In tutto questo, dove si colloca l'esclusività?
In tutto questo l'esclusività si colloca come compagna spontanea di quello che, per me, è il principio fondante della coppia, da cui segue tutto il resto come corollario: la condivisione.
Se io faccio qualsiasi cosa, anche da solo (che magari a te non piace), poi comunque te la racconto, la condivido con te e la condivisione rende l'esperienza comune e unisce la coppia. E viceversa.
Per dire: a me piace il cinema, tu ti addormenti sulle poltroncine; a te piace ballare, io sembro la brutta copia di Theresa May che fa la Dancing Queen.
Bene: io mi vado a vedere Takeshi Kitano al cineclub con a seguire dibattito spaccacoglioni, tu ti vai a fare le tue sudate in balera.
Poi ce le raccontiamo a vicenda, magari davanti ad una bottiglia di buon vino, e condividiamo le nostre emozioni.
La vedo difficile invece che io torno a casa e ti racconto della sensazione che ho provato a fare la spagnola con la mia collega che ha la quarta oppure tu che mi racconti che hai avuto difficoltà a ingoiare lo sperma di quel moretto perché prima aveva mangiato risotto agli asparagi...
Occhei, sto estremizzando, ovvio, però penso che il concetto sia chiaro:
se non te lo posso raccontare, non c'è condivisione.
Aggiungo che all'interno dell'esclusività ci faccio tranquillamente rientrare un triangolo o un'orgia fatta insieme: se due vogliono fare queste cose, sono fatte insieme, pertanto sono condivise! Nessun problema, ovviamente.
Il punto focale, dicevo, è la condivisione:
se non c'è condivisione, si crea distanza.
ANCHE se all'inizio non sembra!
Hai voglia a raccontarti la favoletta che la scopata fuori resta fuori, del tutto sconnessa dalla coppia... Crea distanza, c'è poco da fare!
E, nel lungo periodo, prima o poi quella distanza si farà sentire; probabilmente al primo momento di difficoltà della coppia, momento in cui sarebbe necessario sfoderare tutta la vicinanza possibile (sempre se... "ne vale la pena"...

).
Se invece è stata creata quella distanza, in quel caso la coppia è in realtà solo un morto che cammina. Più o meno come Bill dopo che la sposa gli ha fatto la mossa delle cinque dita...
Occhio: non dico che debba essere necessariamente così. Se io avessi i coglioni per sopportare l'immagine delle tue scorribande sessuali con altri, e viceversa, nessun problema! Basta però chiarirlo in anticipo. E allora in quel caso, semplicemente, "l'uso del corpo" non è più tradimento.
Solo che te l'ho detto: sono un ragazzo semplice e io questi coglioni non ce li ho. Non ho problemi a riconoscerlo. Pertanto, gradisco che tu mi offra l'esclusività e, reciprocamente, ti offro la mia senza se e senza ma.
L'offerta incondizionata però presuppone che ci parliamo anche fino a farci male, se del caso!
Ed è esattamente in questo punto che il tuo ragionamento non lo trovo intellettualmente corretto: visto che tu e il tuo compagno invece quei coglioni ce li avete, trovo scorretto che tu qui disquisisca dell' "usare il corpo con un altro" con me come io invece dico "io vado al cinema tu a ballare"...
Capisci che, tornando al linguaggio, ci fa sembrare due persone che usano le stesse parole ma parlano due lingue diverse. Cioè: ne possiamo parlare, ma non puoi tramite quel concetto evidenziare una mia presunta debolezza nei confronti del concetto di tradimento, perché parliamo di una cosa che per me lo è ma per te no.
Insomma: chi concorda di trombare liberamente, trombando fuori casa non rientra in nessun senso nella categoria "fedifraghi". Così come non ci rientra chi si lancia (insieme!) in arditi esperimenti geometrici sui triangoli, i quadrilateri, ecc....
Penso che su questo siamo d'accordo, no?
In definitiva, l'equivoco di base è che "tradimento" (in una coppia) viene in genere tradotto in automatico con "scopare con altri": è una banalizzazione che racconta solo una parte della storia, e neanche necessariamente in modo corretto.
Perchè se l'esclusività diviene che non desidero altri all'infuori di te, oppure che non scopo altri all'infuori di te...io ci vedo una illusione che cerca realtà nella verità della forma senza occuparsi della sostanza.
Che io possa non desiderare altri all'infuori di te, è una cazzata intergalattica.
Che io possa non scopare con altri all'infuori di te, invece è cosa possibilissima (se io con te scopo bene E se "ne vale la pena").
Ma io, al contrario di te, questo lo vedo proprio come sostanza, non come forma: si ritorna al principio olistico della coppia per cui il tutto (la nostra coppia, il nostro vissuto, quello che abbiamo insieme, ecc) è maggiore della somma delle parti (le scopate che mi posso fare in giro con altri corpi), per cui scelgo una cosa piuttosto che l'altra.
Scelgo. Semplicemente perché tutte le possibilità non le posso avere: stante i nostri (della nostra coppia) assiomi, alcune cose sono incompatibili con altre, quindi una scelta è inevitabile.
È un gioco pericoloso? Oh yessss... pericolosissimo!
Perché bisogna cedere pezzettini della propria sovranità senza la certezza di avere niente in cambio!
Altro che accumular crediti: qui si regala...

Questo in genere lo si fa per i figli: per un partner... è un po' da folli! Concordo...
Questo gioco pericoloso, in ogni caso, lo si gioca solo se "ne vale la pena".
E anche il "ne vale la pena" è un concetto relativo, non assoluto, però NON prevede di immolare se stessi acriticamente: se del caso, meglio salutarsi e ognuno per la sua strada, figli o non figli, mutuo o non mutuo.
Insomma, chissà... magari va a finire che quelli che amano il rischio sono i fedeli e i fedifraghi invece sono solo dei pavidi che scappano di fronte ad un gioco troppo grande per loro...
