Io + te= noi

Brunetta

Utente di lunga data
Mi sono trovata a fare delle riflessioni sulla idea di NOI.
Non ricordo più in quale discussione se ne era parlato con punti di vista diversi a proposito del sentirsi in coppia come due individualità che dialogano o come la scelta iniziale porti alla costituzione del noi.
Credo che anche chi ha maggior spirito individualistico al momento che diventa genitore sa di aver formato una coppia genitoriale, un noi.
Credo anche che alcuni percepiscano quel noi invasivo e pericoloso per il sé e che sentano la necessità di ritrovare l'individuazione allontanandosi dalla coppia. Questo spiegherebbe anche tradimenti indegni e incomprensibili con bambini piccolissimi o addirittura durante la gravidanza, sia da parte di lui, sia da parte di lei.
A livello intuitivo infatti il dover diventare un NOI potrebbe essere una delle ragioni che spinge o no a volere figli e il motivo di crisi di alcuni matrimoni dopo la nascita dei figli.
Penso che si debba avere una personalità ben strutturata per potersi sentire se stessi e contemporaneamente far parte di noi forti e appunto strutturanti.
Se pensiamo ad altre appartenenze, come quelle al gruppo adolescenziale o al gruppo di tifosi al gruppo amicale fino all'appartenenza politica e le paragoniamo alle appartenenze criminali possiamo vedere meccanismi simili.
Infatti in qualsiasi gruppo i valori del gruppo devono diventare i valori degli appartenenti e la solidarietà tra i membri è sempre sul filo della legalità alternativa con una obbligo alla lealtà al noi.
Questo accade anche nella coppia e quando nascono i figli nella coppia genitoriale.
I cambiamenti che la genitorialità causa in una persona non sempre sono gli stessi che causano in un'altra.
Il problema è che se sono cambiamenti forti e sostanziali solo in uno dei due, l'altro sente tradita l'alleanza del noi coppia a favore di una alleanza coppia genitoriale in cui non si riconosce.
Abbiamo letto brevemente un utente che considerava fondamentale L'Unità della coppia nella complicità della sperimentazione sessuale e viveva come un tradimento imperdonabile che la nascita del figlio avesse per la moglie reso impossibile continuare a mantenerla.
Quello mi è sembrato un caso limite sia per il bisogno ossessivo di sperimentazione e stimolazione sessuale, sia per l'incapacità di accettare il cambiamento determinato dalla genitorialità, ma i casi limite illuminano i meccanismi. Allo stesso modo l'appartenenza a organizzazioni criminali è solo l'esasperazione della stessa appartenenza al gruppo amicale adolescente e poi anche adulto, per cause o fini particolari.
Guardiamo in noi come funziona l'appartenenza e in quale misura siamo in grado di avere più appartenenze senza sentircene minacciati o quanto abbiamo bisogno di avere più appartenenze.

Mi sembra di aver individuato una chiave di lettura utile.
 
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Blaise53

Utente di lunga data
Mi sono trovata a fare delle riflessioni sulla idea di NOI.
Non ricordo più in quale discussione se ne era parlato con punti di vista diversi a proposito del sentirsi in coppia come due individualità che dialogano o come la scelta iniziale porti alla costituzione del noi.
Credo che anche chi ha maggior spirito individualistico al momento che diventa genitore sa di aver formato una coppia genitoriale, un noi.
Credo anche che alcuni percepiscano quel noi invasivo e pericoloso per il sé e che sentano la necessità di ritrovare l'individuazione allontanandosi dalla coppia. Questo spiegherebbe anche tradimenti indegni e incomprensibili con bambini piccolissimi o addirittura durante la gravidanza, sia da parte di lui, sia da parte di lei.
A livello intuitivo infatti il dover diventare un NOI potrebbe essere una delle ragioni che spinge o no a volere figli e il motivo di crisi di alcuni matrimoni dopo la nascita dei figli.
Penso che si debba avere una personalità ben strutturata per potersi sentire se stessi e contemporaneamente far parte di noi forti e appunto strutturanti.
Se pensiamo ad altre appartenenze, come quelle al gruppo adolescenziale o al gruppo di tifosi al gruppo amicale fino all'appartenenza politica e le paragoniamo alle appartenenze criminali possiamo vedere meccanismi simili.
Infatti in qualsiasi gruppo i valori del gruppo devono diventare i valori degli appartenenti e la solidarietà tra i membri è sempre sul filo della legalità alternativa con una obbligo alla lealtà al noi.
Questo accade anche nella coppia e quando nascono i figli nella coppia genitoriale.
I cambiamenti che la genitorialità causa in una persona non sempre sono gli stessi che causano in un'altra.
Il problema è che se sono cambiamenti forti e sostanziali solo in uno dei due, l'altro sente tradita l'alleanza del noi coppia a favore di una alleanza coppia genitoriale in cui non si riconosce.
Abbiamo letto brevemente un utente che considerava fondamentale L'Unità della coppia nella complicità della sperimentazione sessuale e viveva come un tradimento imperdonabile che la nascita del figlio avesse per la moglie reso impossibile continuare a mantenerla.
Quello mi è sembrato un caso limite sia per il bisogno ossessivo di sperimentazione e stimolazione sessuale, sia per l'incapacità di accettare il cambiamento determinato dalla genitorialità, ma i casi limite illuminano i meccanismi. Allo stesso modo l'appartenenza a organizzazioni criminali è solo l'esasperazione della stessa appartenenza al gruppo amicale adolescente e poi anche adulto, per cause o fini particolari.
Guardiamo in noi come funziona l'appartenenza e in quale misura siamo in grado di avere più appartenenze senza sentircene minacciati o quanto abbiamo bisogno di avere più appartenenze.

Mi sembra di aver individuato una chiave di lettura utile.
Che "ansia" 😇
 

Brunetta

Utente di lunga data
In effetti credo che chi tende ad avere più relazioni si senta minacciato dal noi.
 

Lostris

Utente Ludica
Mi sono trovata a fare delle riflessioni sulla idea di NOI.
Non ricordo più in quale discussione se ne era parlato con punti di vista diversi a proposito del sentirsi in coppia come due individualità che dialogano o come la scelta iniziale porti alla costituzione del noi.
Credo che anche chi ha maggior spirito individualistico al momento che diventa genitore sa di aver formato una coppia genitoriale, un noi.
Credo anche che alcuni percepiscano quel noi invasivo e pericoloso per il sé e che sentano la necessità di ritrovare l'individuazione allontanandosi dalla coppia. Questo spiegherebbe anche tradimenti indegni e incomprensibili con bambini piccolissimi o addirittura durante la gravidanza, sia da parte di lui, sia da parte di lei.
A livello intuitivo infatti il dover diventare un NOI potrebbe essere una delle ragioni che spinge o no a volere figli e il motivo di crisi di alcuni matrimoni dopo la nascita dei figli.
Penso che si debba avere una personalità ben strutturata per potersi sentire se stessi e contemporaneamente far parte di noi forti e appunto strutturanti.
Se pensiamo ad altre appartenenze, come quelle al gruppo adolescenziale o al gruppo di tifosi al gruppo amicale fino all'appartenenza politica e le paragoniamo alle appartenenze criminali possiamo vedere meccanismi simili.
Infatti in qualsiasi gruppo i valori del gruppo devono diventare i valori degli appartenenti e la solidarietà tra i membri è sempre sul filo della legalità alternativa con una obbligo alla lealtà al noi.
Questo accade anche nella coppia e quando nascono i figli nella coppia genitoriale.
I cambiamenti che la genitorialità causa in una persona non sempre sono gli stessi che causano in un'altra.
Il problema è che se sono cambiamenti forti e sostanziali solo in uno dei due, l'altro sente tradita l'alleanza del noi coppia a favore di una alleanza coppia genitoriale in cui non si riconosce.
Abbiamo letto brevemente un utente che considerava fondamentale L'Unità della coppia nella complicità della sperimentazione sessuale e viveva come un tradimento imperdonabile che la nascita del figlio avesse per la moglie reso impossibile continuare a mantenerla.
Quello mi è sembrato un caso limite sia per il bisogno ossessivo di sperimentazione e stimolazione sessuale, sia per l'incapacità di accettare il cambiamento determinato dalla genitorialità, ma i casi limite illuminano i meccanismi. Allo stesso modo l'appartenenza a organizzazioni criminali è solo l'esasperazione della stessa appartenenza al gruppo amicale adolescente e poi anche adulto, per cause o fini particolari.
Guardiamo in noi come funziona l'appartenenza e in quale misura siamo in grado di avere più appartenenze senza sentircene minacciati o quanto abbiamo bisogno di avere più appartenenze.

Mi sembra di aver individuato una chiave di lettura utile.
Potrebbero esserci molti temi.
Credo sia sì una chiave di lettura interessante, in fondo la coppia e le sue dinamiche sono sempre il risultato di un bilanciamento tra individualità e società (inteso qui come insieme di due individui).

È questione di equilibrio che serve sia per non avere, nel legame, delle maglie troppo strette e soffocanti del proprio Io o al contrario dei lacci troppo ampi che non consentono di godere dei vantaggi del Noi.

Peró non credo che in un tradimento nodi irrisolti di questo tipo incidano sempre.
Parli di tradimenti incomprensibili (e indegni.. non lo sono tutti?) durante la gravidanza o con bimbi piccolissimi, ed io credo che se a volte possa essere paura del Noi, a volte semplicemente si tratta della rivelazione dei suoi limiti strutturali.

senza fare revisionismo, io sinceramente non sono certa di come mi sarei comportata se avessi incontrato per la prima volta lui durante la mia gravidanza.

Perché io viaggiavo su binari tranquilli e in apparenza sicuri, ma mi mancava la consapevolezza dei limiti del Noi su cui ero appollaiata serena. Lui è stato il sasso che mi ha fatto deragliare, e non so se la gravidanza mi avrebbe tenuto invece ben salda.
posso pensare di sì, perché ero nel pieno di una progettualità, ma non posso esserne sicura.
 

Foglia

utente viva e vegeta
Mi sono trovata a fare delle riflessioni sulla idea di NOI.
Non ricordo più in quale discussione se ne era parlato con punti di vista diversi a proposito del sentirsi in coppia come due individualità che dialogano o come la scelta iniziale porti alla costituzione del noi.
Credo che anche chi ha maggior spirito individualistico al momento che diventa genitore sa di aver formato una coppia genitoriale, un noi.
Credo anche che alcuni percepiscano quel noi invasivo e pericoloso per il sé e che sentano la necessità di ritrovare l'individuazione allontanandosi dalla coppia. Questo spiegherebbe anche tradimenti indegni e incomprensibili con bambini piccolissimi o addirittura durante la gravidanza, sia da parte di lui, sia da parte di lei.
A livello intuitivo infatti il dover diventare un NOI potrebbe essere una delle ragioni che spinge o no a volere figli e il motivo di crisi di alcuni matrimoni dopo la nascita dei figli.
Penso che si debba avere una personalità ben strutturata per potersi sentire se stessi e contemporaneamente far parte di noi forti e appunto strutturanti.
Se pensiamo ad altre appartenenze, come quelle al gruppo adolescenziale o al gruppo di tifosi al gruppo amicale fino all'appartenenza politica e le paragoniamo alle appartenenze criminali possiamo vedere meccanismi simili.
Infatti in qualsiasi gruppo i valori del gruppo devono diventare i valori degli appartenenti e la solidarietà tra i membri è sempre sul filo della legalità alternativa con una obbligo alla lealtà al noi.
Questo accade anche nella coppia e quando nascono i figli nella coppia genitoriale.
I cambiamenti che la genitorialità causa in una persona non sempre sono gli stessi che causano in un'altra.
Il problema è che se sono cambiamenti forti e sostanziali solo in uno dei due, l'altro sente tradita l'alleanza del noi coppia a favore di una alleanza coppia genitoriale in cui non si riconosce.
Abbiamo letto brevemente un utente che considerava fondamentale L'Unità della coppia nella complicità della sperimentazione sessuale e viveva come un tradimento imperdonabile che la nascita del figlio avesse per la moglie reso impossibile continuare a mantenerla.
Quello mi è sembrato un caso limite sia per il bisogno ossessivo di sperimentazione e stimolazione sessuale, sia per l'incapacità di accettare il cambiamento determinato dalla genitorialità, ma i casi limite illuminano i meccanismi. Allo stesso modo l'appartenenza a organizzazioni criminali è solo l'esasperazione della stessa appartenenza al gruppo amicale adolescente e poi anche adulto, per cause o fini particolari.
Guardiamo in noi come funziona l'appartenenza e in quale misura siamo in grado di avere più appartenenze senza sentircene minacciati o quanto abbiamo bisogno di avere più appartenenze.

Mi sembra di aver individuato una chiave di lettura utile.
Senza dubbio l'ingresso nel mondo della genitorialità e' una presa di contatto, per la coppia, con una realtà. Però secondo me il discorso è un po' differente da quello che fai tu. Diciamo che un figlio fa da amplificatore, nella coppia. Moltiplica sia gli aspetti problematici sia gli aspetti positivi dell'unione. Ma non credo che possa distruggere l'io, o il noi. L'io e' qualcosa che dovrebbe esserci immanente, il noi e' qualcosa che ad un figlio dovrebbe risultare ben saldo, ma nella coppia dovrebbe essere costruito giorno per giorno. E discusso. Beh.... Quando il rapporto si inverte, ed è l'io ad essere messo in dubbio e in discussione giorno dopo giorno, il noi forzato che ne deriva diventa pericoloso per tutti.
Non sono comunque i figli a rompere, ne' (purtroppo) a costruire. I figli possono essere la malta, nel bene e nel male. Ma se tutti o tanti mattoni sono rotti.... O se solo hanno dimensioni diverse. Non si può costruire un muro appaiando un macigno con una lamina di gesso. Gli equilibri si preparano prima. E' buffo, eh.... E molto illogico se vogliamo. Alle volte per accorgersi che il macigno non può andare con la lamina bisogna avere davanti anche la malta.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Ho fatto esempio di momenti della relazione come la gravidanza o quando nasce un bambino che sono talmente emotivamente coinvolgenti da far vedere sfuocato tutto il resto. Ricordo che quando sono nati i miei figli erano avvenuti fatti di cronaca/politica gravi che in altri momenti mi avrebbero colpito, ma in quel momento mi sembravano poco coinvolgenti, come avvenuti in una galassia lontana lontana.
Se questo non accade e si vede il tipo o la tipa che fanno gli occhi dolci, credo che sia perché questo coinvolgimento totale fa paura e causi un impulso di fuga.

Sul NOI ho molto riflettuto perché mi sono resa conto che viene percepito in modo diverso sia dalle famiglie, sia dai gruppi, sia dalle comunità.
Se, come dicevo, io ho sentito molto forte il noi genitoriale e il legame con i figli, vivo in modo molto più freddo e critico altre appartenenze.
La tifoseria in tema di preferenze musicali mi fa ridere, ma anche per le squadre di calcio. Eppure se c'è una cosa che mi commuove è proprio il senso di appartenenza positivo quando lo vedo.
Invece il senso di appartenenza negativo che porta a mettersi contro altri lo trovo terribile, ma appunto per questo cerco di capirne i meccanismi.
Ad esempio l'omertà che si crea in certi gruppi anche in presenza di comportamenti criminali. Quel compattarsi da complici. E il termine complicità è diffuso per definire un modo di relazionarsi della coppia sia regolare, sia di amanti. Come se fosse l'alleanza in sé importante. È da queste osservazioni che è nata la mia riflessione.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Senza dubbio l'ingresso nel mondo della genitorialità e' una presa di contatto, per la coppia, con una realtà. Però secondo me il discorso è un po' differente da quello che fai tu. Diciamo che un figlio fa da amplificatore, nella coppia. Moltiplica sia gli aspetti problematici sia gli aspetti positivi dell'unione. Ma non credo che possa distruggere l'io, o il noi. L'io e' qualcosa che dovrebbe esserci immanente, il noi e' qualcosa che ad un figlio dovrebbe risultare ben saldo, ma nella coppia dovrebbe essere costruito giorno per giorno. E discusso. Beh.... Quando il rapporto si inverte, ed è l'io ad essere messo in dubbio e in discussione giorno dopo giorno, il noi forzato che ne deriva diventa pericoloso per tutti.
Non sono comunque i figli a rompere, ne' (purtroppo) a costruire. I figli possono essere la malta, nel bene e nel male. Ma se tutti o tanti mattoni sono rotti.... O se solo hanno dimensioni diverse. Non si può costruire un muro appaiando un macigno con una lamina di gesso. Gli equilibri si preparano prima. E' buffo, eh.... E molto illogico se vogliamo. Alle volte per accorgersi che il macigno non può andare con la lamina bisogna avere davanti anche la malta.
È quello che intendevo.
Il noi o lo si costruisce insieme o uno fa una torre e l'altro un giardino e ognuno si trova solo.
 

Foglia

utente viva e vegeta
È quello che intendevo.Il noi o lo si costruisce insieme o uno fa una torre e l'altro un giardino e ognuno si trova solo.
La torre ed il giardino solo nel migliore del peggiore dei casi. Dai per presupposto che nessuno rinunci all'io, in questo esempio.L'altro tuo esempio. (quello delle associazioni a delinquere) contiene al meglio questo discrimine. Ci sono parti fortemente attive, e anche parti che ci si trovano dentro. Non le giustifico. Ma posso capire che a volte si è schiacciati da meccanismi che abbiamo scelto ma che non ci corrispondono.
 

stany

Utente di lunga data
Credo che il noi esista in funzione di spazi singoli "concordati" ; quando questi spazi non vengano concordati,oppure se lo sono, vengono utilizzati per minare il "noi" esasperando l'affermazione della propria individualità ,allora inizia inizia il "tradimento"; e non mi riferisco solo a quello sessuale /sentimentale. Quando ad esempio in una coppia,magari con figli ,uno dei due continua la propria passione sportiva estrema,come può esserla l'arrampicata a mani nude,o il paracadutismo,o ancora lo sci alpino fuori pista ecc... ,qualora dovesse verificarsi l'incidente fatale,allora le ripercussioni sarebbero sulla coppia,ma anche sulla famiglia e quindi sui figli. Un po' come in un tradimento non scoperto: finché tutto fila liscio....ma appena viene scoperto,viene stravolto l'assetto familiare.
E su questo ho riflettuto dopo aver assistito in tv alla recriminazione di una figlia nei confronti della madre,morta in un incidente con lo scooter,che accusava di leggerezza ed egoismo,in quanto "quel giorno pioveva,e doveva stare più attenta", pensare alla famiglia ed alle azioni che ne mettono a repentaglio la consistenza.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Credo che il noi esista in funzione di spazi singoli "concordati" ; quando questi spazi non vengano concordati,oppure se lo sono, vengono utilizzati per minare il "noi" esasperando l'affermazione della propria individualità ,allora inizia inizia il "tradimento"; e non mi riferisco solo a quello sessuale /sentimentale. Quando ad esempio in una coppia,magari con figli ,uno dei due continua la propria passione sportiva estrema,come può esserla l'arrampicata a mani nude,o il paracadutismo,o ancora lo sci alpino fuori pista ecc... ,qualora dovesse verificarsi l'incidente fatale,allora le ripercussioni sarebbero sulla coppia,ma anche sulla famiglia e quindi sui figli. Un po' come in un tradimento non scoperto: finché tutto fila liscio....ma appena viene scoperto,viene stravolto l'assetto familiare.
E su questo ho riflettuto dopo aver assistito in tv alla recriminazione di una figlia nei confronti della madre,morta in un incidente con lo scooter,che accusava di leggerezza ed egoismo,in quanto "quel giorno pioveva,e doveva stare più attenta", pensare alla famiglia ed alle azioni che ne mettono a repentaglio la consistenza.
Oh tu hai colto un aspetto per me molto importante. La responsabilità genitoriale individuale nel noi genitoriale dovrebbe essere condivisa. Se uno dei due la mette in pericolo tradisce, sia se stia tradendo con un amante, sia lo stia facendo comportandosi da single privo di quelle responsabilità.
 

danny

Utente di lunga data
Potrebbero esserci molti temi.
Credo sia sì una chiave di lettura interessante, in fondo la coppia e le sue dinamiche sono sempre il risultato di un bilanciamento tra individualità e società (inteso qui come insieme di due individui).

È questione di equilibrio che serve sia per non avere, nel legame, delle maglie troppo strette e soffocanti del proprio Io o al contrario dei lacci troppo ampi che non consentono di godere dei vantaggi del Noi.

Peró non credo che in un tradimento nodi irrisolti di questo tipo incidano sempre.
Parli di tradimenti incomprensibili (e indegni.. non lo sono tutti?) durante la gravidanza o con bimbi piccolissimi, ed io credo che se a volte possa essere paura del Noi, a volte semplicemente si tratta della rivelazione dei suoi limiti strutturali.

senza fare revisionismo, io sinceramente non sono certa di come mi sarei comportata se avessi incontrato per la prima volta lui durante la mia gravidanza.

Perché io viaggiavo su binari tranquilli e in apparenza sicuri, ma mi mancava la consapevolezza dei limiti del Noi su cui ero appollaiata serena. Lui è stato il sasso che mi ha fatto deragliare, e non so se la gravidanza mi avrebbe tenuto invece ben salda.
posso pensare di sì, perché ero nel pieno di una progettualità, ma non posso esserne sicura.
Come sempre, molto illuminante e chiaro il tuo intervento.
:up:
 

stany

Utente di lunga data
I meccanismi che portano allo sfaldamento del noi sono molteplici.
Partendo dal fatto che in una coppia sia impossibile che le due personalità siano equilibrate e nessuno prevarichi anche inconsciamente l'altro. Quando vi sia la presa d'atto di tale prevaricazione,al netto dei retaggi culturali (la moglie guarda i bimbi ed il marito gioca a calcetto),che comunque influenzano il rapporto; come può esserlo una malsana accettazione di un ruolo subordinato psicologicamente,allora il noi non esiste.E quanti rapporti sono così configurati? Anche tra i giovani.
Ed in questo mi rifaccio alla visione del "noi" di ipazia che spiega in ogni dove,come primo precetto cui fare riferimento;anche perché quando dovessero arrivare i figli quel noi condiviso su basi non metabolizzate e condivise nelle regole e nei limiti ,avrebbe vita breve e presenterebbe un conto disastroso.
 

Brunetta

Utente di lunga data
I meccanismi che portano allo sfaldamento del noi sono molteplici.
Partendo dal fatto che in una coppia sia impossibile che le due personalità siano equilibrate e nessuno prevarichi anche inconsciamente l'altro. Quando vi sia la presa d'atto di tale prevaricazione,al netto dei retaggi culturali (la moglie guarda i bimbi ed il marito gioca a calcetto),che comunque influenzano il rapporto; come può esserlo una malsana accettazione di un ruolo subordinato psicologicamente,allora il noi non esiste.E quanti rapporti sono così configurati? Anche tra i giovani.
Ed in questo mi rifaccio alla visione del "noi" di ipazia che spiega in ogni dove,come primo precetto cui fare riferimento;anche perché quando dovessero arrivare i figli quel noi condiviso su basi non metabolizzate e condivise nelle regole e nei limiti ,avrebbe vita breve e presenterebbe un conto disastroso.
Io penso che la tradizione culturale avesse elaborato modalità di frequentazione e conoscenza finalizzate a creare un noi solido. L'esaltazionei degli ultimi cinquant'anni dell'aspetto sessuale ha distrutto quelle modalità e non ne ha costruite altre culturali sostitutive.
 
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stany

Utente di lunga data
Io penso che la tradizione culturale avesse elaborato modalità di frequentazione e conoscenza finalizzate a creare un noi solido. L'esaltazionei degli ultimi cinquant'anni dell'aspetto sessuale ha distrutto quelle modalità e non ne ha costruite altre culturali sostitutive.
Beh...su questo concordo in parte,in quanto il solito ruolo subordinato della donna ,madre,moglie e bla,bla,bla.....
Oggi gli strumenti per abbattere quel "noi" forzoso che molto spesso caratterizzava le famiglie dei nostri bisnonni ,ci sono e vengono usati; e molto spesso a sproposito.Quando dici che l'identità familiare matrimoniale e di coppia erano sottoposte al vaglio della società e della religione e,pertanto difficilmente si sfaldavano e sopportavano tradimenti,botte ed ingiurie dici una cosa giusta; nel senso che così era! Ma la consapevolezza dei nostri tempi che sia possibile anche privilegiare i propri interessi personali nella famiglia, è supportata (questa consapevolezza) da fuorvianti modelli pubblicitari di improbali famiglie del Mulino bianco e da quegli strumenti che dicevamo,ma che spesso vengono utilizzati impropriamente e con leggerezza.
 
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Brunetta

Utente di lunga data
Beh...su questo concordo in parte,in quanto il solito ruolo subordinato della donna ,madre,moglie e bla,bla,bla.....
Oggi gli strumenti per abbattere quel "noi" forzoso che molto spesso caratterizzava le famiglie dei nostri bisnonni ,ci sono e vengono usati; e molto spesso a sproposito.Quando dici che l'identità familiare matrimoniale e di coppia erano sottoposte al vaglio della società e della religione e,pertanto difficilmente si sfaldavano e sopportavano tradimenti,botte ed ingiurie dici una cosa giusta; nel senso che così era! Ma la consapevolezza dei nostri tempi che sia possibile anche privilegiare in propri interessi personali nella famiglia, è supportata (questa consapevolezza) da fuorvianti modelli pubblicitari di improbali famiglie del bianco e da quegli strumenti che dicevamo,ma che spesso vengono utilizzati impropriamente e con leggerezza.
L'umanità è sempre in una fase di passaggio, ma noi siamo in quella del cambiamento delle relazioni.
È dura!
 

Nocciola

Super Moderatore
Staff Forum
Ho fatto esempio di momenti della relazione come la gravidanza o quando nasce un bambino che sono talmente emotivamente coinvolgenti da far vedere sfuocato tutto il resto. Ricordo che quando sono nati i miei figli erano avvenuti fatti di cronaca/politica gravi che in altri momenti mi avrebbero colpito, ma in quel momento mi sembravano poco coinvolgenti, come avvenuti in una galassia lontana lontana.
Se questo non accade e si vede il tipo o la tipa che fanno gli occhi dolci, credo che sia perché questo coinvolgimento totale fa paura e causi un impulso di fuga.

Sul NOI ho molto riflettuto perché mi sono resa conto che viene percepito in modo diverso sia dalle famiglie, sia dai gruppi, sia dalle comunità.
Se, come dicevo, io ho sentito molto forte il noi genitoriale e il legame con i figli, vivo in modo molto più freddo e critico altre appartenenze.
La tifoseria in tema di preferenze musicali mi fa ridere, ma anche per le squadre di calcio. Eppure se c'è una cosa che mi commuove è proprio il senso di appartenenza positivo quando lo vedo.
Invece il senso di appartenenza negativo che porta a mettersi contro altri lo trovo terribile, ma appunto per questo cerco di capirne i meccanismi.
Ad esempio l'omertà che si crea in certi gruppi anche in presenza di comportamenti criminali. Quel compattarsi da complici. E il termine complicità è diffuso per definire un modo di relazionarsi della coppia sia regolare, sia di amanti. Come se fosse l'alleanza in sé importante. È da queste osservazioni che è nata la mia riflessione.
Io credo che molto dipenda da come si è vissuta la maternità e l'arrivo di un figlio
Io per esempio non mi ritrovo mai in come l'hai vissuta tu
Io sono diventata mamma ma non ho mai smesso di essere quella che ero, con i bisogni, i desideri, la voglia di essere comunque io oltre che madre.
Il bisogno dei miei spazi c'erano prima dei figli, durante la gravidanza e dopo i figli. Non è cambiato nulla. Poi può essere che con i figli abbia dovuto fare delle rinunce a questi spazi
Non ho mai avuto la paura del NOI. Ma forse non ho mai percepito il NOI come lo hai percepito tu.
Aggiungo solo che è sicuro che io viva tutto a compartimenti. Quindi ho sempre scisso la famiglia dalla coppia, me dalla coppia, l'esterno dalla coppia e dalla famiglia, ecc ecc
 
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Brunetta

Utente di lunga data
Io credo che molto dipenda da come si è vissuta la maternità e l'arrivo di un figlio
Io per esempio non mi ritrovo mai in come l'hai vissuta tu
Io sono diventata mamma ma non ho mai smesso di essere quella che ero, con i bisogni, i desideri, la voglia di essere comunque io oltre che madre.
Il bisogno dei miei spazi c'erano prima dei figli, durante la gravidanza e dopo i figli. Non è cambiato nulla. Poi può essere che con i figli abbia dovuto fare delle rinunce a questi spazi
Non ho mai avuto la paura del NOI. Ma forse non ho mai percepito il NOI come lo hai percepito tu.
Aggiungo solo che è sicuro che io viva tutto a compartimenti. Quindi ho sempre scisso la famiglia dalla coppia, me dalla coppia, l'esterno dalla coppia e dalla famiglia, ecc ecc
Confermi che il noi lo trovi invasivo dell'io e quindi crei molti noi che non possano inglobare il tuo io.
 

Nocciola

Super Moderatore
Staff Forum
Confermi che il noi lo trovi invasivo dell'io e quindi crei molti noi che non possano inglobare il tuo io.
No confermo che il tuo NOI è invasivo e soffocante per me.
Esattamente come non sono in grado di vivere la maternità o il rapporto con i figli come lo hai vissuto tu.
Ma non so quale modo di vivere il NOI o la genitorialità sia quello corretto, ammesso che ne esista uno
Il mio NOI che è quello che ho costruito con mio marito non era soffocante, era quello che per entrambi significava stare in coppia
 

danny

Utente di lunga data
Io penso che la tradizione culturale avesse elaborato modalità di frequentazione e conoscenza finalizzate a creare un noi solido. L'esaltazionei degli ultimi cinquant'anni dell'aspetto sessuale ha distrutto quelle modalità e non ne ha costruite altre culturali sostitutive.
La nostra società è sempre stata sessualizzata anche quando era bacchettona.
Nel momento in cui si dà molta importanza al sesso lo si può reprimere o esaltare, come puoi vestire o spogliare gli "oggetti" del desiderio - le donne - ma fondamentalmente non hai abbattuto l'origine del problema.
Ma esiste forse una soluzione per questo?
Più che altro noto che è venuta a mancare un'educazione all'affettività.
Per esempio è molto più frequente pensare all'amore come qualcosa "che ci fa stare bene".
Davvero l'amore è solo un riflesso egoistico?
 
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