E ti riquoto un'altra volta, perché hai riassunto una marea di argomenti di riflessione, che pure altri mi hanno aperto ieri
Li metto in fila, uno ad uno, utilissimo farlo anche in virtù di quella che tu chiami come una sorta di "crescita spirituale", di cui dovrebbe occuparsi l'altro. Ebbene: di quella, preferisco di gran lunga occuparmi da sola, non come fossi "sotto dettatura" di un altro

Sta benissimo prendere, in quel senso, il buono che mi dà l'altro, elaborarlo, e farlo eventualmente mio. Riflettere sulle sue parole, trarne (IO) insegnamento. Ma appunto nell'ottica di un rapporto di scambio. Ti dirò comunque una cosa: nella mia esperienza, questa cosa va di pari passo con tutto il resto, presenza fisica compresa. Che non significa schiavizzare nessuno, significa però che - se in un dato momento - l'altro non c'è fisicamente, io dia un VALORE anche a quel suo non esserci. Al PERCHE' non ci possa essere (e pure qui, se l'altro si trova a 30k km di distanza, è chiaro che non ci sarà per portarmi un pigiama

. Ma se si trova a 5 minuti di distanza da me, e non mi porta il pigiama, direi che il discorso cambia

). Io sono una che dà, ma anche chiede, ragionevolmente. Vale a dire che ad un compagno ufficiale la "cortesia" di portarmi il pigiama la chiederei, ad un accompagnatore clandestino della mia vita verosimilmente no (e ancor più no, dove sapessi di metterlo in difficoltà). Questa, per me, è accettazione di un limite. Ma non è che, poiché lo si accetta, il limite non c'è

Se stessi con uno che sta per il 90% del suo tempo a 30k chilometri di distanza, il discorso sarebbe differente, se fosse ufficiale. Perché avremmo valutato PREVENTIVAMENTE insieme un fatto ben diverso dalla clandestinità. L'opportunismo che le è insito. Poi tu mi potrai dire che, di default, esserci con un pigiama in mano in ospedale è una gran rottura di coglioni e basta. Oppure (cito
@Skorpio ) che amare è evitare ogni sbattimento all'altro (come se l'altro fosse un eterno "figlio" da preservare dalle rotture di coglioni tout court, perché altrimenti si esula dal campo dell'amore).
Mi potete citare esempi fin "stoici" di abnegazione per l'altro, eccetera eccetera. Rispondo che di amore come quello di una madre che ti accudisce per decenni (e anche oltre) senza chiedere nulla (quando è così) esiste appunto solo quello di una madre (o di un genitore, comunque) in un rapporto che "non è alla pari". Altre cose sono le relazioni ADULTE.
Nel campo di queste relazioni, posso benissimo scegliere di delimitare il territorio nelle maniere più disparate: dalle amicizie "monotematiche" (un ibrido tra sinceri rapporti quasi "di lavoro", fatti di stima, e l'interesse ad un certo tipo di scambio), fino ad arrivare agli amori più autentici. Quelli in cui, caro Arci

, di fronte alla scelta se vedere una società "cattiva", e a quella di dare ascolto a quel che dice il proprio cuore, si dà ascolto alla seconda voce.
Ebbene, nel mezzo non solo si trova di tutto, ma credo che sia FONDAMENTALE, più che altro, come ci si porti in quel rapporto. Se sto in un rapporto in cui le mie valutazioni le compio in base alla mera opportunità, scegliendo ANCHE eventualmente di beccarmi quella discrasia, fondamentale resti la correttezza. Se sto con un amante, e so che l'unghia incarnita della compagna può benissimo precludere l'esserci in un momento per me importante

, sarebbe scorretto - da parte sua - parlare di amore. E magari dirmi anche "povero me, costretto a non poterci essere!". E' questo il fondamentale: se io corro in pista con una 500, correrò in pista al mio meglio, in un circuito dove corrono le 500. Non avrò la pretesa di correre con una Ferrari, e soprattutto non guiderò la 500 come se fosse una Ferrari. Ma non è che con la 500 non mi possa divertire, o che la debba guidare pensando "auto di merda", se ci entro in pista e ci corro

Tuttavia se voglio oltrepassare i 300 tra i cordoli, quell'auto è senz'altro sbagliata, né me la posso prendere con la 500 perché non corre come il Ferrari

Apprezzo di più chi ha piacere a guidare una 500 in termini e modalità consone al modello, di chi finge di guidare una ferrari.
In altri termini, se sente discrasia, che salisse sulla ferrari, oppure che evitasse di dar colpe alle prestazioni della 500.
Se io ad esempio avessi dato del "frocio", dello "stronzo", dello "sciabigotto" al milanese, avrei soltanto fatto io la frociona con il culo altrui

Potevo scegliere di ascoltare il cuore, e dirglielo, ciò che provavo. Non l'ho fatto perché anzitutto ho pensato che non avrei comunque avuto ciò che volevo (qualsiasi relazione con lui) e poi (e con lui senz'altro lo ammetto) poiché in ogni caso mi sono affacciata su una realtà di cui avevo in effetti paura

: che amare una persona che non sta con noi diventa un bel casino, eh, che (se non è un calesse) poi, il semplice godersi il momento, leggerezza e via, mica basta. E io avevo un discreto carico da 90