Trova nei miei interventi una sola frase nella quale invito apertamente Diletta a diventare complice di suo marito nel disastrato contesto che ha descritto, e ti darò ragione..
Io ho descritto cosa è la complicità. E spiegato che Diletta col suo atteggiamento viene percepita dal marito, al contrario di quanto pensa, non complice ma nemica. Non ho detto affatto: Diletta finiscila, fai la brava.. Sii complice di tuo marito, fai finta di nulla...
Dirò di più.. Io stesso al posto di Diletta mi rifiuterei nel modo più assoluto di concedere complicità al mio partner, nella sua situazione, se proprio costretto a dire cosa farei io..
Aspetta pero SKorpiuccio, calma e gesso.
La complicità è qualcosa che unisce due persone, è l'instaurarsi di una comunicazione sottesa e di un mutuo aiuto per
raggiungere un fine comune di cui entrambi fruiscono.
Quella che hai descritto tu è la sindrome di Stoccolma o qualcosa del genere.
Nel senso: è una persona che passivamente accetta e favorisce le azioni di un'altra anche se non le piacciono perchè una serie di condizionamenti psicologici o ambientali l'hanno portata a farlo.
Eh, no, complicità no.
Ma perchè lei non fruisce, lei non sceglie: parlo proprio del tuo esempio, oltre che della situazione di Diletta. Prova dire ad uno: fammi il palo mentre faccio una rapina, poi però quando ho fatto non ti dò un ghello e vedi come ti diventa complice.
Non è una coppia aperta quella, e non è nemmeno complice.