Il piacere di offrire

francoff

Utente di lunga data
Beh.. può pure essere, mica casca il mondo

Ma tra leggere e comprendere la sua differenza c'è

E già ieri ti è stato fatto notare che sulla differenza tra libera offerta (non contrattabile) e disponibilita' generica (ditemi che devo fare) non ci avevi capito una sega

Magari rileggi altre volte, è quando hai ben capito ci confrontiamo

Anche perché io non so nulla Delle argomentazioni di un omosessuale al riguardo, non frequentandone nessuno

Se non per motivi di lavoro, un paio

Ma penso non valga




riguardo al neretto forse non ci hai capito una sega tu viste le montagne di caxxate che scrivi argomentandole in modo surreale, anche perchè rimango della mia idea : sei un bambino viziato ed un adulto inconcludente
 

Skorpio

Utente di lunga data
Beh.. può pure essere, mica casca il mondo

Ma tra leggere e comprendere la sua differenza c'è

E già ieri ti è stato fatto notare che sulla differenza tra libera offerta (non contrattabile) e disponibilita' generica (ditemi che devo fare) non ci avevi capito una sega

Magari rileggi altre volte, è quando hai ben capito ci confrontiamo

Anche perché io non so nulla Delle argomentazioni di un omosessuale al riguardo, non frequentandone nessuno

Se non per motivi di lavoro, un paio

Ma penso non valga




riguardo al neretto forse non ci hai capito una sega tu viste le montagne di caxxate che scrivi argomentandole in modo surreale, anche perchè rimango della mia idea : sei un bambino viziato ed un adulto inconcludente
È il tuo GIUDIZIO e io lo rispetto

Della montagna di cazzate che vedi, prendine anche una a caso (ti dovrebbe essere semplice, data la.montagna) e se ti va, segnalalo come cazzata

Magari motivando anche il PERCHÉ secondo il tuo GIUDIZIO trattasi di una cazzata.

Così anziché parlare Delle MIE cazzate (senza dire quali) parli anche un po' di TE.. e dei tuoi metri di GIUDIZIO

E porti un contributo alla discussione, alla quale hai scelto TE di partecipare liberamente
 
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isabel

Utente di lunga data
In che senso?

A me quello che non persuade per nulla e' l'accoglienza di una offerta che -per come formulata - non coglie anche il mio piacere. A quel punto le strade per me sono riconducibili a due, volendo escludere l'ipotesi che io mi faccia una forzatura.

O ti dico no, o ti propongo una alternativa che in base alla mia personale sensibilità, ed al contesto, posso ritenere che non alteri il senso (inteso anche nella lata accezione di spontaneità) della tua offerta, in modo che coincida anche con il mio piacere. Esempio non mi serve uno che si occupi della griglia alla festa ma.... Ci sono tanti bimbi da intrattenere. Ovviamente la mia sensibilità (quando espressa in buona fede) può anche fare cilecca. Ma è chiaro che non accolgo la tua offerta semplicemente dicendoti che sei gentile.
Riferendoti all'ultimo degli esempi che ti proponevo, hai scritto
"Mentre l'ultima ipotesi per me è quella del no che diventerà si. Un si che nulla ha di spontaneo."
Non capendo la ragione del passaggio da "no" a "sì" ho provato a chiederti se, per caso, ti saresti fatta "persuadere" dalle parole di lui. Evidentemente no. :)
 

Skorpio

Utente di lunga data
Per come la leggo io, la persona a cui ti riferisci ha accolto la tua offerta, certamente, ma solo con la mediazione del "rilancio". Che tu hai accettato. Diversamente non è questione di intendere o intondare: e' questione che nessuno può essere in grado di accogliere un'offerta con un no. C'è un no (che tale e') che diventa si, ma con un'altra offerta spontanea.
Credo che [MENTION=5159]ipazia[/MENTION] abbia fatto un esempio calzante

Mi porti il fiore (ti voglio bene)

No al fiore (oggetto) , ma accoglienza per il tuo portare il bene per me

Meglio di così credo sia difficile da spiegare il senso di un NO che accoglie

Poi.. in effetti,
Nonostante l'accoglienza, c'è pure chi arrizza il culo e va via indignato smoccolando, se dici NO al SUO fiore (povero tesoro :rotfl: )
 
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Foglia

utente viva e vegeta
Credo che [MENTION=5159]ipazia[/MENTION] abbia fatto un esempio calzante

Mi porti il fiore (ti voglio bene)

No al fiore (oggetto) , ma accoglienza per il tuo portare il bene per me

Meglio di così credo sia difficile da spiegare il senso di un NO che accoglie

Poi.. in effetti,
Nonostante l'accoglienza, c'è pure chi arrizza il culo e va via indignato smoccolando, se dici NO al SUO fiore (povero tesoro :rotfl: )
Io ho letto l'esempio della rosa di [MENTION=5159]ipazia[/MENTION] come un rilancio. Una accoglienza mediata da un rilancio. Non accetto la rosa MA trovo una comunicazione con te che ti faccia capire anzitutto perché non accetto la rosa, e poi come partire con un dialogo bello per entrambi.

Io non ho questa accoglienza. Nel senso che di fronte a uno che ferisce la mia pianta prima di tutto sbraito. Non lo avrei fatto solo perché chi lo ha fatto e' un bambino. E non lo metto sullo stesso piano di un adulto. Fosse stato un adulto, con me si sarebbe trovato di fronte a un no. Poi magari se avessi percepito che l'intento era buono, mi sarei data una calmata, e avrei al limite chiesto scusa per la mia reazione. Ma accoglienza, o rilancio (mi sa che sul punto non ci intenderemo mai), no. Con un bimbo, ripeto, per me è diverso.
 

Skorpio

Utente di lunga data
Io ho letto l'esempio della rosa di [MENTION=5159]ipazia[/MENTION] come un rilancio. Una accoglienza mediata da un rilancio. Non accetto la rosa MA trovo una comunicazione con te che ti faccia capire anzitutto perché non accetto la rosa, e poi come partire con un dialogo bello per entrambi.

Io non ho questa accoglienza. Nel senso che di fronte a uno che ferisce la mia pianta prima di tutto sbraito. Non lo avrei fatto solo perché chi lo ha fatto e' un bambino. E non lo metto sullo stesso piano di un adulto. Fosse stato un adulto, con me si sarebbe trovato di fronte a un no. Poi magari se avessi percepito che l'intento era buono, mi sarei data una calmata, e avrei al limite chiesto scusa per la mia reazione. Ma accoglienza, o rilancio (mi sa che sul punto non ci intenderemo mai), no. Con un bimbo, ripeto, per me è diverso.
Ho capito..

Diciamo che x me l'accoglienza non è verso il fiore, ma verso Il MOTO che ti ha portato a prendere un fiore per me (che viene riconosciuto come positivo)

Il rilancio per me, è sempre sull'oggetto, mai sul MOTO, e sarebbe stato:

Un fiooooree? A me?.. IO VOGLIO un cesto di fiori! :)

(Rilancio sulla quantità, ricordi? Lo avevi citato proprio tu parlando dell'esempio sul lavoro)

Oppure: "un fioreee??? Io voglio una collana!"

(Rilancio sulla tipologia, con cambio di oggetto)

Anche perché in effetti è l'unica cosa su cui puoi rilanciare (l'oggetto)
 
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ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Io ho letto l'esempio della rosa di @ipazia come un rilancio. Una accoglienza mediata da un rilancio. Non accetto la rosa MA trovo una comunicazione con te che ti faccia capire anzitutto perché non accetto la rosa, e poi come partire con un dialogo bello per entrambi.

Io non ho questa accoglienza. Nel senso che di fronte a uno che ferisce la mia pianta prima di tutto sbraito. Non lo avrei fatto solo perché chi lo ha fatto e' un bambino. E non lo metto sullo stesso piano di un adulto. Fosse stato un adulto, con me si sarebbe trovato di fronte a un no. Poi magari se avessi percepito che l'intento era buono, mi sarei data una calmata, e avrei al limite chiesto scusa per la mia reazione. Ma accoglienza, o rilancio (mi sa che sul punto non ci intenderemo mai), no. Con un bimbo, ripeto, per me è diverso.
Forse sto capendo.

Dimmi se sbaglio :)

tu vedi nella rosa l'offerta. Giusto?

Quindi dicendo no alla rosa, stai dicendo no all'offerta stessa?

Ho capito bene?

Io l'offerta invece non la vedo nella rosa, che semmai è l'oggetto dell'offerta, l'offerta la vedo nel soggetto che si muove portando un qualcosa di materiale, a volte di immateriale.

Quindi non accettare l'oggetto, non significa non accettare e accogliere il soggetto che porta l'oggetto.

Che è un po' come coi bambini a cui non dici "sei scemo", ma gli dici "il tuo comportamento è a mio parere scemo".
Che sembra una cosa inutile e sottile.

E invece nel primo caso c'è un marchio e una etichetta.
Nel secondo caso valuto il tuo comportamento accogliendo te che l'hai prodotto e aprendo con te un dialogo riguardo quel comportamento.

Ed in questi termini la comunicazione non è rilanciare (ossia un movimento che ha come obiettivo il trovare una negoziazione fra quel che vuoi tu e quello che voglio io, ragionando sugli oggetti e non sui soggetti)
La comunicazione diventa semplicemente uno spazio in cui collocare i due soggetti in modo che si possano comprendere pur non condividendosi,a volte, altre volte scoprendo di condividersi ma non averlo capito.

Che è un po' la famosa differenza fra ti accetto ma non ti condivido.

Che non è ti faccio la bella faccia perchè ti voglio tanto ma tanto bene, ma dentro di me penso che sei una testa di cazzo immane.

Ma è che io penso e ti comunico chiaramente che su tutta una serie di aspetti mi stai pure sul cazzo, epperò rimani lo stesso nella mia cerchia stretta perchè la valutazione globale di te mi dice che ne val(i)e la pena per tutta un'altra serie di aspetti che completano il quadro. E qui scattano tutte le valutazioni specifiche sui vari parametri individuali.

Che è poi un po' la stessa forma di valutazione che fa restare o meno dopo un tradimento.

O che porta o meno ad una separazione.

Con i bambini e con gli adulti per me funziona allo stesso modo.

ci sono bambini profondamente scemi che tollero solo perchè ci sono costretta. Ma fuori da una costrizione manco mi ci avvicinerei che mi danno ai nervi solo a vederli muovere in un supermercato. E non mi fanno la minima tenerezza aggiuntiva solo perchè sono piccoletti. Semmai sono piccoletti scemi in erba. (poi i loro genitori li appenderei per gli alluci, che come si diceva da me, il pesce puzza dalla testa...ma questo è un altro discorso ancora).

Allo stesso modo ci sono adulti profondamente scemi che tollero perchè ci sono costretta. Ma fuori dalla costrizione manco mi ci avvicinerei che mi danno i nervi solo a vederli muovere in un supermercato. L'unica differenza per me è anagrafica.

E avendo qualche annetto di esperienza con l'umano, ho imparato che tendenzialmente se nasci pera non diventi mela solo perchè il sole ti ha battuto in testa. :D

In ogni caso quel che io vario fra adulti e bambini è la traduzione e la modalità di relazionarmi.
Non è che siccome sei un bambino puoi andare a giro a fare il cazzo che vuoi. Perchè vivi nel mondo reale.

Se un bambino rompe i coglioni, li rompe uguale.
Non è che siccome è un povero piccolo innocente allora gli faccio lo sconto.
Ha rotto il cazzo. Punto.

Poi lo comprendo nei suoi parametri evolutivi e colloco il mio relazionarmi con lui.
Allo stesso modo in cui posso comprendere nei suoi parametri evolutivi un adulto o un adolescente.

Se in relazione al tuo essere bambino e a quello che la tua fase evolutiva prevederebbe tu non ci sei, non è che siccome sei un bambino allora va bene uguale. Sei indietro. E i comportamenti da indietro te li faccio notare rifiutandoli, ma senza rifiutare te come essere che li agisce.

Che è poi lo stesso discorso riguardante la disabilità.
Un piccolo disabile fa tenerezza o può farne. MA tale resta.

Ed è disabile perchè non sta seguendo le tappe evolutive che dovrebbe seguire ma ne sta seguendo altre e questo lo mette in difficoltà nei diversi ambiti sociali.

Che allo stesso modo se sei disabile e rubi al supermercato perchè hai visto i biscotti, non è che ti do un buffetto perchè sei un disabile. (poverino, e chiamo questo accoglienza.).
Ti insacco (a tua misura).
E il farlo, insaccarti intendo, è esprimere accoglienza e rispetto di ciò che sei, senza mettermi occhiali rosa o neri.
E fiducia e speranza anche.

Perchè se nessuno ti dice niente, fin tanto che sei un frugoletto sbauscioso e moccoloso fai tenerezza, ma quando sei un adulto sbauscioso e smoccoloso fai ribrezzo.
E se rubi ti fanno il mazzo. Se poi sei pure instabile c'è pure il rischio che ti incazzi (o si incazzano) e succede il macello.

E se tengo a spingerti verso una cosa che somiglia alla possibilità di partecipazione alla vita, ti rompo il cazzo se rompi il cazzo e non ti faccio sconti in virtù di quel sai o non sai fare.

E anche qui....accolgo il soggetto rifiutando l'oggetto. (accolgo il disabile, rifiutando comportamenti inadeguati che tali sono ma che non ti esauriscono come disabile).

Esempio concreto?

Un disabile col moccio al naso mi si pulisce nella maglia.
Cor cazzo che non gli dico niente.

Gli faccio pesare il fatto che si è strusciato il muco sulla mia maglia e non voglio la sua offerta di vicinanza in quel modo.
Oggetto: muco
Soggetto: disabile che offre vicinanza (e chiede).

Ma proprio facendoglielo pesare e standogli accanto mentre spiego e batto su questo, lo sto accogliendo per quello che è.

Ossia un moccoloso che ha da imparare a non strusciarsi sulle maglie altrui, pena l'emarginazione sociale e lo schifo spalmato addosso quando gli passa la pucciosità del cucciolo.

Spero di spiegarmi :)

A me imbarazza moltissimo, con me stessa, invece, prima sbraitare e poi dover pure fare retromarcia. Anche perchè in quel caso, inevitabilmente ci si porta dietro tutta una serie di cose che appesantiscono e tolgono parità alla situazione.

E se dall'altra parte c'è lo stronzo per davvero, sai che festa :)

Se parto, è perchè ho deciso che ti faccio a pezzetti.
Se non sono certa di volerti fare a pezzetti, preferisco aspettare, che non ho fretta e nemmeno niente da affermare.
Ci penso, valuto e poi decido.

Parto molto poco in realtà. E non me ne sono (mai) pentita.
Men che meno ho chiesto scusa per averlo fatto.

Lì diventa una questione di responsabilità riguardo le mie decisioni e le loro conseguenze. Le scuse, per me e anche a me, a quel punto non contano più un cazzo.
(a me le scuse fra l'altro fanno partire l'embolo. E non le accetto. Le trovo inutili. Se hai (ho) fatto la cazzata. Ammettilo e ripara, concretamente, non con le parole.).
 
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Brunetta

Utente di lunga data
Ma a tutti, uomini e donne, piace compiacersi dell'ammirazione e spesso dell'invidia degli altri, soprattutto perché è altrettanto vero che solo a pochi piace essere disprezzati.
Ma pensare che un uomo possa convincere una donna a vestirsi in un certo modo per suscitare l'invidia degli altri uomini è un po' eccessivo.
Generalmente una donna sceglie sempre da sola come vestirsi e questa scelta, esattamente come per gli uomini, la definisce pubblicamente. Ovvio che a 18 anni questo abbia molto più peso che ad un'età più adulta.
Ho idea che questa visione ti piaccia.
Certamente c’è spesso l’incontro di due narcisismi che si compensano.
Ma a volte no.
 

danny

Utente di lunga data
Ho idea che questa visione ti piaccia.
Certamente c’è spesso l’incontro di due narcisismi che si compensano.
Ma a volte no.
Le affermazioni risultano vere quando la loro negazione è palesemente falsa.
Chi ama essere disprezzato o reietto?
Anche le persone più schive, o quelle alle quali la competizione fa paura perché si sono convinte di non avere i numeri per affrontarla, cercano il loro modo per piacere a qualcuno, magari in un ambito più ristretto, più slegato dalla massa, seguendo percorsi semplicemente diversi e in cui sentono di avere maggiori potenzialità.
Ma non sono migliori di chi lo fa diversamente.
Ebbene sì, alla gente piace comunque piacere, nei modi che a ognuno paiono più congeniali e accessibili, anche se alla maggior parte piace farlo puntando anche sull'estetica e sull'apparire.
Non ci sarebbero infiniti negozi di vestiti, di intimo, di scarpe e borse e di accessori per il trucco, di estetica e parrucchieri, social network come Instagram o Musically o anche Facebook se questo non fosse vero.
Non è questione di essere narcisisti, ma di tentare di palesare di amarsi abbastanza per disporre di quel valore che può farci amare o almeno notare dagli altri.
Siamo semplicemente in una società competitiva e ognuno di noi cerca di emergere in qualche modo. D'altronde la stessa natura, se vogliamo rileggere Darwin, lo è.
 

Divì

Utente senza meta
Le affermazioni risultano vere quando la loro negazione è palesemente falsa.
Chi ama essere disprezzato o reietto?
Anche le persone più schive, o quelle alle quali la competizione fa paura perché si sono convinte di non avere i numeri per affrontarla, cercano il loro modo per piacere a qualcuno, magari in un ambito più ristretto, più slegato dalla massa, seguendo percorsi semplicemente diversi e in cui sentono di avere maggiori potenzialità.
Ma non sono migliori di chi lo fa diversamente.
Ebbene sì, alla gente piace comunque piacere, nei modi che a ognuno paiono più congeniali e accessibili, anche se alla maggior parte piace farlo puntando anche sull'estetica e sull'apparire.
Non ci sarebbero infiniti negozi di vestiti, di intimo, di scarpe e borse e di accessori per il trucco, di estetica e parrucchieri, social network come Instagram o Musically o anche Facebook se questo non fosse vero.
Non è questione di essere narcisisti, ma di tentare di palesare di amarsi abbastanza per disporre di quel valore che può farci amare o almeno notare dagli altri.
Siamo semplicemente in una società competitiva e ognuno di noi cerca di emergere in qualche modo. D'altronde la stessa natura, se vogliamo rileggere Darwin, lo è.
Nel mondo della logica aristotelica, forse. Poi arriva il gatto si schroedinger e ciccia.....
 

danny

Utente di lunga data
Nel mondo della logica aristotelica, forse. Poi arriva il gatto si schroedinger e ciccia.....
Sicuramente. Ma le discussioni sui forum non sono fatte per individuare tutte le possibili variabili e le contraddizioni o per sottoporre dei dogmi, ma per definire a grandi linee la percezione delle situazioni attraverso il metodo del dialogo, che qui consiste soprattutto nell'esposizione dei differenti punti di vista.
In pratica, siamo più vicini a Aristotele di quanto possa sembrare.:sonar::sonar:
 
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Divì

Utente senza meta
Sicuramente. Ma le discussioni sui forum non sono fatte per individuare tutte le possibili variabili e le contraddizioni o per sottoporre dei dogmi, ma per definire a grandi linee la percezione delle situazioni attraverso il metodo del dialogo, che qui consiste soprattutto nell'esposizione dei differenti punti di vista.
In pratica, siamo più vicini a Aristotele di quanto possa sembrare.:sonar::sonar:
Ma no. Io sul forum non cerco le grandi linee ma appunto la varietà dell'et et e non dell'aut aut. Nel mondo del gatto di schroedinger non esiste il principio del terzo escluso. Ci sta tutto e il contrario di tutto. Come qui e - oserei dire - nella vita vera.

La vita è troppo ridondante per essere compressa nei limiti della logica formale per cui una cosa è vera se è falsa la sua negazione.
 

Foglia

utente viva e vegeta
Ho capito..

Diciamo che x me l'accoglienza non è verso il fiore, ma verso Il MOTO che ti ha portato a prendere un fiore per me (che viene riconosciuto come positivo)

Il rilancio per me, è sempre sull'oggetto, mai sul MOTO, e sarebbe stato:

Un fiooooree? A me?.. IO VOGLIO un cesto di fiori! :)

(Rilancio sulla quantità, ricordi? Lo avevi citato proprio tu parlando dell'esempio sul lavoro)

Oppure: "un fioreee??? Io voglio una collana!"

(Rilancio sulla tipologia, con cambio di oggetto)

Anche perché in effetti è l'unica cosa su cui puoi rilanciare (l'oggetto)
Cio' che tu chiami "moto" io lo chiamo contesto. Ed è da lì che vedo il "rilancio" di [MENTION=5159]ipazia[/MENTION].
Un fiore? No, non amo i fiori recisi. Ma guardo al contesto, al moto che ti ha portato a offrirmelo, e conseguentemente su quello rilancio con la mia offerta di accoglienza. Solo che io, di fronte a un atto compiuto che mi crea dispiacere, non riesco ad innestare accoglienza. Parlo di adulti, alla pari o meno a questo punto non mi interessa. Per me con un adulto sto a pari. Mentre dinanzi ad una offerta che, per come formulata non coglie (o non del tutto) il mio piacere, io posso scegliere di rilanciare. Convogliare la tua offerta. Tornando alla grigliata della tua festa, non ti chiedo di andare sulla luna. Ma interpretando il tuo moto come desiderio di farti parte attiva nella festa, rilancio con qualcosa che vedo (a torto o a ragione) compatibile con il tuo piacere, oltre che con il mio. In cio' io vedo comunque accoglienza. E coi fatti la vedrei meno, ma ho capito comunque questo punto di vista (siamo diversi :), e che bello che e' il confronto), se invero ti dicessi: no, ma mi ha fatto piacere.... Parlami del tuo desiderio di grigliare.
Sono una opportunista, ebbene si :D
 

danny

Utente di lunga data
Ma no. Io sul forum non cerco le grandi linee ma appunto la varietà dell'et et e non dell'aut aut. Nel mondo del gatto di schroedinger non esiste il principio del terzo escluso. Ci sta tutto e il contrario di tutto. Come qui e - oserei dire - nella vita vera.

La vita è troppo ridondante per essere compressa nei limiti della logica formale per cui una cosa è vera se è falsa la sua negazione.
Andando per proverbi, trovi quello che afferma che l'eccezione conferma la regola.
Vi è chi ama essere universalmente disprezzato, ma è molto meno comune rispetto a chi, scegliendosi un suo particolare settore in cui sa di poter emergere, cerca comunque di piacere.
Lo può fare cantando, per esempio, o facendo carriera, o anche ponendosi come blogger o influencer, o facendo attività politica o anche soltanto vestendosi e presentandosi in un certo modo.
 
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