di fatto della Germania da parte dell’amministrazione americana tra le economie “manipolatrici del cambio”, il cambio euro-dollaro sarebbe destinato ad apprezzarsi.
Secondo Navarro, bisogna riportare in America l’intera catena del valore (della produzione), non limitandosi all’assemblaggio sul territorio USA di componenti prodotte all’estero. A chi ribatte che ciò si tradurrebbe in un aumento dei prezzi per i consumatori americani, replica che un dollaro verosimilmente più forte grazie al minore deficit commerciale compenserebbe una tale tendenza, anche se riconosce che per contro potrebbe colpire proprio le esportazioni.
Pressioni, insomma, che Washington cercherà certamente di accrescere sulla Germania, affinché contribuisca a porre fine agli squilibri globali, che sono originati proprio dalle manipolazioni dei tassi di cambio, come nel caso anche della Cina. L
e tensioni tra USA e Germania s’intensificano, mentre i tedeschi cercheranno di approfittare delle critiche per spingere la BCE a ritirare gli stimoli monetari, rafforzando l’euro, ipotesi sgradita al resto delle economie dell’area .
Mi sembra evidente dove voglia arrivare la cancelliera tedesca, a scapito di tanti altri paesi dell'Unione Europea...
se può interessare, qui :
https://www.investireoggi.it/economia/cambio-euro-dollaro-sottovalutato-del-20-big-mac-134-germania/
c'è un articolo "atipico" ma ugualmente interessante...