Si però non ammantiamo tutto sempre di retorica, neanche il macello della prima guerra mondiale sia stata una guerra di liberazione.
Entrambi i miei nonni vi parteciparono, uno fu più fortunato in quanto fu inserito in operazioni di servizio, l'altro si fece quattro anni di trincea, Caporetto, la battaglia del Piave, quella del solstizio, quella di Vittorio Veneto. Si portò a casa una pleurite che per poco lo spediva al creatore. Fu uno dei fortunati, quattro anni nel fango, con gli austriaci che tiravano granate a gas asfissiante e le mitragliatrici tedesche che sparavano con una precisione sconosciuta, con ufficiali superiori degni della galera, per la facilità con cui usavano i soldati come carne da macello.
Mia nonna stette dalla parte invasa, con due bimbe piccole che riusciva a nutrire solo per il fatto che in campagna, i contadini riuscivano a nascondere qualcosa da mangiare, visto che l'esercito austriaco aveva requisito tutto quello che era commestibile e persino le lenzuola alla gente per farne delle bende per i feriti che morivano come mosche.
Mi raccontò anche di come erano ridotti gli invasori, a mangiare, dopo la grande abbuffata di Caporetto, il pastone per i maiali, visto che non c'era niente per nessuno.
O di quando, per la battaglia del solstizio, la terra tremò per giorni, lungo il Piave, per le cannonate, e si vedeva il tramonto anche alle tre di notte, per gli incendi.
O di quel reparto di ungheresi che partì per il fronte e di sessanta soldati ne tornarono indietro solo tre, feriti, per giunta.
La guerra è una tragedia, immane, dolorosa, quella lo fu come le altre, più di altre perchè fu la prima combattura con l' ausilio dell'industria bellica su larga scala. Ricordiamola nel suo realismo, al di fuori di ogni retorica, che forse è meglio per tutti.