Allora, sul grassetto: è lo "stile" dei miei genitori, i quali fanno di peggio (direi hanno fatto, perché ora quello spazio è stato tolto pure a loro

). Addirittura si era arrivati al punto che il non ricordare la data di una visita di routine (si sono sempre risolte bene, peraltro) era "fregarsene": sicché mi veniva detta una data un mese prima "ho prenotato la tal visita", e se il giorno della visita non domandavo "come è andata"? in automatico partiva il "non te ne frega niente, come al solito". Quindi la so bene, quella dinamica fatta di ricatti e capricci.
Però il mio discorso qui è differente.
Leggo di bisogni di accudimento, di chissà quali paure e roba simile. Dando per presupposto che (non si sa perché!) io debba, in questa relazione, essere innamorata. Non lo sono

, può darsi che molti userebbero anche l'emozione dell'innamoramento per descrivere la situazione, io dico che mi piace molto, mi emoziona stare con lui, e lui rappresenta (dopo 5 anni passati senza una persona) sicuramente il ritorno a un certo modo di relazionarmi. E' tantissima roba, come tantissima altra roba il fatto che di sicuro non è "il pisello che cammina", per intenderci, cioé quello che puoi vedere come un vibratore umano e via dicendo. Per cui la premessa è che non solo non sto facendo alcun tipo di lamentela, ma non ho proprio niente di cui avere paura.
Ragazzi: chiamare le cose con il loro nome, non è disprezzarle.
Se dico che non è la persona che mi ha fatta decollare ogni limite di testa

, e non ci sono i requisiti oggettivi per cui questo possa accadere mettendo mattone su mattone, non è che dico chissà quale roba dettata dal cagarmi sotto.
Dico una realtà

, e non vedo perché dovrei dirne un'altra (ammettere una paura che in questo caso è proprio abbastanza lontanina da me): se poi, per non dire di poter avere bisogno di accudimento, devo dire che amore non è mai accudimento, ecco: in questo nessun problema ad ammettere che per me senz'altro nell'amore può rientrare, certo

Non significa che vedo l'altro come una sorta di baby sitter, significa che so bene che se mi capitasse qualcosa (ma pure semplicemente di rompermi una gamba e dover far conto sull'aiuto di qualcuno) lui non è persona su cui mi sognerei di fare conto. Io invece ritengo che in un rapporto "tra pari" (quindi non genitori/figli che diventa sempre una dinamica per così dire "difficilmente alla pari, a prescindere dall'età") l'accudimento, l'aiuto, la partecipazione, la condivisione (fisica) sia importante. Come importante è la condivisione FISICA (in carne e ossa, mica col pensiero!) che si ha nel letto.
Quindi la mia non è paura: è realtà pura e semplice (
@danny : ma non è che a lui mi metta a fargli sti discorsi tutti i giorni. Anzi

Capitato, vista la sua quasi "pretesa" che fossi a disposizione nel w.e. - e ovviamente avevo altro che preferivo fare - di dovergli "ricordare"

che qualche manciata di minuti (mentre si barcamenava tra i suoi impegni ufficiali.... non l'ho manco detto: ma penso che ci sia arrivato a capire) non poteva certo essermi più interessante di una mezza giornata passata in compagnia di amici