Le storie nascono e puntano i piedi nell'idealizzazione. Che, detta male, altro non è che sovrapporre se stessi all'altro e dare per scontato che i propri desideri siano anche quelli dell'altro. Uscire da questa fase in modo intenzionale non è affatto diffuso.
Concordo assolutamente. E qual è secondo te il motivo di questo? Secondo me è che mediamente la giovane coppia (diciamo tra i 25 e i 30 anni) difficilmente ha fatto un percorso che può portare alla consapevolezza necessaria.
Quello che non torna in quanto descrivi è che il superamento del limite non è necessariamente una azione concreta. Anzi, dico di più, un limite prima lo si supera internamente (passati i 20 anni dove ci si butta nelle cose per il piacere di buttarsi) e poi, solo poi, si valuta se superarlo concretamente o meno.
Io e te ci conosciamo. A me non piace il pissing (uso appositamente esempi estremi). Siamo d'accordo sul fatto che non ci piace. Ad un certo punto del mio percorso nella mia sessualità comincio ad accarezzare immaginari, fantasie, sensazioni. Magari provo a pisciarmi addosso nella doccia. Mi godo le sensazioni sulla pelle e nella testa. Costruisco in me te che che pisci addosso a me e sperimento. Io sono già un'altra a questo punto, rispetto a quando ci siamo incontrati e per me il pissing era un limite insuperabile. Dentro di me sono oltre. La valutazione che faccio a questo punto, io da sola, è se voglio sperimentare o meno. Quando vengo da te e tene parlo, io sono già di là di quella soglia che avevamo stabilità insieme e ti sto chiamando. Quello che condivido non è il superamento del limite, ma l'invito a superarlo con me. E la tua risposta...beh. E' un bel casino no? Io sono di là. Ti chiamo. E qualunque sia la tua risposta rimette in gioco chi eravamo. E chi saremo. A questo punto io posso, più o meno consapevolmente scaricarti addosso il mio limite superato. Se mi ami vieni con me (e tutta la girandola dei ricatti affettivi) oppure posso proteggerti e decidere autonomamente che dopo la prima chiamata mi è chiaro che offrirtene un'altra significherebbe metterti nella condizione di attraversare del dolore (quel farsi carico del dolore dell'altro che porta alla menzogna del tradimento). Oppure posso sedermi di là e parlarti di me. E tu puoi sederti di qua e ascoltarmi e parlarmi di te. A prescindere dalla conclusione. Che ci sarà a prescindere. In un modo o nell'altro il limite è stato superato e io col mio desiderio ci faccio i conti e scelgo.
Ahhh... ma qui tu tocchi quella che è, secondo me, LA questione fondamentale di ogni coppia che aspira ad avere un orizzonte temporale ampio: è impensabile che entrambe le persone evolvano allo stesso modo contemporaneamente. Il fulcro di tutto sta nel riuscire a portare all'interno della coppia l'evoluzione che uno ad un certo punto può fare autonomamente, in modo che un mio andare oltre, nel momento che è condiviso, stimoli te ad andare oltre. E viceversa quando sei tu a muoverti e ad andare oltre.
Gettare ponti che aiutano a raggiungersi e a rincorrersi l'un l'altro, piuttosto che scavare fossati che allontanano facendo divergere i percorsi di vita fino a quando, ad un certo momento, non si scopre che ci si è completamente persi di vista.
Ed è in questo senso che, sempre secondo me, cade il parallelismo fra l'esclusività sessuale e tutte le altre fantasie: mancando la condivisione, l'esclusività sessuale può solo creare divisione, anche qualora si riuscisse a tenerla celata come predica il manuale del perfetto fedifrago. Crea divisione in quanto chi tradisce ha uno spazio solo suo, che non condivide, e questa mancanza di condivisione è il fossato che piano piano si scava nel fedifrago stesso a dispetto dell'
"a casa tutto bene, grazie".
Una qualsiasi altra fantasia invece può essere usata sia per costruire ponti (se è condivisa), sia per evidenziare che si è a un bivio della coppia (se è esplicitata ma non condivisa), sia, infine, per scavare un fossato (se non è neanche esplicitata).
E, ovviamente, non c'è bisogno che la fantasia sia estrema. Può essere qualsiasi cosa che esca dalla routine della coppia.
Per dire, una cosa banale:
andiamo a scopare in motel.
Se chi riceve la proposta l'accetta, più o meno di buon grado dopo eventuale riflessione, la coppia ne esce rafforzata. Ovvio che è stato uno dei due ad aver avuto un moto individuale di uscire dall'orticello ma, nella condivisione, è riuscito a portarsi dietro l'altro fuori dall'orticello. La prossima volta sarà l'altro a proporre e a portarsi dietro il sé. Ma va bene anche se è sempre uno a proporre, basta che l'altro, più o meno, lo segua.
Se chi riceve la proposta si chiude acriticamente, cosa succede? È quest'ultimo che, giunti al bivio, al bivio invece di aiutare a completare il ponte lo distrugge e inizia a scavare un fossato. Chi ha proposto se la mette in tasca e non propone più. Iniziano i non detti. Il fossato si allarga. Poi alla fine il primo se ne va per la sua strada. Il secondo casca dal pero
(ma come? andava tutto bene... si trombava a meraviglia!). E il bello è che essenzialmente la pensa così anche il primo!
(a casa tutto bene, grazie).
Ma in realtà erano già chilometri lontani, perché uno si è evoluto e l'altro no: non ha voluto seguirlo, senza rendersi conto di quanto si stesse allontanando.
E poi, infine, se chi ha il pensiero non lo esplicita per i motivi più disparati (paura del giudizio, vergogna, pudori, tabù personali, quello che ti pare) allora è lui che scava da sé un bel fossato. E questo all'insaputa dell'altro. Che magari invece avrebbe anche voluto seguirlo ma anche l'altro stava al palo per gli stessi motivi.
Sono tutte cose disfunzionali (a parte la pirma)? Ovvio. Completamente d'accordo! Resta il fatto che tanto spesso funziona così!
NB: bisogna anche un po' intendersi sul concetto di "esclusività". Per dire: un bel triangolo, un po' di scambismo, non li metto a priori fuori dal concetto di esclusività. Magari non li proporrò mai e li lascerò sempre fuori, ma a proposta sono disposto a parlarne: non faccio certo la faccia inorridita.
Il punto nel tuo ultimo esempio è che tu quella carina e che ti fa sangue l'hai conosciuta. E dentro di te la stai accarezzando.
La stai già pregustando.
Sei in precontemplazione. Volente o nolente. Sei lì.
Sei già oltre nello sguardo che offri alla tua compagna.
Cosa è l'esclusività sessuale?
Annullare la precontemplazione?
O poter gustare la precontemplazione e poi raccontare all'altro e valutare come si può proseguire, anche rispetto al patto?
E guarda, che tacitare gli immaginari, non equivale a non averne.
Significa semplicemente costruire inconsapevolmente la perdita della fedeltà se stessi.
E io mi chiedo, se non ho fedeltà per me, che tipo di fedeltà sto dando all'altro?
Una regola? Una adesione cieca?
PS: ho scritto anche nel post quotato!
Presente quell'affermazione che dice "il tutto è maggiore della somma delle parti?"
E quel maggiore è dato da tutte le interconnessioni che mettono in comunicazione le parti.
Certo che ce l'ho presente! Ed è proprio questo che non ho problemi a immaginare di non dar seguito allo stato di precontemplazione che citi.
Se sono in una relazione a lungo respiro che,
oltre ad andare bene come coppia, in aggiunta contempla oltre la coppia anche altre persone (i figli) e cose (casa, attività in comune, tutto quello che ti pare), il tutto che ho lo considero enorme.
Ovvio che sono ad un bivio e devo scegliere: in ogni caso devo cedere un pizzico di fedeltà a me stesso. O lo cedo seguendo l'istinto di correre dietro ad un pezzo di carne che mi provoca un'erezione (ma se mi devo mettere a correre dietro ogni pezzo di carne che mi provoca un'erezione, stiamo freschi....

) mettendo quindi a rischio tutto quello che ho e che considero enorme, oppure lo cedo nella direzione opposta. Tertium non datur.
Però più che metterla in questo modo io preferisco metterla come una scelta che devo per forza fare: o l'una o l'altra tra due strade che sono incompatibili.
Preferisco metterla così perché finora io non mi sono mai pentito delle mie scelte.
Potrei pormi il dubbio solo se fossi "povero": se il prezzo da pagare fosse basso. Questo vuol dire, per esempio, che mi rendo conto che la mia coppia è già parecchio zoppicante. Oppure che non ho figli. O tutt'e due.
Insomma: tanto più sono nella condizione di "raccogliere le mie cose in uno zainetto e uscire di casa", tanto più potrei essere incline a seguire l'estro del momento.
Proprio perché il tutto è maggiore della somma delle parti.