libere e personali considerazioni di un cittadino qualunque, alla luce del prossimo Decreto fase 2
dopo l’esplosione del contagio in alcune zone della lombardia (sulle quali sta già mettendo ampiamente le mani la magistratura) e la sua diffusione sul territorio nazionale in modalità assai più stemperata, la pressione sugli ospedali e le terapie intensive si sta progressivamente allentando
Ci lecchiamo le ferite, contiamo i nostri morti, ci prepariamo come da millenni avviene in ogni situazione, a alzare il capo e ripartire.
Ma ripartire come?
Si è parlato e si parlerà ancora a lungo di “convivenza” ed è un concetto che implica la sana necessità di tener conto di un fatto semplice: il virus c’è, ci sarà, ci accompagnerà contagiandoci più o meno tutti, chi più chi meno, fino a che non verrà trovato e testato il vaccino, e si potrà archiviare e mandare affanculo questo virus che ha un problema notevole peraltro, e cioè si è sbracato troppo, e quindi ha addosso tutte le forze e le energie del pianeta, e di conseguenza vita durissima e mesi contati.
La “convivenza” vuol dire che bisogna imparare a “vivere” con il virus (mascherine, distanza no assembramenti, più seghe e meno scopate, etc.. etc..)
questa annunciata fase 2, in questo senso, sconcerta.
Perché non è una fase che a me personalmente richiama “convivenza” ma al contrario richiama “evitamento”
mi rimanda suoni di guerra come quello che esce per strada da una cantina dopo una tremenda sparatoria, facendo piano, muovendosi a passi circospetti , contro muro, guardandosi intorno impaurito e stando attento che non voli una mosca, e che la tremenda sparatoria abbia finalmente avuto fine, attraversando il quartiere con l’obiettivo di fare 100 metri e arrivare al successivo angolo della strada, alla successiva cantina, essendosela scampata e avendoci levato la buccia.
E poi.. raggiunto l’angolo e la nuova cantina, si vedrà
questa non è “convivenza” e nemmeno è nulla che gli somigli vagamente, per me
convivere con i proiettili che sibilano nell’aria è esattamente il contrario, e cioè è uscire con tutte le precauzioni e tutte le consapevolezze del caso, e muoversi esattamente con lo spazio di prima, lo sguardo di prima, l’orizzonte di prima.
Che strategia sta dietro, quindi, a questo provvedimento che ha connotati a dir poco grotteschi?
Che speranza di aver culo si annida e corrobora queste scelte così “caute”?
Decidere di “evitare cautamente” anziché di “affrontare consapevolmente” il “passaggio” e la “compagnia” di questo virus è una scelta illusoria?
O un ennesimo delirio di potenza?
a me sembra che semplicemente si sia detto: "se non riapriamo qualcosa, se non ci muoviamo, siamo definitivamente fottuti.
Ma non siamo pronti."
L'altro aspetto che ci leggo è che stanno rilevando che la gente in isolamento non ci sta dentro.
Se tirano un altro po' la corda sotto questo punto di vista, si ritrovano a dover gestire un'altra emergenza sanitaria. Prima psichiatrica e poi psicologica.
Quindi si inizia a provare e vedere come va.
Nel caso si ferma di nuovo tutto.
E poi si riprova.
Le strategie si fanno sulle informazioni.
E le informazioni non ci sono, ora come ora.
Stanno seguendo la stessa strategia che si segue nel resto del mondo. Proviamo e vediamo.
Del resto del mondo che ha pensato che non sarebbe stato toccato dal problema, questo è un particolare significante.
(il Vietnam, per esempio, a quanto mi dice un'amica che vive là, mentre noi ci facevamo le seghe su cinesi sì e cinesi no, aveva chiuso da settimane, il Portogallo già citato, la Nuova Zelanda.
In Corea del Sud hanno già preventivato due anni di fase 2.)
Detto questo.
Io penso che.
Prima erano sacrificabili gli anziani.
Adesso siamo sacrificabili tutti.
Con un ordine di priorità economico.
Chi avrà più disponibilità riuscirà a fare più cose di chi ne ha di meno e ancora di più rispetto a chi non ne ha nemmeno uno e dipende dall'esterno per la sua sussistenza.
Questo è il messaggio che io leggo piuttosto chiaramente.
Ed in ogni caso, non vedo alternative.
Credo che ne vedremo delle belle.
La strategia ce la vedo.
Che poi non sia un desiderata, è un altro discorso.
E' una convivenza che richiama quei matrimoni che stanno in piedi perchè stanno in piedi.
Viviamo insieme perchè dobbiamo ma vediamo di non romperci troppo i coglioni.
Solo che a 'sto giro, uno dei coniugi ha un potenza che l'altro manco sa immaginare. Men che meno gestire.
Un po' come vivere con quello che se provi a tirar su la testa ti riempie di mazzate. MA non puoi andare da nessun altra parte.
Solo che a questo non gliene fotte un cazzo a nessun livello del fatto che tu viva o muoia.