Lanzichenecchi... a proposito di giovani

Brunetta

Utente di lunga data
Potrebbe essere un'immagine raffigurante il seguente testo Sul treno per Foggia con giovani lanzichenecchi di Alain Elkann pensavo potesse paro- taceva Qualche ,dovendo prima classe treno talo. cercare ragazze testa piaggia baseball colori prevalentemente ngoe sicuro collo piuttosto gran- logio. lettura malgra- molto loro chi costui? Un signore con capelli bianchi, un marziano venuto un altro mondo differenti come domandato Financial Times seRsol suno vicino, uiera uno giornali libro francese amia penna stilogra- bianchi, altro non- ragazzi parlavano parlavano dicevano incuranti calcio,d stava squadre, Intanto treno, Non abituati arrivato Caserta. Roma quel genere aver alzato, Arrivando cartella. Néssuno perché vedevanoe ononlı rivoltola quei lanzichenecchi senza
 

Brunetta

Utente di lunga data
Alessandro Giglioli :
C’era un tempo in cui Alain Elkann aveva una rubrica settimanale sulla Stampa, in quanto genero del proprietario.

La leggenda vuole che i redattori lo mettessero crudelmente in pagina lasciando intatti i suoi svarioni grammaticali e ortografici, per vendicarsene silenziosamente.

Oggi invece Alain Elkann ha scritto su Repubblica, in quanto padre del proprietario.

E offre il racconto, drammatico e toccante, di un suo viaggio in treno, da Roma a Foggia, su un Italo, in prima classe.

L’Autore è infatti serenamente seduto accanto al finestrino, intenzionato a leggere Proust e il Financial Times, quando purtroppo si avvede che per il medesimo vagone hanno acquistato i biglietti anche alcuni adolescenti, vestiti da adolescenti con tanto di cappellini da baseball, mentre lui indossava un vestito di lino blu.

Questi giovinastri – si scopre scorrendo il pezzo - parlavano ad alta voce di calcio e ragazze, disturbando l’Autore, che pure aveva estratto la sua penna stilografica e il suo taccuino di riflessioni: ma in quel fastidioso vociare non riusciva a concentrarsi.

Talvolta questi virgulti – uno dei quali con l’acne - nel loro parlare usavano addirittura termini vernacolari, financo scadendo nel turpiloquio, il che rendeva ancora più inaccettabile la situazione.

Non solo. L'Autore rivela che quegli sgraditi compagni di viaggio non lo degnavano di uno sguardo: continuavano a parlare tra loro di calcio e ragazze, bevendo Coca Cola, benché avessero la fortuna di potersi confrontare su Proust con un gigante del pensiero come Elkann.

Pensate che al termine del viaggio non lo hanno nemmeno salutato.

La misura era colma.

Ma per fortuna, una volta giunto a destinazione, Elkann ha preso il telefonino e ha ordinato a Molinari di ospitare il suo sdegno.

Il mondo doveva sapere.
 

Marjanna

Utente di lunga data
Si vede che è scritto da un 70 enne.
 

ivanl

Utente di lunga data
che, poi, i giovani siano in maggioranza maleducati, è vero.
Io per quello prendo sempre il posto singolo, sono un vevo signove io
 

spleen

utente ?
Alessandro Giglioli :
C’era un tempo in cui Alain Elkann aveva una rubrica settimanale sulla Stampa, in quanto genero del proprietario.

La leggenda vuole che i redattori lo mettessero crudelmente in pagina lasciando intatti i suoi svarioni grammaticali e ortografici, per vendicarsene silenziosamente.

Oggi invece Alain Elkann ha scritto su Repubblica, in quanto padre del proprietario.

E offre il racconto, drammatico e toccante, di un suo viaggio in treno, da Roma a Foggia, su un Italo, in prima classe.

L’Autore è infatti serenamente seduto accanto al finestrino, intenzionato a leggere Proust e il Financial Times, quando purtroppo si avvede che per il medesimo vagone hanno acquistato i biglietti anche alcuni adolescenti, vestiti da adolescenti con tanto di cappellini da baseball, mentre lui indossava un vestito di lino blu.

Questi giovinastri – si scopre scorrendo il pezzo - parlavano ad alta voce di calcio e ragazze, disturbando l’Autore, che pure aveva estratto la sua penna stilografica e il suo taccuino di riflessioni: ma in quel fastidioso vociare non riusciva a concentrarsi.

Talvolta questi virgulti – uno dei quali con l’acne - nel loro parlare usavano addirittura termini vernacolari, financo scadendo nel turpiloquio, il che rendeva ancora più inaccettabile la situazione.

Non solo. L'Autore rivela che quegli sgraditi compagni di viaggio non lo degnavano di uno sguardo: continuavano a parlare tra loro di calcio e ragazze, bevendo Coca Cola, benché avessero la fortuna di potersi confrontare su Proust con un gigante del pensiero come Elkann.

Pensate che al termine del viaggio non lo hanno nemmeno salutato.

La misura era colma.

Ma per fortuna, una volta giunto a destinazione, Elkann ha preso il telefonino e ha ordinato a Molinari di ospitare il suo sdegno.

Il mondo doveva sapere.
Mica tutti possono permettersi un figlio che si sollazza coi trans e che viene ricoverato distrutto dalla coca.....
 

Brunetta

Utente di lunga data

Marjanna

Utente di lunga data
No. Da un ricco.
Ricco e 70 enne.
Se fosse stato più giovane non si sarebbe trovato "solo", vedendo solo dei ragazzi che si facevano i fatti loro, e che parlavano tra ragazzi.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Ricco e 70 enne.
Se fosse stato più giovane non si sarebbe trovato "solo", vedendo solo dei ragazzi che si facevano i fatti loro, e che parlavano tra ragazzi.
Pesa di più il ricco.
Essere ricco non gli fa percepire come sia inopportuna la sua esternazione. Come si suol dire “ma pensa per te!”
 

Marjanna

Utente di lunga data
Pensavo un 137enne, a dire il vero.
Quello che scrive è tipico di un uomo adulto di successo degli anni 90.
Il vestito, la cartella di cuoio per tenere i giornali (legge su carta), la penna stilografica, il libro da leggere durante il viaggio (un classico).

Si è fermato li, per questo ci vedo prima di tutto un 70 enne, un vecchio.
Probabilmente nel suo essere ricco non viaggia molto in treno, altrimenti non sarebbe rimasto stupito dei ragazzi incontrati.

Ragazzi che non lo degnano di uno sguardo, che non si pongono il minimo problema di arrecargli disturbo.
Qui probabilmente esce il ricco, abituato a non dover neppure fiatare e avere intorno persone che sanno di dover pensare a non recargli disturbo.
I ragazzi non pensano a lui, non lo temono, non ci vedono nessuno. Lui non esiste.

Si è trovato davanti la sua morte.
 

danny

Utente di lunga data
Quello che scrive è tipico di un uomo adulto di successo degli anni 90.
Il vestito, la cartella di cuoio per tenere i giornali (legge su carta), la penna stilografica, il libro da leggere durante il viaggio (un classico).

Si è fermato li, per questo ci vedo prima di tutto un 70 enne, un vecchio.
Probabilmente nel suo essere ricco non viaggia molto in treno, altrimento non sarebbe rimasto stupito dai ragazzi incontrati.

Ragazzi che non lo degnano di uno sguardo, che non si pongono il minimo problema di arrecargli disturbo.
Qui probabilmente esce il ricco, abituato a non dover neppure fiatare e avere intorno persone che sanno di dover pensare a non recargli disturbo.
I ragazzi non pensano a lui, non lo temono, non ci vedono nessuno. Lui non esiste.
Erano già robe vecchie quando erano giovani i 70enni di oggi.
Mio padre ha quasi 80 anni, si è preso il suv nuovo, ha il Mac, lo scooter è non ha mai usato una cartella di cuoio.
Quella era roba di mio nonno.
La stilografica, anche, per quanto sia ancita un oggetto di valore e ci siano collezionisti.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Quello che scrive è tipico di un uomo adulto di successo degli anni 90.
Il vestito, la cartella di cuoio per tenere i giornali (legge su carta), la penna stilografica, il libro da leggere durante il viaggio (un classico).

Si è fermato li, per questo ci vedo prima di tutto un 70 enne, un vecchio.
Probabilmente nel suo essere ricco non viaggia molto in treno, altrimenti non sarebbe rimasto stupito dei ragazzi incontrati.

Ragazzi che non lo degnano di uno sguardo, che non si pongono il minimo problema di arrecargli disturbo.
Qui probabilmente esce il ricco, abituato a non dover neppure fiatare e avere intorno persone che sanno di dover pensare a non recargli disturbo.
I ragazzi non pensano a lui, non lo temono, non ci vedono nessuno. Lui non esiste.

Si è trovato davanti la sua morte.
Ma era nelle sue intenzioni simulare Proust.
Il problema è che ha rimosso Lapo.
 

oriente70

Utente di lunga data
Mi farebbe specie se i ragazzi non avessero parlato di calcio e di figa 😎..
Ma questo si fa come i figli?
 

Brunetta

Utente di lunga data

Marjanna

Utente di lunga data
Erano già robe vecchie quando erano giovani i 70enni di oggi.
Mio padre ha quasi 80 anni, si è preso il suv nuovo, ha il Mac, lo scooter è non ha mai usato una cartella di cuoio.
Quella era roba di mio nonno.
La stilografica, anche, per quanto sia ancita un oggetto di valore e ci siano collezionisti.
Non ho tempo per far questioni, ma permettimi di dire che non concordo sulla stilografica, quando ancora si usava scrivere a mano, era un segno di classe e raffinatezza.
La scrittura con la stilografica è più elegante.


Ma era nelle sue intenzioni simulare Proust.
Il problema è che ha rimosso Lapo.
🤷‍♀️
 

Alphonse02

Utente di lunga data
Pure i giovani di oggi su quel treno potranno - non tutti, qualcuno ci lascerà le penne per strada - divenire settantenni.
E verranno sottoposti allo stesso trattamento dai giovani che - auspicabilmente tra mezzo secolo - ci saranno. Magari avranno in maggioranza la pelle scura o un'accento slavo o sud-americano (vista la decrescita della natalità attuale) invece che italiano. Ma saranno ugualmente maleducati, caciaroni e prevenuti: convinti che il mondo li aspetta per essere governato da loro. Come lo sono stati sempre i giovani.

Credo che sia un motivo di gran sollievo, relativizzare quello che ci succede attorno. Magari uno di quei giovani ha aiutato un passeggero anziano a collocare il trolley sul portabagagli superiore o a salire le scale per accedere al treno: e Elkann non se n'è accorto. Si è chiuso nella sua bolla.

Sì, certo, è innegabile che Alain Elkann abbia quel tanto di pregiudizio di chi appartiene alla classe dominante per nascita (padre francese banchiere, madre italiana di famiglia benestante, nascita a N.Y.), più che per meriti personali.
E questo lo rende odioso ai più, con ragione.

Ma non è il fatto che conosce almeno quattro lingue, ha tre o quattro nazionalità, che indossa camicia e giacca e che usa la penna stilografica (bella, ma scomodissima per una scrittura veloce). O che usi una borsa di pelle per riporre le sue cose. Probabilmente, nella tasca della giacca ha un modernissimo smartphone che usa per comunicare. Ed un paio di auricolari B & O senza fili, sempre in tasca.

E' che è nato privilegiato e lo fa pesare.
 

Brunetta

Utente di lunga data
Pure i giovani di oggi su quel treno potranno - non tutti, qualcuno ci lascerà le penne per strada - divenire settantenni.
E verranno sottoposti allo stesso trattamento dai giovani che - auspicabilmente tra mezzo secolo - ci saranno. Magari avranno in maggioranza la pelle scura o un'accento slavo o sud-americano (vista la decrescita della natalità attuale) invece che italiano. Ma saranno ugualmente maleducati, caciaroni e prevenuti: convinti che il mondo li aspetta per essere governato da loro. Come lo sono stati sempre i giovani.

Credo che sia un motivo di gran sollievo, relativizzare quello che ci succede attorno. Magari uno di quei giovani ha aiutato un passeggero anziano a collocare il trolley sul portabagagli superiore o a salire le scale per accedere al treno: e Elkann non se n'è accorto. Si è chiuso nella sua bolla.

Sì, certo, è innegabile che Alain Elkann abbia quel tanto di pregiudizio di chi appartiene alla classe dominante per nascita (padre francese banchiere, madre italiana di famiglia benestante, nascita a N.Y.), più che per meriti personali.
E questo lo rende odioso ai più, con ragione.

Ma non è il fatto che conosce almeno quattro lingue, ha tre o quattro nazionalità, che indossa camicia e giacca e che usa la penna stilografica (bella, ma scomodissima per una scrittura veloce). O che usi una borsa di pelle per riporre le sue cose. Probabilmente, nella tasca della giacca ha un modernissimo smartphone che usa per comunicare. Ed un paio di auricolari B & O senza fili, sempre in tasca.

E' che è nato privilegiato e lo fa pesare.
Ok.
Ma perché mai “E verranno sottoposti allo stesso trattamento dai giovani che - auspicabilmente tra mezzo secolo - ci saranno. Magari avranno in maggioranza la pelle scura o un'accento slavo o sud-americano” Chi cresce qui parla italiano.
Ma pensate che la lingua dipenda dal sangue? 😂
Questo mica cantava in genovese o siciliano.
 

Alphonse02

Utente di lunga data
Ok.
Ma perché mai “E verranno sottoposti allo stesso trattamento dai giovani che - auspicabilmente tra mezzo secolo - ci saranno. Magari avranno in maggioranza la pelle scura o un'accento slavo o sud-americano” Chi cresce qui parla italiano.
Ma pensate che la lingua dipenda dal sangue? 😂
Questo mica cantava in genovese o siciliano.
Vero, hai ragione in generale.
Però ... Se Sinatra era nato e cresciuto a N.Y. frequentando scuole americane però viveva a Little Italy. Era americano di seconda generazione (padre siciliano, madre ligure).
Parlava malissimo l'italiano, anzi l'italo-cafonico brooccoliniano, che era un dialetto vagamente paragonabile all'italiano, diffusissimo tra i figli di immigrati italiani a N. Y..
La lingua (certe inflessioni) dipende molto da quale linguaggio si parla a casa, da piccoli. Certi accenti rimangono e tendono a scomparire dalla terza generazione in poi.

Questo vale, ad esempio, per Danny DeVito (famiglia di origine lucana) lui di terza generazione: spiccica pochissime parole di italiano: ripete sempre "oh ... la famiglia" come ricordo di una litania che gli faceva la nonna (che dormiva in un letto nel sottoscala della casa dei suoi genitori quando era piccolo).
 
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