massinfedele
Utente di lunga data
probabilmente le passerei a cercare di decidere che farciCosa faresti se sapessi con certezza di avere soltanto 24 ore prima della tua morte?
probabilmente le passerei a cercare di decidere che farciCosa faresti se sapessi con certezza di avere soltanto 24 ore prima della tua morte?
Ehilàprobabilmente le passerei a cercare di decidere che farci
caro conte, che piacere vederla.Ehilà
Ciaoooooooooooooo:rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl:
starei con mio figlio, lo rassicurerei e gli racconterei quanto sarà comunque bella la sua vita anche senza di me e che lo amerò per sempreCosa faresti se sapessi con certezza di avere soltanto 24 ore prima della tua morte?
Giocherei con mia figlia e poi mi farei un drum&bass fino all'ultimo respiro...Cosa faresti se sapessi con certezza di avere soltanto 24 ore prima della tua morte?
pensa anche agli applausi in chiesa, quando una voce mielosa racconta delle fatte e mai perdonate misfatte e alla fine tira fuori un fazzoletto e si asciuga una lacrima da coccodrillo. pensa anche all'abbuffata post mortem, immancabile nelle occasioni come tali, dove qualcuno soffoca il dispiacere nelle torte alla crema, qualcuno che cerca di capire quanto hai lasciato (per rosicchiare dagli eredi) e chi si è invitato di santa ragione alla Totò per compiangere i mortacci non suaGrandioso
Ho appena avuto una delle mie visioni.
Il funerale
La cassa là in chiesa...
E io eccomi spiritello porcello
Tutte ste donne che piangono
e io là che durante la predica
in spirito m'inerpico fra le loro gambe
e loro mi riconoscono
e dicono...
ah conte...avevi detto che neanche la morte ti avrebbe separato da noi...
Poi eccomi all'organo
dove suona male una suora
e sente all'orecchio una voce che dice
dai sona ben putana.
che stai sbagliando na montagna di note...:rotfl::rotfl::rotfl::rotfl:
Penso che sia solo applicabile a chi ha vissuto la coppia come realizzazione di se stesso. Penso che in coppia si può condividere anche la propria morte, in modo di chi ne è capace, tragga in salvo quel poco che ne rimane dopo. E' l'ultimo sguardo, saluto, bacio, la stretta di mani.....perchè mi sono intenerita di me stessa pensando che vorrei in quel momento stare solo con lui. meglio se abbracciata così da poter chiudere gli occhi al sicuro.
Non so spiegarmi meglio.
Chi ama avrà capito
(niente faccetta)
Eh si mio caropensa anche agli applausi in chiesa, quando una voce mielosa racconta delle fatte e mai perdonate misfatte e alla fine tira fuori un fazzoletto e si asciuga una lacrima da coccodrillo. pensa anche all'abbuffata post mortem, immancabile nelle occasioni come tali, dove qualcuno soffoca il dispiacere nelle torte alla crema, qualcuno che cerca di capire quanto hai lasciato (per rosicchiare dagli eredi) e chi si è invitato di santa ragione alla Totò per compiangere i mortacci non sua![]()
Una cosa che mi ha sempre toccato nel profondo è vedere certe morti.Penso che sia solo applicabile a chi ha vissuto la coppia come realizzazione di se stesso. Penso che in coppia si può condividere anche la propria morte, in modo di chi ne è capace, tragga in salvo quel poco che ne rimane dopo. E' l'ultimo sguardo, saluto, bacio, la stretta di mani.
Per me la morte altrui è un vortice, che mi risucchia. Conosco diverse persone che si sono fatto risucchiare e sono quindi morti poco dopo o assieme ai loro partner. So di persone che sono morti e aspettano, nello spazio/tempo fra vita e morte che l'altro arrivi.
Sarebbe molto meglio raggiungere questa unione inseparabile da vivo, perché così la morte non separa. Il concetto della separazione è solo vero dove la consapevolezza non è mai stata tale da condividere il fascino dell'anima, della forza di vita, del fuoco che è in noi. L'amore dovrebbe essere questa unione e consapevolezza, ma in realtà vediamo solo quando ci lasciamo, quanto poco realmente c'è. Chi invece ha fatto dell'amore questo legame, la morte è soltanto un passaggio di una storia più grande, e saper contare sull'altro ha un valore senza paragoni.
Io penso che nel tuo cuore sai a chi sei legato, tutto il resto non conta.
Una cosa che mi ha sempre toccato nel profondo è vedere certe morti.
Sembra che si chiamino.
Lui muore e dopo pochi giorni muore anche lei.
Per altri non è così.
Esempio esemplare, il mio mitico nonno.
Rimasto vedovo a58 anni,
il suo primo pensiero fu rimpiazzare il posto vacante.
Perchè lui diceva, un uomo senza una donna in casa è niente.
O per meglio dire, una casa senza una donna dentro non ha nessun senso.
E siccome mia madre non lo trovava corretto, cacciò di casa mia madre.
L'unica volta che ho visto mio nonno impietrito dal dolore, fu alla morte del suo figlio primogenito, che aveva solo 48 anni.
E quando fummo al cimitero, lui si fece avanti, si mise davanti al prete che tacque, disse un ciao a suo figlio che non ho più dimenticato, e poi se ne andò da solo in mezzo alla folla, senza cagare nessuno, mi raggiunse, io avevo 14 anni, mi prese sottobraccio, sorrise, si accese un sigaro, si sfregò le mani, e disse, però ora mi rimani tu e non a caso avete lo stesso nome, ora portami al bar.
Io ricordo con una profondissima dolcezzaPenso che prima o poi bisogna farsi una ragione sulla morte. Io avevo per i primi 45 anni della mia vita un rapporto distaccato e non ho mai sofferto particolarmente la morte altrui, fino a quando non è morto un mio amico (molto più anziano di me), che faceva parte di un gruppetto legato spiritualmente. Dopo aver quindi sentito mancarmi il braccio destro, per così dire, mi rendo conto che la morte altrui può essere una sofferenza atroce. Da allora mi sono impegnato a comprendere meglio il fenomeno e a volte mi sono sentito quasi ossessionato dal pensiero alla morte.
Voglio dire, non pensarci o pensare troppo, fa male. La via di mezzo (ma non saprei quale) sarebbe quella giusta. O forse anche la totale assenza, perché la fine comunque non arriva prima dei tempi, e quando arriva, qualunque tentativo di sfuggire fallisce.
Nel caso di sapere però, che la morte ci raggiunge a distanza di un giorno, permette di avvicinarsi come se capitasse niente di speciale, se non il termine di un viaggio e l'inizio di un altro, o meglio, la continuazione di un viaggio interrotto.
Nel mio caso potrei comunque vivere serenamente, senza vivere quei attacchi di panico dei condannati a morte. Mentre molti che conosco, vogliono essere meno consapevoli possibile, io cerco di non lasciarmi sfuggire nulla. Non è la sensazione fisica, ma il trapasso, il momento che mi lascio andare senza però perdere completamente il controllo ... per una volta non voltarmi per riconoscere la via di ritorno, ma guardare in avanti, alla ricerca del lume all'orizzonte e raggiungerlo quanto prima.
Penso che dovremmo anche discutere gli ultimi 5 minuti della vita, quando già siamo consapevoli che la morte ci ha preso di mira e quando già ha cominciato a disfare quel che siamo noi ... chi ha il coraggio di inziare?
Perchè?mi sono impietrita leggendo.
Ora io dico, ma se io capisco quello che tu scrivi, e capisco la filosofia di quello che è la tua vita, vita a quanto pare alla luce del sole( per quello che si può) che c'è da stupirsi?Perchè?
Sai una cosa?
In tutta la mia vita non ho mai conosciuto un uomo più maschilista di mio nonno.
ANche con i figli.
Ha sempre tirato sassi in testa a mia madre, in quanto femmina, e si è fatto in quattro per i figli maschi.
Mio nonno fu epico per i suoi figli.
Eccolo il giorno dopo l'incendio della conceria di suo figlio, a rimboccarsi le maniche e rimettere in piedi un'azienda.
Però con la seconda moglie visse 27 anni di matrimonio.
E fece in modo che lei potesse vivere gli ultimi suoi anni comodamente in casa albergo, in una stanza per sè, no?
Incredibile come lui fosse previdente.
Alla sua morte tutto era già sistemato.
( tranne un casino di proprietà, perchè era riuscito a dare da intendere a mezzo mondo che lui era il padrone, quando non era vero na tega)...![]()
Penso che prima o poi bisogna farsi una ragione sulla morte. Io avevo per i primi 45 anni della mia vita un rapporto distaccato e non ho mai sofferto particolarmente la morte altrui, fino a quando non è morto un mio amico (molto più anziano di me), che faceva parte di un gruppetto legato spiritualmente. Dopo aver quindi sentito mancarmi il braccio destro, per così dire, mi rendo conto che la morte altrui può essere una sofferenza atroce. Da allora mi sono impegnato a comprendere meglio il fenomeno e a volte mi sono sentito quasi ossessionato dal pensiero alla morte.
Voglio dire, non pensarci o pensare troppo, fa male. La via di mezzo (ma non saprei quale) sarebbe quella giusta. O forse anche la totale assenza, perché la fine comunque non arriva prima dei tempi, e quando arriva, qualunque tentativo di sfuggire fallisce.
Nel caso di sapere però, che la morte ci raggiunge a distanza di un giorno, permette di avvicinarsi come se capitasse niente di speciale, se non il termine di un viaggio e l'inizio di un altro, o meglio, la continuazione di un viaggio interrotto.
Nel mio caso potrei comunque vivere serenamente, senza vivere quei attacchi di panico dei condannati a morte. Mentre molti che conosco, vogliono essere meno consapevoli possibile, io cerco di non lasciarmi sfuggire nulla. Non è la sensazione fisica, ma il trapasso, il momento che mi lascio andare senza però perdere completamente il controllo ... per una volta non voltarmi per riconoscere la via di ritorno, ma guardare in avanti, alla ricerca del lume all'orizzonte e raggiungerlo quanto prima.
Penso che dovremmo anche discutere gli ultimi 5 minuti della vita, quando già siamo consapevoli che la morte ci ha preso di mira e quando già ha cominciato a disfare quel che siamo noi ... chi ha il coraggio di inziare?
stavi scrivendo dell'altro, ma il ricordo ti spezza il cuore. posso capire benissimo. quello è un vuoto incolmabile. :up:La cosa per me più difficile da accettare è lasciare andare le persone a cui si è affezionati...
Ancora dopo anni non accetto la scelta che con molto coraggio fece mia madre ....
stavi scrivendo dell'altro, ma il ricordo ti spezza il cuore. posso capire benissimo. quello è un vuoto incolmabile. :up:
hai fatto bene. io da single ho avvisato tutti di non chiamare nessuno se non sono certi al 200% che io sia morto. non li perdonerei se qualcuno mi prendesse sul più bello e mi catapultasse nuovamente nella vita che sto per abbandonare, e in più, molto probabilmente, con danni cerebrali e fisici, proprio per la troppa cura. la morta fa parte indiscutibile della nostra vita, e ognuno ha la sua.Ancora dopo anni non accetto la scelta che con molto coraggio fece mia madre ....
Invece dovresti.
Mio papà dopo un breve ricovero per accertamenti, ci fece promettere che per nessun motivo l'avremmo ricoverato in ospedale, passò a casa circa sei mesi e morì nel suo letto, io non mi sarei mai perdonata se fosse morto in ospedale, luogo che detestava e che lo faceva soffrire anche solo se era costretto ad andarci per trovare uno di noi.
Oggi per me l'unica consolazione è proprio aver esaudito un suo desiderio.